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difficoltà ad allenarmi: piccolo sfogo.

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descriptiondifficoltà ad allenarmi: piccolo sfogo. - Pagina 3 Emptydifficoltà ad allenarmi: piccolo sfogo.

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Promemoria primo messaggio :

Ciao a tutti, apro questo topic per sfogarmi un po' di una situazione che mi sta pesando e che mi impedisce di allenarmi serenamente. 
Sono un ragazzo di 26 anni, gioco a tennis dall'infanzia a causa di una passione dei miei genitori. Sono diventato, negli anni, piuttosto bravo, saltuariamente ho fatto tornei (quest'anno mi sono tesserato, ad es. e ho vinto un match in serie d3 contro un 4.1, e adesso sono 4.5 come classifica... ma mi sa che l'ultimo anno in cui mi sono tesserato, prima di questo, è stato il 2008 o 2009)  in realtà gioco solo per passione, per stare in forma e divertirmi. Il problema è che non sono (quasi) mai riuscito a trovare il luogo adatto a questo scopo. Non sono competitivo, nel tennis, e già questo è un problema, perché al livello a cui sono trovo soltanto persone un po' fissate e, per questo, anche un po' antipatiche, o comunque non esattamente l'ideale di amico con cui andare la domenica mattina a divertirmi e a fare due risate insieme.
Da bambino mi sono trovato in un ambiente fantastico: un bel circolo, con dei maestri molto bravi e un bel gruppo di ragazzi e ragazze di varie età. Da adulto ho cambiato circolo, per motivi di comodità geografica, ho frequentato altri due circoli, di cui uno universitario, a un certo punto. Sono dovuto ripartire da zero col farmi nuovi amici, naturalmente. Ma non ho più saputo ricreare un clima sereno. Tutti i ragazzi che ho incontrato erano piuttosto competitivi, perché erano bravi, come lo ero io, ma, a differenza mia, non capivano il bello del giocare per puro svago e non ci capivamo.
C'è un altro problema, un po' più radicale, direi. Io sono gay. Non sono effemminato, non faccio pesare questa cosa a loro, se non lo vedessero da facebook o se non ne parlassi io, non se ne accorgerebbero neanche. Certo, ho passioni particolari, oltre al tennis... non amo il calcio, non amo le auto, non vado in discoteca e ovviamente non parlo di donne. Mi piacciono i videogiochi. Ho un compagno e sono felice della mia vita. Inutile dire che questa cosa ha creato non pochi problemi a chi doveva approcciarsi a me. Sono stato un po' emarginato (ma comprensibilmente, direi).
Un anno fa ho conosciuto un ragazzo nuovo, nel mio circolo, mio coetaneo, col quale per la prima volta dopo anni sono riuscito a instaurare un'amicizia anche al di fuori del tennis, e col quale finalmente giocavo volentieri e veramente mi divertivo.
Purtroppo un altra persona del nostro circolo si è messa in mezzo al nostro rapporto che adesso pare aver avuto una piccola battuta d'arresto. So che sono vago nel dire così, ma non riesco a spiegare tutto, il post diventerebbe lunghissimo e forse non sarebbe interessante leggerlo.
Ho provato a prendere l'allenamento come allenamento, come una sorta di dovere, per star bene fisicamente, mantenermi in forma, e lasciar correre il clima competitivo o la noia che provo a dovermi relazionare con persone competitive, ma non ci riesco. Ho bisogno di qualcuno con cui divertirmi. Sembra facile da trovare, ma nella mia posizione non lo è affatto, a volte mi sembra quasi di star inseguendo una chimera. Ho provato a cambiare circolo ma non mi sono trovato bene, trovo sempre la stessa gente e comunque ho un circolo a due strade dalla mia e non mi va di spostarmi. Sono andato anche in un circolo universitario, ma anche lì, niente.
I problemi sono i commentini che ricevo sul mio gioco, le frecciatine varie, le rotture di palle coi soliti palloni gonfiati... tutto questo mi stressa, ho una vita già piuttosto stressante al di fuori, per me il massimo della vita è andare a giocare in un campetto sfigato la domenica mattina con uno che lo faccia col mio stesso spirito di cazzeggio e non che monti l'eterna diatriba sulle classifiche, i punti, o sul giudicare il gioco e quant'altro. Non chiedo tanto.
Scusate lo sfogo, per molti sembrerà un po' insensato ma magari per uno o due di voi non lo è e possiamo confrontarci.

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Diego, incomprensione tra noi. Io non ho nulla contro una discussione su questo! Dico però che non penso sia corretto restringere il problema al “fattore gay”: mi sembra riduttivo.

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[Devi essere iscritto e connesso per vedere questo link] sono orgoglioso di averti nel forum. Leggo solo adesso il post ma mi stai già tanto simpatico e a cuore, soprattutto per il fatto che hai le palle per descriverti a nudo e senza filtri, e spero un giorno poterci ritrovare in campo, alla faccia di chi ancora oggi è chiuso nella propria ignoranza omofoba.
"Futtitinni"!! Gioca a testa alta e non entrare in campo prevenuto  Wink

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[Devi essere iscritto e connesso per vedere questo link] ha scritto:
alla faccia di chi ancora oggi è chiuso nella propria ignoranza omofoba. "Futtitinni"!!

cheers cheers cheers

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ma di cosa stiamo parlando? un gay è mediamente più sensibile di un etero? ma vogliamo scherzare? siamo tutti uguali accipicchiolina!!!! sti discorsi mi fanno andare fuori di testa.

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Capisco la buona fede di sostenere che "siamo tutti uguali", ma se si parla di "maggiore sensibilità" di un gruppo sociale non è in un senso offensivo, è una constatazione ed è perfettamente fondata. E non è un tratto esclusivo degli omosessuali ma è una costante di qualsiasi minoranza e dei suoi rapporti con una cultura dominante data, che sono per loro natura oppressivi (poi possiamo discutere per giorni dell'arbitrarietà di queste valutazioni e di quale sia la media rispetto alla quale si traggono certe conclusioni, ma tant'è). La logica è quella per cui un omosessuale, nella nostra società italiana e nella nostra epoca, possa spesso sviluppare una sensibilità maggiore, ed è legata proprio alla percezione sociale e culturale dei gay, che al di là della retorica e del progressismo più esibito che reale, patiscono uno stigma culturale di diversità e di separazione (io parlo di elementi culturali radicati dalla notte dei tempi, cose che non si risolvono con quattro palloncini o un hashtag di sensibilizzazione). E' una consapevolezza che spesso spinge un soggetto a percepirsi come gli altri sembrano percepirlo, il che non collima necessariamente con il modo con cui vorrebbe percepirsi, il conflitto può essere digerito o generare un disagio (anche inconsapevole) verso se stessi e verso gli altri. E dove c'è disagio (ripeto, anche inconsapevole) c'è maggiore sensibilità verso tutto e tutti (nemmeno questa necessariamente consapevole). Sono automatismi generati dai rapporti fra l'individuo e la cultura dominante che non c'entrano niente con valutazioni dei singoli o di una categoria intera, non sono meriti né demeriti, va così e basta e non c'è niente di male a riconoscerlo (e spesso, per difesa o per orgoglio, i primi a non volerlo riconoscere sono gli interessati). Il post di Poliwhirl secondo me ne è una prova evidente, è un ragionamento estremamente approfondito e ramificato su elementi e considerazioni che un sacco di persone (di maschi alfa che non hanno bisogno di interrogarsi su se stessi e sugli altri perché si sono evoluti in un mondo in loro funzione) non avrebbero la stessa sensibilità di notare né di prenderli come spunto per mettere in discussione se stessi e gli altri.

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minoranze? non stiamo parlando di classi sociali o geopolitiche ma semplicamente di orientamenti sessuali. non stiamo parlando di usi e costumi radicati nella cultura di un popolo che possono (ed è tutto da dimostrare) influire sulla sensibilità degli individui. ci sono etero sensibili ed etero insensibili così come ci sono gay sensibili e gay insensibili. la sensibilità non si può ricondurre alla sociologia. si deve ricondurre alla psicologia, alla sfera personale e non a quella sociale. alle esperienze avute e al dna. ci possono essere gay che hanno avuto esperienze legate al loro orientamento sessuale che hanno sviluppato un certo tipo di sensibilità ed altri che hanno avuto esperienze opposte. lo stesso può dirsi di ogni eteresessuale, bisessuale, transgender. essere gay induce maggiore sensibilità? e per sensibilità cosa s'intende? insomma penso che generalizzare in questo modo sia molto pericoloso.

e comunque, tornando allo swing e all'orientamento sessuale, volevo solo ricordare Bill Tilden

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Broken Arow, ripeto, Broken Arrow...

tutto il fuoco disponibile sulle coordinate 0032...

Ragazzi, torniamo al tennis? perche stiamo pestando delle cacche nel prato, il marciapiede è molto più comodo e sgombro...

Very Happy

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andyvakgj ha scritto:
ma di cosa stiamo parlando? un gay è mediamente più sensibile di un etero? ma vogliamo scherzare? siamo tutti uguali accipicchiolina!!!! sti discorsi mi fanno andare fuori di testa.

se l'ho detto è perchè l'ho verificato. e non vedo cosa ci sia di così strano. le donne non sono forse più sensibili degli uomini ? i gay hanno una personalità che comprende quasi sempre anche un lato femminile, è per questo che sono più sensibili degli etero. poi si possono fare mille discorsi su cosa si intende per sensibilità, se è soltanto una cosa basata su atteggiamenti o parole o se invece dovrebbe essere più correlata a gesti concreti in situazioni importanti, ma nella percezione più comune, un gay ha qualcosa in più di un etero a livello di sensibilità, in quanto sviluppa nel suo modo di agire e di pensare una parte più vicina a quella femminile. se poi a te sembra un mondo più giusto quello dove sono tutti uguali, vedilo in quel modo. a me sembra altrettanto giusto un mondo dove ci sono varie sfumature che differenziano le persone. perchè non è quello che determina il rispetto e la dignità.

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Mi è piaciuta molto la risposta di [Devi essere iscritto e connesso per vedere questo link].
In effetti forse il discorso "gay" è da accantonare. Chi ha problemi con questa cosa, è bene che stia alla larga da me. La doccia a casa non l'ho mai fatta e non intendo iniziare adesso. E non è la doccia a creare problemi.

Forse vengo frainteso, al di là di come gioco, per il resto mi reputano un "debole" perché rifiuto di partecipare al loro modo di competere tipicamente maschile perché non solo non è nel mio carattere, ma non è neanche nel mio dna di giocatore.  A me è stato insegnato fin da piccolo che la competitività dev'essere soltanto relativa al gioco e deve esaurirsi con il match. 
Situazioni come quelle raccontate da qualcuno... "se il mio compagno di allenamento sa che mi sono fatto male e corro poco, allora mi fa tutte palle corte" per me non hanno alcun senso.
Inoltre, se uno non è nessuno per commentare il mio gioco, è bene che non commenti. 
Ho un colpo palesemente più forte dell'altro... Non avete idea di quante critiche ho subito da quando mi sono trovato in questi nuovi ambienti da adulto. Da bambino vincevo tornei facendo solo slice e palle corte e il mio maestro (un ex giocatore professionista, tra l'altro) se ne stava zitto e mi diceva solo "hai vinto? bravo". 
Qua se mi sposto sul mio colpo più forte, urlano al sacrilegio...

Vi faccio un esempio pratico di scenette tratte dal doppio della d3 che ho giocato con questo mio collega che mi è antipatico.
- sono a rete, mi tirano una palla letteralmente addosso. Non si sa come, d'istinto, la respingo e faccio punto. L'altro: "be' almeno quando te le tirano addosso le prendi..."
- siamo sotto 2-1 perdendo il servizio (non ricordo se il mio o il suo). Io dico: "eh va be', stiamo 2-1.." Lui: "eh sì, ma è difficile recuperare il servizio". Cavolo, mica c'è Serena Williams di là.
- Di punto in bianco mi fa, con aria da stronzo "ma non ti sei accorto che gli avversari stanno vicini alla rete? fai qualche pallonetto" (che detta così è una frase normale, ma dovevate sentire il tono)
Per non parlare poi di tutte le varie facce che faceva quando sbagliavo e i commentini da maestro improvvisato ai miei errori (ai suoi ovviamente non diceva nulla, e io neanche...). Mi sembrava di averlo in campo dalla mia parte l'avversario, ed è una sensazione veramente di merda.
Sempre lo stesso tizio è quello che, quando ci giochi contro, si auto-dice: "bello" quando fa un bel colpo, sbatte la racchetta e urla parolacce a destra e sinistra se sbaglia, ovviamente dando la colpa, alle corde alla palla, ai santi e alle madonne...

Questo, per me, non è un clima né sano, né accettabile. Proveniamo da scuole di pensiero diverse, probabilmente... non so integrarmi anche per questo motivo. Ho aspettative diverse, da un allenamento, come da un match.
Per loro commentare molto e rimuginare, ad esempio, serve a metabolizzare le sconfitte, l'ho notato. Una volta ho sentito questo famoso ragazzo del doppio chiedere a un avversario durante una giornata della d3 quante ore si allenasse, quanto mangiasse, cosa mangiasse, e via dicendo. Ma non in modo carino o per parlare del più e del meno... Gliel'ha chiesto perché voleva dirgli che lui invece mangia come un porco, fuma e fa vita dissoluta e per questo perde, altrimenti lo avrebbe battuto.
Un'altra volta ha detto a un'avversario, che lo ha battuto 6-0 6-0, "ma ti diverti a giocare in questo campionato?"
Che palle, lo sappiamo tutti com'è fatta la d3, capita di trovarti di fronte il tizio fortissimo, è successo pure a me e non ne ho fatto certo un dramma, anzi, mi ha divertito molto giocarci, mi sono preso la mia sconfitta in due set, gli ho stretto la mano, gli ho detto bravo, e farò tesoro dell'esperienza fatta. Che cavolo gli vado a dire se si diverte, se non si diverte... ma cioè, siamo pazzi?

Il ragazzo con cui, invece, mi trovo bene, è l'unica mosca bianca di tutto il circolo. A parte che è gentile con me, mi offre le cose, ci vediamo anche al di fuori ecc, siamo coetanei ma ci siamo conosciuti solamente un anno fa. 
Per dirvi come si svolge un allenamento con lui...Intanto siamo d'accordo che andiamo a giocare la domenica quando ci svegliamo. Appena siamo entrambi svegli, tempo 10 minuti e siamo in campo (abitiamo entrambi a un minuto dal circolo). Ci scambiamo due parole, facciamo due palleggi... a seconda di cosa abbiamo bisogno di allenare scambiamo in diagonale o lungolinea... Due volè di numero, due smash di numero, due servizi di numero e facciamo partita.
Lì giochiamo seriamente (come se fosse un match). No, per chi diceva che andiamo a scazzare e chiacchierare durante il palleggio, si sbaglia di grosso. Giochiamo seriamente. Facciamo uno o due set a seconda di quanto tempo abbiamo, e quando ci va smettiamo. Io gli dico (sempre) che è bravo e che sta migliorando, gli dico "boh, io sta cosa la faccio così, prova anche tu" oppure "mentre sto in partita penso questo" ... per fare un esempio banale, una delle ultime cose su cui abbiamo discusso è stata che spesso lui gioca benissimo i primi game, e poi male il resto (specialmente se li perde comunque o se va tipo 2 pari o 3 pari... di solito perde 6-2) oppure gioca male i primi game e si scoraggia e perde anche i game successivi...  allora abbiamo convenuto che, se proprio dobbiamo, conviene giocare i primi game male, ma finalizzarli a prendere il ritmo sui vari colpi... qualche errore o doppio fallo nei primi game ci sta tutto, e poi, una volta capito perché c'è stato l'errore, correggerlo, prendere un ritmo, alzare un po' il livello e giocare tutto il resto della partita bene.... Ecco, questo giusto per capire che tipo di ragionamenti facciamo. Non stiamo a macchinare su eventuali trucchetti o a prenderci in giro per le reciproche mancanze o a lagnarci per le nostre mancanze. Se un giorno il dritto o il servizio non va, cerchiamo comunque di fare con quel che c'è e di portare lo stesso a casa i punti... perché, poi, è quello che accade anche in partita. Se un giorno, vuoi per le condizioni, vuoi per motivi ignoti, qualcosa non funziona, nel frattempo che cerchi, game dopo game, di capire quali piccole correzioni applicare alla posizione dei piedi e ad altre cose che già conosciamo perché abbiamo fatto già i corsi con i maestri e sappiamo tutto, comunque provi a portare a casa lo stesso i punti in qualche modo. Inutile non farlo e lamentarsi poi a fine match che non si è in forma. Per me non esiste cercare queste scuse. (E poi state a dire che sono sensibile? Wink )
Poi, dopo giusto queste due parole, non più di queste, torniamo a parlare del più e del meno o di altre cose che ci riguardano, studi e lavori vari, amicizie, fidanzate sue, uscite e cose varie.
Facendo così per un anno sono migliorato molto di più che in dieci anni di clima stupidamente competitivo come quello che descriveva qualcuno in qualche post.

Sicuramente l'arrabbiatura mi passerà.

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Vander a me sembra un mondo giusto quello nel quale ogni individuo è (considerato) solo ed esclusivamente quello che è. certo che siamo tutti diversi ed è proprio per questo che siamo tutti uguali.

[Devi essere iscritto e connesso per vedere questo link]: scusa ma sei stato tu a parlare dei tuoi orientamenti sessuali in relazione al comportamento dei tuoi potenziali compagni di gioco. è per questo che il discorso è passato anche da lì.

ora esco dal prato e salgo sul marciapiede (ma anche il marciapiede è pieno di cacche)

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andyvakgj ha scritto:
cut ..

ora esco dal prato e salgo sul marciapiede (ma anche il marciapiede è pieno di cacche)


All'ESSELUNGA erano finiti i sacchettini....



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Un po' però mi stupisco. Hai 26 anni, non 16. Non puoi non aver capito che il mondo non è il salotto della casa paterna, dove tutto è fatto per non farci far male e per nostro gradimento.
Tutto ciò che ci circonda è regolato dalle leggi della natura. Ci sono gli stronzi, ci sono gli afffini a noi. Il segreto sta nel non considerare gli stronzi (e se devi, fallo con i guanti e una paletta per buttarli via) e nel considerare gli affini.

Se tu entri in un circolo di tennis, dove ci sono SEMPRE degli stronzi (  o in un bar, o al lavoro, o ovunque ci siano più persone che interagiscon), e  gli dai corda, non gli dai uno stop deciso quando escono dal loro "ambito", insomma se li subisci...beh, sei fregato.

Quindi...fatti rispettare. Non serve mettere le mani addosso, ripeto è solo questione di avere prima rispetto e fiducia in se stessi, e poi di lasciare che traspiri dai nostri atteggiamenti. Uno sguardo sicuro trasmette più di mille vaffan...

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Mi è piaciuto molto questo ultimo intervento di Matteo. Forse un po’ maschilista, fallo rate e misogino perché parla di salotto “paterno”. Ecco io quelli che....
Hehehehehehe 

Dai, lo ripeto, mi è piaciuto quello che hai detto.

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e se trovi solo ed esclusivamente stronzi (come li chiama Matteo1970) propabilmente devi guardare a te stesso

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kingkongy ha scritto:
Mi è piaciuto molto questo ultimo intervento di Matteo. Forse un po’ maschilista, fallo rate e misogino perché parla di salotto “paterno”. Ecco io quelli che....
Hehehehehehe 

Dai, lo ripeto, mi è piaciuto quello che hai detto.



Casualità... in reatà volevo scrivere "focolare" ma non mi veniva...prima delle 10 non ce la posso fare...

Misogino no, io sono più misantropo.... Laughing

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heheheheh tra l'altro...
...."fallocrate" è stato corretto in "fallo rate"... secondo Apple c'è A+, AA,  B-... facciamo causa!

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Poliwhirl ha scritto:
Vi faccio un esempio pratico di scenette tratte dal doppio della d3 che ho giocato con questo mio collega che mi è antipatico.
- sono a rete, mi tirano una palla letteralmente addosso. Non si sa come, d'istinto, la respingo e faccio punto. L'altro: "be' almeno quando te le tirano addosso le prendi..."
- siamo sotto 2-1 perdendo il servizio (non ricordo se il mio o il suo). Io dico: "eh va be', stiamo 2-1.." Lui: "eh sì, ma è difficile recuperare il servizio". Cavolo, mica c'è Serena Williams di là.
- Di punto in bianco mi fa, con aria da stronzo "ma non ti sei accorto che gli avversari stanno vicini alla rete? fai qualche pallonetto" (che detta così è una frase normale, ma dovevate sentire il tono)
Per non parlare poi di tutte le varie facce che faceva quando sbagliavo e i commentini da maestro improvvisato ai miei errori (ai suoi ovviamente non diceva nulla, e io neanche...). Mi sembrava di averlo in campo dalla mia parte l'avversario, ed è una sensazione veramente di merda.
Sempre lo stesso tizio è quello che, quando ci giochi contro, si auto-dice: "bello" quando fa un bel colpo, sbatte la racchetta e urla parolacce a destra e sinistra se sbaglia, ovviamente dando la colpa, alle corde alla palla, ai santi e alle madonne...


Questo tizio dimostra di non aver capito 'na beata fava su come funziona un doppio: a prescindere dal livello di gioco e dal contesto, amichevole o meno, mai e poi mai bisogna affossare il proprio socio, anche e soprattutto se commette errori elementari. Primo perchè così cessa del tutto il divertimento e secondo perchè è il miglior regalo che si possa fare alla coppia avversaria.

Ad uno così bisogna provare a spiegarlo (con calma ma allo stesso tempo con fermezza), poi, se proprio non capisce nè vuol capire, lo si manda a quel paese, esattamente come si farebbe con i "ladri seriali" di righe e punteggi. My two cents.

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non mi è chiaro perchè non mandi chiaramente a quel paese i tipi come quello che citi nel doppio (by the way: è capitato anche a me il compagno incapace e stron.o con gli atteggiamenti citati da te, gli ho chiesto di fare un sigolo 6:0 6:0: è restato stron.o ma mi son tolto una soddisfazione Very Happy ).

E se nel circolo dove sei ve ne sono troppi, cambia, prova a entrare in contatto per esempio con i circuiti TPRA o RAFT dove la maggior parte delle persone sono simpatici appassionati di tennis e null'altro.

Infine non trascurare che il tennis si gioca uno a uno: palleggio o partita che sia un confronto diretto esiste sempre, sopratutto se giochi ad un certo livello, ma anche questo come dice [Devi essere iscritto e connesso per vedere questo link] fa parte delle leggi della natura e bisogna conviverci.

Buon tennis!

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Poliwhirl ha scritto:
Mi è piaciuta molto la risposta di [Devi essere iscritto e connesso per vedere questo link].
In effetti forse il discorso "gay" è da accantonare. Chi ha problemi con questa cosa, è bene che stia alla larga da me. La doccia a casa non l'ho mai fatta e non intendo iniziare adesso. E non è la doccia a creare problemi.

Forse vengo frainteso, al di là di come gioco, per il resto mi reputano un "debole" perché rifiuto di partecipare al loro modo di competere tipicamente maschile perché non solo non è nel mio carattere, ma non è neanche nel mio dna di giocatore.  A me è stato insegnato fin da piccolo che la competitività dev'essere soltanto relativa al gioco e deve esaurirsi con il match. 
Situazioni come quelle raccontate da qualcuno... "se il mio compagno di allenamento sa che mi sono fatto male e corro poco, allora mi fa tutte palle corte" per me non hanno alcun senso.
Inoltre, se uno non è nessuno per commentare il mio gioco, è bene che non commenti. 
Ho un colpo palesemente più forte dell'altro... Non avete idea di quante critiche ho subito da quando mi sono trovato in questi nuovi ambienti da adulto. Da bambino vincevo tornei facendo solo slice e palle corte e il mio maestro (un ex giocatore professionista, tra l'altro) se ne stava zitto e mi diceva solo "hai vinto? bravo". 
Qua se mi sposto sul mio colpo più forte, urlano al sacrilegio...

Vi faccio un esempio pratico di scenette tratte dal doppio della d3 che ho giocato con questo mio collega che mi è antipatico.
- sono a rete, mi tirano una palla letteralmente addosso. Non si sa come, d'istinto, la respingo e faccio punto. L'altro: "be' almeno quando te le tirano addosso le prendi..."
- siamo sotto 2-1 perdendo il servizio (non ricordo se il mio o il suo). Io dico: "eh va be', stiamo 2-1.." Lui: "eh sì, ma è difficile recuperare il servizio". Cavolo, mica c'è Serena Williams di là.
- Di punto in bianco mi fa, con aria da stronzo "ma non ti sei accorto che gli avversari stanno vicini alla rete? fai qualche pallonetto" (che detta così è una frase normale, ma dovevate sentire il tono)
Per non parlare poi di tutte le varie facce che faceva quando sbagliavo e i commentini da maestro improvvisato ai miei errori (ai suoi ovviamente non diceva nulla, e io neanche...). Mi sembrava di averlo in campo dalla mia parte l'avversario, ed è una sensazione veramente di merda.
Sempre lo stesso tizio è quello che, quando ci giochi contro, si auto-dice: "bello" quando fa un bel colpo, sbatte la racchetta e urla parolacce a destra e sinistra se sbaglia, ovviamente dando la colpa, alle corde alla palla, ai santi e alle madonne...

Questo, per me, non è un clima né sano, né accettabile. Proveniamo da scuole di pensiero diverse, probabilmente... non so integrarmi anche per questo motivo. Ho aspettative diverse, da un allenamento, come da un match.
Per loro commentare molto e rimuginare, ad esempio, serve a metabolizzare le sconfitte, l'ho notato. Una volta ho sentito questo famoso ragazzo del doppio chiedere a un avversario durante una giornata della d3 quante ore si allenasse, quanto mangiasse, cosa mangiasse, e via dicendo. Ma non in modo carino o per parlare del più e del meno... Gliel'ha chiesto perché voleva dirgli che lui invece mangia come un porco, fuma e fa vita dissoluta e per questo perde, altrimenti lo avrebbe battuto.
Un'altra volta ha detto a un'avversario, che lo ha battuto 6-0 6-0, "ma ti diverti a giocare in questo campionato?"
Che palle, lo sappiamo tutti com'è fatta la d3, capita di trovarti di fronte il tizio fortissimo, è successo pure a me e non ne ho fatto certo un dramma, anzi, mi ha divertito molto giocarci, mi sono preso la mia sconfitta in due set, gli ho stretto la mano, gli ho detto bravo, e farò tesoro dell'esperienza fatta. Che cavolo gli vado a dire se si diverte, se non si diverte... ma cioè, siamo pazzi?

Il ragazzo con cui, invece, mi trovo bene, è l'unica mosca bianca di tutto il circolo. A parte che è gentile con me, mi offre le cose, ci vediamo anche al di fuori ecc, siamo coetanei ma ci siamo conosciuti solamente un anno fa. 
Per dirvi come si svolge un allenamento con lui...Intanto siamo d'accordo che andiamo a giocare la domenica quando ci svegliamo. Appena siamo entrambi svegli, tempo 10 minuti e siamo in campo (abitiamo entrambi a un minuto dal circolo). Ci scambiamo due parole, facciamo due palleggi... a seconda di cosa abbiamo bisogno di allenare scambiamo in diagonale o lungolinea... Due volè di numero, due smash di numero, due servizi di numero e facciamo partita.
Lì giochiamo seriamente (come se fosse un match). No, per chi diceva che andiamo a scazzare e chiacchierare durante il palleggio, si sbaglia di grosso. Giochiamo seriamente. Facciamo uno o due set a seconda di quanto tempo abbiamo, e quando ci va smettiamo. Io gli dico (sempre) che è bravo e che sta migliorando, gli dico "boh, io sta cosa la faccio così, prova anche tu" oppure "mentre sto in partita penso questo" ... per fare un esempio banale, una delle ultime cose su cui abbiamo discusso è stata che spesso lui gioca benissimo i primi game, e poi male il resto (specialmente se li perde comunque o se va tipo 2 pari o 3 pari... di solito perde 6-2) oppure gioca male i primi game e si scoraggia e perde anche i game successivi...  allora abbiamo convenuto che, se proprio dobbiamo, conviene giocare i primi game male, ma finalizzarli a prendere il ritmo sui vari colpi... qualche errore o doppio fallo nei primi game ci sta tutto, e poi, una volta capito perché c'è stato l'errore, correggerlo, prendere un ritmo, alzare un po' il livello e giocare tutto il resto della partita bene.... Ecco, questo giusto per capire che tipo di ragionamenti facciamo. Non stiamo a macchinare su eventuali trucchetti o a prenderci in giro per le reciproche mancanze o a lagnarci per le nostre mancanze. Se un giorno il dritto o il servizio non va, cerchiamo comunque di fare con quel che c'è e di portare lo stesso a casa i punti... perché, poi, è quello che accade anche in partita. Se un giorno, vuoi per le condizioni, vuoi per motivi ignoti, qualcosa non funziona, nel frattempo che cerchi, game dopo game, di capire quali piccole correzioni applicare alla posizione dei piedi e ad altre cose che già conosciamo perché abbiamo fatto già i corsi con i maestri e sappiamo tutto, comunque provi a portare a casa lo stesso i punti in qualche modo. Inutile non farlo e lamentarsi poi a fine match che non si è in forma. Per me non esiste cercare queste scuse. (E poi state a dire che sono sensibile? Wink )
Poi, dopo giusto queste due parole, non più di queste, torniamo a parlare del più e del meno o di altre cose che ci riguardano, studi e lavori vari, amicizie, fidanzate sue, uscite e cose varie.
Facendo così per un anno sono migliorato molto di più che in dieci anni di clima stupidamente competitivo come quello che descriveva qualcuno in qualche post.

Sicuramente l'arrabbiatura mi passerà.


Io ti capisco e in parte credo anche io di essere nella stessa situazione. Da me spesso la gente dopo una partita va avanti per giorni a tirare frecciatine. Un po' di spirito scherzoso e goliardico ci sta, ma delle volte c'è gente che esagera.
Mio marito per questo motivo gioca solo con me, lui vede che prendono in giro da dietro la rete chi perde e che magari non si e' mai potuto permettere di fare lezione con il maestro.
Solitamente infatti chi si vanta cerca gente meno brava per dire poi di avere vinto una partita ( e si parla di gente over 50 anni, non di ragazzini)
Io adoro palleggiare per cercare di migliorare i singoli colpi, ma trovo pocchissima gente disposta a fare un'ora di palleggio, alcuni lo considerano troppo faticoso o noioso.
Io invece la prendo come una cosa da fare con impegno ma allegria e se mi capita di giocare qualche game alla fine provo ad introdurre le cose che ci insegnano a lezione e commento gli errori con la compagna di tennis

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Io ho sempre giocato e palleggiato con tutti... e se qualcuno rompeva commentando da dietro la rete...si fa spallucce. In genere, si ripete la palla sbagliata, cercando di rifare lo scambio uguale-uguale. Così anche una scimmia capisce che non si gioca a chi tira più forte!

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kingkongy ha scritto:
Io ho sempre giocato e palleggiato con tutti... e se qualcuno rompeva commentando da dietro la rete...si fa spallucce. In genere, si ripete la palla sbagliata, cercando di rifare lo scambio uguale-uguale. Così anche una scimmia capisce che non si gioca a chi tira più forte!


Poi alla fine anche io pur di giocare mi adatto e faccio la partita, so gia' che se perdo non la passo liscia per due-tre giorni, pero' quando ho giocato con la squadra erano a bordocampo

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nella tua zona per caso hai altri circoli oltre a quello dove giochi adesso?

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kingkongy ha scritto:
Diego, incomprensione tra noi. Io non ho nulla contro una discussione su questo! Dico però che non penso sia corretto restringere il problema al “fattore gay”: mi sembra riduttivo.


Felice delle tue parole, ma non capisco perchè mi continui a dire che restringo il problema al solo fattore gay.. I miei punti erano 2
1) tecnico: fai schemi e allenati con gli agonisti senza fare game se puoi.. e fai partite con gli amici.
2) sociale/gay

Ho cercato dove potesse stare il problema o uno dei...
A me continua a sembrare più sociale che tecnico: " non vado daccordo con la maggioranza dei soci...."
A questo punto o si cambia circolo o si cerca di capire perchè gli altri non stanno bene con me e io con loro.

A sto punto, visto che se ne può parlare, ho fatto un mio sondaggio sull argomento spogliatoio maschile e gay, chiedendo ad un campione di una decina di giocatori a caso in negozio tennis:
Fortunatamente, al di la del risultato quasi pari fra pro e contro, era apprezzabile che anche i dichiatatamente contro, dimostravano una volontà a cercare di non discriminare...ma il risultato per me significativo e che la discussione creava in quasi tutti confusione e, chi a disagio, si metteva sulla difensiva.
Psicologicamente, chi si sente confuso o a disagio, si mette sulla difensiva e quando può attacca, o evita.....e questo nel circolo si potrebbe tradurre nelle dinamiche da lui descritte.
Poichè anche il circolo di tennis altro non è che un campione di persone, la mia preoccupazione era che un aspetto da lui sottovalutato potesse limitare il numero delle persone a lui "amichevoli".

Poli, il tuo "risolvere" l argomento in due righe con un "chissenefrega" non può che farci felici, nessuno si augura che tu senta una discriminazione e io mi auguro come credo tutti, che tu possa fregartene perchè sono tutti illuminati dalla pace interiore-sessuale.

Però poi che senso ha scrivere molte righe su un idiota che per me cadrebbe nel dimenticatoio a fine partita?

Al di la di tutto ti auguro un grande in bocca al lupo, magari cambiando circolo.

PS. Detto ciò, spero di avere torto.

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rileggendo un pò tutto, c'è una cosa che mi sfugge: se ti piace il tennis dal punto di vista del miglioramento e del divertimento, hai avuto la fortuna di trovare un amico che la pensa uguale e hai visto che nei tornei ci sono persone prepotenti ed antipatiche, perchè continui a fare tornei invece di limitarti a giocare palleggi o partite col tuo amico ? parecchi di quelli che hanno un approccio simile al tuo col tennis, me compreso, hanno avuto questi tipi di problemi, specialmente con la correttezza da dimostrare sul campo. a me di fare partite finalizzate a un premio o una classifica non interessa nulla, proprio perchè non ritengo necessario dover fronteggiare simili persone che mi toglierebbero tutto il gusto di giocare a tennis. non ti sembra una soluzione semplice ed attuabile ? e anche molto più pratica e serena ? tu invece hai interrotto, da quello che hai scritto, persino il rapporto tennistico col tuo amico, ma lui cosa c'entra ? chi vuole affrontare il tennis con la serenità e il divertimento, deve evitare come la peste i tornei, perchè lì ci saranno sempre persone, brave o non brave a giocare, che tireranno fuori mille parole inutili e che si comporteranno in modo poco simpatico. salvo eccezioni chiaramente. hai una persona con cui poterti confrontare, allenare, giocare partite; io al tuo posto sarei contento, come lo sono nella mia fattispecie, dove ho un partner fisso per giocare due o tre volte a settimana e scegliere la massima libertà nel fare quello che a entrambi piace fare su un campo da tennis.

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se poi non vuoi rivedere certe persone perchè ogni volta ti deludono, l'unica soluzione è cambiare orari oppure andare in un circolo dove non li troverai. se ti fossi limitato a giocare col tuo amico non li avresti nemmeno conosciuti e non gli avresti dato confidenza, quindi non esisterebbe il problema attuale. sono i rischi dello sport in genere, se ci si butta in mezzo alla mischia dell'agonismo (seppur di basso livello) si va ad interagire con persone non scelte e spesso poco gradite e/o gradevoli. se invece si ha la forza e la saggezza di crearsi un habitat congeniale e coltivare solo quello, si evitano tanti problemi e ci si diverte molto di più

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In primis vorrei manifestarti la mia personale solidarietà per le discriminazioni che stai subendo al tuo circolo.
Personalmente ho sempre combattuto attivamente l'omofobia, sia nella mia attività professionale che in quella associativa e mi auguro che i dirigenti del centro sportivo che frequenti si adoperino in tal senso.
Per quanto riguarda l'ostilità "agonistica", molto spesso i circoli tennis sono diventati eminentemente dei circoli ricreativi, frequentati assiduamente da persone che, legittimamente, decidono di dedicare alla vita associativa e alla pratica sportiva una preponderante fetta del loro tempo. Queste persone non potranno mai capire chi ha altre priorità e magari vuole giocare occasionalmente, quindi ti consiglio di non curarti di loro, ferma restando la disponibilità nei confronti di chiunque voglia allenarsi con te, ad orari compatibili.
Un abbraccio e in bocca al lupo per tutto.

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Grazie della solidarietà sirlucio Smile
Gli avventori dei circoli spesso prendono il tennis troppo sul serio e con troppa determinazione... io non li critico, perché posso capire. c'è addirittura gente al mondo che prende le vacanze come lavoro (una volta, al mare, mi soffermai a pensare a questa cosa pensando a una vecchietta che, al posto della ventiquattr'ore, aveva la sdraio, alle nove andava in spiaggia, leggeva tre ore di libro giallo, poi pausa pranzo, e poi fino alle cinque di nuovo in spiaggia,  come se lavorasse in banca, senza un sorriso, un fuori prgramma, niente).
Credo che per molti che si affacciano per la prima volta al tennis da adulti la competizione sia una cosa molto appagante, senza contare che quasi tutti vengono dal calcio o comunque ne sono appassionati... e non sanno che il tennis è diverso, più libero, non ci dev'essere per forza tutta questa competizione machista da spogliatoio perché tutto funzioni. Altri ancora - i più ignoranti - pensano al tennis come se fossero le bocce o i giochi di carte, cioè uno sport che uno impara e pratica da autodidatta e poi il divertimento sta nel prendere in giro gli amici quando perdono, o robe del genere. 
Non critico, ripeto, però talvolta sono infastidito da tutto questo.

Alla fine comunque non mi sono lasciato abbattere, continuo a giocare sempre con lo stesso ragazzo e a divertirmi con lui.
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