Mi riallaccio a quanto gia scritto in passato per fare due considerazioni
Mettiamo in chiaro alcune cose.
Il tennis é un sport di autocorrezione. E come tale vá affrontato.
Ma nessuno di noi conosce la tecnica prima che si raggiunga l'impossibile perfezione, né si é uno specchio di se stessi.
Appurato questo, la tecnica la conosce il maestro (vero) di tennis, che ci deve dare i rudimenti necessari per applicarla.
Il tennis é sport spaventosamente tecnico, fatto di mille e mille particolari che vanno applicati, per cui il maestro "é sempre necessario".
Ma ancor piú necessario é che si sperimenti e si meccanizzi su noi stessi la tecnica insegnataci.
E stá a noi giocando e allenandosi meccanizzare, sperimentare, applicare ció che ci viene insegnato.
Questo vuol dire che non é il maestro che ci fa buon giocatore, ma é il maestro che corregge e indica il percorso che dobbiamo fare.
Quanto serve un maestro ?
Esclusi i primi passi dove per forza o quasi deve essere presente, il maestro é necessario ogni volta che questo percorso cambia rotta, che ci si accorge, o lui si accorge che stiamo meccanizzando qualcosa di errato. Serve ogni volta che la resa dei nostri colpi subisce un calo, é lo specchio che conoscendo la tecnica capisce dove stá l'errore, capisce cosa ci manca e dove dobbiamo lavorare per migliorarci.
Ma siamo noi, e senza di lui che dobbiamo applicare le sue indicazioni. E lo si fa sentendo il colpo, provando e riprovando finché il risultato che il maestro ci chiede é ottenuto.
Ma non é continuando a ripeterci le stesse identiche cose due o tre volte a settimana che si migliora.
Per cui quanto é necessario un maestro in termini di tempo ?
Non esiste una regola fissa, ma é sempre necessario come presenza "spirituale", come regola da applicare, come guru della nostra autocorrezione.
Possono passare mesi e mesi senza la sua presenza o anche anni, o sono necessari solo pochi giorni a mó di verifica, o se si é nella fase dell'incasinamento bisogna andarci per mesi piú volte possibile per capire l'errore e impostare la correzione.
Ma l'esistenza di un istruttore deve accompagnare tutta la carriera tennistica di un giocatore che mira a un livello per lo meno di "buon tennista".
A livello agonistico questo bisogno é ancor piú necessario e qui si, intervine il "capire anche mentalmente un giocatore", perché per ottenere la sua resa massima, ed é quello che in agonismo si chiede, intervengono anche fattori extratecnici nel completamento del giocatore agonista.
Ma qui andiamo oltre il classico maestro, iniziamo a parlare di trainer o coach, ovvero di qualcuno che ai tuoi risultati sportivi prende parte e partecipa tanto quanto te.
Ad ex. io attualmente non passano 15 giorni senza che chieda al migliore dei miei allievi una valutazione sul mio gioco e non scambi con lui pareri tecnici sui miei colpi e Co., perché ?
Perché piú un errore viene meccanizzato, e piú difficile sará toglierlo, al primo insorgere, e me ne accorgo io stesso in una mancanza di rendimento o lui osservandomi.
Stará poi a me autocorreggere sentendo i colpi mentre gioco.
Ci sono altre forme per imparare ? Si direi di si. Avete mai notato ad ex. solo guardando del bel tennis alla televisione o osservando due bravi giocatori, soprattutto se siamo dei principianti, quanto poi noi riusciamo meglio a giocare ?
Si il tennis é anche imitazione, una sorta di memoria visiva che insegna, e non é raro vedere ottimi giocatori totalmente autodidatti, ma non é proprio il sistema migliore, a volte puó essere redditizio, e comunque non oltre un certo limite, poi ben difficilmente si migliora. Il pericolo maggiore é che si instaurino errori radicali che diventano importanti.