Sara' finale tra Samantha e Serena Samantha Stosur (Aus)
d.
A. Kerber (Ger)
63 – 26 – 62
Ci sono voluti tre set, per quanto non eccessivamente combattuti, per regalare a Samantha Stosur la prima finale in singolare agli U.S. Open, la seconda Slam in carriera. Si infrange contro il dritto della 27enne australiana il sogno di gloria di Angelique Kerber, 92esima giocatrice al mondo stando al ranking mondiale, che ad un certo punto sembrava l’indiziata principale per l’approdo all’atto conclusivo della manifestazione che si tiene a Flushing Meadows. Ma procediamo con ordine.
Un match inedito, come questo, lascia aperto ogni possibile spiraglio di pronostico, perchè ormai, quando arrivi alla semifinale di un torneo dello Slam, guardare la classifica non ha davvero più alcun significato, dal momento che il gioco mancino della tedesca poco ha da condividere con quello che potrebbe scaturire da una giocatrice che si aggira attorno alla 100esima posizione mondiale. Ci si meraviglia fino ad un certo punto, però, che l’inizio migliore sia dell’atleta di Gold Coast, più abituata a giocare a questi livelli e che dispone di alcune armi, prima tra tutte il famigerato servizio in kick, indigeste soprattutto a chi, come Kerber, mai ci si era trovata di fronte. L’attitudine alla ricerca del punto di entrambe le atlete ha consentito alla partita di scorrere via veloce, e tanto rapidamente Samantha si portava sul 3-0, quanto velocemente la stessa giocatrice australiana archiviava la prima frazione per 6-3. Angelique, tuttavia, dopo un inizio poco produttivo cominciava ad entrare in partita.
E questo si evinceva in maniera particolare valutando lo score al servizio delle due atlete al termine del primo set: se entrambe avevano servito circa 7 prime su 10, Stosur vantava un leggero vantaggio nei punti conquistati con la prima palla (79% vs 70%), ma con la seconda aveva raccolto la miseria del 33% dei punti giocati. Un campanellino d’allarme che diveniva una sirena assordante quando, nel quarto gioco della seconda frazione, Samantha cedeva tutto d’un tratto la battuta a zero (non aveva ancora concesso alcuna palla break) e lasciava campo aperto a Kerber, che vestiva i panni preferiti della martellatrice mancina da fondo campo. Certo, c’è da dire che la tedesca, ancora una volta, nel corso dell’incontro ha mostrato una discreta capacità nel saper leggere il gioco avversario, perchè il servizio dell’australiana, apparso inviso nei primi giochi, nel secondo set veniva letto con continuità: la seconda frazione, infatti, si chiudeva per 6-2 con un nuovo break della tedesca nell’ottavo gioco. Le percentuali con la seconda di Stosur diventavano sempre più sconfortanti.
Serviva un cambio di marcia, serviva una nuova Stosur, per impedire che le gesta di Kerber venissero raccontate anche nella finalissima e l’australiana, anche complice un po’ di distrazione della tedesca, quasi soddisfatta del gioco fin lì espresso, tornava a guidare la contesa a furia di drittoni ben assestati. In un quarto d’ora scarso lo score recitava 5-0 e servizio in favore di Sam, con un parziale punti di 20-5, che nella maggior parte dei casi sarebbe stato sufficiente per decretare la fine delle danze. In questo torneo, però, Samantha ha già saputo stupire per la capacità di non chiudere partite (vedi Kirilenko) oppure di allungare gli incontri (vedi Petrova) ed anche in semifinale non ha lesinato di regalarsi qualche minuto di sofferenza extra. Così, facendo del fast forward, Kerber si ritrovava sotto 2-5, dove falliva ben 4 palle break, di cui 2 consecutive, per riaprire una partita in maniera clamorosa e commettendo invece un’ingenuità sulla seconda palla-match di Stosur, che con una volèe di rovescio strappava il suo pass per la finale. Dove non sarà favorita, ma dove sarà comunque della partita.
da T.it (n.d.r.)
"Serena outpowers n° 1 "(pic by Getty Images through WTA off site)Serena Williams (Usa)
d.
C. Wozniacki (Den)
62 – 64
Serena Williams torna in finale agli Us Open dopo la fortunata edizione del 2008, che le consegnò il terzo titolo dello Slam americano. La quasi trentenne statunitense (compirà gli anni il 26 settembre) ha raggiunto l’ultimo round, dove incontrerà Samantha Stosur, demolendo Caroline Wozniacki, n.1 del ranking.
E’ stato un massacro sportivo il terzo match in carriera fra l’ex regina della classifica e la leader Wta, mai vincente contro la Williams. Almeno fino a tutto il mese di settembre la Wozniacki resterà la prima del mondo, ma la lezione subita è davvero molto dura. Di positivo, dopo una prestazione del genere, c’è la consapevolezza che la vittoria di uno Slam, sfumata anche questa volta, non si può pretendere solo per l’effetto di un predominio aritmetico, ma la si deve conquistare battendo una ad una le avversarie. E quando ci si trova di fronte una Williams, l’affare diventa molto complicato.
Assente dal Major di casa dalla semifinale 2009, Serena è tornata a New York con poche certezze e tante speranze. Dopo l’annus horribilis trascorso, non si poteva pretendere un ritmo partita accettabile, nè concrete chance di vittoria. E per completare l’impresa, c’è ancora una rivale da superare. Ma Serena Williams alla finale ci arriva da strafavorita, perché ci arriva dopo aver battuto nell’ordine Victoria Azarenka (n.4 del tabellone), Ana Ivanovic (n.16 ed ex n.1 del mondo) e proprio Caroline Wozniacki, senza perdere un set e proponendo un tennis di livello superiore.
Serena ha dominato. Nella battuta, con la quale ha infilato 11 ace e il 78% di punti vinti con la prima di servizio. Negli scambi prolungati, dove non ha quasi mai subito la costanza e la regolarità di “Wallziacki”. Nelle variazioni tattiche, pecca questa su cui la danese ha ancora molto da imparare. Rovescio a parte, la bionda di Odense non ha fatto mai male alla rivale, e ne è riprova la miseria di 5 vincenti segnati nell’arco dell’incontro. La chance poteva venire solo se lo scambio si fosse protratto il più a lungo possibile, e se Serena fosse calata nella lunga distanza. Ma niente di tutto questo è avvenuto, e la poche alternative di Caroline si sono infrante al cospetto dell’americana dalla palla dura come il granito.
L’unica scossa al match la n.1 del mondo l’ha data solo a partita ormai finita, e cioè quando ha firmato una piccola rimonta, dal 2-5 al 4-5, che ha avuto solo il merito di rendere meno imbarazzante lo score rifilato dalla n.28 del seeding alla testa di serie più alta della manifestazione. Tit (n.d.r.)
(all other pics by USO2011 off site)