Genky ha scritto: Non giudicavo dai gusti, citavo semplicemente una storia sentita su sky dove si parlava appunto della personalità di Agassi. Andare nel più famoso ristorante italiano di New York ed ordinare magari un big mac è come andare in un ristorante musulmano e chiedere una costoletta di maiale!Serviva appunto per far sorridere, anzi ridere del tutto...
cmq cito alcuni pezzi di un articolo del Times:" Agassi spiega di essere stato dipendente della metanfetamina nel periodo in cui sia la sua carriera tennistica sia il suo matrimonio con l’attrice Brooke Shields erano in crisi. Dopo aver subito un controllo positivo, Agassi racconta di aver scritto all'Atp, l’Associazione dei giocatori professionisti, affermando di aver bevuto per errore una vodka nella quale un suo collaboratore, tale Slim, aveva versato la sostanza. L’Atp aveva deciso di archiviare la faccenda."
"Ho sniffato un po' - si legge nel libro - ne sono uscito facilmente e ho meditato sul Rubicone che avevo oltrepassato". Negli stralci pubblicati dal Times, Agassi racconta la fase più difficile: "C'è un momento di rimorso, seguito da una mostruosa tristezza. Poi arriva un'onda di euforia che spazza via ogni energia negativa dalla testa. Non mi sono mai sentito così vivo, così pieno di speranza e carico di energie".
Poi le metanfetamine non sono per niente come l'erba:
"Essendo stimolanti molto potenti, le metanfetamine causano incremento dell’attività fisica e dell’attenzione, euforia, riduzione dell’appetito e della sensazione di stanchezza e inducono una sensazione di benessere che può durare fino a 12 ore."
Se voleva lo sballo poteva prendersi un sacco di altre droghe da "viaggio" ma perché rinunciare a tutti questi potenziamenti fisici?
Morale della favola:se sei un big del circuito non ti fanno niente nemmeno se ti sniffi la bologna-milano!
Per me resta il fatto che ha avuto una grossa mano ad inizio carriera, trattamento che non tutti hanno ricevuto.
Nel tennis deve vincere chi è il più forte e se uno è in crisi non si può accettare che si tiri su con una "sana" sniffata.
anche io difendo il principio che un libro lo si legge se è bello, per qualunque motivo, che sia tale perchè profondo, emozionante o solo interessante come quello di agassi.
la storia del ristorante, buttata lì dalla stampa e ammesso che sia vera, di certo è verosimile e in ogni caso la mancanza di savoir faire e di cultura a tavola si possono perdonare, non siamo tutti gourmet.
sul fatto che abbia avuto una mano a inizio carriera, dalla storia raccontata nel libro non si direbbe, di certo il talento era fuori dalla norma e il ragazzino è emerso giustamente agli onori della cronaca sportiva.
che poi si sia perso per un certo periodo, è affascinante e a mio avviso rende l'uomo ancora più simpatico (è chiaro che la pensiamo diversamento su agassi io e te) e umano, lo toglie dal piedistallo del supereroe senza macchia e senza paura e lo mette sulla terra, fra i mortali che lottano, soffrono, sbagliano, vanno in crisi, si perdono.
mi pare che assimili la droga di agassi col doping dei ciclisti o del famoso ben johnson, il centometrista costruito in palestra e in laboratorio.
la storia qui è ben diversa.