Preso da Ubitennis:
L’impronta di Alcaraz su Wimbledon è ormai qualcosa di profondo, che iscrive ufficialmente Carlitos tra i più grandi di questo sport che insieme a lui condividono la doppietta Parigi-Londra nello stesso anno: Lever, Borg, Nadal, Djokovic e Federer. Non male per un ragazzo di 21 anni che ha dato una dimostrazione di superiorità applicata al tennis, spaventosa. Un successo molto più netto rispetto a quello dello scorso anno, dove ci fu partita, dove il sette volta campione all’All England Club, tal Novak Djokovic, aveva tenuto in bilico una partita che fondamentalmente quest’anno non c’è stata.
E dire che Djokovic era entrato in campo portando con se tutto il peso della sua storia: sette titoli a Wimbledon, il 24 scritto sulle scarpe come a ricordare a tutti che, se c’è uno più grande di tutti, quello non può che essere lui. Poi il tornado Alcaraz ha travolto i numeri e la storia, con un doppio 6-2 e un 7-6 finale dopo aver smarrito momentaneamente la strada e tre match point a favore, ritrovando la forza per riconcentrarsi e fare suo il tie break. Ricordiamo chi con due match point a favore, crollò nella stessa situazione(…). Un Djokovic non Djokovic e un Alcaraz che impartisce una lezione di tennis ma che con rispettosa riverenza rende omaggio a un campione come il serbo, durante e dopo il match.
Ciò che impressiona dello spagnolo, oltre all’ovvio, sono i continui miglioramenti del suo gioco: un gioco in continua evoluzione che lo rende unico nel suo genere. Capace di tutto e incapace all’errore, anche nelle situazioni più estreme, trovando sempre il modo, con la giocata che non ti aspetti, di mettere il punto esclamativo ad un momento di tennis entusiasmante. E’ caratteristica dei più grandi, sapersi tirare fuori dai guai, il come fa la differenza tra loro. Il modo di Carlitos è quello che ti appassiona con i tocchi del fenomeno, ai limite del campo come ai limiti della rete. Il futuro e il presente del tennis sono in buone mani, le sue e quelle di Sinner che dovrà ritrovarsi sul cemento americano per validare ancor di più il suo essere numero 1. Ma questa è un’altra storia.