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Il problema non sono i pallettari...

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Dopo la 4° sconfitta al primo turno su sei tornei giocati, tutte contro avversari di classifica pari o inferiore, ho capito che il problema non è l'avversario che io definivo "pallettaro" bensì io! Non sono loro ad essere pallettari ma sono io che non reggo con la testa più di un paio di punti ottenuti con una scambio relativamente prolungato (4/5 scambi)! E giustamente l'avversario si adegua, rimanda la palla nella mia metà campo, giocabilissima, senza particolari effetti o peso o angolazione, aspettando il punto gratis e io puntualmente sbaglio, perchè cerco il punto diretto dal momento che non riesco a rimanere con la testa nello scambio. Gioco con la speranza che sia l'avversario a regalarmi il punto (come faccio io) senza "sudarmelo"...in pratica il mio avversario ideale sarei io stesso! "Chi vive sperando, muore ca__ndo" diceva Abatantuono in un film! Ed è molto frustrante ripercorrere mentalmente la partita e capire che l'altro ha vinto senza fare (relativamente) niente...Praticamente i miei avversari giocano senza un minimo di pressione psicologica, vanno sul velluto: mi auto-sconfiggo. Ma come invertire questa tendenza? Come evitare di andare in vantaggio 3-0, 3-1, 4-2 e perdere puntualmente il set perchè inizio a pensare a 1000 cose? Perchè appena fatto il break vado al servizio pensando "ok, concentrati sul servizio e cerca di vincere il game" e puntualmente parto con due doppi falli? Bha...tecnicamente sono bravo ma basta che incontri uno con un minimo di "tenacia" nel giocare il punto, anche molto più scarso di me, che mi vince di sicuro! Saluti

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Razz

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hai fatto il primo passo avanti, cioè ammettere quello che la maggior parte di noi non fa mai. che non è copla del pallettaro.
quando ti accorgi di giocare contro te stesso, allora bisogna smettere di pensare. bisogna iniziare a giocare davvero sui propri punti di forza.
poi bisogna fare i distinguo necessari.
c'è pallettaro e pallettaro, io tecnicamente divento "pallettaro" quando gioco con un avversario di categoria superiore alla mia che viene avanti. non ho scelta.

Con i pallettari preparati atleticamente ma con limiti tecnici cerco di variare e di essere creativo con stretti, palle corte alternati a colpi lunghi, rotazioni e back profondi. Metterli nella condizione di giocare colpi difficili.

In questo caso aiuta servire molto bene perchè poi si può cercare di essere aggressivi sul servizio del pallettaro che non è mai una saetta perchè di solito questi individui temono il doppio fallo più di ogni altra cosa al mondo. quindi avanti con con i piedi dentro al campo a mettere pressione.

In fondo è facile se ti trovi in difficoltà significa al cento per cento che dal punto di vista tecnico devi riguardare qualcosa, perchè per variare è necessario esssere molto sicuri sui propri colpi.

Con i pallettari creativi, i peggiori, cioè quelli tecnicamente bravi ma un po' pigri per costruire , beh allora pazienza e gambe sudore e grinta.

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Pensa meno , pensa meno.
Fai bene il dritto incrociato ? Usa prevalentemente quello.
Hai una palla di servizio sicura ? Usa quella senza pensare a chissà quali schemi.

Nel tennis sostanzialmente bisogna cercare di giocare il più possibile sui propri punti di forza , cercando si di individuare i punti deboli dell'avversario , ma senza snaturare il proprio gioco.

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nardac ha scritto:
Nel tennis sostanzialmente bisogna cercare di giocare il più possibile sui propri punti di forza , cercando si di individuare i punti deboli dell'avversario , ma senza snaturare il proprio gioco.


Ecco per esempio una cosa che non mi riesce mai: capire quali sono i punti deboli del mio avversario! Dato che do per scontato che ognuno abbia i suoi punti deboli (altrimenti non saremmo IV...) perchè tutti sgamano i miei e io non riesco a capire quelli degli altri? O meglio, li capisco dopo che ho dato la mano sotto rete? E' come se giocassi di istinto, senza pensare, nonostante abbia la testa affollata di pensieri su come giocare...è complicato da spiegare, solo chi ho avuto esperienze simili può capire...come disse Panatta "questo sport l'ha inventato il diavolo"

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Umberto ha scritto:
Dopo la 4° sconfitta al primo turno su sei tornei giocati, tutte contro avversari di classifica pari o inferiore, ho capito che il problema non è l'avversario che io definivo "pallettaro" bensì io! Non sono loro ad essere pallettari ma sono io che non reggo con la testa più di un paio di punti ottenuti con una scambio relativamente prolungato (4/5 scambi)! E giustamente l'avversario si adegua, rimanda la palla nella mia metà campo, giocabilissima, senza particolari effetti o peso o angolazione, aspettando il punto gratis e io puntualmente sbaglio, perchè cerco il punto diretto dal momento che non riesco a rimanere con la testa nello scambio. Gioco con la speranza che sia l'avversario a regalarmi il punto (come faccio io) senza "sudarmelo"...in pratica il mio avversario ideale sarei io stesso! "Chi vive sperando, muore ca__ndo" diceva Abatantuono in un film! Ed è molto frustrante ripercorrere mentalmente la partita e capire che l'altro ha vinto senza fare (relativamente) niente...Praticamente i miei avversari giocano senza un minimo di pressione psicologica, vanno sul velluto: mi auto-sconfiggo. Ma come invertire questa tendenza? Come evitare di andare in vantaggio 3-0, 3-1, 4-2 e perdere puntualmente il set perchè inizio a pensare a 1000 cose? Perchè appena fatto il break vado al servizio pensando "ok, concentrati sul servizio e cerca di vincere il game" e puntualmente parto con due doppi falli? Bha...tecnicamente sono bravo ma basta che incontri uno con un minimo di "tenacia" nel giocare il punto, anche molto più scarso di me, che mi vince di sicuro! Saluti

ma chi sei? me?! Very Happy
potrei aver scritto parola per parola il tuo post! ritieniti in compagnia! per me è la stessa cosa. molti di quelli che mi guardano giocare e perdere (be', spesso vinco eh, non sono proprio scarsissimo! Wink ) mi dicono: "hai fatto tutto tu". e in effetti è così. se trovo quello che mi rimanda la palla sempre, fatico a concepire l'idea di dover remare , pazientare e aspettare la palla buona. tendo ad innervosirmi, a farmi prendere dalla smania di fare il punto e allo stesso tempo dal timore (mi conosco!) di sbagliare, prima o poi, e allora arriva la voglia di abbreviare lo scambio per non arrivare alla ennesima palla, che statisticamente sbaglierò.
e voler abbreviare significa non avere la lucidità di aspettare il momento propizio, ma forzare anche quando non sarebbe il caso.
in effetti, salvo evidente superiorità dell'avversario, il mio primo avversario, il più ostico, il più coriaceo e subdolo, dotato di ottime tattiche psicologiche per annientarmi, è uno solo: io.

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aggiungo che questa sindrome dell'autosconfitta si fonda non già, secondo me, su debolezze psicologiche o falle tattico-strategiche, ma su deficit meramente tecnici: il non aver la tecnica e l'allenamento sufficienti a tenere un palleggio prolungato.
è tutto qui. se io non sono abbastanza allenato, abbastanza solido tecnicamente, so per esperienza da allenamento e da partitelle che dopo x scambi, sbaglio. se so questo, sono insicuro e allora va da sè che l'istinto di autoconservazione tennistica mi dice di abbreviare lo scambio, per fare la qual cosa devo per forza prendere dei rischi che, in quanto tali e in quanto accompagnati da una tecnica imperfetta, portano all'errore anch'essi.
la soluzione? allenarsi umilmente e metodicamente per tenere il palleggio, anche ai 2 all'ora, anche con topponi alti e lenti, con percentuale di errore 0.
ma per farlo, non basta volerlo, ci vuole allenamento, allenamento e ancora allenamento, per rendere solidi i fondamentali e acqyuisire una velocità di crociera che ci permetta di navigare senza rischi. se l'altro ha una velocità di crociera maggiore e ci mette in difficoltà, allora è più bravo e dobbiamo allenarci di più.

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Umberto ha scritto:
nardac ha scritto:
Nel tennis sostanzialmente bisogna cercare di giocare il più possibile sui propri punti di forza , cercando si di individuare i punti deboli dell'avversario , ma senza snaturare il proprio gioco.


Ecco per esempio una cosa che non mi riesce mai: capire quali sono i punti deboli del mio avversario! Dato che do per scontato che ognuno abbia i suoi punti deboli (altrimenti non saremmo IV...) perchè tutti sgamano i miei e io non riesco a capire quelli degli altri? O meglio, li capisco dopo che ho dato la mano sotto rete? E' come se giocassi di istinto, senza pensare, nonostante abbia la testa affollata di pensieri su come giocare...è complicato da spiegare, solo chi ho avuto esperienze simili può capire...come disse Panatta "questo sport l'ha inventato il diavolo"


Non è raro , da fuori dal campo si capisce molto più chiaramente cosa un giocatore dovrebbe fare per vincere , ma quando sei in campo la tensione e la fatica ti possono appannare il giudizio .
Comunque ripeto concentrati sui tuoi punti di forza , quelli li conosci e non devi pensarci.
A mio giudizio uno deve cercare di fare sempre il proprio gioco , resta più concentrato e non cerca di fare cose particolari che solitamente non fa dettate dalle debolezze dell'avverarsario.
Sei un giocatore d'attacco ? Gioca d'attacco.
Sei un pallettaro ? Fai il pallettaro.

Poi ovvio capitano le partite in cui il proprio stile di gioco è chiaramente perdente , a quel punto si può provare a cambiare , tanto persa per persa ...

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alain proust ha scritto:
ma chi sei? me?! Very Happy
potrei aver scritto parola per parola! in effetti, salvo evidente superiorità dell'avversario, il mio primo avversario, il più ostico, il più coriaceo e subdolo, dotato di ottime tattiche psicologiche per annientarmi, è uno solo: io.


Very Happy piacere di conoscerti, fratello!!!

Come ha detto nardac "da fuori dal campo si capisce molto più chiaramente cosa un giocatore dovrebbe fare per vincere". Per analogia, gli utenti del forum possono aiutare gli altri a capire dove sbagliano, ed è una cosa tanto bella quanto per noi giocare a tennis!

Saluti a tutti

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alain proust ha scritto:
aggiungo che questa sindrome dell'autosconfitta si fonda non già, secondo me, su debolezze psicologiche o falle tattico-strategiche, ma su deficit meramente tecnici: il non aver la tecnica e l'allenamento sufficienti a tenere un palleggio prolungato.
è tutto qui. se io non sono abbastanza allenato, abbastanza solido tecnicamente, so per esperienza da allenamento e da partitelle che dopo x scambi, sbaglio. se so questo, sono insicuro e allora va da sè che l'istinto di autoconservazione tennistica mi dice di abbreviare lo scambio, per fare la qual cosa devo per forza prendere dei rischi che, in quanto tali e in quanto accompagnati da una tecnica imperfetta, portano all'errore anch'essi.
la soluzione? allenarsi umilmente e metodicamente per tenere il palleggio, anche ai 2 all'ora, anche con topponi alti e lenti, con percentuale di errore 0.
ma per farlo, non basta volerlo, ci vuole allenamento, allenamento e ancora allenamento, per rendere solidi i fondamentali e acqyuisire una velocità di crociera che ci permetta di navigare senza rischi. se l'altro ha una velocità di crociera maggiore e ci mette in difficoltà, allora è più bravo e dobbiamo allenarci di più.


d'accordissimo con questo concetto!
Anch'io mi ritrovo nelle parole dell'autore del topic e al di là del lato psicologico, sono d'accordo con te nell'ammettere che "l'autosconfitta" dipenda spesso da proprie lacune tecniche e/o mancanza di allenamento "serio"

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Eccomi.....sindrome dell'autosconfitta anche per me!!!! Evil or Very Mad

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Domenica giocavo in un piccolo circoli dove c'è un torneo di 4^ questa settimana. Giocavano due 4.5, i 4.4 al secondo turno... I due 4.5 hanno iniziato insieme a me, alle 12. Alle 14 io sono venuto via dal campo, loro erano sul 2-0 del 3°... ...
Mi sono fermato a guardare: scambi medio sui 30/35 colpi, tutto centrale, nessuno spingeva, nessuno angolava, nessuno scedeva a rete... Motivo: erano stanchi, certo, ed entrambi giocavano sul sbaglio meno.

Guardandoli mi sono detto: se i 4.5 giocano così, perchè non mi iscrivo? Metto un po' a posto la 2^ di servizio e vado... Oggi, dopo averci riflettuto dico, che contro di loro potrei uscire, per mille ragioni. Le stesse che hai portato tu: loro aspettano... aspettano, aspettano. Se sei forte, non c'è storia, ma se manca esperienza, beh, l'errore è dietro l'angolo...

Fatto sta che uno dei due lo conosco, poco, ma lo consoco: mo gli chiedo di giocare... Very Happy sono un marpione, un marpione tennistico!

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Occhio che però la partitella amichevole non c'entra niente con un match di torneo.

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Felipo ha scritto:
Occhio che però la partitella amichevole non c'entra niente con un match di torneo.


Se parli con me, lo so; anni fa ho fatto un paio di tornei (sociali, per carità, ma cmq sono un buon termometro) e so la sensazione diversa, la tensione dell'esordio, la palla differente, la testa e mille fattori che entrano e fanno uscire tutte le magagne tennistiche!

Infatti sono consapevole che se andassi adesso lo farei con delle grosse mancanze...quindi senza velleità di vincere il titolo. Lo farei più per il mio divertimento, consapevole che se esco al 1° contro un pallettaro, o uno a mia portata, beh, sarà per la prossima... Speranza solo di non beccare uno troppo forte, altrimenti il porello si rompe le scatole!

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Caro alain, oggi riflettevo su questa tua considerazione "questa sindrome dell'autosconfitta si fonda non già, secondo me, su debolezze psicologiche o falle tattico-strategiche, ma su deficit meramente tecnici: il non aver la tecnica e l'allenamento sufficienti a tenere un palleggio prolungato"

Sono d'accordo sul fatto che migliorando tecnicamente parte dei problemi si risolvono, ma quello che mi lascia perplesso è che quelli con cui perdo non mi sembrano tanto più bravi tecnicamente di me! Cioè, perdere con uno veramente bravo, nulla da obiettare...ma con quelli <= c'è da sconfortarsi...

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CorriCorrado ha scritto:
Domenica giocavo in un piccolo circoli dove c'è un torneo di 4^ questa settimana. Giocavano due 4.5, i 4.4 al secondo turno... I due 4.5 hanno iniziato insieme a me, alle 12. Alle 14 io sono venuto via dal campo, loro erano sul 2-0 del 3°... ...
Mi sono fermato a guardare: scambi medio sui 30/35 colpi, tutto centrale, nessuno spingeva, nessuno angolava, nessuno scedeva a rete... Motivo: erano stanchi, certo, ed entrambi giocavano sul sbaglio meno.

Guardandoli mi sono detto: se i 4.5 giocano così, perchè non mi iscrivo? Metto un po' a posto la 2^ di servizio e vado... Oggi, dopo averci riflettuto dico, che contro di loro potrei uscire, per mille ragioni. Le stesse che hai portato tu: loro aspettano... aspettano, aspettano. Se sei forte, non c'è storia, ma se manca esperienza, beh, l'errore è dietro l'angolo...

Fatto sta che uno dei due lo conosco, poco, ma lo consoco: mo gli chiedo di giocare... Very Happy sono un marpione, un marpione tennistico!

be, ma se lo scambio MEDIO era di 30 palleggi, allora erano davvero dei buoni quarta categoria, perchè tenere così tanti scambi, pur a ritmo basso, al terzo set non è cosa da poco. io fatico a tenerli in allenamento e nei primi 15 minuti, quando ancora sono fresco come una rosa. Sad

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be, ma se lo scambio MEDIO era di 30 palleggi, allora erano davvero dei buoni quarta categoria,


Uno dei due (per intenderci quello che conosco) lo conosco perchè giocava 10 anni fa da una vita , in un gruppetto in cui mi ero inserito. E' sempre stato a quel livello; gioca veramente da sempre, se lo vuoi battere lo devi prendere sulla corsa e sugli spostamenti, ma fosse facile...

L'altro non lo conosco, ma cmq aveva circa un 45/50 anni, e si è adeguato molto al gioco del primo; ma stava perdendo e si stava veramente incavolando, quando invece il primo, come se nulla fosse.

Non so chi ha vinto, ma un'idea...

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secondo me a volte uno diventa pallettaro per esigenza, ovvero quando non hai colpi che riescono a chiudere lo scambio cerchi di allungarlo nella speranza della buona sorte.

il problema vero invece, ma parlo solo da spettatore essendo la mia carriera tennistica troppo breve, sta nel fatto che il pallettaro di professione (come lo chiamo io) cerca di allungare lo scambio per innervosirti, anche perchè uno scambio di 20 colpi senza cercare righe, rotazioni, palle corte ...più o meno lo sappiamo fare tutti, mentre in pochi hanno voglia di farlo.
Io ad esempio preferisco perdere 6-0 6-0 e tirare (se cosi posso definire i miei colpi) piuttosto che rimandarla di la e basta.

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md ha scritto:
secondo me a volte uno diventa pallettaro per esigenza, ovvero quando non hai colpi che riescono a chiudere lo scambio cerchi di allungarlo nella speranza della buona sorte.

il problema vero invece, ma parlo solo da spettatore essendo la mia carriera tennistica troppo breve, sta nel fatto che il pallettaro di professione (come lo chiamo io) cerca di allungare lo scambio per innervosirti, anche perchè uno scambio di 20 colpi senza cercare righe, rotazioni, palle corte ...più o meno lo sappiamo fare tutti, mentre in pochi hanno voglia di farlo.
Io ad esempio preferisco perdere 6-0 6-0 e tirare (se cosi posso definire i miei colpi) piuttosto che rimandarla di la e basta.

secondo me - e ripeto quanto già ho scritto e letto in altri 3d - il pallettaro ha una nomea ingiusta, già il termine lo fa capire, è un po' dispregiativo. chissà perchè si soprannomina pallettaro quello regolare che cerca di sbagliare il meno possibile, pur senza prendere rischi, e non si affibbia un titolo altrettanto "dispregiativo" ad uno che alterna un colpo da applausi ad un colpo sui pini. in realtà, chi sa giocare a tennis è il primo, non il secondo, almeno finchè il primo fa più set del secondo, cose che accade regolarmente, ai nostri livelli.
non sono d'accordo che non si fa i pallettari per scelta, quasi fosse umiliante. e neanche che "tutti son capaci". secondo me non si fa perchè non si è capaci, tecnicamente si è insufficienti a tenere uno scambio senza prendere rischi.
o meglio, ognuno di noi che non sia ad un livello di assoluto principiante, sa mettere la palla di là praticamente a zero rischi, quindi virtualmente potrebbe non sbagliare mai ad una determinata e bassa velocità. il problema è che ci sopravvalutiamo e pensiamo di poter tenere un palleggio "in sicurezza" forzando oltre i nostri limiti.
oppure, non teniamo mentalmente per insicurezza o per fretta e, con la smania di chiudere, spariamo tentando il colpo risolutore.
dal canto mio, perdere 60 60 facendo il brillante mi dà meno soddisfazione che vincere 75 75 anche mandandola solo di là.
anzi, se vinco grazie ad un tennis attento e equilibrato, ho grande soddisfazione, se perdo con qualunque punteggio, sono comunque depresso, anche se ho trovato qualche manciata di punti da top 100.

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ovviamente il mio chiamare "pallettaro" chi gioca a tennis senza rischiare non è in tono dispregiativo, anzi, chi vince ha sempre ragione, del resto se 1 è più forte al 90% vince anche contro il "pallettaro" (considera che la mia ragazza è considerata pallettara e quando la guardo spesso mi innervosisco perchè vorrei giocasse diversamente).

però il mio modo di interpretare questo sport fa si che preferisco rischiare piuttosto che attendere, ovviamente il tutto deriva dal fatto che il mio obiettivo (irragiungibile) è giocare contro chiunque e vincere tirando, questo perchè siginifica che sono padrone del "mezzo".

Del resto qualsiasi sport viene affrontato in modo diverso dai praticanti, basta pensare al calcio, a tutti piacerebbe giocare come il barcellona ma la champion vinta dall'inter lo scorso anno ha lo stesso valore.

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ma certo, il termine spregiativo non l'hai inventato tu, e peraltro io purtroppo sono della categoria "colpo da campione. pino", tanto per estremizzare il concetto.
secondo me (non solo secondo me, questo l'ho letto altrove ed è un concetto che mi è piaciuto e che ho fatto mio) è mancanza di cultura tennistica. ossia, accecati dalla bellezza e dall'esplosività dei colpi dei pro, pensiamo di dover andare in campo tentando copi meravigliosi e, al contempo, quasi guardiamo dall'alto in basso chi umilmente ma correttamente sapendo di non avere il bagaglio tecnico per sfoderare dei traccianti imprendibili, palleggia, ben alto sopra la rete, ben dentro il campo. e se poi capisce che il suo avversario al quinto scambio decide di mirare ai piccioni, si può biasimarlo se continua su questa strada per portare a casa la partita? al nostro livello, vince che sbaglia meno, ma non solo al nostro livello perchè anche fra i pro rendiamoci conto che, seppur a livelli di gioco da fantascienza, gli errori non provocati ci sono anche lì.
anche io tempo fa giocavo in maniera esageratamente brillante, alternando bei colpi risolutivi ad errori banali. oggi, leggendo e capendo, cerco di abbassare il livello di rischio, paziento, faccio meno il brillante e più il concreto, per quanto è possibile con la mia tecnica e la mia forma attuali.
anche perchè attendere non significa necessariamente aaspettare l'errore avversario, significa soprattutto attendere la palla buona per forzare in sicurezza. se picchio il lungolinea su una palla profonda del mio avversario, mi carico di un rischio enorme e non è detto che lo metta in difficoltà. se aspetto la palla che rimbalza nell'area del servizio, il mio lungolinea avrà più probabilità di successo con meno rischio.
poi, scrivere è facile. ma dopo tutte queste belle parole alla prossima partita è probabile che mi cimenterò in un rovescio coperto a tutto braccio lungolinea che sarà un vincente imprendibile. oppure che andrà a conficcarsi direttamente nella recinzione. Very Happy

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è vero, per vincere senza fare il pallettaro bisogna avere una buona tecnica, altrimenti si rischia di fare molti errori, domenica ho giocato con un 4.3, vero pallettaro e sceso a rete 3 volte per grazie ricevuta, ogni volta che abbassavo la palla per cercare di costruire, alla prima difficolta palla alta e lunga in centro ( neanche sul rovescio) , ogni punto 8-10-12 scambi, io gioco a tennis per divertirmi e cercare di fare qualcosa di piacevole ( non sono riuscito), il risultato e importatnte se c'è anche il bel gioco ( per me) altrimenti faccio dell'altro, comunque dopo questo mio pensiero il risultato finale è stato 6-1 6.1 per LUI Sad Sad , il peggio è che non mi sono divertito affraid No

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ti do ragione, ma secondo me una buona dose di divertimento e di buon umore la danno le vittorie, comunque arrivino, anche perchè se vinci hai meritato, per un motivo o per l'altro.
è di qualche giorno fa una partita in cui per la prima volta in vita mia ho giocato un tennis che a pelle non sentivo mio (mancanza di cultura tennistica, dicevo prima...), contro Il Pallettaro di turno, sforzandomi di giocare un tennis molto ordinato ed elementare: tenere la diagonale, attaccare in lungolinea o in incrociato in contraopiede solo ed esclusivamente quando la palla è corta e la probabilità di successo è alta.
dopo i primi due game combattutissimi in cui dovevo ancora capire che fare, ho vinto il set 60. eppure ho sentito la partita come "combattuta", nonostante i lpunteggio perentorio. forse perchè era combattuta dentro di me, a sforzarmi di non rovinare tutto con le mie solite uscite superbrillanti.
devo dire che durante la partita non mi sono divertito un gran che, tenevo la palla dentro con dei topponi, attaccavo, chiudevo a rete se necessario.
ma dopo ho avuto una bella sensazione di aver giocato bene, di aver fatto le cose giuste. insomma, ero soddisfatto.

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alain proust ha scritto:
io purtroppo sono della categoria "colpo da campione. pino"


A me sto alain proust mi fa morire...verrei fino ad Alessandria per conoscerti e farmi una partita con te...solo che appartenenedo anche io alla stessa categoria dovremmo giocare con taaaaaante palline... Very Happy

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md ha scritto:
.....Io ad esempio preferisco perdere 6-0 6-0 e tirare (se cosi posso definire i miei colpi) piuttosto che rimandarla di la e basta.

.... anche io! ...ed è per questo che perdo regolarmente.... Very Happy
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