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Dopo “Vamos”, uscito nel 2010, Rafael Nadal ha annunciato, tramite la sua pagina FB,
l’ uscita del nuovo libro completamente imperniato sulla sua vita ed sulle sue sfide in campo, scritto "a 4 mani" con John Carlin.

“Rafa: My life” e’ visibile sul sito Amazone.com


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A Ri-vamos Very Happy

descriptionNovita' : nuovo libro su Rafa  EmptyRafael Nadal: "RAFA, La Mia Storia"

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finito il libro in questo momento. inevitabile il paragone col libro di agassi, open.
allora, partiamo dalla fine: il libro di agassi è nettamente migliore, a mio parere, di quello di nadal (Scritti entrambi, in verità, da giornalisti).
open è più emozionante, interessante, avventuroso, profondo, coinvolgente. forse perchè è la vita e la carriera stessa di agassi ad esserlo.
intanto, fa un po' specie che un tennista all'apice della propria carriera scriva già la propria autobiografia, quando c'è ancora molto da fare e da dire per il futuro. ma tant'è, immagino che sia la voglia di far cassa (maligno...).
è diviso in capitoli che si alternano, con la narrazione in prima persona di rafa e la narrazione da parte del giornalista.
il libro ha un che di stucchevole, perchè è una interminabile agiografia dei membri di una famiglia perfetta, di un'infanzia perfetta, ricca ed agiata, di una vita senza problemi di alcun genere (meno che mai economici, ben prima dei successi di rafa). sembra di essere in una puntata di "Quella casa nella prateria", quanto ad armonia familiare.
sì, alla fine c'è una separazione tra i suoi genitori, che quanto meno attenua questa apparenza di perfezione assoluta.
la descrizione dei vari match (infinita quella della finale di wimbledon 2008, vinta contro federer, ad un certo punto non se ne può più, tiene interi capitoli intervallati da altri con altri argomenti).
fa sorridere il campione che chiede al papi il permesso di comprarsi un'auto di lusso (tramite alcune foto su internet capisco poi che si tratta di un aston martin) e si accordano che il permesso è concesso solo qualora vinca il torneo di wimbledon 2008.
nel libro cerca di rendersi umano confessando le sue debolezze (le bottigliette in diagonale, i rituali pre partita, le calze alla stessa altezza sul polpaccio), ma almeno dal libro non traspare la stessa simpatia e la stessa umanità di andrè.

dal punto di vista tecnico, c'è un grande insegnamento però, che tutti i detrattori dei pallettari dovrebbero assimilare. in ogni partita, descrive bene l'importanza della prudenza nei colpi, del tenerla dentro senza rischi in molte occasioni, del ruolo fondamentale che ha l'attesa durante lo scambio, lui, che potrebbe tirare missili da ogni parte del campo in ogni situazione. fa capire come spesso commetta errori quando cerca colpi troppo rischiosi a scapito della regolarità (ad esempio, lungolinea gratuiti quando dovrebbe stare a lavorare sulla diagonale).

infine, è ammirevole la dedizione maniacale al lavoro, all'allenamento, alla sofferenza non tanto in partita, quanto prima, duranti gli allenamenti. anche questo è un insegnamento importante. senza allenamento, nessuno , neanche il più talentuoso , va da nessuna parte.

insomma, libro discreto, che secondo me non soddisferà pienamente neanche i fan sfegatati.

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L'ho Acquistato... lo leggo in questi giorni e ti faccio sapere se mi trovo d'accordo, vengo anche io dalla lettura di Open!! per adesso grazie delle recensione!!

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Novita' : nuovo libro su Rafa  622327

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alain proust ha scritto:

dal punto di vista tecnico, c'è un grande insegnamento però, che tutti i detrattori dei pallettari dovrebbero assimilare. in ogni partita, descrive bene l'importanza della prudenza nei colpi, del tenerla dentro senza rischi in molte occasioni, del ruolo fondamentale che ha l'attesa durante lo scambio, lui, che potrebbe tirare missili da ogni parte del campo in ogni situazione. fa capire come spesso commetta errori quando cerca colpi troppo rischiosi a scapito della regolarità (ad esempio, lungolinea gratuiti quando dovrebbe stare a lavorare sulla diagonale).


Dopo aver letto questa parte mi sono ricordato di un'intervista breve alla Schiavone agli US Open nella quale affermava che oggi la differenza tra un giocatore e un altro non è poi così marcata e che, per farla valere, fosse necessario elevare costantemente il proprio livello di gioco ad ogni colpo.

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beh,,,ero nel dubbio se acquistare open o Rafa,,,,

ma dopo una recensione cosi' penso di andare sul primo per forza Laughing

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Grazie per la recensione; mi hai invogliato a leggerli!

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Idem... l'ho sto leggendo in questio giorni.
Vengo anchio da Open di Agassi, che devo dire fantastico.
Spero di non rimanere deluso... vi dirò a libro ultimato.

Gianka

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voto 9 a open

voto 4 a rafa, dupalle terribili...

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Letti entrambi, molto meglio Open

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ho letto il libro di agassi, molto bello. quello di nadal lo trovo a priori meno interessante, in quanto pubblicato nel momento in cui una buona parte di carriera del giocatore deve ancora svolgersi (anche se l'apice sicuramente è passato)

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da UBITennis (n.d.r.)

Nadal: una storia troppo "normale"

Il libro che racconta la vita e la carriera agonistica di Rafael Nadal, scritto a quattro mani dal campione spagnolo e dal giornalista inglese John Carlin, risulta essere un'opera senza guizzi, ben lontana da "Open" di Agassi, dove il numero 2 del mondo centellina al minimo aneddoti curiosi e si concentra sul ruolo del lavoro, della famiglia e su un paio di finali storiche: Wimbledon 2008 e Us Open 2010.

Se avevate amato, letto con trasporto, passione, curiosità e un po’ di stupore “Open”, la biografia di Andre Agassi, questo libro potrebbe non fare al caso vostro. O meglio, per apprezzarlo dovrete sforzarvi di non pretendere troppo da esso. Di non trovarvi aneddoti succosi, bizzarri e accattivanti pagina dopo pagina. Di non fare scoperte sensazionali (Nadal non ha mai usato un toupet, tanto per dire).
“My Story”, la biografia scritta da Rafael Nadal col giornalista inglese John Carlin, firma di El Pais, è un libro che lascia con un po’ di amaro in bocca l’appassionato verace. Quando ci si avvicina ad un’opera riguardante un campione dello sport, infatti, ciò che solitamente un lettore brama sono episodi mai sentiti, giudizi (meglio se pepati) sugli altri giocatori, opinioni forti, decise, nette. La storia dell’attuale numero 2 del mondo, invece, ha intrapreso decisamente un’altra strada. Quella del politically correct, dei pareri misurati, del non volersi esporre mai troppo. Una strada, volendo usare una parola sola, “buonista”.
E dire che, perlomeno a livello di impostazione strutturale, il libro adotta una forma curiosa, originale ed efficace allo stesso tempo. Per ogni capitolo descritto con l’io narrante, infatti, ve n’è uno in terza persona, dove le persone più care a Nadal (famiglia, amici, fidanzata, staff), dicono la loro su Rafa per approfondire aspetti che nelle parti in prima persona sono lasciati indietro.
Inoltre, l’opera può essere divisa in due parti. Una prima parte (che è anche la più lunga) dove il maiorchino ripercorre passo dopo passo la finale di Wimbledon 2008 all’inizio di ogni capitolo, per poi virare su altri temi e riprendere il film della partita al capitolo successivo, fino al culmine finale (“un’invasione di pura gioia”) della sua fantastica vittoria. La seconda parte, più breve, vede invece diluita in più parti spezzate tra loro la vincente campagna degli Us Open 2010. La differenza di trasporto e carica emotiva nel ricordare le due partite è abbastanza evidente. Se l’epica finale dei Championships è vissuta e descritta in modo quasi maniacale, con interi game ripercorsi punto a punto, con un’enfasi particolare sulle fortissime sensazioni vissute quel pomeriggio infinito, l’atto conclusivo di Flushing Meadows scorre via più liscio, coinvolge meno il lettore, lo porta meno all’interno dell’arena. Le vittorie al Roland Garros, invece, sono appena accennate (salvo la prima nel 2005, comunque trattata in modo piuttosto sbrigativo), quasi come se per Rafa sia stato normale vincere così tante volte quel torneo.
La triade con la quale siamo trasportati nella vita del campione spagnolo è la seguente: lavoro, famiglia, Manacor. Nel libro si susseguono, col rischio (e qualcosa in più) di risultare ripetitivi, esempi relativi all’importanza del lavoro, della fatica, della resistenza mentale, fisica, psicologica; del fondamentale ruolo giocato dalla sua famiglia, sempre con lui, sempre pronta a sostenerlo, aiutarlo; della gioia di ogni ritorno a casa, a Manacor, dove Nadal può finalmente essere se stesso, senza che nessuno gli chieda autografi o lo guardi dal basso verso l’alto. Un ruolo a sé lo recita lo zio Toni, una sorta di Mike Agassi alla meno uno. Severo, austero, quasi cattivo e sadico nei confronti del nipote, tanto da risultare in certi casi indigesto al resto della famiglia, in particolare alla madre di Rafa. Ma, nella descrizione del nipote, fondamentale nella sua crescita mentale, nella sua maturazione come uomo e come atleta. Una, se non la principale, delle chiavi del suo successo, insomma.
Quel che manca alla biografia è una scintilla di fantasia, di originalità. Non si esce mai dal sentiero dell’importanza dell’umiltà, del lavoro che ripaga sul campo, della famiglia come collante (e quando i genitori si separano se ne vedono le conseguenze, infatti), della bellezza di uscire con gli amici d’infanzia appena possibile. Non vi è una vera e propria descrizione della rivalità con Federer. Oltre ad elogi sperticati per il talento di Roger, pare impossibile che non vi sia neanche un aneddoto simpatico da aggiungere alla mera descrizione del gioco dello svizzero, alla forza del suo diritto, allo schema da adottare contro di lui (che è quello che tutti conosciamo, mettere la palla di là, alta, sul rovescio elvetico). Gli altri giocatori, salvo Djokovic, sembrano non esistere. Non una parola, per dire, sulla smutandata di Soderling a Wimbledon 2007, sulla lite con Berdych a Madrid nel 2006, e su altri mille, piccoli, possibili spunti.
Alla fine, ci si deve accontentare di un aereo low-cost preso tra lo stupore degli altri passeggeri e di un soggiorno improvvisato alle tre del mattino nella campagna francese. Un po’ poco, sinceramente.

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bravo ubaldo, sottoscrivo per filo e per segno.
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