Non sono rimasto agli anni 70 per nostalgia, ma per quello che ha ottenuto il tennis Italiano con la scuola precedente, e quello che ha ottenuto con la scuola successiva.
Fin quando le lezioni di tennis erano esercizio, disciplina, silenzio, e anche noia, ripetitività e sacrifici, e quando alla scuola nazionale maestri c'era un certo Rasicci, abbiamo avuto ottimi tennisti, vinto tornei rilevanti e pure una coppa davis.
Dopo c'è stato il buio pesto, illuminato solo dai successi in campo femminile e da qualche lampo di lucida follia di Fognini, tutto però propiziato grazie alla scuola spagnola, non certo quella italiana.
L'unica giocatrice italiana vera è la Vinci, che infatti gioca il tennis italiano che si insegnava una volta, e che non gioca più nessuno tranne lei.
Al bimbo che piange sotto la doccia per aver perso una partita di tennis quattro sberle gliele dovrebbero dare i genitori, così avrebbe un motivo serio per piangere, invece, oltre che dei maestri il cui unico interesse di allargare la base di allievi è solo legato ai soldi, dovremmo parlare proprio dei genitori di oggi, altra rovina del tennis.
Oggi se giochi vicino al campo di una scuola tennis ti devi mettere le cuffie alle orecchie, tra ragazzini urlanti e genitori a bordo campo, quando ho fatto io la SAT se facevi casino ti facevano fare 10 giri di campo.
Ed io ho sempre giocato per divertirmi, ma i miei genitori, che non erano certo benestanti nel 1976, quando ho inziato, non facevano enormi sacrifici per pagare un maestro che mi mettesse in campo così tanto per giocare e farmi appassionare, per quello avevo gli amici, ma per farmi divertire facendo uno sport sano, in un ambiente sano (ed in quegli anni il pericolo di crescere in strada e frequentare cattive compagnie era enorme), con educazione e disciplina, e per imparare a giocare bene.
Non vedo perchè il servizio fatto bene lo debba imparare solo chi va a lezione privata o è figlio di tennisti.