E' il momento del torneo sociale a squadre del circolo che frequento. Ottima iniziativa per fare amicizia in un clima disteso (ma non sbracato) e iniziare a fare qualche partita con avversari nuovi. La prima partita è stata 'na Cambogia contro un avversario che tirava molto arrotato e anche molto veloce che manco le vedevo . La seconda l'ho giocata contro il cugino di Fabrice Santoro tra slice e lob a un certo punto non capivo più niente. Al terzo finalmente uno "normale" con cui almeno tenevo quasi dignitosamente il palleggio iniziale. Inizio io e per l'effetto braccino mi limito a buttarle di là e basta. Purtroppo mi vengono fuori dei paraboloni morti e stramorti che mettono in difficoltà l'avversario e infatti vado avanti subito di 2 giochi. A quel punto mi dico. Voglio vincere così? No. E' questo il gioco a cui tendo? No. So fare di meglio? No. Però ci posso provare. La tensione scende e cerco di dare solo un po' più di profondità ai colpi, niente tennis champagne o vincenti o colpi di pressione. La partita inizia a diventare un po' più lineare con qualche bello scambio e molti errori. Lui è più bravo, insiste sul mio colpo più debole ma non alza mai la palla. Ad un certo punto gli "scappa" un drop shot con cui fa punto e... mi fa un cenno di scusa.
Ovviamente ho perso e ho tanta, troppa, strada da fare. Consistenza non vuol dire noia o attendere l'errore dell'avversario ma costruirsi a piccoli step una situazione in cui, forse, si può fare un punto come si deve.
Ciao.
Ovviamente ho perso e ho tanta, troppa, strada da fare. Consistenza non vuol dire noia o attendere l'errore dell'avversario ma costruirsi a piccoli step una situazione in cui, forse, si può fare un punto come si deve.
Ciao.