Differenze nella struttura e nella composizione corporea
Come si è detto, il dimorfismo sessuale si manifesta in modo più distinto in corrispondenza dello sviluppo puberale. Le modificazioni che caratterizzano la pubertà consistono essenzialmente nell'accelerazione dell'accrescimento scheletrico, nella trasformazione della composizione corporea, con particolare riferimento alla quantità e alla distribuzione del grasso corporeo, nello sviluppo degli apparati circolatorio e respiratorio, delle gonadi e dell'intero apparato riproduttivo. Dal punto di vista biologico, come conseguenza di queste modificazioni, l'individuo si avvia ad acquisire le caratteristiche fisiche e le capacità funzionali dell'adulto, compresa quella riproduttiva. Per quanto concerne lo scheletro, l'accrescimento termina nelle ragazze a circa 18-20 anni di età e nei ragazzi a 21-23 anni. Confrontando le caratteristiche scheletriche generali di soggetti adulti di sesso diverso, le principali differenze riguardano soprattutto la robustezza, la lunghezza e il grado di mineralizzazione delle ossa lunghe, che risultano maggiori nei maschi, nei quali anche le articolazioni e le superfici articolari sono più grandi: a causa della maggiore lunghezza delle ossa, l'uomo raggiunge una statura che in media supera quella della donna di circa 9-13 cm. Le differenze antropometriche riguardano anche le proporzioni tra i vari segmenti corporei. Anche la composizione corporea è generalmente diversa nei due sessi, particolarmente rispetto alla quantità di grasso corporeo (massa corporea grassa) e alla sua relazione con la massa corporea magra, quest'ultima rappresentata essenzialmente dai muscoli, dalle ossa e dagli organi interni. Il grasso corporeo si deposita in vari siti dell'organismo, ma è soprattutto quello sottocutaneo che contribuisce in modo determinante a rendere più palesi le differenze sessuali. Nella donna il grasso sottocutaneo si accumula nelle regioni del bacino e delle spalle, nelle mammelle e nella parte posteriore delle braccia. Complessivamente il grasso costituisce nella donna il 22-25% della massa corporea, nell'uomo il 13-15%. Per quanto riguarda la massa muscolare, mentre prima della pubertà non ci sono sostanziali differenze tra i sessi, successivamente queste diventano assai vistose. Nell'età adulta il maschio è dotato di una muscolatura maggiore di quella della femmina, ma non vi sono differenze qualitative nelle caratteristiche contrattili delle fibre che compongono il muscolo. Le maggiori dimensioni dello scheletro e della muscolatura del maschio contribuiscono in modo sostanziale alla differenza di peso mediamente riscontrabile tra individui di sesso diverso. L'uomo in media pesa circa 11-13 kg più della donna e, se si considera soltanto il peso della massa corporea magra, la differenza diviene ancora più evidente, assumendo il valore di 18-20 kg. Diversità anatomiche tra i sessi si riscontrano anche nelle dimensioni e nel peso di alcuni organi interni. Particolarmente rilevanti per le implicazioni funzionali a esse collegate sono le differenze riguardanti il cuore e i polmoni. In tutti i mammiferi il peso del cuore è in media direttamente proporzionale al peso corporeo e può essere calcolato moltiplicando quest'ultimo per il valore 0,0066; in accordo con il maggiore peso corporeo, il peso del cuore dell'uomo è maggiore di quello della donna. Nel rapporto tra peso corporeo e peso del cuore si rilevano però anche delle differenze in relazione all'età: nell'arco di vita compreso tra 12 e 60 anni, nelle donne il valore medio di tale rapporto è inferiore del 10-15% rispetto agli uomini, mentre dopo i 60 anni i valori divengono simili. Anche le dimensioni dei diametri cardiaci sono diverse tra i due sessi: per es., il diametro trasverso è mediamente di circa 12 cm nell'uomo e di 10,5 cm nella donna. Così come per il cuore, anche le dimensioni del polmone sono direttamente proporzionali alla taglia corporea, pertanto i polmoni della donna sono più piccoli di quelli dell'uomo. Tale differenza si riflette sul valore delle grandezze respiratorie e in modo particolare sulla capacità vitale, cioè sul volume di aria che può essere espirato con un'espirazione massimale dopo aver eseguito un'inspirazione massimale. In soggetti adulti giovani la capacità vitale è in media di 2-3 litri nella donna e di 3-4 litri nell'uomo. Tra le varie misure antropometriche l'area della superficie corporea è quella più attendibilmente correlata con la capacità vitale. Nell'adulto il rapporto tra capacità vitale e area della superficie corporea è 2,6 l/m2 nell'uomo e 2,7 l/m2 nella donna.
Differenze funzionali
Le differenze strutturali sopra descritte svolgono un ruolo assai rilevante principalmente nel determinare quelle differenze funzionali che riguardano la capacità dell'individuo di eseguire un esercizio fisico intenso. Sebbene importanti fattori socioculturali possano essere almeno in parte considerati responsabili della diversa capacità fisica tra uomo e donna, è tuttavia ormai ben dimostrato che la capacità di lavoro muscolare della donna è approssimativamente minore del 20% rispetto a quella dell'uomo. Questa differenza viene in larga misura attribuita alle diversità di dimensioni e composizione corporea, mentre i meccanismi cellulari che controllano la maggior parte delle risposte fisiologiche e biochimiche all'esercizio fisico sono gli stessi per entrambi i sessi. Le differenze riscontrabili devono pertanto essere interpretate come dipendenti da fattori quantitativi piuttosto che qualitativi. Forza muscolare Prima dello sviluppo puberale non ci sono tra i due sessi sostanziali differenze nella forza muscolare ma, come comunemente dimostrato mediante test specifici, esse emergono chiaramente durante la pubertà, si mantengono nell'età adulta, e declinano nella vecchiaia. La differenza di forza è chiaramente correlata con lo sviluppo della massa muscolare, che nell'uomo, favorito dall'intensa azione anabolizzante del testosterone, può superare quella della donna perfino del 50%. Grazie alla maggiore massa muscolare, evidente soprattutto negli arti superiori, nelle spalle e nel tronco, l'uomo risulta avvantaggiato in tutte quelle attività fisiche che richiedono elevati livelli di forza, velocità e potenza. Esaminando la differenza di forza in termini assoluti, cioè senza considerare le diversità riguardanti la taglia fisica e la composizione corporea, risulta che nella donna la forza muscolare è pari a circa il 75% di quella dell'uomo. Si deve tuttavia tenere conto che la differenza può variare notevolmente a seconda dei gruppi muscolari considerati: generalmente essa è maggiore per i muscoli delle braccia che per quelli delle gambe.
Come per altre capacità funzionali, la differenza di forza tra maschio e femmina si riduce se viene rapportata ad alcune caratteristiche strutturali dell'individuo, quali la massa corporea totale o la massa corporea magra. Se si elimina l'influenza del primo fattore, cioè la differenza legata alla diversa taglia corporea, la forza muscolare della donna raggiunge l'80% di quella dell'uomo e la differenza si riduce ulteriormente se si rapporta la forza alla sola massa corporea magra. Infatti il rapporto tra la forza e la massa corporea totale è favorevole all'uomo non tanto a causa di una qualche differenza inerente il tessuto muscolare stesso, quanto, come indicato precedentemente, per la maggiore adiposità relativa della donna. Se si elimina anche l'influenza di questo fattore, sebbene permangano ancora differenze riguardanti la forza sviluppata dai muscoli degli arti superiori, esse si annullano completamente nel confronto tra i muscoli degli arti inferiori. Infine, prendendo in considerazione esclusivamente il rapporto tra la forza sviluppata da un muscolo e la sua dimensione, espressa come area della sua sezione trasversale massima, si rileva che la forza per unità di superficie è la stessa per l'uomo e per la donna e varia tra 4 e 8 kg/cm2 a seconda del muscolo considerato. Ciò indica che i processi funzionali che si attuano nella fibra muscolare per lo sviluppo della forza sono qualitativamente analoghi nei due sessi.
Metabolismo energetico
L'energia necessaria all'organismo per lo svolgimento delle varie forme di lavoro biologico, quale per es. il lavoro muscolare, viene fornita da reazioni chimiche di carattere demolitivo, che nel loro insieme costituiscono il metabolismo energetico. Poiché la quantità di lavoro eseguibile nell'unità di tempo da un organismo vivente può aumentare di molte volte nel passare dalla condizione di riposo assoluto a quella di esercizio muscolare strenuo, anche l'intensità del metabolismo energetico può presentare analoghe variazioni. Una condizione di minimo impegno del metabolismo energetico è quella definita come basale. Questa prevede che il soggetto abbia dormito per 8 ore, sia digiuno da 12-18 ore, sia in completo riposo fisico e mentale da almeno mezz'ora e si trovi in un ambiente a temperatura confortevole. La quota metabolica relativa a questa condizione assai speciale di riposo viene indicata con il termine metabolismo basale. Al fine di comparare tra loro le quote metaboliche basali di individui di taglia fisica diversa, esse vengono espresse in rapporto all'area della superficie corporea. Il metabolismo basale della donna è minore di quello dell'uomo a tutte le età; nella donna giovane esso è mediamente di circa 37 kcal/ora per m2 di superficie corporea, mentre per l'uomo è di circa 40. È probabile che il fattore che maggiormente contribuisce a determinare tale differenza sia la diversa composizione corporea nei due sessi e, in particolare, la massa grassa relativamente più abbondante della donna. A conferma di ciò, se il metabolismo basale viene rapportato alla sola massa corporea magra, invece che alla superficie corporea, le differenze sessuali scompaiono del tutto. Come si è detto, durante l'esercizio fisico il metabolismo energetico aumenta notevolmente in accordo con l'aumento dell'energia erogata dall'organismo. Se la prestazione deve essere protratta nel tempo (minuti o ore) l'unica via metabolica in grado di sostenere l'azione muscolare è quella che contempla la demolizione delle sostanze energetiche mediante l'impiego dell'ossigeno (metabolismo ossidativo o aerobico). La massima quantità di lavoro muscolare aerobico che può essere eseguita nell'unità di tempo (massima potenza aerobica) è sinteticamente rappresentata dal massimo consumo di ossigeno (VO2max) che può essere raggiunto dall'individuo durante l'esercizio fisico. Questo parametro fisiologico è un efficace indicatore della capacità degli apparati respiratorio e circolatorio di fornire ossigeno alle cellule attive e della capacità di queste ultime di utilizzarlo per eseguire un lavoro. La massima potenza aerobica nella donna è minore di circa il 20% rispetto a quella dell'uomo, differenza che, pressoché trascurabile nell'età infantile, diviene però evidente nell'adulto. Anche in questo caso, il fenomeno viene attribuito a differenze sessuali postpuberali concernenti la massa corporea e la sua composizione. Se anche per questo parametro funzionale si elimina infatti l'influenza della taglia corporea rapportando il VO2max alla massa corporea, la differenza si attenua e ciò è ancora più evidente se si esprime il consumo massimale di ossigeno in funzione della sola massa corporea magra. Nondimeno, anche dopo quest'ultima normalizzazione, lo svantaggio della donna non si annulla completamente e l'ulteriore differenza viene attribuita a fattori che riguardano la diversità dell'apparato cardiovascolare. A tal proposito, si tenga presente che né la funzione respiratoria né l'utilizzazione dell'ossigeno da parte dei muscoli vengono considerati fattori limitanti per il VO2max, essendo il limite costituito invece dalla funzione cardiocircolatoria. L'apparato cardiocircolatorio della donna si differenzia da quello maschile per alcuni aspetti particolarmente rilevanti ai fini della fornitura di ossigeno ai tessuti, quali le minori dimensioni delle camere cardiache, la minore concentrazione ematica di emoglobina e il minore volume di sangue circolante. Il volume cardiaco ha una rilevanza notevole sul valore della gittata cardiaca massima, cioè sulla massima quantità di sangue ossigenato che il cuore invia ai tessuti in un minuto. A causa del minore volume cardiaco la gittata cardiaca massima della donna è minore di circa il 25% rispetto a quella dell'uomo. Tale differenza si accompagna anche a una minore capacità di trasporto di ossigeno da parte del sangue femminile. Infatti, a causa del minore numero di globuli rossi per mm3 di sangue circolante (in media, 4,5 milioni nella donna e 5 milioni nell'uomo), e quindi del minore quantitativo di emoglobina, il contenuto di ossigeno in 100 ml di sangue arterioso è circa 16,5 ml nella donna e 19,5 ml nell'uomo.
Old, per fare un servizio che sia uomo o donna devono fare lo stesso gesto atletico...perché abbiamo un campo uguale, una pallina uguale.....ma una capacità intrinseca diversa...
Se vai a vedere....una donna nella generalità dei casi...preferisce ricevere piuttosto che servire....ti assicuro che è più faticoso servire che fare un dritto o un rovescio...quello che per voi è semplice...per noi lo è meno....ricordandoti che abbiamo lo stesso campo, stesse palline...ci sarà differenza di telai....ma quelli non li calcolerei alla fine....sta di fatto che il gesto atletico del servizio è identico....ma le energie a disposizione differenti.....non per niente in tutti gli sport uomini e donne gareggiano separati