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Paura del Servizio?

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Promemoria primo messaggio :

Ciao a tutti,
vi racconto la mia storia...
Ho giocato a tennis da "ragazzo" per 5/6 arrivando a giocare a livelli agonistici...poi ho abbandonato...rpeso da altri interessi e dal "maledetto" calcio a cui tutti i miei amici giocavano..
Adesso ho ripreso a giocare a tennis da circa 4 anni, i primi due in modo saltuario, diciamo 1 volta a settimana..
Da un paio di anni, complice la voglia e la passione, ho iniziato a giocare un pò di più e con più costanza...diciamo 3/4 volte a settimana.
Il mio problema principale è il servizio, mio autentico tallone d'achille...
Capita spesso che in partita regali interi game all'avversario di turno...prime e seconde...tutto!

Consapevole di questa mia difficoltà mi fermo spesso, sia prima sia conclusa la partita, a provare e riprovare servizi, prime, seconde, slice...
Durante le prove me la cavo discretamente, diciamo che su 10, ne sbaglio 3...direi accettabile...
Ieri un'ora di servizi in solitaria...più o meno la stessa media ho tenuto...
Preso dalla curiosità ho sistemato anche una gopro a bordocampo, per capire se e cosa sbagliavo...i movimenti sono giusti...un paio di lezioni con differenti maestri hanno portato lo stesso commento:
I movimenti sono giusti...devi esercitarti...

in partita le cose cambiano...forse le proporzioni si invertono...su dieci ne metto 3...
Non capisco cosa succede...

Forse prevale la "paura di sbagliare"...ma poi che paura? Non sto mica giocando la finale a wimbledon...voglio dire alla fine sono semplici partitelle tra amici...

Non so come uscirne...

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Ma no! Io sono ottimista. Dipende molto dall'ambiente familiare e da come ha impostato la "faccenda" il maestro.
Le scorse settimane ho bazzicato un po' di tornei U14 e mi sono divertito. Mi ha sorpreso mio figlio di 11 anni, Tommy, che è uno con una bella carica di agonismo e che quando ci sono io si diverte anche.
Un paio di settimane fa avevamo i primi turni al mattino di domenica...lui carico come una pila. Per giunta col mal di panza dalla tensione: "tutto papà" pensai... Hihihihi
Arriviamo a un campo con lui che mi spiegava che avrebbe mostrato tutto il repertorio: "papi, il maestro mi chiama Tommic, il bomber"...
Cuore di papi a mille e sorrisino ironico per tenerlo basso...
Arriviamo al campo e ci sono i suoi avversari a scaldarsi. Tommy guarda, raccatta un paio di palle per cortesia, mi guarda bello tosto e fa: "l'importante è perdere con dignità". Ragazzi, quelli tiravano delle mine!!!!
Io mi son messo a ridere e Tommy mi zittiva per paura che mi guardassero male.
Ho passato una mattinata a ridere di tutto. Tommy ha vinto contro un pallettaro dopo una super rimonta ma ha perso con uno davvero forte (e pure educato).
Che sia chiaro Tommy proprio non lo vedo come tennista...ma le risate che mi fa fare lui...

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Very Happy  ma io scherzo king ! Infatti mi son dimenticato di mettere le faccine... Io sono uno che dice sempre che le generazioni future sono sempre meglio di quelle passate anche perché altrimenti il mondo non va avanti. E poi distratti come sono da mille cose sono anche troppo bravi. E poi il tennista vero  in famiglia manco ce lo vedo proprio...vabbe che saremo parenti acquisiti  del mitico fausto gardini...ma quel sangue li in famiglia non lo ha mai preso nessuno ! Ah ah ah

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Provo a rispondere a questo delicato argomento attraverso un breve articolo, sperando di fare cosa gradita e tenendo a precisare di non aver avuto tempo di leggere tutti i post, quindi mi scuso se posso risultare ripetitivo o a volte off topic.

Se vuoi essere un campione, devi aver vinto nella tua mente ogni tua gara, cento volte prima di vincerla nella realtà!” (Martin Liquori).

Tra le tecniche più adottate e interessanti in psicologia dello sport per incrementare la performance degli atleti è l'imagery, o visualizzazione, utile nel rafforzare l’efficacia percepita relativa ad aspetti tecnico-tattici, alla gestione delle emozioni e dell’errore, alla capacità di fronteggiare nel modo migliore le situazioni critiche e nuove, coinvolgendo uno o più sensi (Liggett & Hamada), come la vista ma anche il tatto, l'udito, i muscoli, insomma “è un pensiero che riguarda tutto il corpo”.
La visualizzazione, tuttavia, non si limita a una ricostruzione dei dati sensoriali, percettivi, o di memoria. All’immagine, infatti, è spesso associata un’emozione, per cui ricostruzioni o anticipazioni d’immagini possono generare situazioni di piacere ma anche di disagio, e proprio per questo motivo bisogna essere affiancati in questo lavoro/percorso da un esperto che sia in grado di rievocare immagini particolarmente significative e positive.
È necessario distinguere tra imagery mentale (esterna) e imagery cenestesica (interna). L'imagery mentale consiste nel vedersi da fuori eseguire la prestazione, come se si stesse guardando un film o un video della stessa performance. Nell' imagery cenestesica, invece, l'immaginazione diventa più intensa e profonda, l'atleta si sente in prima persona e percepisce realmente il movimento nei muscoli, come ad esempio quando si concentra sul lancio della pallina, sperimentando le sensazioni ed emozioni della prestazione.
Frester (1984) chiama questa tecnica allenamento ideomotorio, ovvero "…tutte quelle forme di esercitazione nelle quali si ha un'autorappresentazione mentale, sistematicamente ripetuta e cosciente dell'azione motoria che deve essere appresa, perfezionata o stabilizzata, senza che si abbia un'esecuzione reale, visibile esternamente, di movimenti parziali o globali". Il funzionamento dell'allenamento ideomotorio si basa sul fenomeno, noto anche come “effetto Carpenter”, che si fonda sul fatto che immaginare un movimento determina una stimolazione, seppure molto lieve, dei muscoli interessati dall'attività immaginativa. Il risultato sarebbe un rinforzo, un consolidamento della traccia mnestica nella memoria del movimento, il che faciliterebbe la successiva esecuzione concreta.
Le tecniche di visualizzazione e di allenamento ideomotorio consentono all'atleta di rilassarsi e di apprendere nuovi gesti o perfezionare quelli già appresi. Poiché questi esercizi richiedono all'atleta di riuscire a mantenere delle immagini mentali stabili o a seguire il loro corso nell'esecuzione mentale di un gesto, intervengono anche nel miglioramento della concentrazione durante l'esecuzione del gesto stesso.
Inizialmente è opportuno richiamare immagini di scene familiari all’atleta, anche non sportive, per indagare e poi sollecitare le capacità immaginative. Diviene così più facile introdurre visualizzazioni sportive specifiche, scegliendo dapprima abilità o strategie agevoli da controllare, riferite ad un ambiente stabile piuttosto che mutevole, e passando poi a concatenazioni di movimenti, abilità complesse, situazioni di competizione. Successivamente, infatti, gli atleti vengono allenati alla rappresentazione mentale di immagini visive, inserendovi stimoli immaginativi polisensoriali e favorendo in questo modo un maggiore coinvolgimento emotivo e cognitivo da parte del soggetto. La sequenza ideomotoria deve essere ripetuta e allenata, ma nel caso subentri un calo della concentrazione va sospesa immediatamente per passare all'esecuzione pratica.
Dalla letteratura emergono alcune indicazioni sul funzionamento dell’immaginazione motoria:

  • Il compito scelto deve essere un compito che il soggetto può eseguire senza l’interferenza di altre variabili;
  • La maggiore efficacia dell’allenamento, e in particolare dell’immaginazione motoria, si ha in presenza di compiti cognitivamente strutturati e dove è presente una componente simbolica;
  • È possibile sperimentare protocolli contenenti musica con sport aventi una forte componente ritmica.

Proprio per questo motivo risulta evidente quanto questo lavoro possa essere applicato, per esempio, al servizio nel gioco del tennis, colpo praticamente privo di interferenze esterne, se non quelle di punteggio, dove v’è la possibilità, in un contesto di allenamento, di verificarne la pulizia del gesto senza far perdere valore al campito motorio, dove l’apprendimento della tecnica viene considerato preliminare all’applicazione della stessa in un contesto di gara; inoltre, il compito richiede un movimento armonico, coordinato e preciso, facilmente associabile anche al concetto musicale di ritmo, scandito da una precisa tempistica interna che l’atleta deve rispettare.
Le ricerche hanno chiaramente dimostrato che le immagini positive, nella routine poco prima di una prestazione atletica, portano a migliori performance, ad esempio, l'utilizzo di auto-istruzioni prima di servire nel tennis porta a una maggiore precisione (Malouff et al., 2008; Taylor & Shaw, 2002;. Woolfolk et al, 1985). Quelle negative, come per esempio le immagini soppressive (dove l’atleta immagina "di non sbagliare"), produce invece cali nelle prestazioni (Beilock e colleghi, 2001), perché la mente spesso non riesce a dimenticare il "non" e le negazioni in una frase, danneggiando l’esecuzione.

Bisogna però fare attenzione ad utilizzare immagini mentali in modo inappropriato, è stato infatti dimostrato che se gli atleti sono alle prime armi e non hanno schemi precisi di competenze, la loro immaginazione mentale potrebbe ricreare delle "cattive abitudini" di pensiero (Hall, 2001; Noel, 1980). Soltanto dopo aver stabilito adeguati livelli di abilità, quindi aver creato una buona base tecnica, la visualizzazione potrà servire ed essere utilizzata come canale per il trasferimento di competenze.

Un’altra variabile importante riguarda la velocità delle immagini mentali riproposte, che possono essere o al rallentatore o a velocità reale. In origine, si riteneva che lo slow motion potesse essere più efficace permettendo agli atleti di isolare elementi di debolezza delle proprie prestazioni, così da poterli modificare e migliorare. Tuttavia, i ricercatori (Holmes & Collins, 2001) hanno suggerito che le azioni e i movimenti a rallentatore possono suscitare schemi neurali diversi da quelli creati durante la prestazione e quindi portare ad errori nella esecuzione effettiva, mentre è opportuno ricrearsi immagini mentali della stessa durata e tempo delle situazioni reali.

La combinazione d’immagini visive e cinestetiche, inoltre, sarebbe più efficace perché aggiunge informazioni alle immagini (Hardy & Callow, 1999), utilizzando tutti i sensi, infatti, si ottiene una rappresentazione più vicina alla situazione reale e, pertanto, dovrebbe aiutare a migliorare le prestazioni (Munroe et al, 2000;. Hausenblas et al, 1999.).

Non devono tuttavia esserci malintesi: lo sviluppo della capacità di visualizzazione è un’abilità psicologica molto importante ma non sostitutiva dell’allenamento, che va programmata ed allenata con l'aiuto di uno specialista. Essa rimane però un’utile integrazione in fase didattica, nei giorni che precedono la gara e durante la gara stessa e un sostituto temporaneo dell’allenamento nel caso di malattia, infortunio o lunghi trasferimenti.

Saluti

Sergio Costa

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Pensa un po' ...è il caso di dirlo!
Da decenni c'è il detto che riguarda il cugino del tennis, il golf, che recita: "Better golf without golfing". La visualizzazione interiore dello swing è da circa un secolo al centro della preparazione tecnica "alta" del golf. Il fatto che se ne parli anche nel tennis potrebbe esser accompagnato da un generico "era oraaaa!!".

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Si e anche lo "shadow swinging" ossia l'esecuzione a vuoto dei movimenti e l'apprendimento a strati o a fasi.......

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kingkongy ha scritto:
Pensa un po' ...è il caso di dirlo!
Da decenni c'è il detto che riguarda il cugino del tennis, il golf, che recita: "Better golf without golfing". La visualizzazione interiore dello swing è da circa un secolo al centro della preparazione tecnica "alta" del golf. Il fatto che se ne parli anche nel tennis potrebbe esser accompagnato da un generico "era oraaaa!!".

Era un commento ironico ? Neutral

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No, serissimo. Nel senso che quanto hai citato mi è chiaro è conosciuto. Mi son sempre chiesto come mai certi argomenti "golfistici" non trovino immediata rispondenza nel tennis. Eppure le affinità son parecchie.

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Per aggiungere, kinesiologia emozionale etc etc sono concetti che funzionano con tutti gli sport...perché no col tennis?

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Inoltre, trovo molto interessante quando parli di "velocità" di visualizzazione del gesto atletico. Nei miei esperimenti personali tendevo proprio a parcellizzare troppo i singoli particolari e a focalizzare il momento dell'impatto con la palla: una sorta di moviola "avanti e indietro" a yo-yo. Dopo i primi risultati positivi, il vero salto di qualità c'è stato con la frase "un unico soffio", una sorta di "codice interiore" una "password" per unire le sensazioni. In questo caso, alle immagini e al corpo, ho aggiunto anche l'udito.
Estremizzando il concetto, ho lavorato sulla mia realtà virtuale immersiva.

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kingkongy ha scritto:
Inoltre, trovo molto interessante quando parli di "velocità" di visualizzazione del gesto atletico. Nei miei esperimenti personali tendevo proprio a parcellizzare troppo i singoli particolari e a focalizzare il momento dell'impatto con la palla: una sorta di moviola "avanti e indietro" a yo-yo. Dopo i primi risultati positivi, il vero salto di qualità c'è stato con la frase "un unico soffio", una sorta di "codice interiore" una "password" per unire le sensazioni. In questo caso, alle immagini e al corpo, ho aggiunto anche l'udito.
Estremizzando il concetto, ho lavorato sulla mia realtà virtuale immersiva.

ehhhhhh???  scratch

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abracadabra78 ha scritto:
kingkongy ha scritto:
Inoltre, trovo molto interessante quando parli di "velocità" di visualizzazione del gesto atletico. Nei miei esperimenti personali tendevo proprio a parcellizzare troppo i singoli particolari e a focalizzare il momento dell'impatto con la palla: una sorta di moviola "avanti e indietro" a yo-yo. Dopo i primi risultati positivi, il vero salto di qualità c'è stato con la frase "un unico soffio", una sorta di "codice interiore" una "password" per unire le sensazioni. In questo caso, alle immagini e al corpo, ho aggiunto anche l'udito.
Estremizzando il concetto, ho lavorato sulla mia realtà virtuale immersiva.

ehhhhhh???  scratch


Kk...tutto a posto? Rolling Eyes

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kingkongy ha scritto:
Inoltre, trovo molto interessante quando parli di "velocità" di visualizzazione del gesto atletico. Nei miei esperimenti personali tendevo proprio a parcellizzare troppo i singoli particolari e a focalizzare il momento dell'impatto con la palla: una sorta di moviola "avanti e indietro" a yo-yo. Dopo i primi risultati positivi, il vero salto di qualità c'è stato con la frase "un unico soffio", una sorta di "codice interiore" una "password" per unire le sensazioni. In questo caso, alle immagini e al corpo, ho aggiunto anche l'udito.
Estremizzando il concetto, ho lavorato sulla mia realtà virtuale immersiva.

boh!!

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Panettoni allucinogeni:D

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mi preoccupo seriamente perche' il post e' del 22,cioe' prima di mangiare i panettoni allucinogeni  Laughing..esperimenti personali,fatti dove?in campo?in cortile con la ruota di bicicletta?probabile  Laughing

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Hihihihi uno fa il tecnico e gli tirate le pietre... Se parlo della mia parte di scimmione ascetico (proprio io....) lo prendete per il culex come un babbuino...
Insomma, non mi volete più bene!!!

In cambio di una fetta di panettone (di fornaio, non dell'Iper) spiego la pippa atomica! Tié!

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Io ti darei tutto il panettone.....
Dai spiegaci l'arcano KK

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Allora, il doktor Costa, nei suoi interventi fa notare che il nostro cervello ha un atteggiamento tutto suo nei confronti dello sport. In poche parole, non si tratta solo di imparare un movimento "meccanicamente" ma di renderlo "naturale". Insomma tu poi fare l'imitazione di un bel dritto...però, se uno ti guarda dall'esterno, ti dirà: "Hey, mi sembri un po' a scatti, sei poco fluido!".
In realtà a noi sembra perfetto perché abbiam visto tutti i video di Federer e preso 2.392 ore di lezione... Eppure il movimento non è bello "morbido" come quello di un campione.
E' perché il nostro "cervello" non lo ha ancora "digerito".
Non è forse vero che "se si impara uno sport da bambini" tutto sembra facile e anche i gesti tecnici più complicati diventano spontanei?
Ok, in pratica, chi si occupa di sport a livello tecnico-mentale-didattico-fisico-protostronzosintetico...ha notato una cosetta mica male del nostro cervello: elabora! Insomma, tu stai fermo e quello, per i fatti propri...tic-tac, tic-tac si mette a studiare il movimento.
La faccio breve: più l'atleta "aiuta" il proprio cervello a ricordare i passaggi...e lui meglio impara. E se il cervello "impara", noi giochiamo meglio.
Si tratta proprio di "visualizzare" e il cervello cerca di imitare come se anche i muscoli e le articolazioni cercassero di adattarsi al "modello" visualizzato dalla mente.
Ora, questo processo lo conosciamo bene, perché è quello che facciamo quando, al rallentatore, ripetiamo il movimento con la racchetta in mano. Beh, sembra che anche in poltrona...vada altrettanto bene. Anzi, meglio.
Ok, lo so, la sto facendo semplice...però son cose che si studiano da decenni e in sport come il golf sono entrate nel novero della "nrmalità".

Il mio intervento da panettone avariato era riferito a questa tecnica. Che, attenzione, vien istintivo farla alla moviola, pezzo per pezzo, particolare per particolare...MA, se "visualizzato" e "praticato mentalmente" come un unico movimento (swing) è più efficace.

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Dopo i primi risultati positivi, il vero salto di qualità c'è stato con la frase "un unico soffio"


kk,quello che ha detto il dottor costa(dopo aver studiato) lo abbiamo capito,sono i tuoi esperimenti che nn si sono capiti Very Happy......hai fatto il salto di qualita'(vedi tua frase in cima),ma dove?in soggiorno con la racca in mano?  scratch....ci sono gli estremi per un ricovero d'urgenza con tanto di camicia di forza,se ti bussano alla porta nn aprire,nn sono quelli di enelgas!  Laughing

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hihihihi beh, prima della fase salottifera...qualche palla l'avrò pur tirata.
A me ha fatto bene. Certi passaggi li dovevo pensare troppo e, a forza di visualizzarli, li ho migliorati.

Beh, perché non ci provi? Tanto male non fa. Al limite hai perso dieci minuti di divano...giusto all'intervanno pubblicitario dei Simpson's

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kingkongy ha scritto:
hihihihi beh, prima della fase salottifera...qualche palla l'avrò pur tirata.
A me ha fatto bene. Certi passaggi li dovevo pensare troppo e, a forza di visualizzarli, li ho migliorati.

Beh, perché non ci provi? Tanto male non fa. Al limite hai perso dieci minuti di divano...giusto all'intervanno pubblicitario dei Simpson's

ok dai,magari quando i miei escono.......nn vorrei dormire sotto a un ponte  Laughing

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beh, ti leggono nella mente????
Guarda che puoi "allenarti" anche sulla tazza del water...
Very Happy

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Le fasi sono 
Consciamente incapace, (quando uno inizia)
Inconsciamente incapace (quando dopo un po' uno crede di essere migliorato ma non lo è abbastanza)
Consciamente capace ( quando uno sa cosa deve fare ma deve pensarci per farlo)
Inconsciamente capace ( quando un movimento è fatto bene senza doverci pensare)

Io ho lavorato moltissimo sul rovescio e adesso mi viene naturalissimo.

Sul dritto adesso per arrivare al 4.1-3,5 devo lavorare perché lo "strappo " ancora un po' .

Il servizio mi è sempre venuto naturale da solo.

Sul dritto comincerò sulla sera a portare la racchetta in casa con estrema gioia della moglie......

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tempesta ha scritto:


Sul dritto adesso per arrivare al 4.1-3,5 devo lavorare perché lo "strappo " ancora un po' .


Max...
passare da 4.3 a 3.5 è come scalare il K2 senza bombole! Cool

Non commettere l'errore di pensare che sia come passare da NC a 4.3.

te lo dico perché sono solo più vecchio ed esperto! Paura del Servizio? - Pagina 4 113898

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Tempesta...attenzione che stiamo parlando di fare swing con la mente!!! La cosa incredibile e' questa: visualizzare e "sentire il corpo" con il pensiero.
Provateci. Concentratevi: prima al rallentatore, anche pezzo per pezzo. Visualizzate e sentite ogni muscolo. Poi....swing a tutta. Visualizzate voi stessi come un medico che guarda una radiografia.

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king, ci ho provato, ma vedevo solo due panettoni e un torrone al caffè, forse viene meglio sotto pasqua

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Mezze pippe! Altro che Master...voi pensate solo a MasterChef !
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