A me pare che l'unica casa che sta proseguendo seriamente sulla strada dello sviluppo dei materiali e che ancora investe un po' sulla qualita' e' Yonex, ed ora che forse sta trovando la quadra per ridurre l'influsso nefasto dell'isometrico, nei prossimi mesi o pochi anni ne vedremo delle belle. In piu', tra le donne, annovera quel talento assoluto della Sabine Lisicki, che se migliora ulteriormente dal punto di vista della costanza e della testa (vedi Wimbledon, vero?) secondo me puo' diventare la nuova numero 1 del mondo. Inoltre le Yonex, piacciano o meno, sono quelle che presentano meno differenze tra versione retail e da pro (molti giurano siano identiche), cosa non da poco per l'utilizzatore finale.
Babolat ha di suo una politica commerciale ineccepibile, pochi modelli e ciascuno il suo testimonial ben definito, prezzi alti e poca scontistica, un po' come Apple con l'Iphone (ma quest'ultimo ha anche la qualita' pero'...). Con la nuova linea Strike penso fara' "strike", nel senso che chi era fedele a Pure Drive ed Aero Pro non cambiera', ma tutti quelli che passano con disinvoltura da modelli Wilson a Head e viceversa potrebbero trovare nella linea Strike cio' che fa per loro, e Babolat conquistera' un'altra importantissima fetta di mercato. A mio avviso ora Babolat e' carente nel settore corde e abbigliamento.
Wilson non sa bene cosa fare per il dopo-Federer, nel frattempo riesuma la vecchia costruzione graphite braided e kevlar (cosa buona), ma non amplia l'ovale della sua ammiraglia a diciamo 93 pollici, e non rende piu' aerodinamico il suo telaio di punta, sempre molto squadrato.
Head ha una gran racchetta (Extreme Pro Ig 2.0), ma purtroppo testimonial non di prima fascia (Gasquet e Youhzny), il Graphene e' un'incognita, perche' ancora non c'e' una racchetta "della madonna" che lo impiega, si spera sia otti a una delle nuove radical o prestige in imminente uscita.
Prince se ne e' uscita con troppi nuovi modelli, alcuni dei quali inutili, e non ha sotto contratto giocatori pesanti commercialmente, a parte Ferrer.
Insomma, dal punto di vista della qualita' non siamo messi bene, e sara' gia' moltissimo se di ogni casa si salvera' uno, massimo due modelli.
Concludo ribadendo che Dunlop e' attualmente uno dei marchi liu' qualitativi, ma in Italia il suo valore commerciale e' bassissimo, purtroppo. Tutta questa mediocrita', non avvertibile dagli umani prima della scelta dell'attrezzo, ma avvertibilissima dopo (quando si gioca e vengono fuori le pecche delle racchette) spero contribuira' al miglioramento del "lobo frontale", nel senso di vera autonomia decisionale. Per quanto mi riguarda, io che ho sempre guardato la qualita' in ogni cosa e settore, senza curarmi del marchio, dal punto di vista della facile influenzabilita' posso dor ire sonni tranquilli, perche' il mio cervello lavora al contrario di cio' che auspicano gli esperti di marketing, di una pubblicita' ricordo le scene carine e divertenti, ma dimentico quasi sempre il prodotto che veniva pubblicizzato.
Buon tennis a tutti.