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Ma siamo così sicuri sicuri che sul veloce il serve&volley sia davvero così fuori moda e inefficace?
Anche ieri Dustin Brown ha portato (è vero un non perfetto) Stan Wawrinka al tie break del terzo...
Insomma di colpacci ne ha fatti diversi.. ed è un cavallo matto!
Uno magari più solido mentalmente, ma con quasi pari classe sotto rete.. mah...

Io penso ci sia ancora spazio per questo stile!
Mi ci illudo?

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Lunno, non è fuori moda il SW: è solo difficile da eseguire correttamente e bisogna essere veloci come gatti o t'infilano come un pollo!!!

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Vero Michele! Ma tipo Monfils, Dolgo, Tzonga di 2/3 anni fa e simili.. invece di standardadizzarsi sulla linea di fondo..
Dispiace perchè raramente ho visto una partita noiosa di Brown, per non parlare degli anni belli del tennis..
Secondo me a alti livelli potrebbe essere ancora produttivo..

Forse anche a bassi livelli, dove a una forma fisica precaria e volee stentate fa comunque da controaltare l'ansia da avversario a rete!

Peccato..

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Ma sai che fatica è andare a rete a piccoli passi (ma velocissimi)... E i riflessi che devi avere... E la tecnica a rete... Ai nostri livelli è difficilissimo... Esteticamente non è il massimo, ma piazzare una buona prima e attaccare l'avversario quando accorcia, è più facile prendere la rete... Zigghy Marley si... È un gran talento!!

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Ziggy è troppo forte! Wink

Io parlo per parlare (di ATP in particolare)... Non vado a rete nemmeno a dare la mano all'avversario! Lo saluto da lontano e vado via!

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Idem.... I pro fanno quello che ti ho detto: solidità da fondo è attacco quando accorciano...

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lunno ha scritto:
Ma siamo così sicuri sicuri che sul veloce il serve&volley sia davvero così fuori moda e inefficace?
Anche ieri Dustin Brown ha portato (è vero un non perfetto) Stan Wawrinka al tie break del terzo...
Insomma di colpacci ne ha fatti diversi.. ed è un cavallo matto!
Uno magari più solido mentalmente, ma con quasi pari classe sotto rete.. mah...

Io penso ci sia ancora spazio per questo stile!
Mi ci illudo?

Non sapendo ho aperto un topic sul tema.
Pongo analogo quesito al link seguente, via alle danze Laughing

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Ottimo, io per ora come dice Michele, sto cercando di essere solido e chiudere a rete.. ma l'idea sarebbe di incentivare un minimo le mie scese spericolate a rete, se non serve e volley, non servo così bene, almeno serve, dritto e volley! Smile

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lunno ha scritto:
Ottimo, io per ora come dice Michele, sto cercando di essere solido e chiudere a rete.. ma l'idea sarebbe di incentivare un minimo le mie scese spericolate a rete, se non serve e volley, non servo così bene, almeno serve, dritto e volley! Smile

Bene, combatti i pregiudizi, togli le zavorre psicologiche che ti tengono a fondo campo, e vola verso la rete Very Happy . Certo all'inizio troverai molti che ti passeranno più delle volte che tu riuscirai a chiudere un attacco con una bella volè, ma appena avrai capito meglio timig e posizionamento e riuscirai ad effettuare dei buoni approcci, sufficientemente lunghi, anche centrali, ma lunghi, proprio nei piedi del tuo avversario, allora godrai come non puoi immaginare quando chiuderai una bella volè.
Non demordere e guardati qualche filmato degli anni 60, raramente vedrai dei servizi al fulmicotone, ma a rete ci andavano eccome, magari dopo aver spostato un paio di volte il loro avversario.

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Aggiungendo musica per le danze; secondo me sono i servizi troppo veloci che hanno bruciato il s&v, non c'è più tempo di raggiungere la rete se l'avversario riesce a rispondere e se non risponde la corsa verso il net è tutto energia sprecata.

Ho visto Lopez contro Ferrer l'altro giorno e con servizi piazzati  e non velocissimi riusciva a prendere la rete e chiudere in maniera fantastica; io credo che proprio grazie alle velocità più basse e a passanti più scarsi sia un gioco che si possa fare in 4 categoria. Non sempre, ma ogni tanto per mischiare le carte si.

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In quarta categoria ho visto più gente che rispondeva bene (soprattutto con pallonetti orbitali) che gente che serviva e faceva colpi al volo bene e definitivi....

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Michele Forni ha scritto:
In quarta categoria ho visto più gente che rispondeva bene (soprattutto con pallonetti orbitali) che gente che serviva e faceva colpi al volo bene e definitivi....

beh, è impossibile darti torto

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woho21 ha scritto:
Michele Forni ha scritto:
In quarta categoria ho visto più gente che rispondeva bene (soprattutto con pallonetti orbitali) che gente che serviva e faceva colpi al volo bene e definitivi....

beh, è impossibile darti torto

Certo che è così, ciò non è in discussione, il punto è un'altro.
Tanti giocatori, diciamo amatoriali, giocano così perchè non è possibile giocare diversamente, questo è effettivamente ritenuto a ragion veduta, come si dice, il gioco più redditizio, o si sono abituati nel tempo a giocare così, più per spirito emulativo che per convinzione?
Fare un passante vincente non è proprio un colpo che si possa improvvisare, necessita di un bel percorso di pratica che permetta al giocatore di acquisire e automatizzare la necessaria sensibilità e pacatezza. Anche fare un pallonetto che non sia troppo corto, ma nenche troppo lungo ed in risposta ad un buon servizio non è proprio il gesto più semplice da fare per un amatore.
Quindi, fino alla fine degli anni '60 si giocava in un certo modo perchè la leva emulativa portava tutti i giocatori di tennis, amatoriali o meno, a rifarsi al solo modo di giocare conosciuto che aveva il principale obiettivo di avvicinarsi prima dell'avversario alla rete per chiudere lo scambio con un colpo al volo. A partire dagli anni '70/'75, cominciarono, via, via, a primeggiare giocatori che si caraterizzavano da una maggiore, a volte ostinata, permanenza a fondo campo, giocatori con particolari ed uniche doti agonistiche grazie alle quali si fregiarono di un numero elevato di trofei e vittorie che, però, furono mediaticamente abbinate più a quello che emergeva in maniera evidente  al pubblico indistinto, cioè il loro diverso modo di giocare a tennis, spesso completamente avulso dal prendere la rete e giocare colpi al volo, piuttosto che al fatto che si trattava di campioni animati da un furore agonistico tale che avrebbero, probabilmente, vinto anche con un manico di scopa al posto della raccheta.  Pensiamo solo alle tante debacle a cui andò incontro per anni un certo Lendl in quel di Wimbledon per non saper approcciare con efficacia la rete, torneo che non seppe anche per questo mai vincere, ma ciò non gli fece, sostqanzialmente, cambiare stile di gioco. Piuttosto che al monumento di Borg che con il suo gioco da fondo fece man bassa di tornei su tutte le superfici esistenti e come loro due, così, tanti altri rappresentarono un modello per quegli anni e, ancor più, con l'avvento delle racchette moderne che esaltarono ancor più queste caratteristiche di gioco. In conclusione, sono convinto che si giochi più da pallettari solo perchè ci si sia convinti che sia più facile farlo, più che perchè lo sia effettivamente e cambiare la  tendenza ora è cosa difficile, ancor più in assenza di modelli a cui ispirarsi.

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Dagoberto ha scritto:
woho21 ha scritto:
Michele Forni ha scritto:
In quarta categoria ho visto più gente che rispondeva bene (soprattutto con pallonetti orbitali) che gente che serviva e faceva colpi al volo bene e definitivi....

beh, è impossibile darti torto

Certo che è così, ciò non è in discussione, il punto è un'altro.
Tanti giocatori, diciamo amatoriali, giocano così perchè non è possibile giocare diversamente, questo è effettivamente ritenuto a ragion veduta, come si dice, il gioco più redditizio, o si sono abituati nel tempo a giocare così, più per spirito emulativo che per convinzione?
Fare un passante vincente non è proprio un colpo che si possa improvvisare, necessita di un bel percorso di pratica che permetta al giocatore di acquisire e automatizzare la necessaria sensibilità e pacatezza. Anche fare un pallonetto che non sia troppo corto, ma nenche troppo lungo ed in risposta ad un buon servizio non è proprio il gesto più semplice da fare per un amatore.
Quindi, fino alla fine degli anni '60 si giocava in un certo modo perchè la leva emulativa portava tutti i giocatori di tennis, amatoriali o meno, a rifarsi al solo modo di giocare conosciuto che aveva il principale obiettivo di avvicinarsi prima dell'avversario alla rete per chiudere lo scambio con un colpo al volo. A partire dagli anni '70/'75, cominciarono, via, via, a primeggiare giocatori che si caraterizzavano da una maggiore, a volte ostinata, permanenza a fondo campo, giocatori con particolari ed uniche doti agonistiche grazie alle quali si fregiarono di un numero elevato di trofei e vittorie che, però, furono mediaticamente abbinate più a quello che emergeva in maniera evidente  al pubblico indistinto, cioè il loro diverso modo di giocare a tennis, spesso completamente avulso dal prendere la rete e giocare colpi al volo, piuttosto che al fatto che si trattava di campioni animati da un furore agonistico tale che avrebbero, probabilmente, vinto anche con un manico di scopa al posto della raccheta.  Pensiamo solo alle tante debacle a cui andò incontro per anni un certo Lendl in quel di Wimbledon per non saper approcciare con efficacia la rete, torneo che non seppe anche per questo mai vincere, ma ciò non gli fece, sostqanzialmente, cambiare stile di gioco. Piuttosto che al monumento di Borg che con il suo gioco da fondo fece man bassa di tornei su tutte le superfici esistenti e come loro due, così, tanti altri rappresentarono un modello per quegli anni e, ancor più, con l'avvento delle racchette moderne che esaltarono ancor più queste caratteristiche di gioco. In conclusione, sono convinto che si giochi più da pallettari solo perchè ci si sia convinti che sia più facile farlo, più che perchè lo sia effettivamente e cambiare la  tendenza ora è cosa difficile, ancor più in assenza di modelli a cui ispirarsi.


Capisco la crociata per il S&V che stai facendo da giorni, ma è inutile che continui a sostenere che il motivo per cui nessuno va a rete nelle categorie più basse (e non solo) sia "perché non va più di moda". Anche perché le mode, spesso, hanno delle motivazioni di fondo solide e non casuali. Nessuno va più a rete con costanza per tre ragioni:

1) principianti e tennisti intermedi, giustamente, imparano prima a colpire da fondo e poi a rete: il gioco da fondo è la base di qualunque tennista, senza cui in campo non scendi proprio. Puoi giocare a tennis senza saper fare una voleè? Sì. Puoi giocare a tennis senza saper colpire di dritto? No. Per giocare in attacco e chiudere a rete servono timing, sensibilità di braccio, coraggio e un servizio più che buono (che pochi, in quarta categoria, hanno). Per giocare da fondo basto io.

2) gli attrezzi contemporanei (per via dell'avvento di telai in grafite e corde in poliestere) favoriscono molto di più il gioco in top da fondo che il gioco a rete. Il 90% delle racchette che si vedono sui campi dei circoli italiani è: a) profilato b) potente c) leggero e non bilanciato al manico d) equipaggiato con un monofilo. Vuoi giocarci a rete con una racchetta del genere?  Volendo si può fare, ma io con una profilata 300x100 in 16x19 e full mono, mi sentirei molto più a mio agio a giocare da fondo che non a rete.

3) la stragrande maggioranza dei campi europei è rivestita da terra rossa. Il resto è cemento, spesso pure lento. Di erba nemmeno l'ombra. Non esattamente le condizioni ideali per giocare a rete, ne converrai.

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ho visto più gente che rispondeva bene (soprattutto con pallonetti orbitali) che gente che serviva e faceva colpi al volo bene e definitivi....
ThirdEye_ ha scritto:
Dagoberto ha scritto:
woho21 ha scritto:
beh, è impossibile darti torto

Certo che è così, ciò non è in discussione, il punto è un'altro.
Tanti giocatori, diciamo amatoriali, giocano così perchè non è possibile giocare diversamente, questo è effettivamente ritenuto a ragion veduta, come si dice, il gioco più redditizio, o si sono abituati nel tempo a giocare così, più per spirito emulativo che per convinzione?
Fare un passante vincente non è proprio un colpo che si possa improvvisare, necessita di un bel percorso di pratica che permetta al giocatore di acquisire e automatizzare la necessaria sensibilità e pacatezza. Anche fare un pallonetto che non sia troppo corto, ma nenche troppo lungo ed in risposta ad un buon servizio non è proprio il gesto più semplice da fare per un amatore.
Quindi, fino alla fine degli anni '60 si giocava in un certo modo perchè la leva emulativa portava tutti i giocatori di tennis, amatoriali o meno, a rifarsi al solo modo di giocare conosciuto che aveva il principale obiettivo di avvicinarsi prima dell'avversario alla rete per chiudere lo scambio con un colpo al volo. A partire dagli anni '70/'75, cominciarono, via, via, a primeggiare giocatori che si caraterizzavano da una maggiore, a volte ostinata, permanenza a fondo campo, giocatori con particolari ed uniche doti agonistiche grazie alle quali si fregiarono di un numero elevato di trofei e vittorie che, però, furono mediaticamente abbinate più a quello che emergeva in maniera evidente  al pubblico indistinto, cioè il loro diverso modo di giocare a tennis, spesso completamente avulso dal prendere la rete e giocare colpi al volo, piuttosto che al fatto che si trattava di campioni animati da un furore agonistico tale che avrebbero, probabilmente, vinto anche con un manico di scopa al posto della raccheta.  Pensiamo solo alle tante debacle a cui andò incontro per anni un certo Lendl in quel di Wimbledon per non saper approcciare con efficacia la rete, torneo che non seppe anche per questo mai vincere, ma ciò non gli fece, sostqanzialmente, cambiare stile di gioco. Piuttosto che al monumento di Borg che con il suo gioco da fondo fece man bassa di tornei su tutte le superfici esistenti e come loro due, così, tanti altri rappresentarono un modello per quegli anni e, ancor più, con l'avvento delle racchette moderne che esaltarono ancor più queste caratteristiche di gioco. In conclusione, sono convinto che si giochi più da pallettari solo perchè ci si sia convinti che sia più facile farlo, più che perchè lo sia effettivamente e cambiare la  tendenza ora è cosa difficile, ancor più in assenza di modelli a cui ispirarsi.


Capisco la crociata per il S&V che stai facendo da giorni, ma è inutile che continui a sostenere che il motivo per cui nessuno va a rete nelle categorie più basse (e non solo) sia "perché non va più di moda". Anche perché le mode, spesso, hanno delle motivazioni di fondo solide e non casuali. Nessuno va più a rete con costanza per tre ragioni:

1) principianti e tennisti intermedi, giustamente, imparano prima a colpire da fondo e poi a rete: il gioco da fondo è la base di qualunque tennista, senza cui in campo non scendi proprio. Puoi giocare a tennis senza saper fare una voleè? Sì. Puoi giocare a tennis senza saper colpire di dritto? No. Per giocare in attacco e chiudere a rete servono timing, sensibilità di braccio, coraggio e un servizio più che buono (che pochi, in quarta categoria, hanno). Per giocare da fondo basto io.

2) gli attrezzi contemporanei (per via dell'avvento di telai in grafite e corde in poliestere) favoriscono molto di più il gioco in top da fondo che il gioco a rete. Il 90% delle racchette che si vedono sui campi dei circoli italiani è: a) profilato b) potente c) leggero e non bilanciato al manico d) equipaggiato con un monofilo. Vuoi giocarci a rete con una racchetta del genere?  Volendo si può fare, ma io con una profilata 300x100 in 16x19 e full mono, mi sentirei molto più a mio agio a giocare da fondo che non a rete.

3) la stragrande maggioranza dei campi europei è rivestita da terra rossa. Il resto è cemento, spesso pure lento. Di erba nemmeno l'ombra. Non esattamente le condizioni ideali per giocare a rete, ne converrai.

Nessuna crociata, ci mancherebbe, non sono certo questi gli aspetti che meriterebbero una crociata che, forse, non aveva giustificazioni neanche ai loro di tempi Laughing .
Solo una convinzione, magari sbagliata, per carità, ma che mi piace confutare con altri estimatori di questo sport.
Per punti, le mie considerazioni in bluette Smile :

1) principianti e tennisti intermedi, giustamente, imparano prima a colpire da fondo e poi a rete: il gioco da fondo è la base di qualunque tennista, senza cui in campo non scendi proprio.
Condivido, ci mancherebbe, prima devi consolidare un buon gioco con i fondamentali. Io non voglio cambiare il tennis, ma è snaturarlo prevedere anche l'impiego dei colpi al volo?
Puoi giocare a tennis senza saper fare una voleè? Sì. Puoi giocare a tennis senza saper colpire di dritto?
Questa affermazione è strumentalmente caapziosa Laughing . Anche eseguire un buon servizio non è cosa facile, allora cosa si dovrebbe fare, battere tutti ispirandosi a Chang nella famosa partita con Lendl al Roland Garros!? Anche eseguire uno smash non è gesto molto naturale, ma ci si prova, perchè è così istintivo toppare con una western estrema? 
Per giocare in attacco e chiudere a rete servono timing, sensibilità di braccio, coraggio e un servizio più che buono (che pochi, in quarta categoria, hanno). Per giocare da fondo basto io.
Questo è quello di cui sono convinti, evidentemente, la generalità dei tennisti amatori. Un conto è giocare da fondo per buttare la palla dall'altra parte del campo, un conto è giocare da fondo con un gioco vincente per tattica e potenza. In quest'ultimo caso le difficioltà si alzano e senza un'adeguata pratica e sensibilità, gli errori saranno spesso maggiori dei colpi vincenti. Per quanto concerne il coraggio, che dire, già è tanto quello profuso nel mettersi in mutande con una padella in mano a scacciare palline dopo una giornata di lavoro con più di 1/2 secolo sul groppone, non sarà mica il cercare di fare una volè decente a potermi far arrossire Evil or Very Mad

2) gli attrezzi contemporanei (per via dell'avvento di telai in grafite e corde in poliestere) favoriscono molto di più il gioco in top da fondo che il gioco a rete.
Una maggiore ampiezza del piatto corde con contemporaneo aumento dello swetspot agevola anche il gioco al volo.
 Il 90% delle racchette che si vedono sui campi dei circoli italiani è: a) profilato b) potente c) leggero e non bilanciato al manico d) equipaggiato con un monofilo. Vuoi giocarci a rete con una racchetta del genere?  Volendo si può fare, ma io con una profilata 300x100 in 16x19 e full mono, mi sentirei molto più a mio agio a giocare da fondo che non a rete.
L'utilizzo dei mono è altra moda spinta dall'emulare i PRO che hanno esigenze molto distanti da quelle di un amatore non agonista. Si tratta di una corda che rimane in tensione poche ore di gioco, i PRO cambiano racchetta per questo motivo anche più volte in un set. Sono caratterizzate da un'elevata rigidità e se non molto allenati possono risultare molto fastidiose e anche contribuire ad infiammare le parti più delicate del braccio. Un buon serio accordatore, difficilmente le consiglierebbe ad un amatore, in particolar modo se non più giovanissimo e a rischio epicondelite. Sulle racchette leggere non mi ripeto, ho già scritto fiumi di post, anche nel topic "il pallettaro una gramigna da estirpare" ; se ti interessa puoi andare a leggere le mie considerazioni.

3) la stragrande maggioranza dei campi europei è rivestita da terra rossa. Il resto è cemento, spesso pure lento. Di erba nemmeno l'ombra. Non esattamente le condizioni ideali per giocare a rete, ne converrai.
Il cemento non mi sembra una superficie poco adatta al gioco di volo, tutt'altro, anche se leggermente rallentata rispetto a qualche anno fa e rappresenta decisamente la superficie più utilizzata in percentuale.

Certo adesso passero per un oltranzista polemico, ma che ci posso fare, con i vecchietti  Serve&Volley 113898 ci vuole un po' di pazienza Serve&Volley 622327

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ThirdEye_ ha scritto:
Dagoberto ha scritto:
woho21 ha scritto:
Michele Forni ha scritto:
In quarta categoria ho visto più gente che rispondeva bene (soprattutto con pallonetti orbitali) che gente che serviva e faceva colpi al volo bene e definitivi....

beh, è impossibile darti torto

Certo che è così, ciò non è in discussione, il punto è un'altro.
Tanti giocatori, diciamo amatoriali, giocano così perchè non è possibile giocare diversamente, questo è effettivamente ritenuto a ragion veduta, come si dice, il gioco più redditizio, o si sono abituati nel tempo a giocare così, più per spirito emulativo che per convinzione?
Fare un passante vincente non è proprio un colpo che si possa improvvisare, necessita di un bel percorso di pratica che permetta al giocatore di acquisire e automatizzare la necessaria sensibilità e pacatezza. Anche fare un pallonetto che non sia troppo corto, ma nenche troppo lungo ed in risposta ad un buon servizio non è proprio il gesto più semplice da fare per un amatore.
Quindi, fino alla fine degli anni '60 si giocava in un certo modo perchè la leva emulativa portava tutti i giocatori di tennis, amatoriali o meno, a rifarsi al solo modo di giocare conosciuto che aveva il principale obiettivo di avvicinarsi prima dell'avversario alla rete per chiudere lo scambio con un colpo al volo. A partire dagli anni '70/'75, cominciarono, via, via, a primeggiare giocatori che si caraterizzavano da una maggiore, a volte ostinata, permanenza a fondo campo, giocatori con particolari ed uniche doti agonistiche grazie alle quali si fregiarono di un numero elevato di trofei e vittorie che, però, furono mediaticamente abbinate più a quello che emergeva in maniera evidente  al pubblico indistinto, cioè il loro diverso modo di giocare a tennis, spesso completamente avulso dal prendere la rete e giocare colpi al volo, piuttosto che al fatto che si trattava di campioni animati da un furore agonistico tale che avrebbero, probabilmente, vinto anche con un manico di scopa al posto della raccheta.  Pensiamo solo alle tante debacle a cui andò incontro per anni un certo Lendl in quel di Wimbledon per non saper approcciare con efficacia la rete, torneo che non seppe anche per questo mai vincere, ma ciò non gli fece, sostqanzialmente, cambiare stile di gioco. Piuttosto che al monumento di Borg che con il suo gioco da fondo fece man bassa di tornei su tutte le superfici esistenti e come loro due, così, tanti altri rappresentarono un modello per quegli anni e, ancor più, con l'avvento delle racchette moderne che esaltarono ancor più queste caratteristiche di gioco. In conclusione, sono convinto che si giochi più da pallettari solo perchè ci si sia convinti che sia più facile farlo, più che perchè lo sia effettivamente e cambiare la  tendenza ora è cosa difficile, ancor più in assenza di modelli a cui ispirarsi.


Capisco la crociata per il S&V che stai facendo da giorni, ma è inutile che continui a sostenere che il motivo per cui nessuno va a rete nelle categorie più basse (e non solo) sia "perché non va più di moda". Anche perché le mode, spesso, hanno delle motivazioni di fondo solide e non casuali. Nessuno va più a rete con costanza per tre ragioni:

1) principianti e tennisti intermedi, giustamente, imparano prima a colpire da fondo e poi a rete: il gioco da fondo è la base di qualunque tennista, senza cui in campo non scendi proprio. Puoi giocare a tennis senza saper fare una voleè? Sì. Puoi giocare a tennis senza saper colpire di dritto? No. Per giocare in attacco e chiudere a rete servono timing, sensibilità di braccio, coraggio e un servizio più che buono (che pochi, in quarta categoria, hanno). Per giocare da fondo basto io.

2) gli attrezzi contemporanei (per via dell'avvento di telai in grafite e corde in poliestere) favoriscono molto di più il gioco in top da fondo che il gioco a rete. Il 90% delle racchette che si vedono sui campi dei circoli italiani è: a) profilato b) potente c) leggero e non bilanciato al manico d) equipaggiato con un monofilo. Vuoi giocarci a rete con una racchetta del genere?  Volendo si può fare, ma io con una profilata 300x100 in 16x19 e full mono, mi sentirei molto più a mio agio a giocare da fondo che non a rete.

3) la stragrande maggioranza dei campi europei è rivestita da terra rossa. Il resto è cemento, spesso pure lento. Di erba nemmeno l'ombra. Non esattamente le condizioni ideali per giocare a rete, ne converrai.

devo aver sbagliato qualche cosa (l'arteriosclerosi galoppa Neutral ), il commento l'ho postato sotto il post di Michele Forni. Poco male, si può leggere lo stesso.

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dagoberto, a mio avviso stai sottovalutando una cosa fondamentale, sempre riferendosi ai giocatori amatoriali e di quarta categoria: la differenza tra colpire una palla al volo e colpirla dopo un rimbalzo !  per fare la prima cosa, come ti hanno già scritto, occorre una sensibilità e una reattività maggiore, sia nei riflessi visivi che nell'impatto, senza contare che devi decidere cosa fare in un tempo molto inferiore. da quello che sostieni tu sembra come se intercettare un lungolinea sul rovescio per rimandarlo al di là della rete presenti la stessa difficoltà di rispondere a un colpo da fondo campo. purtroppo sono due cose molto diverse. condivido che in ogni zona del campo si possa crescere tecnicamente e questo lo stabilisce solo la pratica assidua, ma ci sono dei criteri di approccio che hanno anche una logica. hai persino contestato che non si possa fare a meno di una volèe, se non scendi a rete la volèe non ti serve, il colpo a rimbalzo ci deve stare per forza invece. io ho iniziato a giocare quando c'erano edberg e mcenroe e ti garantisco che nonostante questi modelli sia io che molti altri al circolo giocavamo quasi esclusivamente da fondo. e avevamo racchette in legno o lega di alluminio con piatti molto stretti. come ti avevo già scritto ci sono attitudini, istinti, chiamali come vuoi, che alcune persone sono in grado di coltivare e mettere davanti a tutto; altre attitudini o altre persone, che generano tendenze perchè sono la maggior parte. e questa cosa dipende da tante variabili, non una soltanto.

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Anche eseguire un buon servizio non è cosa facile, allora cosa si dovrebbe fare, battere tutti ispirandosi a Chang nella famosa partita con Lendl al Roland Garros!? Anche eseguire uno smash non è gesto molto naturale, ma ci si prova, perchè è così istintivo toppare con una western estrema?  

Il servizio è un altro di quei colpi che tendenzialmente vengono trascurati dai maestri (che dedicano giusto gli ultimi minuti di lezione a quel colpo) e che in quarta vedo eseguire ad minchiam. Il problema è che per giocare di volo il servizio è fondamentale, per giocare da fondo lo è un po' meno. Nadal ha vinto 14 slam di cui 9 a Parigi con un servizio tutto sommato mediocre per quelle posizioni di classifica. Un giocatore d'attacco come Lopez, con quel servizio, non sarebbe nemmeno in top 100.
Per quanto riguarda il top in full western ti rispondo sotto.

Un conto è giocare da fondo per buttare la palla dall'altra parte del campo, un conto è giocare da fondo con un gioco vincente per tattica e potenza. In quest'ultimo caso le difficioltà si alzano e senza un'adeguata pratica e sensibilità, gli errori saranno spesso maggiori dei colpi vincenti.

Il gioco dei quarta (e degli amatori in generale) è quello che hai descritto all'inizio del paragrafo, non quello che hai descritto dopo. Quando non si ha una grande sicurezza nei colpi la cosa più sicura da fare è ributtarla di là e mettere l'avversario in difficoltà costringendolo all'errore. E il modo migliore per farlo è un bel gioco in top da fondo. Quando il maestro inizia a tirarmi dei frulloni da fondo che mi saltano sopra la spalla (magari quella del rovescio), mi trovo già più in difficoltà rispetto a quando devo affrontare dei colpi veloci e potenti su cui posso appoggiarmi, o quando me lo trovo a rete a chiudermi gli angoli. Brutto magari, ma concreto.
Per giocare d'attacco, per inserire un minimo di tattica di gioco, per piazzare qualche vincente ogni tanto, bisogna crescere (io ci sto provando, ma è un processo lungo e dispendioso). In generale è un gioco che vedo di più a livello di terza che di quarta, con le dovute eccezioni. Se poi vuoi un gioco completo, gradevole e apprezzabile per tecnica e tattica allora si sale già alla seconda, che è tutt'altro mondo rispetto alla quarta ma anche alla terza. Altro sport proprio.

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Io sono un S&V convinto, ma, cominciando in veneranda età a giocare i tornei di quarta, mi sono accorto che, per varie ragioni, il S&V puro non è la scelta migliore anche per chi, come me, gioca essenzialmente per fare una bella volee conclusiva.

Questo perché per fare S&V per tutta la partita bisogna avere una buona preparazione fisica. Dopo un'ora di gioco la velocità dei miei scatti verso la rete dopo il servizio diminuisce e questo consente al mio avversario di rispondere con più efficacia.

Inoltre il pallettaro ha un indubbio vantaggio psicologico, secondo me: se ti passa, ti scavalca o tu sbagli il colpo al volo, tu hai fatto la fatica psicologica di "inventarti" il punto e lui ha solo messo in pratica una reazione vincente.

Infine, il servizio. Non deve essere forte, che magari sono bravi tanti a tirare delle botte. Deve essere VARIO: devi sempre variare in modo da non permettere a chi risponde di adeguarsi in fretta alla tua battuta. Devi saper tirare la botta al corpo, lo slice che scivola via, il kick che ti dà il tempo di attaccarti al nastro. E, se sei una pippa di quarta, molto probabilmente tiri la botta in rete, lo slice in corridoio e il kick lunare.

Così, io ho adottato la seguente tattica, acronimo SPL&V: Servizio, Palleggio, Lungolinea & Volley. Molte volte funziona. Anche nei turni di battuta avversari: RPL&V.

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Mi inserisco nuovamente, il punto come giustamente osservato non è se ci sia più gente che serve bene o vollea meglio di quanto palleggia da fondo.

Il punto è se un gioco vario ed a rete (SPL&V, RPL&V) paghi in categorie basse; secondo me pagherebbe se fosse insegnato, certo che per i maestri è meglio insegnare solo diritto e rovescio, 5 minuti e non di più di servizio e via.

In questo modo si da l'impressione all'alunno di fare veloci passi avanti, ma lo si limita negli schemi di gioco e a fronte di eventuali obizioni ecco il facile raffronto con i campioni regolaristi con cui in tutta onestà i 4 categoria non hanno nulla in comune (nè preparazione fisica, nè carica agonistica, tanto meno concentrazione), al massimo i monofili che sarebbe meglio non usare.

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zuck ha scritto:
Io sono un S&V convinto, ma, cominciando in veneranda età a giocare i tornei di quarta, mi sono accorto che, per varie ragioni, il S&V puro non è la scelta migliore anche per chi, come me, gioca essenzialmente per fare una bella volee conclusiva.

Questo perché per fare S&V per tutta la partita bisogna avere una buona preparazione fisica. Dopo un'ora di gioco la velocità dei miei scatti verso la rete dopo il servizio diminuisce e questo consente al mio avversario di rispondere con più efficacia.

Inoltre il pallettaro ha un indubbio vantaggio psicologico, secondo me: se ti passa, ti scavalca o tu sbagli il colpo al volo, tu hai fatto la fatica psicologica di "inventarti" il punto e lui ha solo messo in pratica una reazione vincente.

Infine, il servizio. Non deve essere forte, che magari sono bravi tanti a tirare delle botte. Deve essere VARIO: devi sempre variare in modo da non permettere a chi risponde di adeguarsi in fretta alla tua battuta. Devi saper tirare la botta al corpo, lo slice che scivola via, il kick che ti dà il tempo di attaccarti al nastro. E, se sei una pippa di quarta, molto probabilmente tiri la botta in rete, lo slice in corridoio e il kick lunare.

Così, io ho adottato la seguente tattica, acronimo SPL&V: Servizio, Palleggio, Lungolinea & Volley. Molte volte funziona. Anche nei turni di battuta avversari: RPL&V.

Intanto ne stiamo parlando, il che è, forse, la cosa più importante per incominciare ad instillare un benchè minimo dubbio sul: " SI ... PUO' ... FARE" Very Happy , prendendo in prestito la mitica frase del film Frankenstein Junior. Poi tu dimostri nei fatti che con le dovute attenzioni e tattiche, il gioco al volo può rappresentare anche una strategia vincente, il serve and volley è la versione più estrema, forse anche la meno affascinante, del gioco di volo più ortodosso che necessita proprio di buoni fondamentali per poter organizzare un efficacio gioco di approccio alla rete, senza il quale nessuna volè sarà abbastanza abbordabile per aspettarsi di renderla vincente. In realtà, nel gioco di volo il punto si vince con un buon approccio alla rete, se ben eseguito - profondo, laterale, veloce o tagliato, piuttosto che corto - metterà in difficoltà il nostro avversario che ribattendo una palla non al massimo ci permetterà di chiudere il punto al volo a differenza di quanto sarebbe, probabilmente, accaduto se fossimo rimasti a fondo campo dando il tempo per fargli recuperare una posizione ideale per ribattere anche il colpo seguente. Forse è proprio questo l'equivoco, per giocare bene di volo è fondamentale avere dei fondamentali ottimi, profondi e precisi. A quel punto, il gioco a rete servirà solo per accorciare lo scambio che, rimanendo a fondo campo, si prolungherebbe sicuramente per altri scambi.

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Diciamo anche che il problema emerge prepotentemente quando la squadra dei ragazzini deve affrontare la squadra del club di fronte e "porcogiuda a chi facciam giocare il doppio???!!!"....
Improvvisamente compaiono 10 cesti colmi con manerottoli impauriti che si difendono dalla fiondata con la racchetta in western...!!! 
Houston, abbiamo un problema!

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Paradossalmente si possono ottenere migliori risultati prendenedo la rete piu' nelle categorie basse che ad alti livelli.Si e vero che magari l'attaco non e' sempre perfetto ma anche il passante non sara' sempre perfetto.E poi in quarta ce molta piu' possibilita' di recuperare visto che ci sono molti piu' errori gratuiti.
Il problema e' attaccare con un senso logico,poi si puo anche giocare un attacco non troppo incisivo,ma la scelta di quando e dove attacare e' importante.In generale quando vedo giocare d'attacco a bassi livelli ci sono prorpio degli erori di base e di tempistica nel prendere la rete anche se l'attacco e' ben fatto.Non si sa prorpio dove ci si deve andare a mettere e sopratutto quando ci si deve fermare.Si sbagliano le vole' piu' semplici per il sempice fatto che non ci si ferma per colpire.Non bisogna essere dei fenomeni ma per esempio se non faccio lo spilt step da fondo e non ho nemmeno idea a cosa mi serva, il mio gioco d'attacco sara' sempre fatto male,perche' se non mi fermo a tempo quando vado a chiudere a rete la riuscita della vole' sara' sempre un incognita.Piu' che pensare di dover andare a rete come dei pazzi bisogna pensare di fermarsi a tempo per fare lo step e colpire la vole',non bisogna mica essere attaccati alla rete per chiudere la vole'.S, ci va velocita' di piedi, una buona posizione (cioe' in base all'attaco che gioco so dove devo andare a mettermi) e fermarsi a tempo.In questo caso si puo fare anche una vole' d'approcio come si faceva una volta,cosa che a livello pro o ad alti livelli no si puo' piu' fare.

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sono totalmente d'accordo e aggiungo anche che andare a rete con una certa regolarità (non dico su tutti i punti ovviamente ma appena se ne ha la possibilità) destabilizza l'avversario che si trova costretto a compiere una scelta, a cercare di fare un tiro preciso. oltretutto se si scende a rete di frequente l'avversario avrà meno punti di riferimento e sarà più "preoccupato".

col mio maestro/allenatore lavoriamo spesso sulla discesa a rete concentrandoci soprattutto sul lavoro di gambe e sulla posizione della racchetta (che deve essere portata sempre davanti a noi con le braccia allungate e la testa della racchetta alta).

lo split sia nel colpo di attacco (ma sempre è ovvio) e sia nel colpo a rete sono assolutamente necessari per avere un timing corretto e un giusta reattività.

altra cosa importante (e vet lo ha già detto chiaramente) è non avvicinarsi troppo alla rete (sai che facile fare il pallonetto ad uno attaccato alla rete?)

ciao
andy

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Ragazzi sforziamoci a trovare titoli attinenti quando apriamo un nuovo thread, grazie Wink

PS: cambiato da "Dustin Brown" a "Serve & Volley"
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