Ciao ragazzi, provo a postare le mie personali considerazioni sull'argomento...
Innanzitutto mi sento di dire alcune cose in merito all'intero thread, che ho letto con molta attenzione: ho provato a mettermi nei panni del Sig. Moioli, e sinceramente ho provato dispiacere per i toni e le polemiche che sono sorti nei vari scambi di post...sono d'accordo con Magazzie sul fatto che Abra abbia esagerato con i termini che ha usato, posso certamente capire le sue motivazioni, che erano quelle di "proteggere" da errati acquisti i suoi amici, lodevole intenzione, anche se ognuno in questo forum ha spesso bisogno di provare comunque di persona i telai, "sbattendoci la testa", ma acquisendo preziosa esperienza (fermo restando lo scopo stesso del forum che e' quello di condividere informazioni ed opinioni).
Il fatto che il Sig. Moioli sia qui esclusivamente per vendere, non significa che proprio per questo motivo si abbia licenza di dare giudizi esageratamente "lapidari" ed irrispettosi del lavoro che svolge, forse con passione, sicuramente con fatica.
Infatti dovremmo renderci conto che, mentre la maggior parte di noi passa del tempo libero su questo forum per scambiare opinioni e consigli, ci possono essere altre persone che nel frattempo impiegano questo tempo per lavorare, e credo che Magazzie, in quanto appassionato commerciante, sappia meglio di me quanto sia complicato e faticoso penetrare con un nuovo prodotto un mercato quasi monopolizzato dai soliti nomi.
Mi e' sembrato di notare, avendo conosciuto alcuni frequentatori di Passione Tennis, prima mediante forum, poi personalmente, che spesso i toni aspri espressi in forma di post, di persona divengono piu' concilianti, forse per merito del contatto visivo ed umano, che riportano il confronto ad uno stile più pacato.
Se siamo in 4/5, e vogliamo esprimere un'opinione su un prodotto che e' promosso da una persona presente, difficilmente dal vivo diremmo "fa schifo", per rispetto di quella persona presente e del suo lavoro, ciò non toglie che la nostra meravigliosa lingua ci fornisca tutti gli strumenti per esprimere lo stesso concetto in modo più diplomatico: ad esempio, se dico che una racchetta "non mi ha impressionato, perché l'ho trovata troppo secca all'impatto, ho perso un po' di precisione e tocco di palla, e nei colpi decentrati non rendeva come speravo", nel nostro linguaggio equivale a dire "mi fa schifo". Poi in privato con il mio amico (che frequento, ci gioco insieme, ed ho il suo cellulare) posso anche esagerare dicendo che "fa cagare, è un vomito".
Il Sig. Moioli, dal canto Suo, ha commesso un cosiddetto "fallo di reazione" sfoderando il termine "buffone", ed in questo ha sbagliato, perché bisogna sempre smentire e possibilmente far ricredere con i fatti, e se uno è stato scortese con te, è sempre sbagliato scendere allo stesso livello lasciandosi coinvolgere in senso negativo. Questa reazione è probabilmente frutto del vedere i propri sforzi, e parte del proprio lavoro, se non vanificati quantomeno danneggiati da un giudizio troppo "tranchant"...tutte reazioni umane, sbagliate ma umane.
Spero che il buon Abra ed il Sig. Moioli non me ne vogliano per questo noioso preambolo, e se probabilmente rischio di passare per il "maestrino di turno che pretende di impartire lezioni di bon ton peraltro non richieste". Non è certo questa la mia intenzione: ho sbagliato e sbaglio anch'io, più volte di quanto mi convenga ricordare, e come tutte quelle volte c'e' stato qualcuno che mi ha voluto offrire il suo differente punto di vista, la stessa cosa ho voluto fare io, senza presunzione di alcun tipo, con l'unico scopo aiutare a ricondurre questo thread al semplice, essenziale titolo del topic: MANTIS 300.
Tornando alle questioni pratiche, il mio amico Alekos mi ha portato pochi giorni fa una matassa di corde Genesis Typhoon 16L (1,26 mm), pentagonali twistate a passo largo, eccezionali a mio avviso; insieme ad esse aveva una Mantis 300, appena vista, sentita in mano e soppesata, glie l'ho chiesta in prova. L'ho fatta incordare con il Typhoon a 26 kg 2 nodi.
Pur non avendola ancora provata, ho provveduto ad alcune leggere customizzazioni, tanto dopo anni di esperienza e centinaia di racchette possedute, sapevo già dove volevo andare a parare.
Ma prima di elencare le modifiche, espongo le mie prime impressioni "a pelle" dell'oggetto: racchetta che appare bilanciata molto bene, molto veloce e compatta nello swing, colori molto eleganti e "seri", impatto con la pallina netto, secco ma non scomodo e duro, uscita di palla ottima, la testa e' granitica e non vibra in maniera scomposta, ma ha il tipo di vibrazione che cerco sempre nelle racchette rigide, quella vibrazione di "tensione sotto pelle", che ti dà il senso della "cattiveria", della nettezza, della precisione, del "sentire" la palla nel senso buono del termine...una sensazione molto distante dall'impatto delle Babolat, smorzato artificialmente dall'effetto trampolino del sistema woofer dei grommet, che non ti fa sentire in tutto e per tutto la palla.
Il sound "secco" della Mantis è tipico dell'impiego della grafite ad alto modulo, che ha una densità, robustezza e rigidità notevolmente superiore alla grafite classica, da qui il flex alto di 70 ra, ottenuto oltretutto con una sezione non esagerata come quella delle Babolat Pure Drive.
Mi son detto tra me e me: "forse stavolta ci siamo, questo telaio promette bene, forse è la volta buona che trovo un telaio profilato, 300 grammi, 16x19 ovale 100 che mi possa piacere veramente". Altri telai che mi sono piaciuti: Tecnifibre T-Flash 315 (quella nera e bianca con gli Zeus disegnato sopra), T-Flash 315 2012/2013 (quella "tour prepared" che si dice abbia un po' di silicone nel manico), Head Extreme Pro Ig, quella gialla della penultima serie (non la Pro 2.0, meno cattiva e meno piena in testa, che con i grommet allargati ti toglie oltretutto tantissima sensibilità di palla, con la scusa di renderla più confortevole...).
Questa Mantis percepisco però che è diversa: innanzitutto è meno profilata delle racchette citate (per ottenere la stessa rigidità senza la stessa sezione si è appunto utilizzata la grafite ad alto modulo, che è più costosa), gli steli sono più divaricati, aumentando sia la stabilità sui colpi decentrati (stabilità torsionale) che la sensazione di "dominio totale" sul piatto corde in fase di impostazione del grado di spin, recuperi e volee. Rimuovendo i grommet del ponte, e guardando attraverso i 6 fori, noto che lo spessore interno delle pareti in quel punto è maggiore di tante altre racchette: questa caratteristica, insieme alla scelta dei 6 fori al ponte anziché 8, contribuiscono a diminuire il rapporto di foratura del telaio, proprio in uno dei punti più sollecitati dalle forze torsionali che si creano all'impatto, apportando ulteriore compattezza e solidità torsionale al telaio, un'altra delle ragioni dell'impatto netto e deciso, sinonimo in questo caso non di scarsa qualità, ma di qualità costruttiva molto elevata e cura progettuale.
Vedremo, se il buon giorno si vede dal mattino e se le mie sensazioni non sono state un abbaglio, dalle mie prime disamine potrebbe essere un telaio eccellente, ma sono troppo "vecchio", e per le mie mani sono passate troppe racchette, per farmi ingannare dall'entusiasmo della prima prova...sono anni che non succede più.
Considerazione sulle corde: le Genesis Typhoon 16L sono a mio avviso un mono straordinario, in quanto perde poca tensione ed in maniera graduale, e le sue prestazioni non decadono anche dopo lunghi periodi di tempo (20 ore di gioco in 3 mesi di utilizzo). Lo spin è ottimo, sia quantitativamente che per la progressività con cui è possibile dosarlo (cosa molto importante in situazioni difficili di scambio sostenuto). La potenza è ottima, il controllo altrettanto e, cosa inusuale per i mono sagomati di calibro non fine e tensione medio/alta (26 kg), possiede anche un buon tocco. Il calibro né troppo fine né troppo spesso a mio avviso si sposa benissimo con il pattern 16x19 della Mantis: in questa racchetta la spaziatura delle corde è uniforme ed omogenea per tutta l'area del piatto, cosa che di solito enfatizza le rotazioni a leggero discapito della precisione e controllo. Ma, vista la sezione non esagerata e quasi costante e la rigidità e presunta stabilità torsionale del telaio, il controllo dovrebbe essere largamente preservato. Inoltre, date le spiccate caratteristiche di controllo stesso delle corde + la tensione medio/alta, l'equilibrio potenza-controllo-spin dovrebbe essere centrato o perlomeno vicino all'ideale...vedremo anche qui.
Passo ad elencare le modifiche fatte: al posto del grip bianco della Mantis, vi era già un grip della Wilson (il Wilson Cushion-Aire Classic Perforated Grip Black, riedizione delle buone cose Wilson di una volta...), solido e con larghe perforazioni, a mio avviso meglio del Mantis come durata della trazione.
La forma del manico è in stile Head, quindi troppo rettangolare per chi come me non utilizza una presa Western, ma una più classica Eastern, con qualche puntata alla Semi-Western, a seconda dei frangenti di gioco; provvedo quindi a rimuovere il grip Wilson, e scopro che il manico ha un sistema di pallet che ad occhio e croce può essere compatibile con i pallet Head. Non avendo il tempo e la voglia di far applicare un pallet Head Tk 82 S ("S" sta per "squared", che conferisce al manico una forma più regolarmente ottagonale, in stile Wilson), prendo il nastro "American tape" retato color alluminio della Pattex largo 4,8 cm, e lo applico longitudinalmente al manico, partendo dal tacco, per circa 15 cm. Ovviamente lo applico sulle 2 facce più larghe dell'ottagono, quella superiore ed inferiore; ripeto l'operazione un'altra volta, perché lo spessore del nastro è di circa 0,25 mm, troppo sottile per una sola passata. Riapplico il grip Wilson, e sopra di esso applico un overgrip bianco da 0,5 mm della Topspin (i miei preferiti). Ho ottenuto così una forma del grip più ottagonale, senza rischiose operazioni di sgraffettatura e ri-graffettatura che se fatte male possono creare crepe nella grafite sottostante i pallet, l'operazione con il nastro è molto più semplice, facilmente reversibile un'infinità di volte, e a costo ZERO.
Il nastro ovviamente aggiunge peso, così come l'overgrip, per un totale di 10 grammi circa: per ripristinare il bilanciamento neutro precedente, applico all' ovale il nastro proteggi-testa della Head (sfondo nero, scritta Head bianca), lo applico con molta precisione, simmetria e con la giusta tensione, da ore 19,30 di sera ad ore 16,30 di pomeriggio, per un totale di 4,5 grammi circa.
Ottengo così molteplici vantaggi: ribilancio la racchetta aggiungendo peso, ma in maniera perfettamente uniforme e senza snaturare la distribuzione interna delle masse, allo stesso tempo proteggo da graffi ed "incidenti" vari tutto l'ovale, e in più rendo leggerissimamente più smorzato l'impatto, mediante l'accresciuta massa e la composizione morbida e smorzante del nastro stesso.
Finisco con l'applicazione del dampener quadrato nero della Babolat (senza l'inserto di nylon riempito con microsfere di acciaio), che pesa 2 grammi esatti. Questo damper, senza l'inserto, quindi con il buco al centro, è molto aerodinamico, ma a differenza dei concorrenti, possiede nel lato della scritta dei "dentini" di gomma che agganciano l'ultima corda orizzontale in basso e lo rendono stabile e privo di movimenti.
Seppur si dica che il dampener in realtà non smorza le vibrazioni, ma rende solo più cupo e bello il suono dell'impatto, personalmente dissento, per i seguenti motivi: la propagazione delle vibrazioni avviene più velocemente attraverso materiali rigidi (come le corde, esempio il telefono con i 2 bussolotti ed il filo teso), il dampener quindi rallenta la propagazione delle vibrazioni verso il manico, almeno attraverso uno dei 3 assi principali della racchetta, quello centrale; in più, cambiando il suono, contribuisce a trasformare le vibrazioni ad alta frequenza (suono acuto - più nocive per i tendini del braccio) in vibrazioni a bassa frequenza (più tollerabili). Però la quantità di vibrazioni trasmesse è circa uguale, non perché lo smorzatore non serva, ma perché l'applicazione del dampener accorcia il segmento delle 2 corde centrali verticali, avendo un effetto di aumento della tensione delle corde; inoltre, questo accorciamento del segmento sposta lo sweetspot leggermente più in alto, con ovvi benefici per il tennista nel servizio e nelle volee soprattutto. Per cui direi che serve, eccome! Con esso puoi alzare lo sweetspot, recuperare circa 0,5 kg di tensione persa dalle corde sull'asse centrale di impatto, spostare in basso e rallentare il pattern vibrazionale, ed in ultimo conferire psicologicamente un suono più pieno e pastoso all'impatto.
Ricapitolando:
Peso racchetta + grip Wilson + corde Genesis: 314,5 grammi
Nastratura con american tape: 4 grammi
Overgrip Topspin + chiusura con nastro bianco ignifugo da elettricista: 6 grammi
Dampener Babolat senza inserto centrale: 2 grammi
Head protection tape: 4,5 grammi
Totale peso racchetta in assetto "da guerra": 331 grammi, bilanciamento neutro, con leggerissima pendenza verso il manico (misurato: cm 32,7).
Considerazioni finali: possiedo al momento 126 racchette tutte iper-agonistiche, che vanno dai primi anni '90 ad oggi, selezionate dopo lunghe prove; mediamente gioco con racchette che vanno da un minimo di 345 gr ad un massimo di 380 grammi, con rare eccezioni, quindi sono abituato a telai tosti e pesanti, per cui la mia imminente recensione subirà l'influsso di queste mie preferenze...o forse no, se le mie sensazioni saranno confermate.
Ci sentiamo prestissimo per la prova, lunga e circostanziata (minimo 2 ore, non pochi minuti fatti con fretta), fatta su 2 superfici diverse (sintetico molto duro e terra rossa di media velocità), alternando diversi stili (piatto leggermente coperto - presa eastern, arrotato non estremo - semi-western, baseliner oriented, serve and volley oriented). Dimenticavo: eseguo il rovescio ad una mano, utilizzo uno swing normalmente molto veloce, con caricamento medio-lungo, variabile a seconda di pesantezza e velocità di palla che mi arriva e ovviamente tempo a disposizione per colpire correttamente.
Ciao a tutti.
Davide