Apro questo thread per raccontarvi alcune cose in merito.
Negli ultimi due anni avevo deciso di passare al lato oscuro della forza, e contrariamente a quello che il mio stile di gioco suggeriva, avevo deciso di imbracciare la moderna spada laser di Babolat, la Aero Pro.
L’avevo presa in versione Wimbledon Team da 280 grammi e me la ero sistemata con silicone nel manico ed overgrip pesante 10 grammi fino a portarla a 315 grammi nuda.
Con le corde c’era poco da scegliere e quindi avevo optato per le black code 1,18 a 22 kili.
Rispetto alle mazze che avevo utilizzato in precedenza, quasi sempre con profilo sottile e pesantucce, questa mi sembrava davvero il sacro graal.
Pregi e difetti come tutte, per carità, niente nasce perfetto per lo stile di gioco imperfetto che abbiamo a questo livello, però era veramente easy, e mi consentiva tantissime soluzioni.
Soprattutto di governare con facilità situazioni difficili e di ribaltare il gioco da difensivo a gioco di attacco in pochi scambi.
Come prototipo massimo della racchetta moderna mi ha lasciato davvero stupito in senso positivo.
Tra i difetti maggiori che le posso imputare e’ che effettivamente c’è un qualcosa di intrinsecamente incontrollabile in questa racchetta, proprio come il lato oscuro della forza……
In cosa consiste questa attitudine un po’ scontrosa?
Nel fatto che i colpi vanno oltre il tuo pensiero ed il tuo movimento.
Ha un extra in tutto, nella rotazione che tu vuoi imprimere, nell’altezza del colpo sopra la rete, nella profondità, e nella direzionalità.
Queste caratteristiche si possono leggere con la logica del bicchiere mezzo pieno e mezzo vuoto, e questo dipende dalla soggettività di ognuno di noi e dalla capacità tecnica di generare rotazione, profondità e direzionalità che ognuno di noi ha e quindi cerca oppure no nel suo attrezzo.
Io alla lunga ho trovato fastidioso il complesso di questi extra offerti dalla racchetta.
Nella mia testa infatti ho già molte soluzioni possibili su ogni colpo, se poi quella che riesco a scegliere in quei pochi istanti prima di colpire la pallina viene trasformata in qualcos’altro dal mio attrezzo, allora un po’ mi infastidisco, anche se l’esito del colpo poi è positivo.
Ma non è nemmeno questa la caratteristica che più mi ha innervosito di questo attrezzo (cosa che anche molti anni fa mi capito imbracciando al PD swirly).
Alla lunga infatti ho notato che per gestire proprio tutti questi extra offerti gratuitamente dall’attrezzo, ho dovuto modificare la tecnica dei colpi, in particolare per gestire la profondità.
Come con altre tipologie di racchette moderne, profilate 100x300, con cui ho provato a giocare, la difficoltà maggiore sta nel trovare con regolarità la giusta profondità dei colpi sullo scambio lungo e lavorato.
Se colpisci male o con poca convinzione rimani troppo corto, se ci vai con troppa foga senza troppo giro, finisci lungo.
Risultato finale: sul dritto strappavo il colpo, sul rovescio invece del backspin giocavo un underspin meno efficace, quando tiravo il rovescio in top a tutto braccio chiudevo gli occhi e pregavo.
Alla fine la resa era comunque buona, mi sono divertito, e mi sono tolto le mie soddisfazioni vincendo con chi dovevo vincere e perdendo comunque con chi dovevo perdere.
Ma questa sensazione continua di sfarfallamento dei colpi e di continuo impegno tecnico per gestirli mi ha estenuato, fino a che a settembre, in uno stato di forma fisico non buono, e quindi da gestire essenzialmente con la tecnica, ho giocato alcune partite rendendomi conto di quanto tecnicamente fossi tornato indietro.
All’ennesimo disastro, invece di spaccare la racchetta sul paletto della rete, ho deciso il giorno stesso di mettere in vendita tutto e di ribellarmi al lato oscuro della forza.
Ed ecco il ritorno dello Jedi…..mica tanto facile.
Scorrendo sulle racchette in vendita su TW, praticamente tutte, alla ricerca di qualcosa di classico, tolta la solita Prestige con la quale non mi sono mai trovato, ed esclusa la nuova RF per la sua rigidità, non è che abbia trovato ampi margini di scelta, alla fine ero indeciso tra la Yonex di Wawrinka, la Yonex F, oppure il ritorno al buon vecchio e caro POG.
Invece mi sono imbattuto nell’offerta delle nuove (vecchie) Pro Staff 85 con le quali avevo giocato per 4 anni (record per me) in gioventu’ e non ho resistito, piu’ per emozione che per ragione, perché la ragione mi diceva la Yonex 330 grammi (ma l’arancione è l’unico colore che mi fa vomitare su una racchetta, tutti abbiamo le nostre debolezze).
Ho visto la videoreview su TW e siccome mi fido solo di Granville nelle loro recensioni, ho cliccato ed ho preso una coppia matched pair (servizio che si paga 15 euri in più).
Dopo tre mesi di gioco posso dirvi qualcosa in merito.
Passando dal top della modernità, al top delle classiche, il primo risultato visibile è stato che i risultati non sono cambiati, cioè continuo a vincere con chi di solito vincevo e più o meno con lo stesso score, e continuo a perdere con chi perdevo con degli score a volte migliori.
In quanto ai colpi, beh devo confessarvi che a parte la goduria dell’impatto, le prime settimane sono state un po’ combattute, l’effetto della Babolat si faceva sentire e con i colpi così strozzati come impostati con la APD con questa diventava tutto più complicato, al di là del risultato dei match.
Ho dovuto fare un paio di sessioni di messa a punto col maestro per ritrovare la giusta fuidità e correggere i movimenti.
Questa racchetta ti fa sentire quanto sei sega.
Non c’è altra racchetta che ti possa far rendere conto di quanto tecnicamente sei scarso.
Ed uno si può domandare: allora perché dovrei usarla? Per smettere di giocare a tennis?
No, semplicemente perché è terapeutica.
Con questo Stradivari del tennis (lascio perdere se sia meglio o peggio di quelle vecchie, se la grafite è meglio o peggio ed altre menate sul tema) hai la esatta percezione di dove sbagli i movimenti.
Non ci sono né santi né madonne da imprecare, lei ti dice: sei tu una pippa, se non finisci il movimento io non la metto dove vuoi tu, se la prendi dietro te la sparo sulla rete di fondo campo, se abbassi le spalle invece delle gambe te la tiro in mezzo alla rete, se arrivi tardi la prendo con il PWS e non con le corde.
Insomma è davvero impietosa e cattiva dove la APD perdonava ed era generosa.
Sono due modi di educare differenti, una è severa l’altra è comprensiva.
Cosa è meglio?
Al momento non lo so, non ho ancora deciso, non ho deciso se la PS85 sia la scelta finale o la transizione terapeutica per poi passare a qualcosa di permissivo e moderno, magari aspetto la nuova Yonex Dual G 330 grammi non so, però ci sono aspetti di questo super classico che inizio ad apprezzare.
Innanzitutto la sincerità dell’attrezzo, che è una grande dote.
Indirizza esattamente la pallina dove vuoi, sempre che tu abbia portato il colpo correttamente, e ti costringe a farlo perché altrimenti col cavolo che va comunque dentro.
La palla gira che è una meraviglia ma esattamente per quanti giri gli vuoi e gli sai far fare.
Il servizio è micidiale, manco con un cannone come la APD.
Ti costringe a piantare bene i piedi ed a dosare il peso del corpo, perché come vai indietro o scappi dalla pallina mentre colpisci rimani corto oppure non passi la rete.
Ti costringe alla fluidità, è vero che è pesante ma è anche piccola e maneggevole, e se imposti bene il colpo, lei fa il resto trascinandoti il braccio via fino alla fine donando ai tuoi colpi un efficacia dimenticata.
Al contrario, se strappi o sei scomposto, quello che con la APD entrava comunque, qui va dritto due metri fuori dal campo, perché di potenza ne ha tantissima dato il peso e ti stupisci di quanto possa tirare forte soprattutto quando vai fuori controllo.
Stesso discorso nel gioco a rete, dove la APD era molto permissiva qui siamo alla severità assoluta, si passa dal missile perfetto alla cagata mostruosa in relazione a come arrivi sulla palla.
Certo che con la PS85 adottare un gioco di difesa e di pigrizia è un suicidio, cosa che si può invece fare con serenità con una APD, il piatto da 85 rischia di ridicolizzare i tuoi sforzi di correre da una parte all’altra del campo per rincorrere le palline del tuo avversario.
Inoltre ti fa anche rendere conto del perché un certo RF preferisse giocare di anticipo in mezza volata da fondo campo piuttosto che stare due metri fuori da campo e randellare alla spagnola soprattutto sul rovescio.
D’incontro infatti il punch di questa racchetta è mostruoso, dove invece pecca di pienezza la APD.
Mentre la APD sotto pressione ti dice “non ti preoccupare, in qualche modo di là la ributtiamo”, la PS85 ti dice “ma ndo caxxo vai? Guarda che se non prendi il gioco in mano qui finisce male”.
Ora tornando alla premessa iniziale sui risultati, con quelli con cui vincevo, continuo a vincere con la PS85 divertendomi ma stando sempre molto attento e concentrato sui colpi e sul creare gioco senza subirlo.
Ma in questo caso parliamo di un livello di gioco “normale” di quarta categoria, dove c’è tempo e spazio per impostare bene i colpi e per gestire le difficoltà tecniche che una PS85 ti impone.
Quando passo a giocare al livello superiore invece, e parlo di terza categoria anche al top di gamma, sia bombardieri che regolaristi, il discorso cambia.
Nel senso che la APD ti garantiva grandi difese ma anche grandi perdite di controllo sul ritmo più elevato imposto da questi giocatori e sulla velocità di palla più elevata, mentre la PS85 ti garantisce meno spazi difensivi ma molta più solidità nella gestione dello scambio dritto per dritto, e come mi girano sul dritto riesco a prendere in mano l’inerzia del punto mettendoli in difficoltà.
In questo senso la APD era molto più erratica e naturalmente capace di colpi meno “pesanti”.
Ripeto, con chi facevo due games, spesso faccio ancora due games, ma qualche volta con la PS85 riesco a farne pure 5, mi è capitato di vincere anche dei set (non il match), laddove con la APD facevo fatica a schiodarmi dal punteggio standard.
Paragonare due racchette così diverse non era lo scopo di questo racconto, ma volevo fare il punto su un argomento classico dei forum, cioè il paragonare la giocabilità di un attrezzo moderno con la tecnicità di un attrezzo classico al nostro livello di gioco.
Sono meravigliato del fatto che ancora oggi è difficile fare una scelta.
Non pensavo di poter essere ancora così efficace con in mano una PS85.
Con questo attrezzo capisci la differenza tra il piacere di essere un giocatore di tennis e l’essere un giocatore per il piacere di giocare a tennis. Puoi affermare:
1) Io sono un giocatore di tennis.
2) A me piace giocare a tennis.
Mentre con la APD potresti affermare le due cose contemporaneamente con una discreta possibilità di essere credibile, con la PS85 fai fatica a credere alle due cose separatamente, figurati a coniugarle insieme.
Ma è giusto, essere un Jedi implica controllo, disciplina, allenamento e conoscenza, mentre il lato oscuro della forza è più permissivo, emozionale, facile come percorso.
Certo dopo aver provato i due estremi, forse una via di mezzo sarebbe ancora la scelta migliore e più intelligente, ammesso che esista.
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Negli ultimi due anni avevo deciso di passare al lato oscuro della forza, e contrariamente a quello che il mio stile di gioco suggeriva, avevo deciso di imbracciare la moderna spada laser di Babolat, la Aero Pro.
L’avevo presa in versione Wimbledon Team da 280 grammi e me la ero sistemata con silicone nel manico ed overgrip pesante 10 grammi fino a portarla a 315 grammi nuda.
Con le corde c’era poco da scegliere e quindi avevo optato per le black code 1,18 a 22 kili.
Rispetto alle mazze che avevo utilizzato in precedenza, quasi sempre con profilo sottile e pesantucce, questa mi sembrava davvero il sacro graal.
Pregi e difetti come tutte, per carità, niente nasce perfetto per lo stile di gioco imperfetto che abbiamo a questo livello, però era veramente easy, e mi consentiva tantissime soluzioni.
Soprattutto di governare con facilità situazioni difficili e di ribaltare il gioco da difensivo a gioco di attacco in pochi scambi.
Come prototipo massimo della racchetta moderna mi ha lasciato davvero stupito in senso positivo.
Tra i difetti maggiori che le posso imputare e’ che effettivamente c’è un qualcosa di intrinsecamente incontrollabile in questa racchetta, proprio come il lato oscuro della forza……
In cosa consiste questa attitudine un po’ scontrosa?
Nel fatto che i colpi vanno oltre il tuo pensiero ed il tuo movimento.
Ha un extra in tutto, nella rotazione che tu vuoi imprimere, nell’altezza del colpo sopra la rete, nella profondità, e nella direzionalità.
Queste caratteristiche si possono leggere con la logica del bicchiere mezzo pieno e mezzo vuoto, e questo dipende dalla soggettività di ognuno di noi e dalla capacità tecnica di generare rotazione, profondità e direzionalità che ognuno di noi ha e quindi cerca oppure no nel suo attrezzo.
Io alla lunga ho trovato fastidioso il complesso di questi extra offerti dalla racchetta.
Nella mia testa infatti ho già molte soluzioni possibili su ogni colpo, se poi quella che riesco a scegliere in quei pochi istanti prima di colpire la pallina viene trasformata in qualcos’altro dal mio attrezzo, allora un po’ mi infastidisco, anche se l’esito del colpo poi è positivo.
Ma non è nemmeno questa la caratteristica che più mi ha innervosito di questo attrezzo (cosa che anche molti anni fa mi capito imbracciando al PD swirly).
Alla lunga infatti ho notato che per gestire proprio tutti questi extra offerti gratuitamente dall’attrezzo, ho dovuto modificare la tecnica dei colpi, in particolare per gestire la profondità.
Come con altre tipologie di racchette moderne, profilate 100x300, con cui ho provato a giocare, la difficoltà maggiore sta nel trovare con regolarità la giusta profondità dei colpi sullo scambio lungo e lavorato.
Se colpisci male o con poca convinzione rimani troppo corto, se ci vai con troppa foga senza troppo giro, finisci lungo.
Risultato finale: sul dritto strappavo il colpo, sul rovescio invece del backspin giocavo un underspin meno efficace, quando tiravo il rovescio in top a tutto braccio chiudevo gli occhi e pregavo.
Alla fine la resa era comunque buona, mi sono divertito, e mi sono tolto le mie soddisfazioni vincendo con chi dovevo vincere e perdendo comunque con chi dovevo perdere.
Ma questa sensazione continua di sfarfallamento dei colpi e di continuo impegno tecnico per gestirli mi ha estenuato, fino a che a settembre, in uno stato di forma fisico non buono, e quindi da gestire essenzialmente con la tecnica, ho giocato alcune partite rendendomi conto di quanto tecnicamente fossi tornato indietro.
All’ennesimo disastro, invece di spaccare la racchetta sul paletto della rete, ho deciso il giorno stesso di mettere in vendita tutto e di ribellarmi al lato oscuro della forza.
Ed ecco il ritorno dello Jedi…..mica tanto facile.
Scorrendo sulle racchette in vendita su TW, praticamente tutte, alla ricerca di qualcosa di classico, tolta la solita Prestige con la quale non mi sono mai trovato, ed esclusa la nuova RF per la sua rigidità, non è che abbia trovato ampi margini di scelta, alla fine ero indeciso tra la Yonex di Wawrinka, la Yonex F, oppure il ritorno al buon vecchio e caro POG.
Invece mi sono imbattuto nell’offerta delle nuove (vecchie) Pro Staff 85 con le quali avevo giocato per 4 anni (record per me) in gioventu’ e non ho resistito, piu’ per emozione che per ragione, perché la ragione mi diceva la Yonex 330 grammi (ma l’arancione è l’unico colore che mi fa vomitare su una racchetta, tutti abbiamo le nostre debolezze).
Ho visto la videoreview su TW e siccome mi fido solo di Granville nelle loro recensioni, ho cliccato ed ho preso una coppia matched pair (servizio che si paga 15 euri in più).
Dopo tre mesi di gioco posso dirvi qualcosa in merito.
Passando dal top della modernità, al top delle classiche, il primo risultato visibile è stato che i risultati non sono cambiati, cioè continuo a vincere con chi di solito vincevo e più o meno con lo stesso score, e continuo a perdere con chi perdevo con degli score a volte migliori.
In quanto ai colpi, beh devo confessarvi che a parte la goduria dell’impatto, le prime settimane sono state un po’ combattute, l’effetto della Babolat si faceva sentire e con i colpi così strozzati come impostati con la APD con questa diventava tutto più complicato, al di là del risultato dei match.
Ho dovuto fare un paio di sessioni di messa a punto col maestro per ritrovare la giusta fuidità e correggere i movimenti.
Questa racchetta ti fa sentire quanto sei sega.
Non c’è altra racchetta che ti possa far rendere conto di quanto tecnicamente sei scarso.
Ed uno si può domandare: allora perché dovrei usarla? Per smettere di giocare a tennis?
No, semplicemente perché è terapeutica.
Con questo Stradivari del tennis (lascio perdere se sia meglio o peggio di quelle vecchie, se la grafite è meglio o peggio ed altre menate sul tema) hai la esatta percezione di dove sbagli i movimenti.
Non ci sono né santi né madonne da imprecare, lei ti dice: sei tu una pippa, se non finisci il movimento io non la metto dove vuoi tu, se la prendi dietro te la sparo sulla rete di fondo campo, se abbassi le spalle invece delle gambe te la tiro in mezzo alla rete, se arrivi tardi la prendo con il PWS e non con le corde.
Insomma è davvero impietosa e cattiva dove la APD perdonava ed era generosa.
Sono due modi di educare differenti, una è severa l’altra è comprensiva.
Cosa è meglio?
Al momento non lo so, non ho ancora deciso, non ho deciso se la PS85 sia la scelta finale o la transizione terapeutica per poi passare a qualcosa di permissivo e moderno, magari aspetto la nuova Yonex Dual G 330 grammi non so, però ci sono aspetti di questo super classico che inizio ad apprezzare.
Innanzitutto la sincerità dell’attrezzo, che è una grande dote.
Indirizza esattamente la pallina dove vuoi, sempre che tu abbia portato il colpo correttamente, e ti costringe a farlo perché altrimenti col cavolo che va comunque dentro.
La palla gira che è una meraviglia ma esattamente per quanti giri gli vuoi e gli sai far fare.
Il servizio è micidiale, manco con un cannone come la APD.
Ti costringe a piantare bene i piedi ed a dosare il peso del corpo, perché come vai indietro o scappi dalla pallina mentre colpisci rimani corto oppure non passi la rete.
Ti costringe alla fluidità, è vero che è pesante ma è anche piccola e maneggevole, e se imposti bene il colpo, lei fa il resto trascinandoti il braccio via fino alla fine donando ai tuoi colpi un efficacia dimenticata.
Al contrario, se strappi o sei scomposto, quello che con la APD entrava comunque, qui va dritto due metri fuori dal campo, perché di potenza ne ha tantissima dato il peso e ti stupisci di quanto possa tirare forte soprattutto quando vai fuori controllo.
Stesso discorso nel gioco a rete, dove la APD era molto permissiva qui siamo alla severità assoluta, si passa dal missile perfetto alla cagata mostruosa in relazione a come arrivi sulla palla.
Certo che con la PS85 adottare un gioco di difesa e di pigrizia è un suicidio, cosa che si può invece fare con serenità con una APD, il piatto da 85 rischia di ridicolizzare i tuoi sforzi di correre da una parte all’altra del campo per rincorrere le palline del tuo avversario.
Inoltre ti fa anche rendere conto del perché un certo RF preferisse giocare di anticipo in mezza volata da fondo campo piuttosto che stare due metri fuori da campo e randellare alla spagnola soprattutto sul rovescio.
D’incontro infatti il punch di questa racchetta è mostruoso, dove invece pecca di pienezza la APD.
Mentre la APD sotto pressione ti dice “non ti preoccupare, in qualche modo di là la ributtiamo”, la PS85 ti dice “ma ndo caxxo vai? Guarda che se non prendi il gioco in mano qui finisce male”.
Ora tornando alla premessa iniziale sui risultati, con quelli con cui vincevo, continuo a vincere con la PS85 divertendomi ma stando sempre molto attento e concentrato sui colpi e sul creare gioco senza subirlo.
Ma in questo caso parliamo di un livello di gioco “normale” di quarta categoria, dove c’è tempo e spazio per impostare bene i colpi e per gestire le difficoltà tecniche che una PS85 ti impone.
Quando passo a giocare al livello superiore invece, e parlo di terza categoria anche al top di gamma, sia bombardieri che regolaristi, il discorso cambia.
Nel senso che la APD ti garantiva grandi difese ma anche grandi perdite di controllo sul ritmo più elevato imposto da questi giocatori e sulla velocità di palla più elevata, mentre la PS85 ti garantisce meno spazi difensivi ma molta più solidità nella gestione dello scambio dritto per dritto, e come mi girano sul dritto riesco a prendere in mano l’inerzia del punto mettendoli in difficoltà.
In questo senso la APD era molto più erratica e naturalmente capace di colpi meno “pesanti”.
Ripeto, con chi facevo due games, spesso faccio ancora due games, ma qualche volta con la PS85 riesco a farne pure 5, mi è capitato di vincere anche dei set (non il match), laddove con la APD facevo fatica a schiodarmi dal punteggio standard.
Paragonare due racchette così diverse non era lo scopo di questo racconto, ma volevo fare il punto su un argomento classico dei forum, cioè il paragonare la giocabilità di un attrezzo moderno con la tecnicità di un attrezzo classico al nostro livello di gioco.
Sono meravigliato del fatto che ancora oggi è difficile fare una scelta.
Non pensavo di poter essere ancora così efficace con in mano una PS85.
Con questo attrezzo capisci la differenza tra il piacere di essere un giocatore di tennis e l’essere un giocatore per il piacere di giocare a tennis. Puoi affermare:
1) Io sono un giocatore di tennis.
2) A me piace giocare a tennis.
Mentre con la APD potresti affermare le due cose contemporaneamente con una discreta possibilità di essere credibile, con la PS85 fai fatica a credere alle due cose separatamente, figurati a coniugarle insieme.
Ma è giusto, essere un Jedi implica controllo, disciplina, allenamento e conoscenza, mentre il lato oscuro della forza è più permissivo, emozionale, facile come percorso.
Certo dopo aver provato i due estremi, forse una via di mezzo sarebbe ancora la scelta migliore e più intelligente, ammesso che esista.
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