Ha spento ieri 55 candeline Martina Navratilova, forse la più grande giocatrice di sempre
Un bambino che si avvicinasse al tennis oggi, e cui capitasse per le mani il palmares di Martina Navratilova, manifesterebbe certamente i seguenti sintomi, non necessariamente nell’ordine: strabuzzamento oculare, scuotimento del capo, dilatazione del cavo orale, respirazione rallentata, capogiro.
Eh sì, facile partire dai numeri per raccontare di una signora che ha fatto la storia del tennis. Vero, i dati parlano per lei: 1455 vittorie, 167 titoli, 18 volte campionessa in un torneo del Grande Slam, sempre nelle top5 a fine stagione dal 1975 al 1993 (cioè dai 19 ai 37 anni) e per sette anni numero 1. E questo solo nel singolare. Tra doppi e doppi misti si contano altri 40 Slam in bacheca. E per lei vale la pena limitarsi a parlare di Slam. Di quelli che, tanto per ricordare, se ne vinci uno solo sei nella storia. Una carriera infinita e costellata di successi, record su record, che a elencarli tutti non lascerebbero spazio ad altro. Ma è proprio di quell’ ”altro” che vogliamo parlare, perché Martina Navratilova è un personaggio che riesce nell’impresa, ancor oggi splendida 55enne, di non farsi oscurare dai suoi stessi numeri.
Non è mai stata una da poltrona, la Navratilova: nata Cecoslovacca da genitori separati, sfugge alle strette maglie del sovietismo per trovare un futuro – e una green card- negli Stati Uniti. Sotto l’ala della federazione a stelle e strisce, combatte duramente su più fronti: il campo, naturalmente, che la vede stella nascente e presto campionessa assoluta e antagonista storica di Chris Evert. Quindi, spegne le chiacchiere con una pubblica ammissione di omosessualità, che difenderà strenuamente nel corso degli anni – anche quando si troverà al centro di lunghe e complicate separazioni – e in favore della quale parla ancor oggi, attaccando senza mezzi termini i repubblicani che, secondo lei, in venticinque anni non sono ancora arrivati alla tolleranza. E poi il nodo alimentare: da giovane faticava a restare in forma, tanto da far temere per la sua ascesa. Ha attraversato il periodo vegetariano, concedendosi poi il pesce per necessità proteiche. Nel 2006 pubblicava “Shape Your Self”, dispensando consigli su come mantenersi in forma. La dimostrazione di come con la volontà i problemi possano trasformarsi in punti di forza.
In tutto questo, il talento e la grinta di Martina la portavano laddove sembrava impensabile. Forza di volontà, testa, gambe: la sua racchetta stretta nella mano sinistra disegnava traiettorie impossibili in un gioco a tutto campo, che terminava sovente con il dominio della rete. Regina assoluta sull’erba e sul veloce, vince tantissimo anche sulla terra, detenendo tutti gli slam contemporaneamente e superando ogni avversaria. Sul suo cammino epiche battaglie con Chris Evert prima e con Steffi Graf poi, rivalità sempre genuine e dal sapore d’altri tempi, capaci di solleticare quel rimpianto per un tennis che ora sembra lontanissimo. E in nome di quel richiamo ancestrale che vorrebbe i miti dello sport non smettere mai di incantare il pubblico sul campo, Martina, che ufficialmente chiudeva la carriera a 37 anni (era il 1994, sconfitta da Conchita Martinez in finale a Wimbledon), tornava a calcare i campi negli anni 2000. In singolare, dopo 8 anni di inattività, torna sull’erba di Eastbourne e batte l’allora numero 22 del ranking, Nadia Panova. Ma è quando divide il campo con un partner, che la Martina ultra-quarantacinquenne dimostra di voler scrivere ancora la storia. Come? Ovviamente, vincendo Slam: Australian Open e Wimbledon in coppia con Leander Paes nel 2003, US Open 2006 – a 49 anni – con Bob Bryan. Chapeau.
Battagliera nella vita come in campo, oggi ha deposto la racchetta ma non ha relegato l’elmetto in soffitta: sconfitto un tumore al seno l’anno scorso, Martina ancora fa sentire la sua voce nel mondo del tennis, parlando in favore dei giocatori quando si tratta della loro salute, contro i calendari infiniti e lo stress di stagioni senza pause. Ed è in prima linea nel difendere i diritti degli omosessuali , quelli degli animali e dei bambini.
Tante volte Martina, cui è stata nel 2008 restituita – senza motivazioni politiche – anche la cittadinanza Ceca revocata ai tempi del trasferimento negli States, è stata interpellata riguardo il tennis di oggi. Tra le solite domande, anche quella più scomoda di quale potesse essere una potenziale nuova Navratilova. Pescando tra le ceche, una volta era gettonata Jana Novotna.
Il recente trionfo a Wimbledon costringe Petra Kvitova al temibile paragone.
Indipendentemente dalle risposte diplomatiche, la risposta è racchiusa in una frase che, diciamocelo, trova posto nella mente di tutti: una come lei, in campo, non la vedremo più.
T.it (n.d.r.)