sintesi splendida del grande Gianni Clerici
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Sono rimasto tre ore ad ammirare la pioggia, rivolgendo pensieri riconoscenti all'onorevole Rampelli, l'ambientalista il cui braccio era ornato da croce celtica, e la brillante mente traversata dall'idea di riqualificare e valorizzare l'architettura razionalista del Foro Mussolini, vietando quindi la costruzione di una cupola che avrebbe consentito non solo i match di tennis, ma la redditività di un impianto polifunzionale.
Ho quindi avuto il tempo di ricordare ad uno smemorato l'offerta di Tim Phillips, il past-President di Wimbledon, pronto a svendere uno dei palloni pressostatici che consentono, nell'All England Club, la ripresa del gioco due minuti dopo la caduta della pioggia, invece dei 42 necessari ai volenterosi drenatori romani. E mi conferma che, in questa povera provincia di Santi, Poeti e Navigatori, mancano dei tipi di semplice buonsenso bertoldesco.
Infine, grazie allo Stellone, ho potuto assistere alle finali del rinnovato Torneo Misto, che alcune vittime della colonizzazione americana denominano Combinato. Ho applaudito il ritorno alla buona salute e insieme al successo di Maria Sharapova, la Venere Bianca, ora che la Venus Nera pensa molto alla vita, e poco al tennis. Una vittoria che, per una volta, confermava l'esistenza di una qualche giustizia distributiva, e del risarcimento per una campionessa che, dopo aver vinto tre Slam, era stata bloccata da una spalla ribelle.
Un'altra spalla dolente ha diminuito le non inesistenti possibilità della Stosur, che poteva competere con la Sharapova nella maggior parte degli schemi, eccetto gli scambi di rovesci bimani. Una partenza in salita (un punto a quattordici) non ha certo aiutato l'australiana, che si è fatta pericolosa soltanto verso la fine, quando gli sguardi interrogativi o addirittura preoccupati di Maria cercavano ad ogni punto il conforto di Sasha, cestista serbo, inquadratissimo in tribuna.
Curiosamente favorito da Betfair (3,05 a 1,47) Nadal partiva comunque con l'handicap di tre consecutive sconfitte negli ultimi tre incontri con Nole Djokovic, delle quali due sul duro e l'ultima sulla terra di Madrid.A vantaggio di Nole c'era la non inattesa scoperta tattica di chi può giocare a tutto campo, escludendo così l'arma proibita del diritto di Rafa dall'angolo alla sua propria destra. Per far ciò occorre la capacità di tenere la palla molto profonda, e di avere un rovescio superiore a quello di Nadal.
Basandosi su queste due per lui felici esigenze, Nole ha riequilibrato la lentezza di un terreno intriso dal vapore acqueo dei poveri teloni medievali, e ha così chiuso un primo set terminato con ben tre breaks, uno solo contrario, a dimostrazione della prevalenza dei rimbalzi sui servizi. Non diversamente si svolgeva il secondo set, nel quale il maratoneta Nadal si limitava a prevalere soltanto negli scambi legati all'apnea, sovra i quindici tiri. Ma il maggior equilibro tra diritto e rovescio negli scambi finiva per condurre Djokovic a tre match point consecutivi giocati con eccessiva ansia, ma ad una finale quarta occasione in cui due consecutivi reciproci net finivano per sottolineare il favore degli Dei.
Non par quindi giusto anche a noi mortali che il vincitore di quattro consecutivi incontri diretti sia, questa sera, il N.2, e segua quindi un avversario battutissimo.