Dopo aver buttato il sasso in questo vasto oceano tennistico, non
potevo tirare indietro la mano, e quindi eccomi pronto per la seconda
parte, forse quella più interessante, perchè centrata sulle strategie e
tecniche di potenziamento che possono venire utilizzate all’interno di
ogni contesto sportivo, ovviamente con l’aiuto di uno psicologo, di un maestro di tennis, e con degli obiettivi ben definitivi per l’atleta.
Inoltre parto dal pressuporto però che tutti abbiano letto e compreso il precedente articolo sulle convinzioni di efficacia personale,
e svolto il relativo test
(https://docs.google.com/spreadsheet/viewform?formkey=dGs0aG50QjlxZlE4MGgzc1ByZWNMQ1E6MQ),
in quanto queste risultano essere fondamentali nel condizionare i
nostri pensieri e le nostre azioni, tanto a livello individuale quanto a
livello collettivo.

Lo strumento, infatti, che ho presentato ha ampie opportunità di
impiego in campo sportivo, sia nell’ambito della ricerca che in quello
dell’applicazione, dove può costituire un’importante mezzo attraverso il
quale avviare percorsi di allenamento che partano dalla riflessione su
specifiche situazioni ed abilità percepite in relazione al singolo
giocatore, fino ad arrivare a quelle più generali della squadra, questo
perchè analizza tutti gli aspetti, dalla concentrazione, all’ansia, agli
aspetti emotivi e tecnici, che risultano fondamentali per il miglioramento della prestazione.
L’applicazione e, dove necessario, la ri-applicazione di una serie di tecniche e strategie di potenziamento
dell’efficacia percepita personale, che andrò di seguito a spiegare, e
basate largamente sulle quattro fonti dell’auto-efficacia individuate da
Bandura (Esperienza diretta,Esperienza vicaria, Persuasione verbale,
stati emotivi e fisiologici), risulta essere la fase più delicata ed
importante di tutto il programma. Si dovrà infatti porre massima
attenzione e cura nel personalizzare ciascuna tecnica rispetto alle
esigenze e risorse del giocatore, in stretta sinergia e collaborazione
con il maestro e l’atleta stesso.

Ma entriamo nel vivo !

Le Aspettative di Efficacia possono originare da
quattro fonti principali (quelle sopra citate), ed è proprio da queste
che si possono sviluppare le tecniche e strategie di intervento:
• Le “esperienze personali”, che costituiscono la fonte
più proficua per acquisire un forte senso di autoefficacia,
rappresentano la memoria di situazioni passate affrontate con successo.
Esperienze di padronanza personale consolidano le aspettative future,
mentre esperienze negative producono l’effetto opposto. Un solido senso
di efficacia richiede, invece, perseveranza e impegno nel superamento
degli ostacoli. Nello sport tale strategia si basa sul “modellamento partecipante
(mastery experience) ed è particolarmente utile per rafforzare
l’efficacia relativa alla gestione di aspetti tecnici e tattici di
gioco, ma può anche essere utilizzata per potenziare convinzioni
relative ad altre aree specifiche. Questa tecnica consiste nello
strutturare compiti e attività di crescente difficoltà e altamente
individualizzati, nei quali viene di volta in volta garantito all’atleta
il raggiungimento di buoni risultati evitando l’esposizione prematura a
situazioni e circostanze ad alto rischio di fallimento. La riflessione costante sulle esperienze di successo
promuove lo sviluppo di un progressivo senso di fiducia nelle proprie
capacità di riuscita; e solo quando tale fiducia è abbastanza solida, il
giocatore potrà essere gradualmente introdotto in situazioni di
maggiore pressione, dove diventa inevitabile sperimentare e affrontare
l’insuccesso (Steca et al. 2010).In aggiunta alla classica esperienza
diretta, Orlick (2000) propone un apprendimento attraverso l’utilizzo di
simulatori elettronici, che permettono all’atleta di
sperimentare le varie situazioni di gara. Le simulazioni, infatti,
possono aiutare i giocatori a replicare le condizioni mentali
all’interno delle competizioni e a prendere confidenza con le potenziali
distrazioni (Feltz, Short, e Sullivan, 2007);

• “L’esperienza vicaria” è fornita dall’osservazione
di modelli. Vedere persone simili a se che raggiungono i propri
obiettivi attraverso l’impegno e l’azione personale incrementa in noi la
convinzione di possedere quelle stesse capacità. Ugualmente, vedere
persone che falliscono, nonostante l’impegno, indebolisce il nostro
senso di efficacia. Il modeling è un’ altra forma di apprendimento che si realizza attraverso l’esperienza vicaria, ovvero attraverso l’osservazione dell’esperienza
fatta da altri; questa tecnica è tanto più utile nella fortificazione
delle convinzioni di efficacia quanto più i giocatori che vengono
osservati (i modelli) sono percepiti come competenti, e simili per
abilità tecnico-tattiche, caratteristiche fisiche e tratti personali. In
tutte le fasi è importante che il giocatore sia orientato
dall’allenatore all’osservazione di determinati aspetti del modello,
alla riflessione e al confronto, al fine di creare la convinzione che si
può fare altrettanto o addirittura meglio. Il Self-Modeling
consiste, invece, nella visione di filmati che ritraggono i giocatori
stessi nell’esecuzione di particolari gesti tecnici o in competizioni
padroneggiate con successo. Vedere e riflettere sul fatto che in passato
si è stati in grado di gestire adeguatamente determinate situazioni
fortifica la convinzione che in futuro si potrà fare altrettanto.
L’imagery, o visualizzazione, è una tecnica largamente
impiegata nel contesto sportivo che si è rilevata di particolare utilità
nel rafforzare l’efficacia percepita relativa ad aspetti
tecnico-tattici, alla gestione delle emozioni e dell’errore, alla
capacità di fronteggiare nel modo migliore le situazioni critiche e
nuove, e alla costruzione di un senso di gruppo, sia a livello
individuale che collettivo. L’imagery, infatti, può
essere usata per rievocare e ripetere mentalmente non solo specifici
gesti motori, ma anche schemi tattici e strategie di gioco, e un’ampia
varietà di situazioni che il singolo giocatore o l’intera squadra
possono aver vissuto quotidianamente. L’immaginazione del giocatore
deve essere costantemente allenata e ben strutturata al fine di trarne i
maggiori vantaggi. Partendo dagli stimoli molto semplici si abitua il
giocatore a prendere confidenza con la tecnica e a rendere l’immagine
mentale più vivida e realistica. Come per l’esperienza diretta di
padroneggiamento, è importante strutturare l’imagery in gradi
progressivi di difficoltà, dalla situazione più semplice a quella più
complessa, in modo da consentire al giocatore di divenire via via più
capace di richiamare alla mente azioni e fatti e di acquisire
progressivamente l’abilità di manipolare senza sforzo le immagini
evocate;

• “La persuasione verbale” consolida la nostra
convinzione di essere in possesso di ciò che occorre per riuscire.
Purtroppo le aspettative di efficacia che ne derivano sono meno forti di
quelle prodotte dall’esperienza pratica. Soprattutto nei momenti più
critici, quando la tensione è alta, la fatica intensa, gli insuccessi
frequenti e la motivazione subisce dei cali, il senso di efficacia resta
elevato solo se le persone che costituiscono dei punti di riferimento
continuano a esprimere fiducia nelle capacità dei giocatori.
La persuasione verbale ha effetti tanto più elevati e durevoli quanto
più le valutazioni positive dei persuasori risultano credibili e sono
frutto della competenza e della stima reciproca. Utili strumenti di
persuasione sono anche i discorsi che i giocatori fanno a se stessi (Self-Talk),
particolarmente efficaci nel controllo dei pensieri intrusivi e degli
elementi di distrazione, nell’allenamento e prima e durante tutta la
partita. Anche un efficace self-talk, tuttavia, deve essere insegnato ed
allenato, cercando di mostrare un’adeguata destrutturazione e
ristrutturazione cognitiva, dal momento che l’atleta può incorrere a
delle catastrofizzazioni e generalizzazioni irrealistiche durante le
situazioni di difficoltà. Un esercizio considerato molto importante
all’interno della psicologia dello sport, per cercare di limitare il cosiddetto negative self-talk,
i pensieri negativi che molti di voi sottolineavano, è quello di
scrivere i proprio pensieri negativi su un block notes, e di rivederli a
fine giornata. Questo esercizio permetterà all’atleta, insieme
all’allenatore, di prendere coscienza del numero di pensieri negativi
che attraversano la mente del giocatore e di cercare di ridurli, e
soprattutto di trasformarli in pensieri positivi. A volte, però,
l’atleta non capisce realmente quanto è duramente critico nei propri
confronti, e quindi, gli viene chiesto di immaginare di dire quelle
espressioni ai propri compagni di squadra o amici, in modo tale da
comprendere la negatività delle proprie parole;

• Nel valutare le proprie capacità le persone si basano sugli “stati emotivi e fisiologici”. Spesso le situazioni di stress e la tensione vengono percepite come il presagio di una cattiva prestazione. Non è l’intensità delle reazioni emotive e fisiche
ad essere importante, quanto piuttosto il modo in cui esse vengono
percepite ed interpretate. Per esempio le persone (o atleti) che hanno
un buon senso di efficacia considerano il proprio stato di attivazione
emotiva come qualcosa che facilita l’azione dando energia, mentre quelle
sfiduciate vivono lo stato di attivazione fisico-emotivo come
pericoloso e debilitante, cioè presagio di un cattivo rendimento e un
cattivo risultato. Il corpo e la mente
non sono due cose separate e distinte, ma essi sono più vicini di
quanto noi immaginiamo. Essi sono integrati. Vuol dire che non può
accadere nulla al corpo che non accada anche alla mente.
Un particolare stato emotivo, come quelli che comunemente si hanno in
gara, può dare origine a reazioni diverse in diversi atleti. A che cosa è
dovuta questa cosa ? Fondamentalmente è la capacità degli stessi di
essere consapevoli dell’emozione che stanno provando, di gestirla e di
sfruttarla per i propri fini ed obiettivi. Insegnare ad essere
consapevoli dei propri vissuti psicofisiologici è l’elemento che oggi
manca nella pianificazione del programma di allenamento di ogni
allenatore;


Infine, per concludere le varie strategie e tecniche d’intervento, è
doveroso focalizzarsi su un altro punto molto importante e che riguarda
gli obiettivi che l’atleta si prefigge, infatti, il Goal Setting,
che costituisce la metodologia di fondo di qualunque programma
finalizzato allo sviluppo dell’efficacia percepita e non solo, può
essere insegnato non solo ai singoli ma anche all’intera squadra,
affinché i giocatori imparino a pensare e a lavorare per obiettivi e
standard di realizzazioni chiari e ben definiti e rafforzino le proprie
capacità di autoregolazione.
Il goal setting si basa sulla capacità dell’individuo di saper individuare degli obiettivi realistici e realizzabili, a breve o a lungo termine, e di impegnarsi per il loro raggiungimento. L’impegno,
ovviamente, cambia in base alla tipologia dell’obiettivo e alla
difficoltà del compito, per esempio, c’è una notevole differenza tra il
voler diventare un atleta professionista ed il poter partecipare ad una
competizione mondiale, così come il vincere una gara e l’intero
campionato.
La chiave di lettura fondamentale, però, per poter trarre giovamento
dalla tecnica del goal setting è quella di riuscire ad individuare
sempre dopo ogni esperienza, che sia partita o allenamento, il lato positivo, e di non farsi quindi abbattere da possibili fallimenti.
Per concludere quindi, credo fortemente nelle convizioni di efficacia, a tal punto da
aver fatto una tesi sul calcio prima, ed un progetto sul tennis poi, e
credo inoltre che solo grazie all’allenamento, mentale e tecnico/tattico, e che
con l’aiuto del maestro, affiancato appunto da uno psicologo, si possano
ottenere dei risultati davvero interessanti, con qualunque tipologia di
atleta ed obiettivo.



“Se ho le convinzioni di essere in grado di fare,
acquisirò certamente la capacità di saper fare effettivamente, anche
quando tale capacità non è presente sin dall’inizio.”
Mahatma Gandhi


PS: spero che questo articolo vi possa aver chiarito i mille dubbi che si hanno sull'ambito psicologico, e chiunque ancora non abbia svolto il test e fosse interessato a comprendere alcuni aspetti
psicologici
legati al suo tennis, lo può tranquillamente compilare al seguente indirizzo: [Devi essere iscritto e connesso per vedere questo link] la mia ricerca sta continuando nel tempo, e onestamente spero di poterla terminare dopo l'estate, e quindi di poter dare a tutti i primi risultati.

saluti

sergio