al di la' dei pronostici piu' o meno azzeccati su chi vincera' gli US Open...
mi permetto riportare per un attimo l' attenzione di tutti a Casa Italia, con una perla del "maestro" ...
2.09.2010 da NY Ubaldo Scannagatta (n.d.r.)
Le ragioni di una supremaziaNiente è casuale nel tennis.
Se tre donne italiane sono al terzo round e
tre uomini perdono al primo turno, anno dopo anno, basta ripercorrere il percorso di vita di Sara Errani attraverso le sue parole per capire quasi tutto.
Evidenziati dalle stesse Schiavone, Pennetta ed Errani. Il callo ai tennisti italiani che si rifiutano testardamente di passano le qualificazioni dell’US open.
Il callo ai tre tennisti azzurri che in tabellone in virtù di posizioni di retroguardia post-50 come un anno fa (quand’erano cinque) hanno regolarmente perso tutti al primo turno.
Il callo alle solite tre ragazze più forti, Schiavone, Pennetta ed Errani, che vincono tutte alla grande sottolineando in maniera impietosa il divario che separa il nostro tennis femminile da quello maschile e fa dire, papale papale a Flavia Pennetta: “Noi siamo d’un altro livello, Francesca è n.7 del mondo, io sono stata top-ten…”, e non lo dice certo con cattiveria, lei che dei ragazzi italiani, Potito in testa, è certo amicissima.
Il callo a quelli che in tabellone perdono regolarmente al primo turno. Il callo alla Spagna che ci bastona tutte le volte che ci incontra o quasi (tennis, calcio, ciclismo… è uguale), qui tre duelli e tre batoste: prevedibili in fondo quelle di Fognini con Verdasco (i miracoli si fanno una volta sola, non li ripeteva nemmeno… chi li faceva sul serio 2010 anni fa!) e di Starace con Almagro capace di sommergerlo con 31 aces (ci sarà mai un italiano che batte meglio di un avversario? Tutti a parlare di come serve male Volandri…ma della seconda palla di servizio degli altri vogliamo parlare?). Meno prevedibile francamente quella di Seppi che nemmeno un vantaggio di due set ha messo al riparo dalla rimonta del modesto Granollers.
Quando Andreas, altoatesino con le Alpi che hanno sempre soffiato freddo alle spalle, migliorato soprattutto nell’italiano e nel sense of humour (chi l’avrebbe detto? Eppure garantisco), ti dice che: a) Non mi sono preparato tanto bene per questo US Open b) Faceva troppo caldo…
…che gli vuoi dire se non mostrargli tanta comprensione?
Almeno tanta quanto ne merita anche per aver fatto capire d’essere pronto a tornare sui propri passi riguardo al prossimo incontro di Coppa Davis in Svezia. La miglior notizia del giorno in campo maschile, considerate le difficoltà sempre mostrate da Starace nell’adattarsi alle superfici veloci (con l’eccezione olandese di maggio).
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Sintetizzo in poche righe la mia profonda ammirazione per
Sara Errani,
l’unica ragazza sulle orme _ pur distaccata e in classifica e in potenziale _ delle due star veterane Schiavone e Pennetta.Sarrita ha dominato, giocando con grande intelligenza una Kleybanova abbastanza sciupona, ma facendo tutte le cose tatticamente più giuste (“palle alte e liftate per cacciarla lontana e poi poterla muovere più facilmente”) e smentendo sul campo quanto aveva appena affermato Potito Starace “La tattica? Conta poco o nulla. Quando uno serve come serve Almagro, due aces a game negli ultimi due set, c’è poco da fare. E quando servo io anche: se entra la battuta e il dritto bene, faccio il mio gioco, sennò…” e così parlando allargava le braccia.
Certo, e ribadisco, la sua intervista in audio vale oro:
dovrebbero ascoltarla soprattutto tutti quei genitori che puntano su figli futuri professionisti della racchetta il primo segreto dei successi di Sara, al terzo turno all’US open per il secondo anno di fila (un anno fa perse dalla Wickmayer rivelazione poi giunta in semifinale), non è l’acume tattico, non è il fisico, non è il tennis, non sono i colpi (e del suo servizio…beh lasciamo stare).
E’ la grinta davvero straordinaria di una ragazzina che voleva davvero arrivare a tutti i costi, fin da quando aveva quattro, cinque, sei anni. Con due genitori che hanno creduto nelle sue possibilità come lei (di più?) e l’hanno aiutata economicamente e con la loro disponibilità come ben pochi altri genitori farebbero. Osservazione banale? Leggete qui di seguito: dagli 8 agli 11 anni Saretta da Massalombarda andava quasi tutti i giorni a Faenza, accompagnata da mamma Fulvia quando non anche da papà Giorgio, per allenarsi con i maestri Casadei e Montalbini. A 12 lei si presenta da Bollettieri in Florida, sola soletta, senza spiccicare una parola d’inglese, senza papà né mamma che assai saltuariamente la vengono a trovare. Piange, soffre di solitudine, è una bambina di 12 anni, ma non molla.
Torna in Italia e sta due anni a Faenza. Poi un anno a Lugo. (Sembra tutto vicino, ma quelli che si lamentano perché c’è traffico per arrivare al circolo della propria città?). Chi li accompagna fa quattro viaggi al giorno. La porta, se ne va, ritorna a prenderla, la riporta a casa. Genitori santi. E benestanti _ il padre commerciante di frutta crede in lei…anche se non è venuta tanto alta, un metro e 64 scarsi con un baricentro un tantino basso. Poi un anno a Forlì, da Casadei e Pambianco. Non basta: si va in Spagna, un anno da Bruguera a Barcellona. Prima di approdare a Valencia, dove si allena da 6 anni a Val, stessa Accademia frequentata da Ferrer, Andreev e la sua girlfriend Kirilenko, a suo tempo Safin….
Beh, avete un’idea di che volontà ci voglia, di quante rinunce abbia fatto Saretta pur di arrivare dove è oggi? Quanti ragazzi italiani (e quanti genitori) si sarebbero sottoposti a tali forche caudine (senza garanzie di successo, investendo per 10-12 anni senza sapere se ci sarebbe mai stato un ritorno economico e di soddisfazione) come ha fatto Sara?
La risposta è nei risultati ottenuti dai nostri tennisti in calzoncini.
Nessuno.
E non caviamocela con la ritrita banalità di un circuito femminile più facile.
I ragazzi italiani sono mai andati ad allenarsi all’estero? Hanno mai fatto le scelte dolorose, sofferte, di Flavia, Francesca, Sara? Si sono mai impegnati allo stesso modo, facendo gli stessi sacrifici? Sono mai riusciti a restare a lungo al top del loro best ranking (accarezzato per qualche mese o poco più nel migliore dei casi) come accade da anni ormai per Flavia, Francesca, Sara? Le risposte a questi interrogativi voi lettori di Ubitennis (ancor prima di sentire gli audio di Francesca che parla di consapevolezza, di Sara che parla di responsabilità, di Flavia che parla di impegno) le conoscete meglio di me e come loro.
E allora ci si deve ancora sorprendere se da anni la situazione è quella che è?
Io, ormai, sono troppo vecchio per sorprendermi ancora.
E lo dico, badate bene, senza con questo voler tirare la zappa addosso a Fabio, Potito e Andreas che mi sono simpatici e sono bravissimi ragazzi che hanno faticato anche loro per arrivare dove sono arrivati (e dove tanti altri, non dimentichiamolo mai, invece arrivati non sono). Solo che fra le nostre ragazze e i nostri ragazzi ci sono e restano quelle sostanziali differenze che sono sotto gli occhi di tutti.
Come i risultati.