Martina Trevisan, la tennista fiorentina assai garibaldina,leonina ma anche giacobina che ti batte sorridendo.
È piccola non minuta però, gioca a tennis da tanto e quest’anno ha fatto miracoli proprio nel mese di maggio tra Rabat e Parigi! “Nemo propheta in patria”, dicevano i latini , proverbio ancora in uso a quanto pare.Era destino che facesse la tennista,in quella family super sportiva con la mamma maestra di tennis , il fratello campione juniores a Wimbledon , il padre pure sportivissimo, non poteva lavorare all’uncinetto visto che in casa sparse c’eran racchette di ogni tipo mica gomitoli di lana che bramavano l’attenzione di una sartina.Martina non poteva fare la sartina, non sappiamo se è stata la racchetta che è andata da Lei o se è stata Martina che ha abbracciato la racchetta. Poco importa perché sappiamo che la danza, la pallavolo o la sciabola mai sono state nella sua testa. Eppoi quel nome , Martina che richiama la fuoriclasse Martina Navratilova, un nome che rimanda al tennis mica alla santità come Maria!
Cosa mai d’altro avrebbe potuto fare se non la tennista se in quella casa giocavan tutti a tennis, si parlava di tennis quando non lo si giocava e di notte lo si sognava? E così Martina cominciò a giocare a tennis. Si chiamava Martina come quella campionessa, era mancina come la Navratilova , insomma c’era un copione già scritto , doveva essere solo letto ed eseguito! Martina però ha sofferto il peso enorme delle aspettative su di Lei e per 4 anni ha pure smesso di praticare l’agonismo e si era messa a fare la maestra di tennis. Poi il malessere psicofisico , l’anoressia, il suo tennis sembrava arrivato al capolinea. Il tennis Martina ce l’aveva e l’aveva sempre avuto , fatto di continue variazioni e di spinte o accelerazioni, nessuna parte del campo le è aliena, dalla linea del Piave ( intendi fondo campo) con cui dipinge il campo con quel suo dritto ad uscire e con lo stretto in cross poi, con quel rovescio bimane lungo linea e poi l’incrociato stretto,con la “ velluta” che fa l’avversaria incantata da simil incantesimo , con la sbracciata con cui “ scartavetra” l’avversaria! Bello è il suo tennis sempre propositivo e fluido, dimostra sensibilità e capacità tecniche non comuni! Ora finalmente il premio: semifinali al Roland Garros, una cosa da raccontare ai figli un giorno, classificarsi tra le prime quattro al mondo nel torneo più importante su terra battuta! Questa storia sembra una favola, forse le favole esistono, ci commuovono e ci piacciono tanto ancora. Chi l’ha detto che le favole sono per bambini ? Le favole sono belle storie che possono davvero realizzarsi e piacciono proprio a tutti! Martina hai fatto come Cenerentola: lei aveva perso la scarpina e tu avevi perso il tennis poi Cenerentola ha trovato il principe azzurro e tu hai trovato la vittoria e la felicità! Insomma si può scrivere una nuova favola: c’era una volta una Martina, innamorata del tennis che si ammalò ……………….il finale lo conoscete già!
Buon tennis a tutti , comunque la pensiate!
Il Prof. Giovanni Carnaroli