finito il libro in questo momento. inevitabile il paragone col libro di agassi, open.
allora, partiamo dalla fine: il libro di agassi è nettamente migliore, a mio parere, di quello di nadal (Scritti entrambi, in verità, da giornalisti).
open è più emozionante, interessante, avventuroso, profondo, coinvolgente. forse perchè è la vita e la carriera stessa di agassi ad esserlo.
intanto, fa un po' specie che un tennista all'apice della propria carriera scriva già la propria autobiografia, quando c'è ancora molto da fare e da dire per il futuro. ma tant'è, immagino che sia la voglia di far cassa (maligno...).
è diviso in capitoli che si alternano, con la narrazione in prima persona di rafa e la narrazione da parte del giornalista.
il libro ha un che di stucchevole, perchè è una interminabile agiografia dei membri di una famiglia perfetta, di un'infanzia perfetta, ricca ed agiata, di una vita senza problemi di alcun genere (meno che mai economici, ben prima dei successi di rafa). sembra di essere in una puntata di "Quella casa nella prateria", quanto ad armonia familiare.
sì, alla fine c'è una separazione tra i suoi genitori, che quanto meno attenua questa apparenza di perfezione assoluta.
la descrizione dei vari match (infinita quella della finale di wimbledon 2008, vinta contro federer, ad un certo punto non se ne può più, tiene interi capitoli intervallati da altri con altri argomenti).
fa sorridere il campione che chiede al papi il permesso di comprarsi un'auto di lusso (tramite alcune foto su internet capisco poi che si tratta di un aston martin) e si accordano che il permesso è concesso solo qualora vinca il torneo di wimbledon 2008.
nel libro cerca di rendersi umano confessando le sue debolezze (le bottigliette in diagonale, i rituali pre partita, le calze alla stessa altezza sul polpaccio), ma almeno dal libro non traspare la stessa simpatia e la stessa umanità di andrè.
dal punto di vista tecnico, c'è un grande insegnamento però, che tutti i detrattori dei pallettari dovrebbero assimilare. in ogni partita, descrive bene l'importanza della prudenza nei colpi, del tenerla dentro senza rischi in molte occasioni, del ruolo fondamentale che ha l'attesa durante lo scambio, lui, che potrebbe tirare missili da ogni parte del campo in ogni situazione. fa capire come spesso commetta errori quando cerca colpi troppo rischiosi a scapito della regolarità (ad esempio, lungolinea gratuiti quando dovrebbe stare a lavorare sulla diagonale).
infine, è ammirevole la dedizione maniacale al lavoro, all'allenamento, alla sofferenza non tanto in partita, quanto prima, duranti gli allenamenti. anche questo è un insegnamento importante. senza allenamento, nessuno , neanche il più talentuoso , va da nessuna parte.
insomma, libro discreto, che secondo me non soddisferà pienamente neanche i fan sfegatati.