UGURI, SCAMBIO INFINITO!
Vicki Nelson (a sinistra) e Jean Hepner, protagoniste dell'incredibile scambio
Di Riccardo Bisti - 24 Settembre 2009, H. 18
Al 642esimo colpo, Vicki Nelson capì che era il momento di tirare un vincente. “Stavo per impazzire”, raccontò quel 24 Settembre 1984 “Provavo a fare qualsiasi cosa, ma la palla tornava sempre indietro. Ho avuto bisogno di molto tempo per avere il coraggio di attaccare. A un certo punto lei ha tirato un pallonetto più corto…e ho deciso di provarci”. “Lei” era Jean Hepner, all’epoca numero 172 WTA. Era il torneo di Richmond, in Virginia. Una partita come tante, di quelle destinate a finire giusto negli archivi di Rino Tommasi. Ma quel punto cambiò la storia. Uno scambio eterno: la palla attraversò la rete per 643 volte. Il punto durò 29 minuti, il tie break (finito 13-11) un’ora e 47 minuti, tutto il match 6 ore e 31 minuti. Roba da far impallidire il recente scambio di oltre 50 colpi tra Murray e Benneteau al Masters 1000 di Cincinnati.
Una partita da Guinness
Il mitico punto si giocò al “Raintree Swim and Racquet Club” di Richmond, sede di un torneo da 50.000 dollari di montepremi. Ci sono stati scambi ancora più lunghi, ma mai nel circuito professionistico. Il match tra Nelson ed Hepner è rimasto per quasi 20 anni il più lungo nella storia del tennis prima di essere superato da Clement-Santoro al Roland Garros 2004, durato due minuti in più. Va però detto che resta il più lungo iniziato e concluso nello stesso giorno (il match tra i due francesi venne sospeso per oscurità e ripreso il giorno dopo per quasi due ore). Da allora sono passati 25 anni, un quarto di secolo. L’occasione giusta per fare un passo indietro nel tempo. L’emozione non è passata. Sembrano entrambe imbarazzate dal fatto di essere ancora nel Guinness dei Primati.
Le protagoniste 25 anni dopo
“Ogni volta che ci penso, ancora oggi, inizia a farmi male lo stomaco” ha detto la Hepner “In quel periodo erano accadute tante cose nella mia vita personale, non era un momento facile della mia carriera. Ma non rimasi oltre sei ore sul campo per attirare l’attenzione. Volevo semplicemente vincere la partita”. All’epoca aveva 25 anni, si ritirò poco dopo ed oggi fa l’insegnante a Redwood City, in California. Gioca “seriamente” a scacchi, molto meno a tennis. E non ha alcun contatto con il mondo del tennis professionistico. La Nelson, oggi signora Nelson-Dunbar, vive a Medina, in Ohio, ed è ancora coinvolta nel nostro mondo. Il marito, Keith Dunbar, fa il coach. Hanno tre figli: Jacob, 13 anni, lo scorso anno era il miglior Under 12 degli Stati Uniti; Ethan, 17 anni, progetta di tentare l’avventura nel mondo college; la piccola Emily, 10 anni, ha appena iniziato a giocare. E le premesse sembrano buone.
Crampi e stati ipnotici
Lo scambio infinito si è svolto nel tie-break finale, con la Hepner avanti 11-10. Se lo avesse vinto, il match sarebbe andato al terzo set. E chissà quanto sarebbe durata ancora. “Ci furono decine di pallonetti” ricorda la Nelson “Io provavo ad entrare in campo, ma lei continuava a tirarmi un lob dopo l’altro”. Dopo aver vinto il punto, la Nelson cadde per terra colta dai crampi. Il giudice di sedia stava per chiamare il “Time Violation”, ma lei si rialzò prontamente, quasi eroicamente, e torno a fondocampo per giocare il punto successivo. Ma come diavolo può andare avanti un punto per 29 minuti senza che nessuna delle due giocatrici commetta un errore? “Eravamo entrambe ancorate alla linea di fondocampo, tirando un pallonetto dopo l’altro” dice la Nelson. “Io ero semplicemente molto concentrata” ricorda la Hepner. Un paio di punti dopo la pugna finì, con la Nelson che si scusò con arbitro e giudici di linea per la lunghezza del match. “Stavo male per loro, si saranno addormentati stando seduti così a lungo”. Al contrario, la Hepner ammette di non essersi resa contro del tempo che passava. “Vivi una distorsione del tempo quando sei così concentrata. E’ come uno stato ipnotico. Non mi ero proprio accorta di essere sul campo da oltre sei ore”
Tutto merito di un giornalista
Il record sarebbe passato inosservato se non ci fosse stato il prezioso (e paziente…) lavoro di John Packett, giornalista che coprì l’evento per il “Richmond Times-Dispatch”. Packett ebbe l’accortezza di tenere traccia dei colpi. “Ho iniziato a contare perché ogni scambio non finiva mai. Allora mi domandai fino a che punto si sarebbero spinte”. Giornalista di tennis ed altri sport per oltre 40 anni, Packett ricorda il match come noioso ma ugualmente interessante. “Non ricordo per quale ragione mi sedetti ad osservarlo. Sono contento di averlo fatto perché è stata una partita storica, ma non è stato un punto saliente della mia carriera giornalistica”. Hugh Waters, ex allenatore e proprietario del Club, ricorda che in molti vennero da lui a lamentarsi per la scarsa qualità del match. “Ma io non ho mai dato retta queste critiche. La gente non capisce l’aspetto mentale del tennis. E’ stata una battaglia tra due grandi forze di volontà che solo un vero appassionato può apprezzare”.
Il tutto per pochi dollari
Dopo la partita, Vicki Nelson telefonò al suo futuro marito. “Mi disse che era il peggior giorno della sua vita” ricorda Keith Dunbar “Io le chiesi se aveva perso, invece seppi che aveva vinto. Ma era appena uscita dal campo. Le dissi semplicemente di pensare a come avrebbe potuto sentirsi la Hepner in quel momento”. Al turno dopo Michaela Washington sfiancò alla distanza la povera Vicki, battendola 5-7 7-5 6-0. “Fu un giorno pessimo, riuscivo a malapena a muovermi”. La Nelson salutò Richmond con 775 dollari in tasca. La Hepner, che aveva alloggiato presso una famiglia del posto per ridurre le spese, vide “premiato” il suo sforzo con…475 dollari. 73 dollari per ogni passata su quel torrido campo in cemento. Chissà come sarebbe andata la sua carriera se avesse vinto quel maledetto scambio.
Vicki Nelson (a sinistra) e Jean Hepner, protagoniste dell'incredibile scambio
Di Riccardo Bisti - 24 Settembre 2009, H. 18
Al 642esimo colpo, Vicki Nelson capì che era il momento di tirare un vincente. “Stavo per impazzire”, raccontò quel 24 Settembre 1984 “Provavo a fare qualsiasi cosa, ma la palla tornava sempre indietro. Ho avuto bisogno di molto tempo per avere il coraggio di attaccare. A un certo punto lei ha tirato un pallonetto più corto…e ho deciso di provarci”. “Lei” era Jean Hepner, all’epoca numero 172 WTA. Era il torneo di Richmond, in Virginia. Una partita come tante, di quelle destinate a finire giusto negli archivi di Rino Tommasi. Ma quel punto cambiò la storia. Uno scambio eterno: la palla attraversò la rete per 643 volte. Il punto durò 29 minuti, il tie break (finito 13-11) un’ora e 47 minuti, tutto il match 6 ore e 31 minuti. Roba da far impallidire il recente scambio di oltre 50 colpi tra Murray e Benneteau al Masters 1000 di Cincinnati.
Una partita da Guinness
Il mitico punto si giocò al “Raintree Swim and Racquet Club” di Richmond, sede di un torneo da 50.000 dollari di montepremi. Ci sono stati scambi ancora più lunghi, ma mai nel circuito professionistico. Il match tra Nelson ed Hepner è rimasto per quasi 20 anni il più lungo nella storia del tennis prima di essere superato da Clement-Santoro al Roland Garros 2004, durato due minuti in più. Va però detto che resta il più lungo iniziato e concluso nello stesso giorno (il match tra i due francesi venne sospeso per oscurità e ripreso il giorno dopo per quasi due ore). Da allora sono passati 25 anni, un quarto di secolo. L’occasione giusta per fare un passo indietro nel tempo. L’emozione non è passata. Sembrano entrambe imbarazzate dal fatto di essere ancora nel Guinness dei Primati.
Le protagoniste 25 anni dopo
“Ogni volta che ci penso, ancora oggi, inizia a farmi male lo stomaco” ha detto la Hepner “In quel periodo erano accadute tante cose nella mia vita personale, non era un momento facile della mia carriera. Ma non rimasi oltre sei ore sul campo per attirare l’attenzione. Volevo semplicemente vincere la partita”. All’epoca aveva 25 anni, si ritirò poco dopo ed oggi fa l’insegnante a Redwood City, in California. Gioca “seriamente” a scacchi, molto meno a tennis. E non ha alcun contatto con il mondo del tennis professionistico. La Nelson, oggi signora Nelson-Dunbar, vive a Medina, in Ohio, ed è ancora coinvolta nel nostro mondo. Il marito, Keith Dunbar, fa il coach. Hanno tre figli: Jacob, 13 anni, lo scorso anno era il miglior Under 12 degli Stati Uniti; Ethan, 17 anni, progetta di tentare l’avventura nel mondo college; la piccola Emily, 10 anni, ha appena iniziato a giocare. E le premesse sembrano buone.
Crampi e stati ipnotici
Lo scambio infinito si è svolto nel tie-break finale, con la Hepner avanti 11-10. Se lo avesse vinto, il match sarebbe andato al terzo set. E chissà quanto sarebbe durata ancora. “Ci furono decine di pallonetti” ricorda la Nelson “Io provavo ad entrare in campo, ma lei continuava a tirarmi un lob dopo l’altro”. Dopo aver vinto il punto, la Nelson cadde per terra colta dai crampi. Il giudice di sedia stava per chiamare il “Time Violation”, ma lei si rialzò prontamente, quasi eroicamente, e torno a fondocampo per giocare il punto successivo. Ma come diavolo può andare avanti un punto per 29 minuti senza che nessuna delle due giocatrici commetta un errore? “Eravamo entrambe ancorate alla linea di fondocampo, tirando un pallonetto dopo l’altro” dice la Nelson. “Io ero semplicemente molto concentrata” ricorda la Hepner. Un paio di punti dopo la pugna finì, con la Nelson che si scusò con arbitro e giudici di linea per la lunghezza del match. “Stavo male per loro, si saranno addormentati stando seduti così a lungo”. Al contrario, la Hepner ammette di non essersi resa contro del tempo che passava. “Vivi una distorsione del tempo quando sei così concentrata. E’ come uno stato ipnotico. Non mi ero proprio accorta di essere sul campo da oltre sei ore”
Tutto merito di un giornalista
Il record sarebbe passato inosservato se non ci fosse stato il prezioso (e paziente…) lavoro di John Packett, giornalista che coprì l’evento per il “Richmond Times-Dispatch”. Packett ebbe l’accortezza di tenere traccia dei colpi. “Ho iniziato a contare perché ogni scambio non finiva mai. Allora mi domandai fino a che punto si sarebbero spinte”. Giornalista di tennis ed altri sport per oltre 40 anni, Packett ricorda il match come noioso ma ugualmente interessante. “Non ricordo per quale ragione mi sedetti ad osservarlo. Sono contento di averlo fatto perché è stata una partita storica, ma non è stato un punto saliente della mia carriera giornalistica”. Hugh Waters, ex allenatore e proprietario del Club, ricorda che in molti vennero da lui a lamentarsi per la scarsa qualità del match. “Ma io non ho mai dato retta queste critiche. La gente non capisce l’aspetto mentale del tennis. E’ stata una battaglia tra due grandi forze di volontà che solo un vero appassionato può apprezzare”.
Il tutto per pochi dollari
Dopo la partita, Vicki Nelson telefonò al suo futuro marito. “Mi disse che era il peggior giorno della sua vita” ricorda Keith Dunbar “Io le chiesi se aveva perso, invece seppi che aveva vinto. Ma era appena uscita dal campo. Le dissi semplicemente di pensare a come avrebbe potuto sentirsi la Hepner in quel momento”. Al turno dopo Michaela Washington sfiancò alla distanza la povera Vicki, battendola 5-7 7-5 6-0. “Fu un giorno pessimo, riuscivo a malapena a muovermi”. La Nelson salutò Richmond con 775 dollari in tasca. La Hepner, che aveva alloggiato presso una famiglia del posto per ridurre le spese, vide “premiato” il suo sforzo con…475 dollari. 73 dollari per ogni passata su quel torrido campo in cemento. Chissà come sarebbe andata la sua carriera se avesse vinto quel maledetto scambio.