Leggendo il mio primo articolo “[Devi essere iscritto e connesso per vedere questo link]”, potrebbe sembrare che per me il tennis sia molto simile ad una partita di scacchi e che la tattica e la strategia siano le uniche vie per raggiungere il successo in questo sport. Da un lato è così, perché scendere in campo con le idee chiare riguardo al proprio stile di gioco e alla strategia da applicare contro qualsiasi avversario, dà all’Atleta un vantaggio enorme e sicuramente lo aiuterà a massimizzare la propria performance; non per niente quando un Atleta stabilisce gli obiettivi performance prima di una partita dovrebbe, secondo me, partire dagli obiettivi mentali e tattici, e successivamente considerare gli aspetti fisici e la tecnica. Dall’altro lato, però, il tennista deve agire in un tempo molto inferiore rispetto ad un giocatore di scacchi, ed il tempo che intercorre tra un colpo e l’altro, e tra una scelta e l’altra, è pochissimo. Proprio per questo bisogna sempre tenere presente l’aspetto dell’istinto e dell’improvvisazione: fa parte del gioco rischiare e seguire il proprio istinto, lasciarsi andare.
In alcuni testi la capacità di fantasia motoria viene addirittura inserita tra le capacità coordinative più importanti da sviluppare per il tennista. Per fantasia motoria intendo la capacità dell’Atleta di essere in grado di risolvere, in maniera inconsueta, un problema motorio che si contrappone alla buona riuscita del colpo: è l’improvvisazione, la capacità di uscire dagli schemi per seguire il flusso del nostro corpo. Secondo me, dunque, le capacità tattiche e la capacità di improvvisazione sono ugualmente importanti ed è proprio quando l’Atleta riuscirà ad unire un piano tattico ben strutturato e consapevole con sprazzi di improvvisazione e”genialità”, che otterrà le performance migliori. “Una mente che danza, un corpo che pensa”, questo potrebbe essere il mio motto!
Prendiamo un esempio pratico. Recentemente ho seguito la finale femminile degli Australian Open 2016 tra Angelique Kerber e Serena Williams, vinta dalla tedesca per 6/4 3/6 6/4. La partita della Kerber è stata per me illuminante proprio dal punto di vista tattico! Infatti ha sfruttato in maniera incredibile le sue qualità da contrattaccante: per due ore di gioco si è mossa benissimo in campo e non ha regalato niente alla sua avversaria. La Williams sembrava incapace di giocare colpi vincenti ed anche al servizio non riusciva a mettere a segno ace, perché la Kerber anticipava costantemente le sue scelte tattiche e partiva verso la palla ancora prima di riceverla. In più ha usato angoli, traiettorie e rotazioni perfette per ogni situazione di gioco e di punteggio, riuscendo a ridurre al minimo gli errori ed anzi trovando nei momenti più importanti dei preziosissimi vincenti. Ma nonostante la grande partita che stava giocando la tedesca, alla fine del secondo set, Serena Williams era tornata la tigre di sempre e sembrava lanciata per una vittoria in rimonta. Se avesse continuato con la strategia dei primi due set Angelique avrebbe lasciato il campo con il merito di aver giocato un’ottima partita, ma avrebbe perso perché il suo match super diligente non sarebbe stato sufficiente per sconfiggere la numero 1 al mondo. Ed ecco che la Kerber mi ha stupito, mettendo veramente tutto quello che poteva in campo, a partire dall’istinto e la fantasia motoria della campionessa: improvvisamente il servizio, che è decisamente il suo colpo più debole visto che raramente lo gioca a più di 170 km/h, è diventata un’arma molto efficace perché ha deciso di rischiare il tutto per tutto alternando delle prime slice imprendibili ad uscire, a delle prime piatte sulla riga centrale del campo. E poi le smorzate!! Per tutti i primi due set Angelique non aveva mai provato delle palle corte e neanche dei colpi in back spin, perché non fanno parte del suo gioco, o meglio non sono i colpi che preferisce soprattutto sul cemento. Eppure nel momento cruciale del set decisivo, quando Serena stava giocando il tennis migliore del match, la Kerber ha trovato la follia per giocare delle fantastiche smorzate vincenti che le hanno permesso di portarsi 5/2 e chiudere il match. Dei veri e propri colpi di genio che sicuramente Angelique non aveva premeditato, ma che sono risultati migliori di qualsiasi scelta tattica stabilita in partenza!
“Mi chiedono spesso cosa penso prima di entrare in area. In realtà non penso, la mia mente dipinge una scena e io semplicemente la realizzo.” M. Jordan
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In alcuni testi la capacità di fantasia motoria viene addirittura inserita tra le capacità coordinative più importanti da sviluppare per il tennista. Per fantasia motoria intendo la capacità dell’Atleta di essere in grado di risolvere, in maniera inconsueta, un problema motorio che si contrappone alla buona riuscita del colpo: è l’improvvisazione, la capacità di uscire dagli schemi per seguire il flusso del nostro corpo. Secondo me, dunque, le capacità tattiche e la capacità di improvvisazione sono ugualmente importanti ed è proprio quando l’Atleta riuscirà ad unire un piano tattico ben strutturato e consapevole con sprazzi di improvvisazione e”genialità”, che otterrà le performance migliori. “Una mente che danza, un corpo che pensa”, questo potrebbe essere il mio motto!
Prendiamo un esempio pratico. Recentemente ho seguito la finale femminile degli Australian Open 2016 tra Angelique Kerber e Serena Williams, vinta dalla tedesca per 6/4 3/6 6/4. La partita della Kerber è stata per me illuminante proprio dal punto di vista tattico! Infatti ha sfruttato in maniera incredibile le sue qualità da contrattaccante: per due ore di gioco si è mossa benissimo in campo e non ha regalato niente alla sua avversaria. La Williams sembrava incapace di giocare colpi vincenti ed anche al servizio non riusciva a mettere a segno ace, perché la Kerber anticipava costantemente le sue scelte tattiche e partiva verso la palla ancora prima di riceverla. In più ha usato angoli, traiettorie e rotazioni perfette per ogni situazione di gioco e di punteggio, riuscendo a ridurre al minimo gli errori ed anzi trovando nei momenti più importanti dei preziosissimi vincenti. Ma nonostante la grande partita che stava giocando la tedesca, alla fine del secondo set, Serena Williams era tornata la tigre di sempre e sembrava lanciata per una vittoria in rimonta. Se avesse continuato con la strategia dei primi due set Angelique avrebbe lasciato il campo con il merito di aver giocato un’ottima partita, ma avrebbe perso perché il suo match super diligente non sarebbe stato sufficiente per sconfiggere la numero 1 al mondo. Ed ecco che la Kerber mi ha stupito, mettendo veramente tutto quello che poteva in campo, a partire dall’istinto e la fantasia motoria della campionessa: improvvisamente il servizio, che è decisamente il suo colpo più debole visto che raramente lo gioca a più di 170 km/h, è diventata un’arma molto efficace perché ha deciso di rischiare il tutto per tutto alternando delle prime slice imprendibili ad uscire, a delle prime piatte sulla riga centrale del campo. E poi le smorzate!! Per tutti i primi due set Angelique non aveva mai provato delle palle corte e neanche dei colpi in back spin, perché non fanno parte del suo gioco, o meglio non sono i colpi che preferisce soprattutto sul cemento. Eppure nel momento cruciale del set decisivo, quando Serena stava giocando il tennis migliore del match, la Kerber ha trovato la follia per giocare delle fantastiche smorzate vincenti che le hanno permesso di portarsi 5/2 e chiudere il match. Dei veri e propri colpi di genio che sicuramente Angelique non aveva premeditato, ma che sono risultati migliori di qualsiasi scelta tattica stabilita in partenza!
“Mi chiedono spesso cosa penso prima di entrare in area. In realtà non penso, la mia mente dipinge una scena e io semplicemente la realizzo.” M. Jordan
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