Dustin Brown ha scritto: Cerco un po di conforto in questo gruppo...
arrivo adesso a casa dall'ennesima sconfitta di questo 2017, tutte arrivate contro gente del mio livello (sono 3.3). Stasera ho perso con un ragazzino 3.2 (76 26 62). Sabato ho perso con un O55 3.3 75 46 64. Domenica scorso in coppa a squadre un risultato simile con un pari classifica. Insomma, ormai è una costante che quando nei tornei trovo uno del mio livello, di riffa o di raffa, perdo sempre. Oltretutto, perdo tutti i game ai vantaggi. Tutti,tutti,tutti. Stasera a vedermi c'era la mia ragazza e mio padre, solitamente vado solo e se perdo gli dico "anche oggi perso 1000 game ai vantaggi". Tanto che ogni tanto mi sento come se fosse quello che trova scuse. Stasera ne hanno avuto la prova anche loro.
Qualcuno ha vissuto mai una situazione simile? Come ne siete usciti?
Dico la mia.
Ebbene si, la vita è una competizione, che tu lo sappia o meno, che tu lo voglia accettare o meno, che ti piaccia o meno, che lo ritieni giusto o meno, è così.
Perchè?
Perchè ogni essere vivente, ancor più se dotato di intelligenza, peggio ancora se, in quanto umano, condizionato e, spesso, soggiogato, da dinamiche psicosociologiche, è animato dal radicato e fisiologico senso di sopravvivenza che lo spinge a sgomitare, passare avanti, emergere.
I romani traducevano tutto ciò con una massima di estrema efficacia nella sua sintesi; mors tua vita mea.
Se teniamo conto che tra i tanti popoli che hanno invaso e soggiogato altri popoli, i romani sono quelli che pur nella crudezza e vastità delle loro invasioni, hanno saputo meglio di ogni altro comprendere ed accettare difformità di pensiero e credo, condividendo e convivendo in virtuoso equilibrio con tutte le culture che hanno dato vita all'attuale civiltà occidentale, questa massima assume ancor più valore.
In questo momento io sto gareggiando con gli altri frequentatori del forum per dimostrare a me stesso ed a loro che le mie idee sono più significative, meglio illustrate, più convincenti delle loro, in altre parole sto cercando di affermare il mio io nella comunità e gli altri frequentatori, in maniera più o meno consapevole, stanno facendo altrettanto. Quando tu incominci uno scambio di vedute con un tuo amico, un compagno di scuola, con i tuoi genitori, stai cercando la tua affermazione personale di individuo, nel lavoro di tutti i giorni, ognuno cerca di primeggiare per fare più e prima carriera di altri, anche nella vita sentimentale cerchiamo di affermarci sulla nostra dolce metà, magari con modi e tempi meno spigolosi, magari saremo disposti ad abbozzare maggiormente, ma in fondo cerchiamo che le le nostre esigenze siano appagate.
Insomma, l'esistenza è una gara continua, possiamo decidere modi, stile, contesto e limiti nei quali alimentarla, possiamo decidere se gareggiare o ritirarci, ma di questo si tratta e prima se ne prenderà consapevolezza, prima sapremo affrontarla con intelligenza e sufficiente distacco da permetterci, come facevano i romani, di essere anche indulgenti verso gli sconfitti.
Perchè, allora, a volte non si riesce ad essere performanti come si vorrebbe?
Perchè non siamo delle piante, perchè non siamo degli animali e la nostra maggiore intelligenza ha ereditato pensieri e convincimenti che nel tempo si sono sempre più allontanati dallo spirito più primordiale facendoci credere che certi atteggiamenti, un certo modo di pensare esageratamente emergente (qualcuno si spinse a definirlo edonistico)non sia degno di una società civile, oppure, troppo desiderosi o soggiogati dalle dinamiche sociali in cui viviamo dall'affermazione fine a se stessa, temiamo inconsciamente di non essere all'altezza e per paura di scoprire ciò in un confronto affrontato con pieno convincimento, preferiamo eliminarci da soli, ci mettiamo in disparte, ci arrendiamo prima del tempo in un'automatica spontanea assoluzione, un modo per sperare di stare un po' meno male rispetto a perdere dopo essersi impegnato al massimo ("in fondo non mi sono impegnato a fondo"
) una sorta di scappatoia dall'accertare quali siano le nostre effettive capacità; brutalmente, codardia
.
Troppo crudo?
Io o la vita
?
La cultura pellerossa alimentava il dileggio di chi si dimostrava inadeguato in battaglia, di chi non sapeva fare sfoggio di coraggio ed ardore, al punto di isolare i malcapitati, spingerli all'allontanamento dalla tribù, in alcuni casi alimentare casi di suicidio per incapacità di sopportare il sentimento di inadeguatezza trasmesso dalla comunità.
Eppure, la cultura pellerosa è famosa per la saggezza e lungimiranza che li caratterizzava.
Quindi, dobbiamo tornare ai tempi dei pellerossa o dei romani
?
Certo che no, ma valutare le cose per quelle che sono è doveroso e necessario e non solo nel tennis.
Dunque, stai passando un periodo negativo o, semplicemente hai perso perchè in queste partite hai giocato peggio dell'avversario?
Bene.
Sei consapevole che durante una partita di tennis uno vince e l'altro perde, punto?
Domanda banale? Certo che si, ma tu ne hai piena consapevolezza e sei davvero deciso ad affrontare la sfida per quella che è?
Perchè, intendiamoci, nella vita ci sono anche cose più importanti di un partita a tennis
, quindi, è davvero importante per te primeggiare in tale contesto?
Se la risposta è affermativa, incomincia a chiederti cosa hai fatto, cosa non hai fatto, cosa potevi fare, cosa ha fatto il tuo avversario e cosa non doveva fare in queste ultime partire.
Stila una lunga lista della spesa, sia sotto il profilo tecnico che di approccio tattico strategico, ma anche mentale e sii crudele con te stesso all'insegna del fatto che puoi mentire a terzi, ma non a te stesso.
Stila un piano, tecnico e/o tattico, in funzione di quanto emerga dall'analisi fatta, un programma temporale per il suo pieno sviluppo con degli step di verifica circa il suo raggiungimento.
Datti un periodo di tempo medio lungo (6 mesi-1 anno) nel quale cambiare marcia.
Ovviamente non vincerai con tutti, ma, sono convinto, che con la dignità sportiva recupererai anche la stima di te stesso.
Buon lavoro
.