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Identifica i punti deboli del tuo avversario

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Promemoria primo messaggio :

Ho trovato questo articolo che aiuta a identificare (o comprendere) i punti deboli del tuo avversario. 

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Questo articolo aiuta a "leggere" il servizio dell'avversario.

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Voi come riuscite di solito a "leggere" la partita e "studiare" l'avversario? 

Grazie

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quindi se pistolpete trova utile, nella sua esperienza, anche il riscaldamento, significa che ha delle allucinazioni ? boh... certo che siete forti..... è un discorso piuttosto aleatorio perché nel frattempo se l'avversario non è un imbecille anche lui sfrutta i punti deboli. se li vuole sfruttare, se no fa quello che fa sempre senza paranoie e vince uguale, per dire. nel corso di una partita ci sono rendimenti altalenanti significativi, soprattutto al servizio. poi ci sono punti importanti che non serve niente al di fuori della concentrazione, altri dove si può e si deve osare e via dicendo. il tutto, contestualizzato ai rispettivi "patrimoni" tecnici, fisici e mentali, di cui uno o due valori sono variabili anche tra molti agonisti e pro, figuriamoci su quarta categoria...

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Il mio maestro dice che la base del gioco è lo sventaglio di dritto sul rovescio dell'avversario, salvo casi eccezionali, perchè col dritto mediamente si tira più forte (non che tirare a 200 sia necessario anzi),  carico e  arrotato che  con il rovescio, e parimenti, colpire una palla alta di rovescio è più complicato che farlo di dritto.
Voi che dite?

Per la mia esperienza di scarsone è vero, cioè se tiro a sventaglio sul rovescio dell'avversario, generalmente lui va in difficolta.
Poi quello ceh ne consegue dipende da me, nel senso, se va in difficoltà e la butta fuori >> punto mio e morta li.
Se però mi risponde con una palla morta a metà o 3/4 di campo , li bisogna vedere se sono in grado di chiudere il punto (e nel mio caso la risposta è vincente fuori e punto suo  Very Happy Very Happy)
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kingkongy ha scritto:
Eh sì Vet, stiamo vivendo un pezzo di storia in cui scopriamo la nostra debolezza individuale e collettiva.
Così faccio una similitudine con il titolo del post.

La questione, ciclicamente, ritorna sempre sugli stessi punti, ovvero sulla "consapevolezza" del proprio tennis e come la tattica (o ancor di più la strategia) debban fare i conti con la tecnica individuale.
Mi permetto un gioco di parole: la tecnica genera la tattica e non il contrario. E, ancora, si lavora così tanto tecnicamente per arrivare a generare qualcosa di tatticamente accettabile.

Ecco quindi schemi di gioco e sequenze ripetute e ripetute per consolidare il proprio di gioco. Quello che tutti noi consideriamo il nostro "rifugio sicuro" (o comfort zone) e che per l'avverario è "il nostro gioco". Purtroppo - troppo spesso - i giocatori confondono la tecnica con la tattica: se quel colpo non ce l'hai (tecnicamente), non lo puoi usare. Non te lo puoi inventare. Non è nella routine di colpi, nella sequenza di colpi, nella "situazione" dove hai le percentuali soddisfacenti di riuscita. E se non hai quella tecnica...NON HAI quella tattica.

Pertanto, caro Alex, devi giocare quello che sai fare. L'ATP è un'altro pianeta.
Certo che ti piacerebbe leggere il match con quel distacco da gatto sornione, a leccarti la zampetta e a lisciarti il pelo...ma così non è. Inutile illudersi.
E' proprio "la partita" a chiederti di essere "consapevole", tecnicamente consapevole. Se in allenamento non hai pianto, in partita non puoi ridere. E' il tuo gioco Alex che devi fare. Il riscaldamento è una farsa. Il primo game è il risveglio nel mondo reale. Le partite girano a favore o a sfavore non perché hai "genialmente scoperto" il punto debole avversario... Troppo bello, vero? Le partite si vincono o si perdono perché hai giocato i colpi che hai allenato. Quando "giochi bene", rilassato, con la racchetta che in mano ti sembra una piuma o, se ti piace la definizione, "giochi facile"... è perché non pensi nemmeno a quello che fai...lo fai e basta. E' il tuo cervello che riconosce la palla, i rimbalzo, la velocità, ti fa muovere i piedi e il corpo e ti fa colpire. In pratica "ti ricordi come si fa", è un déjà vu. Wikipidia dice: "insieme di fatti totalmente casuali di cose, animali o persone che entrano in contatto col soggetto, che provocano la sensazione di un'esperienza precedentemente vissuta".
Purtroppo caro Alex, il lavoro del maestro (o coach) è questo: costruire, mattone per mattone, la tua facoltà di scegliere tra tanti ricordi. Ma i ricordi sono quello che hai già fatto e sai fare: è il TUO GIOCO. Tutto il resto sono esattamente il contrario. Quello che Vet, stragiustamente considera pericoloso o controproducente: giocare sui punti deboli dell'avversario. Non ti deve proprio interessare, perché tanto ci arrivi lo stesso a quello che non sa fare. Ci arrivi, tranquillo.

Tante, tante volte si perde con l'alibi di aver cercato il punto debole dell'avversario. Ripeto: sono alibi per autoassolverci. Il tennista è bravissimo in questo: a confessarsi (in campo, con la testa nell'asciugamano). Poi fa penitenza tra una bestemmia e una parolaccia. E infine paga per i propri peccati. Peccati di vanità e arroganza.

Al cancelletto, appoggiato alla rete, c'è il maestro/coach che ti guarda (rassegnato) e ti dice: "...Ma non potevi giocare il tuo gioco anziché farti tutte 'ste pippe mentali???!!!" O, se va bene: "Bravo, finalmente hai giocato alla tua maniera!".
Sono due facce della stessa medaglia. E anche se non c'è il maestro, ci sei tu stesso Alex: la tua coscienza (sporca) te la canterà sul muso la verità. A meno che tu non sia uno psicopatico e sei convinto di essere Federer. Cool

Appunto

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kingkongy ha scritto:
Eh sì Vet, stiamo vivendo un pezzo di storia in cui scopriamo la nostra debolezza individuale e collettiva.
Così faccio una similitudine con il titolo del post.

La questione, ciclicamente, ritorna sempre sugli stessi punti, ovvero sulla "consapevolezza" del proprio tennis e come la tattica (o ancor di più la strategia) debban fare i conti con la tecnica individuale.
Mi permetto un gioco di parole: la tecnica genera la tattica e non il contrario. E, ancora, si lavora così tanto tecnicamente per arrivare a generare qualcosa di tatticamente accettabile.

Ecco quindi schemi di gioco e sequenze ripetute e ripetute per consolidare il proprio di gioco. Quello che tutti noi consideriamo il nostro "rifugio sicuro" e che per l'avverario è "il nostro gioco". Purtroppo - troppo spesso - i giocatori confondono la tecnica con la tattica: se quel colpo non ce l'hai (tecnicamente), non lo puoi usare. Non te lo puoi inventare. Non è nella routine di colpi, nella sequenza di colpi, nella "situazione" dove hai le percentuali soddisfacenti di riuscita. E se non hai quella tecnica...NON HAI quella tattica.

Pertanto, caro Alex, devi giocare quello che sai fare. L'ATP è un'altro pianeta.
Certo che ti piacerebbe leggere il match con quel distacco da gatto sornione, a leccarti la zampetta e a lisciarti il pelo...ma così non è. Inutile illudersi.
E' proprio "la partita" a chiederti di essere "consapevole", tecnicamente consapevole. Se in allenamento non hai pianto, in partita non puoi ridere. E' il tuo gioco Alex che devi fare. Il riscaldamento è una farsa. Il primo game è il risveglio nel mondo reale. Le partite girano a favore o a sfavore non perché hai "genialmente scoperto" il punto debole avversario... Troppo bello, vero? Le partite si vincono o si perdono perché hai giocato i colpi che hai allenato. Quando "giochi bene", rilassato, con la racchetta che in mano ti sembra una piuma o, se ti piace la definizione, "giochi facile"... è perché non pensi nemmeno a quello che fai...lo fai e basta. E' il tuo cervello che riconosce la palla, i rimbalzo, la velocità, ti fa muovere i piedi e il corpo e ti fa colpire. In pratica "ti ricordi come si fa", è un déjà vu. Wikipidia dice: "insieme di fatti totalmente casuali di cose, animali o persone che entrano in contatto col soggetto, che provocano la sensazione di un'esperienza precedentemente vissuta".
Purtroppo caro Alex, il lavoro del maestro (o coach) è questo: costruire, mattone per mattone, la tua facoltà di scegliere tra tanti ricordi. Ma i ricordi sono quello che hai già fatto e sai fare: è il TUO GIOCO. Tutto il resto sono esattamente il contrario. Quello che Vet, stragiustamente considera pericoloso o controproducente: giocare sui punti deboli dell'avversario. Non ti deve proprio interessare, perché tanto ci arrivi lo stesso a quello che non sa fare. Ci arrivi, tranquillo.

Tante, tante volte si perde con l'alibi di aver cercato il punto debole dell'avversario. Ripeto: sono alibi per autoassolverci. Il tennista è bravissimo in questo: a confessarsi (in campo, con la testa nell'asciugamano). Poi fa penitenza tra una bestemmia e una parolaccia. E infine paga per i propri peccati. Peccati di vanità e arroganza.

Al cancelletto, appoggiato alla rete, c'è il maestro/coach che ti guarda (rassegnato) e ti dice: "...Ma non potevi giocare il tuo gioco anziché farti tutte 'ste pippe mentali???!!!" O, se va bene: "Bravo, finalmente hai giocato alla tua maniera!".
Sono due facce della stessa medaglia. E anche se non c'è il maestro, ci sei tu stesso Alex: la tua coscienza (sporca) te la canterà sul muso la verità. A meno che tu non sia uno psicopatico e sei convinto di essere Federer. Cool


Non posso che essere d'accordo... Identifica i punti deboli del tuo avversario - Pagina 2 622327

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VANDERGRAF ha scritto:
quindi se pistolpete trova utile, nella sua esperienza, anche il riscaldamento, significa che ha delle allucinazioni ? boh... certo che siete forti..... è un discorso piuttosto aleatorio perché nel frattempo se l'avversario non è un imbecille anche lui sfrutta i punti deboli. se li vuole sfruttare, se no fa quello che fa sempre senza paranoie e vince uguale, per dire. nel corso di una partita ci sono rendimenti altalenanti significativi, soprattutto al servizio. poi ci sono punti importanti che non serve niente al di fuori della concentrazione, altri dove si può e si deve osare e via dicendo. il tutto, contestualizzato ai rispettivi "patrimoni" tecnici, fisici e mentali, di cui uno o due valori sono variabili anche tra molti agonisti e pro, figuriamoci su quarta categoria...


Pistolpete - che non ho mai visto giocare (il che fa differenza, tanta) - non ha allucinazioni: è in grado TECNICAMENTE di scegliere tra una e più alternative di gioco QUANDO l'avversario consente lui TECNICAMENTE di poter scegliere.
La differenza sta nel livello tecnico dei giocatori, non nel confronto tra uno che sceglie (genio) e l'altro che non lo fa (babbeo).

Facciamo un esempio? L'avversario gioca un rovescio a due mani ultraclassico: ha 50 anni ed è impostato alla Panatta. Sulle palle alte mostra debolezza perché sa rispondere solo in back e manco bene.
Allora il genio della lampada che tu strofini vorticosamente (non è autoerotismo, sia chiaro...) ti dice di nascosto (coaching) che devi giocare i punti pari centrali in lift e i dispari a uscire in american twist. Ok, ti piace? NO CHE NON TI PIACE!!! Perché magari, un american twist non lo hai mai fatto in vita tua.
Pertanto, di cosa stiamo parlando? Di scelte???? No, tu puoi - E DEVI - giocare quello che sai fare. E il lift sul suo rovescio (punto debole avversario) proprio non te ne deve fregare una cippa!!!

Veniamo all'inside out, sventaglio, dritto anomalo... Ma se l'avversario martella come mastro ferraio sul tuo rovescio o è il 50enne di prima vecchia scuola...col piffero che ti dà una palla aggirabile, perché la sua velocità di palla è superiore alle tue capacità di movimento. Semplice. Su uno che non ha overnet e tira piatto per piatto...cavolo sventagli??? Se sei così veloce di piedi per permetterti uno sventaglio come colpo forte su lato debole...beh...allora sei almeno un Seconda!
Vediamo di non prenderci in giro.
Cool Very Happy

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Che sia chiaro, non sto criticando Piccolit (grande vino) o le affermazioni del suo maestro....ma ...certi discorsi bisogna contestualizzarli sul campo.
Tutto qui. Con estrema umiltà.

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e chi ha parlato di scelte ? il bello è che stiamo dicendo la stessa cosa ma a te sembrano due cose 
nettamente distanti. e comunque anche in presenza di limiti in risposta dell'avversario, non è detto
che sia sufficiente usare quella tattica al servizio per vincere la partita, altrimenti tutti gli avversari
di panatta, che sicuramente erano in grado di farlo tecnicamente, non gli avrebbero consentito di 
essere il tennista italiano più forte dopo pietrangeli. tra l'altro se è impostato alla panatta è strano 
che abbia il rovescio bimane, e panatta col suo back durante gli scambi ci scendeva spesso a rete.
io ho semplicemente detto che nell'evoluzione di una partita ci sono tante variabili e quindi non 
esiste una sola tattica a priori che possa risultare sempre vincente. il coaching ci dimostra quanto
sia ben più complessa la situazione, ovviamente quando il divario tecnico non è netto. in più, ci 
sono giocatori che in funzione delle loro caratteristiche, ad esempio i mancini, possono risultare 
più ostici di altri e quindi diventa ancora più complesso prendere contromisure. ma tutto questo 
è per forza di cose strettamente correlato con quello che siamo in grado di fare e soprattutto in 
che modo riusciamo a farlo, nel contesto della superficie di gioco, del tipo di palla che ci arriva
e di come riusciamo a esprimere il nostro miglior tennis nell'ambito di quella partita.
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kingkongy ha scritto:
VANDERGRAF ha scritto:
quindi se pistolpete trova utile, nella sua esperienza, anche il riscaldamento, significa che ha delle allucinazioni ? boh... certo che siete forti..... è un discorso piuttosto aleatorio perché nel frattempo se l'avversario non è un imbecille anche lui sfrutta i punti deboli. se li vuole sfruttare, se no fa quello che fa sempre senza paranoie e vince uguale, per dire. nel corso di una partita ci sono rendimenti altalenanti significativi, soprattutto al servizio. poi ci sono punti importanti che non serve niente al di fuori della concentrazione, altri dove si può e si deve osare e via dicendo. il tutto, contestualizzato ai rispettivi "patrimoni" tecnici, fisici e mentali, di cui uno o due valori sono variabili anche tra molti agonisti e pro, figuriamoci su quarta categoria...


Pistolpete - che non ho mai visto giocare (il che fa differenza, tanta) - non ha allucinazioni: è in grado TECNICAMENTE di scegliere tra una e più alternative di gioco QUANDO l'avversario consente lui TECNICAMENTE di poter scegliere.
La differenza sta nel livello tecnico dei giocatori, non nel confronto tra uno che sceglie (genio) e l'altro che non lo fa (babbeo).

Facciamo un esempio? L'avversario gioca un rovescio a due mani ultraclassico: ha 50 anni ed è impostato alla Panatta. Sulle palle alte mostra debolezza perché sa rispondere solo in back e manco bene.
Allora il genio della lampada che tu strofini vorticosamente (non è autoerotismo, sia chiaro...) ti dice di nascosto (coaching) che devi giocare i punti pari centrali in lift e i dispari a uscire in american twist. Ok, ti piace? NO CHE NON TI PIACE!!! Perché magari, un american twist non lo hai mai fatto in vita tua.
Pertanto, di cosa stiamo parlando? Di scelte???? No, tu puoi - E DEVI - giocare quello che sai fare. E il lift sul suo rovescio (punto debole avversario) proprio non te ne deve fregare una cippa!!!

Veniamo all'inside out, sventaglio, dritto anomalo... Ma se l'avversario martella come mastro ferraio sul tuo rovescio o è il 50enne di prima vecchia scuola...col piffero che ti dà una palla aggirabile, perché la sua velocità di palla è superiore alle tue capacità di movimento. Semplice. Su uno che non ha overnet e tira piatto per piatto...cavolo sventagli??? Se sei così veloce di piedi per permetterti uno sventaglio come colpo forte su lato debole...beh...allora sei almeno un Seconda!
Vediamo di non prenderci in giro.
Cool Very Happy

Ciao King, mi spiegeresti cosa vuol dire? perchè non sono sicuro di aver capito cioè proprio non ho mai incontrato prima il concetto di overnet, non so cosa intendi...
Per lo sventaglio, io non credo il maestro intenda che è possibile aggirare ogni rovescio dell'avversario, ma credo intenda che appena si può conviene spostarsi sul dritto e sventagliare, per offrire una palla più carica al rovescio dell'avversario, e quindi più complessa da gestire.
Ovviamente devi aspettare l'occasione per farlo, per esempio non appena questo accorcia , o colpisce un po in ritardo e quindi la manda un po più centrale ecc ecc, tutte fattispecie che credo capitino dalla 4 categoria ai top 10 atp, seppur con modalità diverse...o forse no  Suspect Very Happy
Io di tennis ci capisco ancora poco..
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Ciao Framan, credo tu abbia elaborato in maniera corretta il concetto alla base del discorso! Grazie

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Ho sbagliato a scrivere: rovescio a una mano alla Panatta... era proprio per esaltare le difficoltà.
Panatta vinceva con il suo chop o il suo chip and run perché gli attrezzi del tempo glielo permettevano. Ovvero la TECNICA determinava la TATTICA. Anche allora.
Per di più Panatta giocava un bellissimo rovescio coperto piatto e in top. Visto di persona in allenamento, in esibizione e in torneo, ovvero non era un trick shot: lui lo sapeva fare e sceglieva tatticamente se usarlo. Però si chiamava Panatta.

Veniamo al punto dove siamo vicini come visione ma anche parecchio distanti.
Cominciamo col dire che sì, concordo, ogni partita è ricca di mille sfumature, trappole, momenti chiave sia dal punto di vista emotivo sia tecnico. Vuoi metterci tattico? Ok, ci sto.
Concordo che anche l'avversario cerca di ucciderti, altrimenti non sarebbe tennis ma un convegno di proctologia: si parla di mettere un dito nel sedere altrui ma nessuno lo fa veramente.

Dove mi allontano da te è sull'adattamento continuo, ossessivo, alla ricerca di risposte immediate, come se ci fosse sempre una relazione tra causa ed effetto. Non è così. Almeno, per me non è così. E, se ti fidi, molti la pensano così.
Un esempio: servizio forte e piatto centrale: l'avversario gioca un dritto stupendo in risposta. Se dovessi seguire il tuo ragionamento, non dovrei più giocare "quel" servizio, colpo che gioco con grande sicurezza. Nei momenti clou, nei momenti del braccino, dei punti chiave, "quel servizio" è quello che intendo "il tuo gioco". Quando devi tirare qualcosa, DEVI tirare quello che sai, quello che hai imparato.
E' un caso limite?
Beh, mica tanto. Il vatto è che tu parli di "cambiare tattica" come se la tua casseta degli attrezzi fosse piena e infinita. Lo è davvero? Non è che stai leggermente sovrastimando le tue capacità tecniche?
Per me, ripeto, per me farsi un paiolo così giocando tutti gli stance, tutti i grip, tutte le chiusure, tutto il footwork e i rientri, tutti gli schemi...è la ricerca di "libertà di scelta": più hai tecnica e più hai tattica.

Questo è il punto d'incontro tra "il mio gioco" e il tuo "situazione di gioco".
Pertanto no, non stiamo dicendo cose diversissime...però qualche sfumatura ci separa.

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Ciao Piccolit, arrivo a te.

Il vantaggio tattico, strategico e "situazionale" (inerzia dello scambio) del dritto anomalo e, in particolare, dello sventaglio ti son già state presentate.
Il concetto di "overnet" è quanto passa alta la palla sopra il nastro della rete.
Come puoi immaginare, una palla senza spin (rotazione) ha una traiettoria "balistica": la velocità della palla (variabile), il peso della palla (fisso), l'angolo di gittata (variabile) e la forza di gravità (fissa) determinano se la palla sta in campo o va a rete. Più tiri forte e più la palla tende ad avere una traiettoria rettilinea. Pertanto "vedi" più o meno campo, in base da dove tiri, da che altezza tiri e quanto forte tiri.
L'overnet, invece, è il risultato di una nuova variabile che si aggiunge a quelle precedenti, ovvero la rotazione (spin). Nel caso specifico, il "top spin".
Te la faccio breve e semplice perché le sfumature tecniche sono davvero tante perché corde, telaio e movimento dato dal giocatore alla testa della racchetta influiscono sulla geometria della parabola coperta dalla palla.
Pertanto...alla pane e salame, se la palla ha tanta rotazione riesce a passare alta sulla rete, il che ha dei vantaggi, come la sicurezza di farla stare dentro il campo e il poterla spingere (dare più velocità).
Più la palla veleggia in aria e più tempo avrà il tuo avversario per piazzarsi. Pertanto, un grande overnet ha vantaggi e svantaggi. Se il forte overnet (anche un metro oltre la rete) viene associato a una grande velocità di palla e quindi, oltre al peso, si dà "profondità" allo scambio...allora il tuo avversario comincerà a preoccuparsi. hehehehheheheh
Ma se hai solo overnet, senza profondità e velocità....allora la parabola alta della palla è solo una gran comodità per l'avversario. E se gli girano i 5 minuti...ti risponde pure con uno "schiaffo a volo".

Più chiaro?


p.s. scusate ma ho corretto dei refusi di Italiano, non ho cambiato il senso del post!

Ultima modifica di kingkongy il Ven 8 Mag 2020 - 19:46 - modificato 3 volte.

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king...ma stai parlando con me ? fai tutto da solo, io quelle cose non le ho mai dette, né pensate. non capisco come fai ad interpretare in questo modo

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io sono un giocatore che segue sempre l'istinto cercando lo spettacolo e fregandosene del punteggio, quindi l'ossessione è quanto di più lontano dal mio tennis. rischioso ? certamente, ma preferisco così altrimenti non mi diverto

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VANDERGRAF ha scritto:
king...ma stai parlando con me ? fai tutto da solo, io quelle cose non le ho mai dette, né pensate. non capisco come fai ad interpretare in questo modo

Facciamo una constatazione amichevole:
49% ti spieghi male tu
51% non capisco io.

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Wander, scusami però: se tu dici che giochi per divertirti e ti piace seguire l’istinto.... allora la parola tattica non dovrebbe manco entrare nel tuo vocabolario!

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...il tuo è un modus operandi, non puoi chiamarla "tattica". La tattica è finalizzata a vincere.

Il giocare per divertimento o lasciando libero l'istinto - che sia chiaro, lo ripeto, mi spiego per benino - non è un giocare male o non degno. Va benissimo. Perfetto. Non contestabile. Ma è l'antimateria della tattica.

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non è che se una persona fa il macellaio significa che non ha mai mangiato verdura o non può 
avere valutazioni attendibili sulla verdura. mi è capitato in passato di giocare anche in altro 
modo, diciamo normale se questa parola è adatta a spiegare. altrimenti non avrei potuto dirti 
che preferisco il mio modo attuale senza avere l'altro come elemento di confronto personale. 
era per indicare come fosse distante dai miei pensieri quello che tu hai visto come una serie 
di ossessioni. ma, a parte le intenzioni, stavo semplicemente descrivendo a posteriori quello 
che è un tipico svolgimento di una partita di tennis. basandomi sia sulle esperienze personali
che su quello che si può vedere nei circoli e in tv. dove le hai ravvisate queste ossessioni ? 
quando una persona dice che per puntare a vincere bisogna esprimere il meglio del proprio 
tennis e che in una partita ci possono essere tante situazioni da affrontare, dovute sia al 
proprio rendimento incostante che all'osticità dell'avversario, non capisco come fai tu a 
vederci qualcosa di ossessivo. mi sono limitato a descrivere quello che succede. non ho 
specificato se è una cosa che a me piace nei modi attuali o nelle teorie di base e via dicendo,
ho soltanto descritto quello che si vede chiaramente dalle partite agonistiche e dei pro.

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mi dici che se l'avversario ti fa una grande risposta sul tuo servizio in base al mio ragionamento 
dovresti cambiare servizio. ma quale ragionamento ? ma sei sicuro che non ti confondi con altri
utenti ?

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Di certo mi confondo. Io ho la tendenza a mettermi in discussione.

Ho frainteso questa frase "nel corso di una partita ci sono rendimenti altalenanti significativi, soprattutto al servizio. poi ci sono punti importanti che non serve niente al di fuori della concentrazione, altri dove si può e si deve osare e via dicendo".

E' un punto, questo, sul quale si discute spesso, ovvero se vale di più "imporsi" o "adattarsi". Al di là dei vari significati che ognuno di noi dà alle parole... siamo a livello di primogenitura dell'uovo o della gallina. Sinceramente, più il livello tecnico è alto e maggiore è il peso dell'istinto e del carattere. L'istinto è tante cose, magari anche un insieme di sensazioni e intuizioni che quando vinci sono "genio"...ma quando perdi sono "maniacalità". Ecco, ho incrociato un po' di concetti e di discorsi fatti di recente.

Non è un discorso facile da farsi su uno scambio di messaggi. Anche perché non sono nemmeno sicuro di aver centrato quello che intendi.

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Sull'istinto sono d'accordo perché è l'istinto che mi ha fatto ricordare molte cose più delle lezioni con il maestro. Mi sono serviti più i ricordi o i déjà vu diretti o indiretti a farmi rispondere istintivamente ad un colpo, ad un servizio, e magari in difficoltà magari viene fuori il meglio.
Per cui si meglio l'istinto alla razionalità. Meglio colpire come se non ci fosse un domani ma divertirsi a giocare a tutto braccio senza freni inibitori. Magari prendi l'avversario in contropiede perché non di aspetta la tua tattica aggressiva.

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imporsi non esclude adattarsi, se ti adatti spesso e facilmente entra a far parte del tuo modo di importi. ma chiaramente dipende da tante cose, capacità di osservazione, spirito di sacrificio, qualità e varietà del patrimonio tecnico, tenuta mentale e fisica. e non sono sempre e soltanto fattori costanti. è un'interazione di rendimenti e caratteristiche tra due giocatori.

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VANDERGRAF ha scritto:
imporsi non esclude adattarsi, se ti adatti spesso e facilmente entra a far parte del tuo modo di importi. ma chiaramente dipende da tante cose, capacità di osservazione, spirito di sacrificio, qualità e varietà del patrimonio tecnico, tenuta mentale e fisica. e non sono sempre e soltanto fattori costanti. è un'interazione di rendimenti e caratteristiche tra due giocatori.


Eh sì... così come esiste il giocatore che ti sta antipatico (in campo e/o fuori), con cui perdi le staffe, con cui perdi "nonostante...", con cui perdi per "troppa fretta". Non di rado carattere, umiltà, spirito di sacrificio possono tirare brutti scherzi, annebbiare la tecnica o, al contrario, supplire a carenze.
E' uno sport bastardo. Affascinante, per carità, ma con tante zone d'ombra. Ci piace per questo.

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Ci attira il lato oscuro del tennis Twisted Evil
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