Mamma mia fjoi….questo topic potrebbe essere un’ottima fonte per una tesi sull’incomunicabilità umana;
l’altro è l’inferno, diceva J.P. Sartre. Ma forse anche per un laureando in neuropsichiatria; vi potrebbe scorgere una rappresentazione plastica del disturbo ossessivo compulsivo di personalità.
Siccome sono un nevrotico narcisista, permaloso, con tendenze depressive (spero anchiviate), voglio contribuire al sicuro 110
cum laude.
Dico quattro fregnacce in disordine sparso:
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- Normalmente, uno dai video sembra più "scarso" di quello che è; persino i professionisti, dalla tv, sembrano andare a velocità minore di quanto non si percepisca dal vivo; so che la video analisi è importante, ma non me la sento di commentare dei mini video come quelli che ho visto (e RINGRAZIO chi li ha pubblicati); è vero che si possono trarre degli spunti, ma il campione, come dicono in statistica, non è significativo; da tre scambi, ripresi da inquadrature improbabili, che conclusioni vuoi trarre...
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- Da quando ho ripreso, mi sto allenando una volta a settimana con un maestro; dapprima con un ragazzotto 2.3 invero molto bravo, da cui mi sono dovuto separare per problemi di orario; lui fa scuola tennis, ovviamente; da sei mesi faccio lezioni con Corrado Aprili, per chi se lo ricorda; ex 107 ATP; non ho il minimo dubbio che un buon maestro sia cento volte più utile di qualsiasi cambio di racchetta.
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- Detto ciò, parimenti non ho il minimo dubbio che individuare una buona combo telaio-corda sia molto importante.
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- Io non ho mai cambiato molte racchette, ma quando lo faccio, proseguo più o meno nel seguente modo: 1) cerco di intuire la racchetta coi parametri fisico-meccanici che possano meglio adattarsi al mio attuale fisico, prima ancora che al mio bagaglio tecnico; nel senso che scarto le racchette che potrebbero farmi male, perché non ne potrei reggere l’inerzia, o per l’eccessiva rigidità ecc. In questo, ho poche persone di riferimento; qui dentro, e nessun altro ne abbia a male, ho imparato a fidarmi quasi ciecamente di Maestro Eiffel; ha un’esperienza enorme, una competenza ancora maggiore, una rara capacità di INTUIRE le caratteristiche del giocatore che ha di fronte per indirizzarlo.
Il secondo step è quello di provare il telaio col maestro: che mi dica LUI, che mi conosce, come mi “vede”, nel complesso, con la racchetta in test; perché a me potrebbe anche sembrare di giocar bene, ma – ripeto – le sensazioni sono tali, per definizione, proprio perché divergono dalle certezze, e possono essere – sempre per definizione – anche fuorvianti. Il terzo ed ultimo step, per me, è quello di fare qualche match contro gente attendibile; perché va bene tutto, ma per me, giocar meglio significa vincere più punti e più partite, anche a tressette, figurarsi a tennis; essì, siccome a tennis “
si tengono i punti” (parafrasando in qualche modo Vince Lombardi), il parametro PER ME dirimente pe sapere se con un telaio gioco meglio o peggio (e la sfida è sempre con me stesso, mai con l'altro), è quello di testarlo in partita; e devo dire che, sorprendentemente, ma fino ad un certo punto, mi ritrovo a giocare – a cinquant’anni – con racchette molto differenti dal mio ideale romantico. Ho molte più possibilità di vincere con la Ezone 100 (che voglio cambiare con la nuova Vcore…
), che non con pro staff 97 autograph che tengo gelosamente custodita in cameretta. Lo dice – ripeto – la matematica, non il mio feeling con l’armamento.
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- Infine, concordo con chi sostiene che, mediamente, noi tendiamo a sopravalutare – o meglio: sovrastimare – il nostro gioco. Per questo, e torniamo ai punti precedenti, credo siano importanti i riscontri oggettivi (i risultati in partita o meglio ancora in torneo) e i parere di terzi qualificati (come un buon maestro o un buon compagno/avversario di gioco).
Buon tennis e buon down under slam a tutti.