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Cambio Racchetta? No grazie!!!

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di Lorenzo Cazzaniga

Se il calciomercato è diventata una tale ossessione da far nascere trasmissioni tv tra le più seguite del panorama sportivo italiano, il tennismercato è ciò che di più stantio si può trovare. I presidenti delle squadre di football si lamentano che gli uomini-bandiera appartengono al passato, nel tennis invece, i brand di racchetta non possono lamentarsi delle fedeltà dei loro atleti. La tabella che trovate qui sotto, testimonia che ci sono stati pochissimi cambi di racchetta nel corso degli ultimi anni, che ben 9 degli attuali top 20 ATP e 11 delle top 20 WTA, non hanno mai cambiato marchio nel corso della loro carriera professionistica (o almeno non nell’ultimo decennio) e che solo due giocatori (Novak Djokovic e Gael Monfils) e una giocatrice (Caroline Wozniacki) hanno operato più di un cambio, anche se nel caso del serbo e della danese si è trattato di un ritorno di fiamma.

Ma andiamo con ordine nella nostra ricerca. L’inizio della nuova stagione serve anche a scoprire le carte. Le settimane di pausa invernale sono le uniche dove un professionista si presta a testare nuovi attrezzi e quindi, trovato l’accordo, è in Australia che si evidenziano le nuove acquisizioni. Ebbene, il colpo di mercato lo ha messo a segno Babolat, che ha firmato Dominic Thiem, austriaco, classe 1993, uno dei giovani più interessanti del circuito, strappato a Head. In più, utilizza un telaio della linea Strike, lanciata l’anno scorso e a corto di testimonial quanto a caccia di credibilità. Thiem è giocatore dal futuro (prossimo) piuttosto interessante e gioca un gran bel tennis, elemento fondamentale nella scelta del testimonial di un attrezzo (almeno quanto lo può essere il bell’aspetto nella firma di un contratto di abbigliamento).
In campo femminile, dobbiamo scendere fino alla posizione numero 38, quella occupata da Heather Watson (era 49esima prima di vincere il torneo di Hobart, la scorsa settimana). Anche lei è approdata nella famiglia Babolat. 
In entrambi i casi, si tratta di due passaggi interessanti ma che certamente non spostano gli equilibri di mercato, perché tutti i top 20 dei ranking maschile e femminile sono rimasti col brand di racchette che avevano nel 2014. ma perché non ci sono movimenti significativi? E’ sempre e solo una questione di soldi?
“I soldi sono un fattore - spiega Jean-Christophe Verborg, Sports Marketing Director di Babolat, che gestisce anche gli atleti di punta del brand francese - ma non l’unico. La racchetta è una sorta di prolungamento del braccio e quindi difficilmente un top player cambia un attrezzo col quale gioca da diversi anni e col quale ha raggiunto traguardi importanti. Anche noi cerchiamo di fidelizzare il più possibile i nostri atleti, in maniera da tenerli legati il più a lungo possibile, aggiungendo un servizio di assistenza di primissimo livello. anche questo conta, eccome”.

A differenza di quanto accade nel settore abbigliamento dove è il compenso a fare la differenza (ad una nuova girocollo ci si abitua prima che ad un nuovo telaio, e non a caso nel corso delle ultime stagioni hanno cambiato brand campioni come Djokovic, Murray e Berdych), con la racchetta bisogna trovare un corretto equilibrio tra soldi e prodotto. “Ricordo appena Andreas Seppi ha cominciato a utilizzare i nostri attrezzi - dice Mauro Monesi di Pro Kennex -:nel primo torneo, a Sydney, vinse contro Hewitt e Blake. Poi perse al primo turno a Melbourne e rimise tutto in discussione. Non immaginate quanti piccoli dettagli abbiamo dovuto modificare. Però alla fine abbiamo creato un attrezzo come lui desiderava e ora sono nove anni che è nel nostro team. Però, nonostante tutto, ora che sono convinto farebbe un ulteriore salto di qualità cambiando modello, è complicato convincerlo perché le abitudini vincenti sono difficili da modificare”.

Ovvio perché per quanto un brand possa pagare i servizi di un top player, non si arriva a quanto questi può incassare dal prize money dei tornei. Quindi nessuno vuole rischiare di compromettere il rendimento agonistico, nemmeno per un contratto economicamente migliore. Quando a inizio secolo, Marat Safindecise di lasciare Head per un contratto faraonico che gli offrirono dalla Dunlop, si ritrovò in uno stanzino del Foro Italico col suo manager ad applicare un calco adesivo del brand britannico sulla sua Prestige. Dopo pochi mesi, Dunlop decise che vedere il proprio top testimonial giocare con un telaio pittato di nero era addirittura controproducente ed entrambi optarono per tornare sui propri passi (post scriptum: fino ad una quindicina di anni fa, accadeva che un brand fosse disposto a dare una passata di vernice sull’attrezzo di un concorrente, pur di strappargli un giocatore. Ora paintjob di questo tipo non esistono più, benché i giocatori pro utilizzino spesso telai leggermente diversi e certamente customizzati in peso e bilanciamento, al punto che tutti i brand evidenziano come “il prodotto venduto nei negozi potrebbe differire da quello utilizzato dai testimonial”. Un accorgimento che hanno adottata dopo aver perso diverse cause per pubblicità ingannevole).

Chi l’ha fatto e ci ha guadagnato parecchio è la nostra Sara Errani, la quale, provata casualmente Excalibur, come ha ribattezzato la sua Pure Drive, ha deciso perfino di pagare una multa e lasciare la sua vecchia Wilson. Ed è proprio a questa decisione che concede molti dei meriti per averla trascinata in finale a Roma e Roland Garros e a giocare due Masters WTA. E quest’anno l’ha raggiunta la sua inseparabile Chici, alias Roberta Vinci che ha lasciato la Head Extreme per la Babolat Pure Drive (anche se di lunghezza tradizionale e non longbody come Sarita). Certo, Robertina non è più una top 20 (attualmente è fuori dalle prime 40 giocatrici) ma rimpolpa un cast italiano di Babolat piuttosto interessante, che comprende anche il n.1 azzurro, Fabio Fognini“Gioco con la Pure Drive da quando ero un ragazzino e non mi ci vedo con nessun’altra racchetta”. 

Ma dunque, come fanno i marketing director delle varie aziende a rinnovare il loro parco testimonial? Bisogna puntare solo ed esclusivamente sui giovani e trattenerli fino a fine carriera? “Non stiamo fermi ad aspettare - dice ancora Verborg -: se un giocatore ci interessa epensiamo di avere un prodotto adatto al suo gioco ci facciamo avanti. Però è chiaro che con i giovanissimi è più facile, quindi dotarsi di un buon servizio di scouting è fondamentale”. Un discorso che conoscono fin troppo bene a Lione. A seconda dei narratori, ci si ricorda di Luca Appino, piemontese e predecessore di Verborg in Babolat, che una quindicina di anni fa si trovò davanti ad una scelta difficile: firmare uno dei due ragazzini più promettenti dell’epoca, Rafael Nadal o Richard Gasquet. Quest’ultimo prometteva meglio, ma Appino scelse il maiorchino, di fatto cambiando le sorti future dell’azienda francese. Colpo di gennaio? Colpo di fortuna? Qualcuno insinua che a suggerire la scelta fu Carlos Moya, primo grande testimonial delle racchette Babolat e mentore di Rafa. Comunque sia, è il caso più eclatante di come una scelta possa determinare le fortune di un brand. 

Una scelta di cui Babolat avrebbe grande bisogno adesso. Sfogliando i nomi dei top 20, si scopre che Head ha quattro Masters, Wilson ben otto rappresentanti, mentre Babolat si aggrappa al ginocchio di Nadal, agli umori di Jo-Wilfried Tsonga e al nostra Fabio Fognini: un solo top 10, tre soli top 20, con la speranza che il giovane Thanasi Kokkinakis arrivi presto al top. Tuttavia, è indubbio che in questo momento è Head a potersi vantare del miglior parco giocatori, con il numero 1 del mondo Novak Djokovic a guidare il team, composto anche da Andy Murray, Marin Cilic e Tomas Berdych.

Già, perché movimenti nelle prime posizioni del ranking non si vedono da un po’. L’ultimo vero, assoluto colpo di mercato l’ha messo a segno Yonex nel 2009, quando decise di scommettere sui progressi di Stan Wawrinka e lo strappò a Head. Una Head probabilmente sazia dagli ingaggi di Djokovic e Berdych (arrivato quasi per caso da Dunlop). Wilson, che resta il brand numero uno al mondo grazie al mercato americano, si può accontentare del testimonial più invitante, Roger Federer (che ha la pecca di utilizzare una racchetta adatta a pochi eletti) e i tre giocatori che sembrano i più indicati a diventare protagonisti nei prossimi Slam: Kei Nishikori, Milos Raonic e Grigor Dimitrov.

Gli altri marchi devono invece sperare nella crescita di giovani promesse: Head ha puntato su Stefan Kozlov e Alexander Zverev, Yonex su Nick Kirgyos e Borna Coric, Babolat sul già citato Kokkinakis. Staremo a vedere quale scout avrà pescato meglio.

Certo, non si tratta di un cambio di brand ma solo di modello, ma l’aver convinto Rafa Nadal a passare alla versione Play dell’AeroPro Drive (quella col chip che consente di scaricare i dati tecnici della propria prestazione) è sicuramente un “colpo” importante, perché offre una spinta notevole ad un prodotto di nicchia, tecnologico quanto costoso, che aveva bisogna di poter contare sull’appoggio di un top testimonial. E chi meglio di Nadal?

In campo femminile, gli ultimi colpi di mercato li ha messi a segno Babolat, firmando l’anno scorso Caroline Wozniacki, quello prima Eugenie Bouchard e quello prima ancora Sara Errani. Tuttavia, è sempre Head quella che ha compiuto lo sforza maggiore strappando a Prince la giocatrice più famosa, Maria Sharapova che nel 2011, reduce da un infortunio alla spalla, trovo nella Head Instinct il telaio più adatto.

Per il resto, pochi cambiamenti in senso generale, ancor meno che tra gli uomini. In realtà, ci sarebbe una Flavia Pennetta che avrebbe operato più cambi, volessimo considerare una brevissima parentesi in Fischer nel 2004. In realtà il suo unico, vero cambio di rotta è avvenuto nel 2006, col passaggio da Head a Wilson.

Cambiare racchetta è spesso un vezzo a cui ricorrono i giocatori di club, per cercare di migliorare (o anche solo cambiare) il proprio gioco e perché è bello, di tanto in tanto, provare qualcosa di nuovo. La ricerca di attrezzi sempre più performanti è continua e il classico Quarta Categoria deve approfittarne. Ma il fuoriclasse, per una volta fatica più del dilettante perché certi automatismi sono difficili da risettare. Quindi abituiamoci a vedere calciatori cambiare maglia ad ogni stagione e tennisti tenersi la loro racchetta per una vita.


Direi molto interessante..... non credete??? Very Happy Very Happy Very Happy

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poi se vuoi un esempio ancora più pratico, visto che si parla di custom, una stessa racchetta posso provarla con svariati tipi di custom diversi tra loro, soprattutto se parto da un telaio leggero e con inerzia bassa, quindi il custom è un discorso totalmente separato dal marchio perchè si possono avere rese diverse da un'unica racchetta senza dover cambiare marchio. e se pensi che entrano in gioco anche le corde da abbinare le combinazioni possibili aumentano ancora di più. da qui la mia critica rivolta al contenuto dell'articolo. è un paragone che nasce male in partenza, perchè confronta due mondi totalmente diversi e li confronta trascurando totalmente la realtà pratica di come stanno le cose. ovvio che, crescendo il livello tecnico, avrò meno problemi nella resa in generale, ma altrettanto ovvio che crescendo gli obiettivi da raggiungere possono crescere in parallelo le esigenze e quindi il custom o il cambio di racchetta rimangono delle ipotesi da valutare nel corso del tempo, anche in relazione alle mutate potenzialità fisiche (vedi federer)

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tra le altre cose mi accorgo solo ora che nel finale si parla di cambio di racchetta e non di custom, ho fatto confusione, ma il senso generale rimane quello, si possono cambiare racchette rimanendo fedeli al marchio, sia tra i pro che tra gli amatori, nel primo caso ovviamente è una fedeltà ben motivata sia da clausole contrattuali che da esigenze di carriera, nel secondo sarebbe una scelta del tutto soggettiva e legata a svariati motivi. ad esempio io sono andato in fissa con la slazenger casualmente ma ho preferenza in generale per tutti i marchi di nicchia, come anche la linea boris becker o anche andando indietro modelli vintage, tipo la miller konica reverse. in questo caso subentra anche una componente sana di fanatismo quasi fetish, così come può accadere per il design e i colori, più in generale. e rileggendo bene tutto l'articolo non intravedo quella provocazione che ha dato origine a tutto questo dibattito. ossia non mi sembra che ci sia alcuna provocazione, anzi, nella parte finale viene appunto giustificato il fatto che i giocatori di club possano godere di una maggiore libertà di scelta e sperimentazione, in virtù del fatto che non hanno il peso dei risultati da ottenere in un ambito professionistico. quindi quello della tecnica da migliorare è tutto un altro discorso, che da questo articolo non viene minimamente sfiorato

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si ok va bene avete ragione tutti ma secondo me si è perso il nocciuolo del 3D conosciamo mattiaajduetre dal 2012 ben 9621 messaggi e nessuno dico nessuno gli ha mai chiesto la fonte di tutte quelle patate che mette nel profilo? ci sta che una volta o due non si chieda niente per paura che siano mogli e figlie ma a questo punto la probabilità che sia pluripoligamo o plurigigagenitore sono infime! e dai! ma che è? illuminaci d'immenso!

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finalmente ho capito cosa serviva a perro per distrarlo dai miei post antipatici. come si dice.....tira piu' un ........che un carro di buoi

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buon giorno a tutti
e ... soprattutto a perro
allora: noi siamo " no bullismtennis " e le ragazze sono parte del gruppo, ovviamente tenniste ( o ex-tenniste per impegni universitari, di vita o scolastici)
i nostri posts sono inviati da più persone e Giulia con Marco diedero il la a tutto.
Gianni
buon tennis

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perro ha scritto:
si ok va bene avete ragione tutti ma secondo me si è perso il nocciuolo del 3D conosciamo mattiaajduetre dal 2012 ben 9621 messaggi e nessuno dico nessuno gli ha mai chiesto la fonte di tutte quelle patate che mette nel profilo? ci sta che una volta o due non si chieda niente per paura che siano mogli e figlie ma a questo punto la probabilità che sia pluripoligamo o plurigigagenitore sono infime! e dai! ma che è? illuminaci d'immenso!

Very Happy

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Io non glielo chiedo perchè lo conosco più o meno da quando è nato... Very Happy

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Io ero un poco incuriosito...ma non osavo chiedere....What a Face

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buon giorno
confermo: l'amicizia con Mario dura da .... non avevo ancora la patente! Cambio Racchetta? No grazie!!! - Pagina 3 41738
e soprattutto.... alcune delle ragazze le ha conosciute anche lui in negozio o nei vari tornei
buon tennis a tutti

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GIANLUINI DICA buon giorno
ma gioca alle Canottieri o altro a Cr.?
buon tennis

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Sono socio in una Società Sportiva (San Zeno),ma non è lungo il fiume....a Cr ce ne sono parecchie.

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buon giorno
la conosco perchè venni con uno dei ragazzi all'ultimo torneo di terza.
tra l'altro ho un ottimo ricordo della cortesia del coordinatore del tabellone.
complimenti

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Allora magari quest'anno ci si trova....al bar ovviamente:P

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volentierissimo! cheers
buona giornata

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Grazie per la risposta ho dissetato la mia sete di sapere e complimenti per l'iniziativa!
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