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Punto d'impatto: tra leggende metropolitane ed insegnamenti superati

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Alessandro
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Andras
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Promemoria primo messaggio :

Ciao a tutti. Galoppando verso i 49 e vivendo la mia terza vita tennistica dopo due stop 1993/2011 e 2014/2018 ho realizzato che (buona) parte degli insegnamenti cardine della vecchia scuola (diciamo la SAT di metà anni 80 per avere un riferimento temporale) son da metter via senza troppi scrupoli. Non sprecherò tempo su come open/semiopen stance sul dritto abbiano pensionato la closed stance alla quale noi ragazzini 35 anni fa venivamo costretti pena 100 piegamenti sulle nocche (LOL) ma mi concentrerò piuttosto su un altro aspetto fondamentale ossia il punto d'impatto. Tornando all'era vintage di 35 anni fa uno dei comandamenti urbi et orbi era l'immancabile "colpire la palla davanti al corpo". Posso dirlo senza offendere nessuno? E' una panzana. O meglio, è una variabile che ogni giocatore deve relazionare a come si muove in campo. Faccio un esempio semplicissimo: da quando sul rovescio bimane aspetto che la palla superi la linea della mia spalla destra prima di partire con lo swing ne sbaglio 1 su 100 anzichè 1 su 5 come prima. Volete un esempio ben più celebre, blasonato e vincente del Mister Nessuno che sta scrivendo queste righe? Andre Agassi. Esattamente, carissimi tutti. Uno dice Agassi e tutti pensano a come colpiva "in anticipo" la palla. Se parliamo della traiettoria del rimbalzo siamo tutti d'accordo. Se parliamo di dove colpiva rispetto al suo corpo invece ne scopriamo delle belle. Agassi nelle interviste "tecniche" non fa mistero del fatto che il suo punto d'impatto sul rovescio a due mani era all'altezza della sua anca sinistra. Letto bene? Anca sinistra. Alla faccia del "colpire la palla davanti al corpo" eh. Lui, da fenomeno qual'era, in questo modo riusciva a nascondere perfettamente dove avrebbe tirato perchè poteva far partire una sassata lungolinea o una incrociata senza la minima differenza nella preparazione dei due colpi (anzi). Ma col piffero che "colpiva la palla davanti al corpo" sul rovescio a due mani. Considerando che Andre Agassi è stato a tutti gli effetti il padre del Tennis moderno che vediamo oggi penso che quanto dice non solo sia meritevole di estrema considerazione ma anche di riflessione sulla tecnica di ognuno di noi nessuno escluso. Il punto d'impatto è fondamentale, ma la questione è che non esistono dogmi assoluti/talebani su quale sia quello ideale. Il nocciolo è trovare quale sia quello ideale per ciascuno di noi anzi, pure meglio, per ciascuno dei nostri colpi. Perchè per alcuni di essi (voleè in primis ma non solo) "colpire davanti al corpo" funziona. Per altri (vedasi sopra) anche no. 
Grazie a chi legge, un caro saluto a Vandergraf che so quanto adora i miei sproloqui  Laughing

Ultima modifica di Alessandro il Ven 16 Ott 2020 - 17:29 - modificato 1 volta. (Motivazione : Formattazione del titolo)

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Andras ha scritto:
davenrk ha scritto:
questo personalmente lo trovo veramente veramente bravo

[Devi essere iscritto e connesso per vedere questo link]


Il mitico Thomas. Ha un inglese perfettamente comprensibile e pulito. E dispensa buonsenso in fatto di tecnica

lui si chiama Nikola Aracic

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davenrk ha scritto:
Andras ha scritto:
davenrk ha scritto:
questo personalmente lo trovo veramente veramente bravo

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Il mitico Thomas. Ha un inglese perfettamente comprensibile e pulito. E dispensa buonsenso in fatto di tecnica

lui si chiama Nikola Aracic


Detto "Thomas"?  Laughing Chissà come mi sarà uscito fuori (conosco Intuitive Tennis). Ciao!

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Recentemente e per caso ho sentito un coach di un famoso pro (non ricordo chi, onestamente) dire una cosa sulla quale convengo in modo particolare, ossia che, se una data tecnica funziona, va mantenuta, mentre bisogna cambiarla se non funziona. Non c'è una tecnica valida in assoluto e migliore, per tutti, al di là di pochi consigli di base...

Io vengo da una scuola SAT anni 90, adesso ho quasi trent'anni e ho iniziato da bambino. Non dirò chi erano i miei maestri, ma erano ex professionisti - non dirò chi per privacy - e il loro metodo era quello di dare pochissimi consigli tecnici, molti consigli tattici soprattutto moltissime partite, specialmente in doppio con loro come giocatori.  La lezione tipo era "prendete le palline, quello è il campo, giocate fra di voi". Quasi mai facevamo "il cesto". E quando succedeva era un corale "noooo" 

Non potrei ringraziare questi maestri abbastanza per quello che mi hanno insegnato con il loro tacere su questioni tecniche, magari contorte e sconclusionate, e facendomi semplicemente vedere come si gioca (bene!) a tennis.

Perché va bene sapere quelle due o tre cose, ma tra il dire e il fare c'è di mezzo il mare e ho sperimentato, guardando altri giocatori, che troppe  nozioni tecniche nella testa creano solo troppa confusione, un gioco contorto e, troppo spesso inefficace.


Si potrebbe obiettare che un adulto ha bisogno di teoria, oltre che di pratica. E' vero, probabilmente se avessi fatto lo stesso corso a vent'anni, invece che a sette anni, non avrei imparato un tubo o forse ne sarei stato scoraggiato. 
Però, per quel che vale il mio parere, credo che ognuno debba trovare una sua via per risolvere un problema, per rendere efficace il suo modo di giocare.

Molto dipende anche da COME uno vuole giocare. 

Per esempio, di recente ho fatto due partite con due giocatori completamente diversi: uno era un pallettaro assurdo, che non ha fatto un errore per mezz'ora e alla prima palla fuori (sua) ha iniziato a urlare come un matto. Io morirei se dovessi giocare così a vita, cioè, aspettare sempre l'errore o il vincente dell'altro solo per vincere partite. Una noia!
Un altro tirava fortissimo e sbagliava di più.
Non puoi convincere il primo a imparare a giocare, perché evidentemente lui vuole giocare per vincere sugli errori dell'altro, e da lì trae la sua soddisfazione quando va sotto la doccia a fine partita. A quell'altro non puoi dire di tenere la palla in campo o di tirare più piano perché vorrebbe dire inibirlo.
Io ho imparato, nel tempo, a disinnescare entrambi gli stili di gioco di questi due giocatori, facendo dei piccoli cambiamenti ma non snaturando il mio gioco, e continuando a fare quello che mi piace fare in campo, perché è un hobby e non voglio andare, neanche in partita, a fare qualcosa che non sento di voler fare.

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Recentemente e per caso ho sentito un coach di un famoso pro (non ricordo chi, onestamente) dire una cosa sulla quale convengo in modo particolare, ossia che, se una data tecnica funziona, va mantenuta, mentre bisogna cambiarla se non funziona. Non c'è una tecnica valida in assoluto e migliore, per tutti, al di là di pochi consigli di base...

Io vengo da una scuola SAT anni 90, adesso ho quasi trent'anni e ho iniziato da bambino. Non dirò chi erano i miei maestri, ma erano ex professionisti - non dirò chi per privacy - e il loro metodo era quello di dare pochissimi consigli tecnici, molti consigli tattici soprattutto moltissime partite, specialmente in doppio con loro come giocatori.  La lezione tipo era "prendete le palline, quello è il campo, giocate fra di voi". Quasi mai facevamo "il cesto". E quando succedeva era un corale "noooo" 

Non potrei ringraziare questi maestri abbastanza per quello che mi hanno insegnato con il loro tacere su questioni tecniche, magari contorte e sconclusionate, e facendomi semplicemente vedere come si gioca (bene!) a tennis.

Perché va bene sapere quelle due o tre cose, ma tra il dire e il fare c'è di mezzo il mare e ho sperimentato, guardando altri giocatori, che troppe  nozioni tecniche nella testa creano solo troppa confusione, un gioco contorto e, troppo spesso inefficace.


Si potrebbe obiettare che un adulto ha bisogno di teoria, oltre che di pratica. E' vero, probabilmente se avessi fatto lo stesso corso a vent'anni, invece che a sette anni, non avrei imparato un tubo o forse ne sarei stato scoraggiato. 
Però, per quel che vale il mio parere, credo che ognuno debba trovare una sua via per risolvere un problema, per rendere efficace il suo modo di giocare.

Molto dipende anche da COME uno vuole giocare. 

Per esempio, di recente ho fatto due partite con due giocatori completamente diversi: uno era un pallettaro assurdo, che non ha fatto un errore per mezz'ora e alla prima palla fuori (sua) ha iniziato a urlare come un matto. Io morirei se dovessi giocare così a vita, cioè, aspettare sempre l'errore o il vincente dell'altro solo per vincere partite. Una noia!
Un altro tirava fortissimo e sbagliava di più.
Non puoi convincere il primo a imparare a giocare, perché evidentemente lui vuole giocare per vincere sugli errori dell'altro, e da lì trae la sua soddisfazione quando va sotto la doccia a fine partita. A quell'altro non puoi dire di tenere la palla in campo o di tirare più piano perché vorrebbe dire inibirlo.
Io ho imparato, nel tempo, a disinnescare entrambi gli stili di gioco di questi due giocatori, facendo dei piccoli cambiamenti ma non snaturando il mio gioco, e continuando a fare quello che mi piace fare in campo, perché è un hobby e non voglio andare, neanche in partita, a fare qualcosa che non sento di voler fare.

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Poliwhirl ha scritto:
Recentemente e per caso ho sentito un coach di un famoso pro (non ricordo chi, onestamente) dire una cosa sulla quale convengo in modo particolare, ossia che, 1 se una data tecnica funziona, va mantenuta, mentre bisogna cambiarla se non funziona. Non c'è una tecnica valida in assoluto e migliore, per tutti, al di là di pochi consigli di base...

Io vengo da una scuola SAT anni 90, adesso ho quasi trent'anni e ho iniziato da bambino. Non dirò chi erano i miei maestri, ma erano ex professionisti - non dirò chi per privacy - e 2 il loro metodo era quello di dare pochissimi consigli tecnici, molti consigli tattici soprattutto moltissime partite, specialmente in doppio con loro come giocatori.  La lezione tipo era "prendete le palline, quello è il campo, giocate fra di voi". Quasi mai facevamo "il cesto". E quando succedeva era un corale "noooo" 

Non potrei ringraziare questi maestri abbastanza per quello che mi hanno insegnato 3 con il loro tacere su questioni tecniche, magari contorte e sconclusionate, e facendomi semplicemente vedere come si gioca (bene!) a tennis.

Perché va bene sapere quelle due o tre cose, ma tra il dire e il fare c'è di mezzo il mare e ho sperimentato, guardando altri giocatori, che 4 troppe  nozioni tecniche nella testa creano solo troppa confusione, un gioco contorto e, troppo spesso inefficace.


Si potrebbe obiettare che un adulto ha bisogno di teoria, oltre che di pratica. E' vero, probabilmente se avessi fatto lo stesso corso a vent'anni, invece che a sette anni, non avrei imparato un tubo o forse ne sarei stato scoraggiato. 
Però, per quel che vale il mio parere, 5 credo che ognuno debba trovare una sua via per risolvere un problema, per rendere efficace il suo modo di giocare


1 è esattamente il mio punto. Fa piacere leggere conferma da parte di chi ad occhio e croce conosce molto bene il Tennis;

2 è il cosiddetto "metodo di insegnamento internazionale" peraltro adottato nelle Arti Marziali dai Maestri coi Dan più elevati al mondo. Guarda-Impara-Riproduci. Molto più terra-terra è quello che succede quando si impara una lingua straniera in strada all'estero e non in classe in Italia: ci si preoccupa di farsi capire usando la lingua straniera (ossia di mandar la palla al di là della rete....) prima di sistemare lessico/grammatica/sintassi (ossia di perfezionare la tecnica....);

3 vedi 2

4 perchè, con buona pace di chi negli ultimi 10 anni si è riempito la bocca con la scemenza del "multitasking", la mente umana cosciente riesce a pensare ad una sola cosa alla volta (ed è scienza ossia un dato ossia un fatto, non una teoria). Quindi qualsiasi Maestro che, per sistemare un colpo, da 3/4/5 consigli all'Allievo contemporaneamente è semplicemente un idiota. La complessità del Tennis sta nel mettere assieme N gesti fisici contemporaneamente nell'esecuzione di ogni colpo e solo la mente inconscia lasciata libera di agire (leggasi: comandare) può farcela e bene (e si torna al Self 2 del Gioco interiore del Tennis) perchè la mente conscia già che, come appena scritto, può fare una sola cosa per volta è bene che una sola ne faccia (da lì il consiglio di pensar solo a "guardar la palla" o "espirare all'impatto", etc);

 5 precisamente. Perchè ognuno di noi essendo fisico+mente è giocoforza costretto a produrre la propria interpretazione personale di qualsiasi gesto tecnico. Perchè se non esistono due dritti assolutamente identici fatti dallo stesso giocatore figuriamoci se possono esistere da due, o più, giocatori diversi

Grazie davvero per il tuo intervento!

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Il problema è se per gli adulti c'è un approccio didattico migliore.

Esempio: dicevo sopra che ho ripreso dopo anni di inattività tennistica (pratica) facendo delle lezioni per rivedere la tecnica. ho 41 anni.
Nell'ultima lezione il maestro mi ha corretto diverse cose del dritto:
- impugnare la racchetta con meno forza
- chiusura sopra la spalla invece che sotto la spalla
- alla fine del colpo tendevo a fare un balzello e atterrare sul piede destro (sono destro di braccio)

Facendo i cesti pensavo a questi aspetti (non tutti insieme, uno alla volta) e li riuscivo a correggere, ed ero anche soddisfatto.

Poi siamo passati al rovescio, anche lì qualche correzione. 

Alla fine palleggi, beh, mi sembrava di aver disimparato tutto quello fatto nella lezione, vado in confusione, e finisco la lezione con un po' di "sconforto", con molti dubbi sull'efficacia della lezione.

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davenrk ha scritto:
Il problema è se per gli adulti c'è un approccio didattico migliore.

Esempio: dicevo sopra che ho ripreso dopo anni di inattività tennistica (pratica) facendo delle lezioni per rivedere la tecnica. ho 41 anni.
Nell'ultima lezione il maestro mi ha corretto diverse cose del dritto:
- impugnare la racchetta con meno forza
- chiusura sopra la spalla invece che sotto la spalla
- alla fine del colpo tendevo a fare un balzello e atterrare sul piede destro (sono destro di braccio)

Facendo i cesti pensavo a questi aspetti (non tutti insieme, uno alla volta) e li riuscivo a correggere, ed ero anche soddisfatto.

Poi siamo passati al rovescio, anche lì qualche correzione. 

Alla fine palleggi, beh, mi sembrava di aver disimparato tutto quello fatto nella lezione, vado in confusione, e finisco la lezione con un po' di "sconforto", con molti dubbi sull'efficacia della lezione.


Non ti scoraggiare, quando col mio compare d'allenamento passo dal fare "l'angolo" a tornare al palleggio al centro mi comunque un pò di tempo per l'assestamento. E dire che nel fare "l'angolo" si colpisce sia di dritto che di rovescio ma, ed è qui la problematica nel tornare al palleggio al centro, anzichè avere un angolo obbligato (che di fatto al terzo colpo va in automatico) avendo un angolo libero bisogna pensare a dove si vuol tirare. L'unico suggerimento sensato che riesco a darti quando passi dai cesti al palleggio è di pensare ad una sola cosa (ma una sola davvero) sia sul dritto che sul rovescio tra gli accorgimenti che il Maestro ti ha dato al cesto. Non solo sceglierai quella più importante per te ma eviterai di incasinarti provando a pensare a tutte le cose assieme mentre provi a palleggiare. Ciao!

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Si mi pare una cosa sensata. Ci proverò.
Nel frattempo proverò a cercare di metabolizzare quegli aspetti colpendo a vuoto con la racchetta a casa, cercando di memorizzarli il più possibile, per poi non doverci pensare più su durante la lezione. Anche questo non so se abbia senso farlo, ma ci provo.

Il discorso del pensare a dove si vuole tirare, beh o pensi a questo, o agli aspetti tecnici, altrimenti davvero vai nel pallone (quello successo a me)
Tu comunque facendo l'angolo ti focalizzi a dove colpire la palla, non su come, giusto?

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Ecco una cosa che mi ero dimenticato di dire....un aspetto che mi è rimasto automatico è il cambio impugnatura, che mi avevano spiegato da ragazzo.
Non ci penso, mi viene da solo. Eastern di rovescio, eastern di dritto, ecc.
Anche questo non fa che suffragare le tesi di cui sopra....
vorrei cambiare la eastern di diritto a una semiwestern....sono curioso di vedere se e come mi adatterò

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davenrk ha scritto:
Si mi pare una cosa sensata. Ci proverò.
Nel frattempo proverò a cercare di metabolizzare quegli aspetti colpendo a vuoto con la racchetta a casa, cercando di memorizzarli il più possibile, per poi non doverci pensare più su durante la lezione. Anche questo non so se abbia senso farlo, ma ci provo.

Il discorso del pensare a dove si vuole tirare, beh o pensi a questo, o agli aspetti tecnici, altrimenti davvero vai nel pallone (quello successo a me)
Tu comunque facendo l'angolo ti focalizzi a dove colpire la palla, non su come, giusto?


Sulla diagonale di dritto giocando un buon 85% di dritti comincio il drill pensando esclusivamente a mirare la palla ad ore 15, dopo una decina di esecuzioni la cosa viene in automatico al che passo a concentrarmi su altre cose (spin/profondità/etc) pensando ovviamente ad un accorgimento per volta per ciascuna di loro.
Sulla diagonale di rovescio (bimane) di fatto mi vien naturale giocarlo incrociato senza pensare a nulla al che (come dicevo nel primo post di questo Topic) aspetto solo che la palla superi la linea della mia spalla destra e poi parto con lo swing. Anche qui se cerco altro (in genere spin perchè il colpo esce bene di suo) provo a concentrarmi sul far toccare la mia schiena alla racchetta sul finale. Comunque sì, la chiave IMHO è usare un solo accorgimento per volta su ogni colpo

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davenrk ha scritto:
Ecco una cosa che mi ero dimenticato di dire....un aspetto che mi è rimasto automatico è il cambio impugnatura, che mi avevano spiegato da ragazzo.
Non ci penso, mi viene da solo. Eastern di rovescio, eastern di dritto, ecc.
Anche questo non fa che suffragare le tesi di cui sopra....
vorrei cambiare la eastern di diritto a una semiwestern....sono curioso di vedere se e come mi adatterò


Anche qui mi sento di quotarti, pure io posso tranquillamente evitarmi lo sforzo di pensare all'impugnatura.
Spezzo una lancia a favore della Semiwestern sul dritto, non solo è facile ed intuitiva da trovare (basta immaginare di avere una padella in mano con dentro una pietanza che vuoi mangiare anzichè rovesciare  Laughing) ma a mio parere tende a perdonare davvero tutto o quasi

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Diciamo che la eastern è più facile perché ti appoggi su un lato del manico più largo rispetto alla semi-western. 
Nella western ritorna il lato più largo ma è troppo estrema e la escludo.

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davenrk ha scritto:
Diciamo che la eastern è più facile perché ti appoggi su un lato del manico più largo rispetto alla semi-western. 
Nella western ritorna il lato più largo ma è troppo estrema e la escludo.


Il mio Vecchio mi iscrisse alla SAT verso la fine del 1984 quindi ovviamente mi insegnarono ad impugnare Eastern col dritto. Quando ripresi dopo uno stop ventennale adottai la Semiwestern per i motivi che descrivevo prima. La cosa buffa è che oggi, con un altro stop di 5 anni in mezzo, non saprei proprio impugnare con la Eastern. E men che meno con la Western  Laughing

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Questa discussione era molto interessante!

Comunque vorrei specificare, rileggendo il mio vecchio messaggio, che io qualche nozione tecnica ce l'ho, ma paradossalmente non ne ho tante quante ne hanno certi giocatori con cui m'è capitato di giocare e che sono a un livello (generale, non solo tecnico) più basso del mio.

Io ho in mente quegli accorgimenti e quei gesti che sbaglio, ripeto un movimento perché so come va fatto e magari quel giorno non lo sto facendo come al solito. E in genere sono sempre quelli i miei "punti deboli", ma ho imparato bene a gestirli.
Sono flash, sottigliezze che neanche potrei spiegare a parole. Conosco il gesto ma non so descriverlo.

Per esempio io non dimenticherò mai quando il mio maestro (ex campione italiano di singolare) mi insegnò il servizio.
Mi disse letteralmente due cose, due. L'ho visto fare da lui (in tante occasioni)
E poi in fila con altri 5 o 6 bambini sulla linea dei servizi a provare, a ogni lezione. E io so solo quelle due nozioni, le applico sempre, da anni e il servizio viene che è una meraviglia.
E così con molti altri colpi. Sul rovescio, il mio maestro mi disse una cosa. Una, quella fondamentale.

Altri piccoli accorgimenti da mettere in pratica li ho raccolti nel tempo, talvolta anche da solo, ragionando sul mio gioco e provando cose diverse in allenamento.

E' molto buffo quando qualcuno mi chiede consigli tecnici perché mi ha visto giocare o ha giocato con me. Ne sanno più di me, mi fanno domande dettagliatissime e sanno tutto, hanno capito tutto del mio gioco, più di me, e me lo descrivono minuziosamente, ma il loro gioco è infinitamente più acerbo e inefficace del mio. E quando provo a dir loro quello che mi diceva il mio maestro, non capiscono.

Mi chiedono cose tipo (ad esempio l'ultimo con cui ho giocato) lo swing ampio, lo swing meno ampio... oppure la "pronazione" sul servizio (?) Io non so cosa sia la pronazione e voglio morire senza saperlo.

Mi ritrovo sempre a dover rispondere a questi ragazzi o più adulti che varie tecniche possono andar bene e sono efficaci allo stesso modo. Cerco di minimizzare i loro amletici dilemmi e mille pensieri su dove posizionare anche il mignolo della mano o il ciuffo dei capelli, e spero sempre che si rendano conto che semplicemente qualcuno gioca meglio perché ha più esperienza, e che il tennis non è come il bowling o le bocce, dove basta voler imparare per imparare nel giro di poco.  Per essere sicuri del proprio tennis servono anni e anni di gioco e di partite, lo dice sempre anche Lea Pericoli e io sono d'accordo.

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Poliwhirl ha scritto:
Per esempio io non dimenticherò mai quando il mio maestro (ex campione italiano di singolare) mi insegnò il servizio.
Mi disse letteralmente due cose, due. L'ho visto fare da lui (in tante occasioni)
E poi in fila con altri 5 o 6 bambini sulla linea dei servizi a provare, a ogni lezione. E io so solo quelle due nozioni, le applico sempre, da anni e il servizio viene che è una meraviglia.
E così con molti altri colpi. Sul rovescio, il mio maestro mi disse una cosa. Una, quella fondamentale

 
Pensi di condividere le due cose con noi o si tratta del quarto mistero di Fatima?
😂😂😂😂

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Andras ha scritto:
Poliwhirl ha scritto:
Per esempio io non dimenticherò mai quando il mio maestro (ex campione italiano di singolare) mi insegnò il servizio.
Mi disse letteralmente due cose, due. L'ho visto fare da lui (in tante occasioni)
E poi in fila con altri 5 o 6 bambini sulla linea dei servizi a provare, a ogni lezione. E io so solo quelle due nozioni, le applico sempre, da anni e il servizio viene che è una meraviglia.
E così con molti altri colpi. Sul rovescio, il mio maestro mi disse una cosa. Una, quella fondamentale

 
Pensi di condividere le due cose con noi o si tratta del quarto mistero di Fatima?
😂😂😂😂


Ottima domanda!

Credo che quelle due cose non fossero universali, ma solo relative a me e al mio gioco. Al punto esatto in cui sbagliavo, al pezzetto che mancava per rendere un insieme di gesti (naturali) che facevo efficace e sicuro.

Per esempio a me servizio e rovescio sono venuti sempre molto naturali, e infatti mi dissero solo poche cose. Sul dritto ci abbiamo lavorato di più e mi hanno dato più consigli ma per anni hanno accettato tranquillamente che io giocassi spesso lo slice di dritto perché non ero in grado di farlo, e si complimentavano con me quando vincevo le partite, non mi stavano certo a dire "eh ma fai tutti slice?" E si parla di quando avevo 10-13 anni.

Non abbiamo mai passato ore e ore a pensare a dove mettere la mano, il polso, il piede, il punto d'impatto.

Dal lato tattico era la stessa cosa. Il maestro mi vedeva spesso giocare nei tornei che facevo e mi dava dei consigli a bordo campo. Una frase sua cambiava il match, ma non perché fosse una parola di chissà quale importanza. Poteva dirmi, per esempio, "palleggia", che può sembrare una frase banale, ma in quel momento era perfettamente appropriata alla mia situazione in campo e al problema che stavo avendo, e a quello che ero in grado di fare io e a chi avevo dall'altra parte della rete. 

Quel che ritengo condivisibile da tutti, e lo hanno scritto anche utenti che mi hanno preceduto, è che sia deleterio pensare a mille cose e mille parole per fare dei gesti che devono venire naturali. Lavorarci è un conto, per me lavorarci vuol dire "lancia la palla un po' più a destra" oppure prova a posizionarti così. Non vuol dire pronazione, baby step, open stance, swing ampio o meno ampio. Bisogna saper fare tutto ma non a comando, semmai naturalmente.

Ognuno di noi dovrebbe ricordare quei piccoli accorgimenti per correggere tendenze a errori che sono assolutamente soggettivi. C'è chi sta troppo indietro e chi sta troppo avanti, c'è chi ha un diritto o un rovescio naturale che non dev'essere assolutamente toccato e chi invece fa fatica a giocare uno dei due colpi. E se fai fatica non ti puoi riempire la testa di nozioni ma devi trovare una soluzione che vada bene per te, e per soluzione s'intende un movimento, un piccolo accorgimento che ti può salvare la vita o indirizzare verso un graduale miglioramento.

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E quindi?🧐

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E quindi molte volte si confonde il mezzo con il fine. Il fine è giocare bene a tennis. Il mezzo è la tecnica.
Secondo me non dovremmo giocare per riuscire a riprodurre un certo gesto tecnico ritenuto ideale, ma dovremmo rendere un gesto tecnico personale il più naturale ed efficace possibile contro il maggior numero possibile di avversari.
La qual cosa si ottiene con il cesto e un bravo maestro, ma soprattutto giocando continuamente con avversari diversi e trovando sempre una via per vincere il punto, e non di riprodurre un gesto stereotipato o di realizzare in pratica informazioni teoriche maturate via forum o su internet  guardando Agassi o chi per lui.
Peraltro, se proprio uno deve copiare qualcosa a un pro, che almeno parli di gente che può vedere dal vivo e vada a veder giocare coi suoi occhi, che è tutt'altra cosa che vedere uno schermo 2d con proporzioni e prospettive sballate e inquadrature fisse.
Sicuramente se li vai a vedere dal vivo (Agassi è un po' difficile, ahimé) qualche informazione utile a casa la porti. Se guardi la tv, poco. A limite puoi capire la tattica del giocatore, ma la tecnica non direi.

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Il problema e' che a volte da solo trovare queste solucioni non e' facile senza qualcuno che ti veda e sappia darti il consiglio giusto.
A volte un piccolo dettaglio puo' fare la differenza.
Ce anche da dire un altra cosa che un giocatore non deve perforza di cose sapere tutte le sfaccettature della técnica,ma deve fare le cose giuste per giocare bene.
Il tutto sta nel come si ha imparato.
Con i bambini non ce bisogno di spiegare molto , si fa vedere e i bambini cercano di replicare cosa hanno visto.
Da li in avanti si correggono gli errori.
Anche perché se ci mettessimo a spiegare nei dettagli il perché il percome e il percuando di come funziona la técnica a dei bambini di 4 o 5 anni credo che dopo poche lezioni  i bambini si stuferebbero e resteremo con i Campi vuoti.
L'adulto vuole piu' informazioni che possono servire come no.
Io preferisco non addentrami molto in spiegazioni troppo tecniche,e le do solo se per me veramente sia il caso darle.
Troppe nozioni possono sviare dal vero obbietivo,facendo pensare troppo .
Detto questo obviamente come ogni errore e' personale anche l' apprendimento lo e'.
E in base al soggetto che ci si trova davanti bisogna anche capire che método sia meglio utilizare.
Perché il tennis e' sempre lo stesso ma i métodi possono variare dipendendo da chi ci si ritrova davanti.

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Poliwhirl ha scritto:
1 Secondo me non dovremmo giocare per riuscire a riprodurre un certo gesto tecnico ritenuto ideale, ma dovremmo rendere un gesto tecnico personale il più naturale ed efficace possibile contro il maggior numero possibile di avversari.

2 Sicuramente se li vai a vedere dal vivo (Agassi è un po' difficile, ahimé) qualche informazione utile a casa la porti. Se guardi la tv, poco. A limite puoi capire la tattica del giocatore, ma la tecnica non direi.


1 verità incontrovertibile a mio parere. Non esiste un gesto tecnico perfetto "tout court" se si sposa malissimo sulle caratteristiche di chi lo esegue (ed in esse includo ovviamente il timing)

2 quando guardo i pro in TV di fatto mi concentro esclusivamente sul footwork di quello in basso sullo schermo. Tra footwork, trasferimento di peso e rotazione di anche è infinitamente più istruttivo che seguir lo scambio IMHO

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Il gesto perfetto non esiste,ma esite una base,che  per forza di cose deve essere rispettata per far si che  il gesto sia funzionale.
Il guardare i pro aiuta poco niente,perche' anche  capendo come funziona il dritto di Federer per poterlo replicare bisogna avere le stesse caratteristiche di Federer,e non solo a livello di gesto,ma come evidenziava Andras ,anche  di timing e aggiungo io di ricerca palla e movimento.
Anche perche' se Federe riesce a stendere il braccio ben davanti al corpo quando colpisce, dietro a questo colpire bene in avanti, ci sono dei fattori tecnici i fisici che sono strettamente personali e poco replicabili da tutti.
Diciamo che  ce una base che  vale per tutti, che poi si puo' personalizzare in base alle caratteristiche del giocatore.
Il discorso di Poliwhirl regge fino ad un certo punto.
Nel senso che  si diamo spazio alla spontaneita' del colpo,ma restando dentro i canoni tecnici.
Per fare un esempio il dritto di Nadal....
Quel tipo di dritto non e' che  non funzioni perche' Nadal 'e testimone del fatto che  funzioni eccome,ma facendo due passi indietro ritorniamo al punto base.
Quel dritto funziona costantemente solo se tu sei Nadal.
Perche' senza il fisico che  si ritrova quel dritto con quel tipo di movimento ti esce con molto spin ma corto e con poco peso,percio pensare di fare quel tipo di colpo con una resa costante come fa Nadal e' un ipotesi improbabile per quasi tutti i giocatori non solo amatori ma anche professionisti.
Bueno detto questo le personalizzazioni del colpo vanno sempre prese in considerazione,dipendendo dal soggetto che  si ha di fronte.
Il timing e' una altra cosa fondamentale nella costruzione di un colpo, che puo' variare ovviamente da persona a persona.
Ma un conto e' ritardare volontariamente un esecuzione per sfruttare magari l'elasticita' del colpo,e' un altra e' colpire in ritardo perche' si e' lenti in fase esecutiva.
Per quello che a volte da soli trovare la quadra non e' facile e bisogna affidarsi ad un occhio esperto per riuscire a sfruttare al massimo il proprio potenziale.
Il discorso dei due consigli sul servizio e' una cosa strettamente personale, e quando parlo di servizio mi riferisco ad un colpo che come tutti ha una base,ma che e' il colpo piu' personale di tutti,dipendendo dalle caratteristiche  del giocatore.
La posizione dei piedi,il lancio palla,sono cose che  si vestono sul giocatore e' un consiglio, al meno che  non si tratti di  una correzione di uno swing incorretto, non puo' essere uguale per tutti,ma vestito sulla persona.
Il colpo cosidetto naturale va considerato valido se rispetta i canoni tecnici di base.
Che poi magari si tardi a colpire,si prepari piu' amplio o meno, piu' avanti o meno, sono tutte cose da valutare in base alle caratteristiche del giocatore e alla massima efficacia e repetibilita' del colpo per quel tipo di giocatore.
Per terminare credo che  si possa costruire un giocatore basandosi esclusivamente su delle basi standard,ma che il suo vero potenziale venga fuori considerando e valutando le sue capacita personali.

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Mi ricollego a questo argomento...ho cambiato maestro e questo nuovo sta stravolgendo il mio modo di giocare e per quanto riguarda il punto d'impatto del dritto va contro tutto quanto avevo sentito. (non che io avessi sentito molto, ma ho fatto 2 anni di lezione con un maestro nazionale)
Per farvela breve, parlando di punto di impatto del dritto, lui sostiene che nel tennis moderno non si colpisce davanti al corpo, si colpisce tra gli appoggi. 
Quindi diciamo in un punto più arretrato rispetto a quello genericamente considerato il punto d'impatto ideale universale.
O almeno più arretrato di quello che avevano insegnato a me.
Perchè? Perchè per sfruttare bene le racchette di oggi, la racchetta deve correre veloce. Alla prima lezione mi ha fatto fare una prova interessante.
Chiudi gli occhi, fai uno swing di dritto, concentrati sul movimento d'aria che senti dalla racchetta facendo finta di colpire davanti al corpo.
Ora fai la stessa cosa ma concentrandoti sul punto di impatto tra gli appoggi.
Risultato: davanti al corpo la racchetta va più lenta, molto più lenta, sta fermando la sua corsa. Meno velocità uguale meno spin, uguale palla sul telone.
Inoltre è più facile giocare in decontrazione colpendo tra gli appoggi, e così facendo la palla "sta più tempo" sulle corde. 
(altra cosa batte tantissimo sul fatto di tenere la racchetta con POCHISSIMA forza, stringerla il meno possibile, e quando pensi di avere la presa perfetta in realtà stai comunque stringendo troppo)
Per non parlare della stabilità che sono riuscito a trovare quando colpisco come dice lui.
Mi ha fatto fare degli swing come sapevo farli e mi chiedeva di fermarmi sul finale del movimento. 
Io bello come il sole con l'impatto davanti, la spalla che spinge, peso sul piede avanti. Il maestro veniva vicino a me, mi sfiorava, e perdevo l'equilibrio.
Sei stabile? Mica tanto...
Prova colpendo tra gli appoggi e fermati sul finale. Altra musica, diventi un armadio a 3 ante.
Ma alla prova dei fatti sta cosa funziona? 
Per me funziona. Io sono uno che la poca potenza delle racchette l'ha letta solo sui forum, vorrei tirare solo vincenti a 800 all'ora e sono sempre in spinta.
PER ME, per il mio gioco, questa cosa funziona, le palle stanno dentro, corrono, sono pesanti.
Prima rallentavano dopo il rimbalzo, adesso dopo il rimbalzo saltano e accelerano. Quando escono giuste buttano l'avversario sui teloni con tutta la racchetta e le scarpe.
In 2 anni, Ho giocato circa 200 partite perdendole tutte tranne forse 2 o 3. In 1 mese di lezione il risultato è che adesso me la gioco, se prima perdevo 2 set con matematica certezza, adesso 1 dei 2 lo vinco sempre, giocando con gli stessi avversari/amici di sempre.
Ovviamente appena ritornano gli automatismi vecchi (per stanchezza o tensione o comunque perchè in partita uno fa quello che ha automatizzato) la performance peggiora repentinamente ma è un nuovo modo di giocare, un modo che mi piace e secondo me ha grosse potenzialità. 
E se non avessi provato non ci avrei mai creduto.
Volevo solo condividere la mia esperienza con voi!
Ciao!

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piccolit ha scritto:
Mi ricollego a questo argomento...ho cambiato maestro e questo nuovo sta stravolgendo il mio modo di giocare e per quanto riguarda il punto d'impatto del dritto va contro tutto quanto avevo sentito. (non che io avessi sentito molto, ma ho fatto 2 anni di lezione con un maestro nazionale)
Per farvela breve, parlando di punto di impatto del dritto, lui sostiene che nel tennis moderno non si colpisce davanti al corpo, si colpisce tra gli appoggi. 
Quindi diciamo in un punto più arretrato rispetto a quello genericamente considerato il punto d'impatto ideale universale.
O almeno più arretrato di quello che avevano insegnato a me.
Perchè? Perchè per sfruttare bene le racchette di oggi, la racchetta deve correre veloce. Alla prima lezione mi ha fatto fare una prova interessante.
Chiudi gli occhi, fai uno swing di dritto, concentrati sul movimento d'aria che senti dalla racchetta facendo finta di colpire davanti al corpo.
Ora fai la stessa cosa ma concentrandoti sul punto di impatto tra gli appoggi.
Risultato: davanti al corpo la racchetta va più lenta, molto più lenta, sta fermando la sua corsa. Meno velocità uguale meno spin, uguale palla sul telone.
Inoltre è più facile giocare in decontrazione colpendo tra gli appoggi, e così facendo la palla "sta più tempo" sulle corde. 
(altra cosa batte tantissimo sul fatto di tenere la racchetta con POCHISSIMA forza, stringerla il meno possibile, e quando pensi di avere la presa perfetta in realtà stai comunque stringendo troppo)
Per non parlare della stabilità che sono riuscito a trovare quando colpisco come dice lui.
Mi ha fatto fare degli swing come sapevo farli e mi chiedeva di fermarmi sul finale del movimento. 
Io bello come il sole con l'impatto davanti, la spalla che spinge, peso sul piede avanti. Il maestro veniva vicino a me, mi sfiorava, e perdevo l'equilibrio.
Sei stabile? Mica tanto...
Prova colpendo tra gli appoggi e fermati sul finale. Altra musica, diventi un armadio a 3 ante.
Ma alla prova dei fatti sta cosa funziona? 
Per me funziona. Io sono uno che la poca potenza delle racchette l'ha letta solo sui forum, vorrei tirare solo vincenti a 800 all'ora e sono sempre in spinta.
PER ME, per il mio gioco, questa cosa funziona, le palle stanno dentro, corrono, sono pesanti.
Prima rallentavano dopo il rimbalzo, adesso dopo il rimbalzo saltano e accelerano. Quando escono giuste buttano l'avversario sui teloni con tutta la racchetta e le scarpe.
In 2 anni, Ho giocato circa 200 partite perdendole tutte tranne forse 2 o 3. In 1 mese di lezione il risultato è che adesso me la gioco, se prima perdevo 2 set con matematica certezza, adesso 1 dei 2 lo vinco sempre, giocando con gli stessi avversari/amici di sempre.
Ovviamente appena ritornano gli automatismi vecchi (per stanchezza o tensione o comunque perchè in partita uno fa quello che ha automatizzato) la performance peggiora repentinamente ma è un nuovo modo di giocare, un modo che mi piace e secondo me ha grosse potenzialità. 
E se non avessi provato non ci avrei mai creduto.
Volevo solo condividere la mia esperienza con voi!
Ciao!


Molto interessante, grazie per la condivisione. Come menzionavo in uno dei primi messaggi di questa discussione Agassi aveva il punto d'impatto del suo rovescio bimane oltre la linea della sua spalla destra, ossia tra gli appoggi dei quali parla il tuo nuovo Maestro. Quindi tutto torna. Mi permetto di far considerare anche un'altra variabile con la quale fare i conti ossia il punto della traiettoria della palla al momento dell'impatto. Impattando tra gli appoggi garantisce una maggiore velocità dello swing al momento dell'impatto stesso quindi il resto del potenziale del colpo stesso dipende da quanto più si impatta la palla in prossimità del punto più alto della sua traiettoria dopo il rimbalzo. Cosa che ci porta doverosamente a lavorare su un aspetto altrettanto fondamentale ossia la ricerca della palla. Agassi (un "mostro", come noto) colpiva con la palla che saliva nonostante l'impatto avvenisse tra i cosiddetti appoggi. Pensa che alieno era nel cercar la palla per riuscirci, una velocità disumana. Ciao!

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Andras ha scritto:
piccolit ha scritto:
Mi ricollego a questo argomento...ho cambiato maestro e questo nuovo sta stravolgendo il mio modo di giocare e per quanto riguarda il punto d'impatto del dritto va contro tutto quanto avevo sentito. (non che io avessi sentito molto, ma ho fatto 2 anni di lezione con un maestro nazionale)
Per farvela breve, parlando di punto di impatto del dritto, lui sostiene che nel tennis moderno non si colpisce davanti al corpo, si colpisce tra gli appoggi. 
Quindi diciamo in un punto più arretrato rispetto a quello genericamente considerato il punto d'impatto ideale universale.
O almeno più arretrato di quello che avevano insegnato a me.
Perchè? Perchè per sfruttare bene le racchette di oggi, la racchetta deve correre veloce. Alla prima lezione mi ha fatto fare una prova interessante.
Chiudi gli occhi, fai uno swing di dritto, concentrati sul movimento d'aria che senti dalla racchetta facendo finta di colpire davanti al corpo.
Ora fai la stessa cosa ma concentrandoti sul punto di impatto tra gli appoggi.
Risultato: davanti al corpo la racchetta va più lenta, molto più lenta, sta fermando la sua corsa. Meno velocità uguale meno spin, uguale palla sul telone.
Inoltre è più facile giocare in decontrazione colpendo tra gli appoggi, e così facendo la palla "sta più tempo" sulle corde. 
(altra cosa batte tantissimo sul fatto di tenere la racchetta con POCHISSIMA forza, stringerla il meno possibile, e quando pensi di avere la presa perfetta in realtà stai comunque stringendo troppo)
Per non parlare della stabilità che sono riuscito a trovare quando colpisco come dice lui.
Mi ha fatto fare degli swing come sapevo farli e mi chiedeva di fermarmi sul finale del movimento. 
Io bello come il sole con l'impatto davanti, la spalla che spinge, peso sul piede avanti. Il maestro veniva vicino a me, mi sfiorava, e perdevo l'equilibrio.
Sei stabile? Mica tanto...
Prova colpendo tra gli appoggi e fermati sul finale. Altra musica, diventi un armadio a 3 ante.
Ma alla prova dei fatti sta cosa funziona? 
Per me funziona. Io sono uno che la poca potenza delle racchette l'ha letta solo sui forum, vorrei tirare solo vincenti a 800 all'ora e sono sempre in spinta.
PER ME, per il mio gioco, questa cosa funziona, le palle stanno dentro, corrono, sono pesanti.
Prima rallentavano dopo il rimbalzo, adesso dopo il rimbalzo saltano e accelerano. Quando escono giuste buttano l'avversario sui teloni con tutta la racchetta e le scarpe.
In 2 anni, Ho giocato circa 200 partite perdendole tutte tranne forse 2 o 3. In 1 mese di lezione il risultato è che adesso me la gioco, se prima perdevo 2 set con matematica certezza, adesso 1 dei 2 lo vinco sempre, giocando con gli stessi avversari/amici di sempre.
Ovviamente appena ritornano gli automatismi vecchi (per stanchezza o tensione o comunque perchè in partita uno fa quello che ha automatizzato) la performance peggiora repentinamente ma è un nuovo modo di giocare, un modo che mi piace e secondo me ha grosse potenzialità. 
E se non avessi provato non ci avrei mai creduto.
Volevo solo condividere la mia esperienza con voi!
Ciao!


Molto interessante, grazie per la condivisione. Come menzionavo in uno dei primi messaggi di questa discussione Agassi aveva il punto d'impatto del suo rovescio bimane oltre la linea della sua spalla destra, ossia tra gli appoggi dei quali parla il tuo nuovo Maestro. Quindi tutto torna. Mi permetto di far considerare anche un'altra variabile con la quale fare i conti ossia il punto della traiettoria della palla al momento dell'impatto. Impattando tra gli appoggi garantisce una maggiore velocità dello swing al momento dell'impatto stesso quindi il resto del potenziale del colpo stesso dipende da quanto più si impatta la palla in prossimità del punto più alto della sua traiettoria dopo il rimbalzo. Cosa che ci porta doverosamente a lavorare su un aspetto altrettanto fondamentale ossia la ricerca della palla. Agassi (un "mostro", come noto) colpiva con la palla che saliva nonostante l'impatto avvenisse tra i cosiddetti appoggi. Pensa che alieno era nel cercar la palla per riuscirci, una velocità disumana. Ciao!


Io ho rovescio a 1 mano quindi non ho esperienza sul campo, ma ti confermo che nel rovescio a 2 mani il mio maestro insegna a colpire tra gli appoggi. E siccome il rovescio bimane è assimilabile a un dritto con la sinistra, perchè il dritto davanti al corpo e invece e il dritto con la sinistra tra gli appoggi?

Confermo anche che la ricerca di palla dovendo colpire tra gli appoggi è diversa, cioè dovresti (io non ci sono abituato per bene) andare più incontro alla palla, per me è più faticoso, un po perchè non sono abituato un po perchè comunque l'atteggiamento deve essere più proattivo.
Colpire tra gli appoggi mentre la palla si alza è facilissimo, non so se sia una mia predisposizione ma è veramente semplice.
Inoltre, colpisci mentre il colpo dell'avversario ha ancora energia, e nel momento in cui il tuo swing ha la massima velocità.
Praticamente tiri delle cannonate in anticipo...immagina l'avversario che contento...

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piccolit ha scritto:
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Mi ricollego a questo argomento...ho cambiato maestro e questo nuovo sta stravolgendo il mio modo di giocare e per quanto riguarda il punto d'impatto del dritto va contro tutto quanto avevo sentito. (non che io avessi sentito molto, ma ho fatto 2 anni di lezione con un maestro nazionale)
Per farvela breve, parlando di punto di impatto del dritto, lui sostiene che nel tennis moderno non si colpisce davanti al corpo, si colpisce tra gli appoggi. 
Quindi diciamo in un punto più arretrato rispetto a quello genericamente considerato il punto d'impatto ideale universale.
O almeno più arretrato di quello che avevano insegnato a me.
Perchè? Perchè per sfruttare bene le racchette di oggi, la racchetta deve correre veloce. Alla prima lezione mi ha fatto fare una prova interessante.
Chiudi gli occhi, fai uno swing di dritto, concentrati sul movimento d'aria che senti dalla racchetta facendo finta di colpire davanti al corpo.
Ora fai la stessa cosa ma concentrandoti sul punto di impatto tra gli appoggi.
Risultato: davanti al corpo la racchetta va più lenta, molto più lenta, sta fermando la sua corsa. Meno velocità uguale meno spin, uguale palla sul telone.
Inoltre è più facile giocare in decontrazione colpendo tra gli appoggi, e così facendo la palla "sta più tempo" sulle corde. 
(altra cosa batte tantissimo sul fatto di tenere la racchetta con POCHISSIMA forza, stringerla il meno possibile, e quando pensi di avere la presa perfetta in realtà stai comunque stringendo troppo)
Per non parlare della stabilità che sono riuscito a trovare quando colpisco come dice lui.
Mi ha fatto fare degli swing come sapevo farli e mi chiedeva di fermarmi sul finale del movimento. 
Io bello come il sole con l'impatto davanti, la spalla che spinge, peso sul piede avanti. Il maestro veniva vicino a me, mi sfiorava, e perdevo l'equilibrio.
Sei stabile? Mica tanto...
Prova colpendo tra gli appoggi e fermati sul finale. Altra musica, diventi un armadio a 3 ante.
Ma alla prova dei fatti sta cosa funziona? 
Per me funziona. Io sono uno che la poca potenza delle racchette l'ha letta solo sui forum, vorrei tirare solo vincenti a 800 all'ora e sono sempre in spinta.
PER ME, per il mio gioco, questa cosa funziona, le palle stanno dentro, corrono, sono pesanti.
Prima rallentavano dopo il rimbalzo, adesso dopo il rimbalzo saltano e accelerano. Quando escono giuste buttano l'avversario sui teloni con tutta la racchetta e le scarpe.
In 2 anni, Ho giocato circa 200 partite perdendole tutte tranne forse 2 o 3. In 1 mese di lezione il risultato è che adesso me la gioco, se prima perdevo 2 set con matematica certezza, adesso 1 dei 2 lo vinco sempre, giocando con gli stessi avversari/amici di sempre.
Ovviamente appena ritornano gli automatismi vecchi (per stanchezza o tensione o comunque perchè in partita uno fa quello che ha automatizzato) la performance peggiora repentinamente ma è un nuovo modo di giocare, un modo che mi piace e secondo me ha grosse potenzialità. 
E se non avessi provato non ci avrei mai creduto.
Volevo solo condividere la mia esperienza con voi!
Ciao!


Molto interessante, grazie per la condivisione. Come menzionavo in uno dei primi messaggi di questa discussione Agassi aveva il punto d'impatto del suo rovescio bimane oltre la linea della sua spalla destra, ossia tra gli appoggi dei quali parla il tuo nuovo Maestro. Quindi tutto torna. Mi permetto di far considerare anche un'altra variabile con la quale fare i conti ossia il punto della traiettoria della palla al momento dell'impatto. Impattando tra gli appoggi garantisce una maggiore velocità dello swing al momento dell'impatto stesso quindi il resto del potenziale del colpo stesso dipende da quanto più si impatta la palla in prossimità del punto più alto della sua traiettoria dopo il rimbalzo. Cosa che ci porta doverosamente a lavorare su un aspetto altrettanto fondamentale ossia la ricerca della palla. Agassi (un "mostro", come noto) colpiva con la palla che saliva nonostante l'impatto avvenisse tra i cosiddetti appoggi. Pensa che alieno era nel cercar la palla per riuscirci, una velocità disumana. Ciao!


Io ho rovescio a 1 mano quindi non ho esperienza sul campo, ma ti confermo che nel rovescio a 2 mani il mio maestro insegna a colpire tra gli appoggi. E siccome il rovescio bimane è assimilabile a un dritto con la sinistra, perchè il dritto davanti al corpo e invece e il dritto con la sinistra tra gli appoggi?


Perchè il dritto ormai lo colpiamo tutti stando fottutamente frontali, ecco perchè. Tant'è che su codesto fondamentale il colpo più difficile da eseguire è diventato il lungolinea (perchè con buona pace dei "revisionisti" la direzione della palla vien data dalla linea delle spalle quindi stando frontali beh....auguri) dove infatti di fatto molti usano il trucco di colpire un pò più in ritardo rispetto all'incrociato, all'inside-out ed all'inside-in. Sul rovescio a due mani anche usando una stance semi-open si finisce per "mostrare" almeno parte della schiena alla rete, stravolgendo completamente il cinematismo del colpo rispetto al dritto "moderno". Col risultato che, almeno per quel che mi riguarda, sul rovescio ottengo palle pesanti senza sforzo mentre sul dritto devo picchiare come un fabbro per riuscirci

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piccolit ha scritto:
Mi ricollego a questo argomento...ho cambiato maestro e questo nuovo sta stravolgendo il mio modo di giocare e per quanto riguarda il punto d'impatto del dritto va contro tutto quanto avevo sentito. (non che io avessi sentito molto, ma ho fatto 2 anni di lezione con un maestro nazionale)
Per farvela breve, parlando di punto di impatto del dritto, lui sostiene che nel tennis moderno non si colpisce davanti al corpo, si colpisce tra gli appoggi. 
Quindi diciamo in un punto più arretrato rispetto a quello genericamente considerato il punto d'impatto ideale universale.
O almeno più arretrato di quello che avevano insegnato a me.
Perchè? Perchè per sfruttare bene le racchette di oggi, la racchetta deve correre veloce. Alla prima lezione mi ha fatto fare una prova interessante.
Chiudi gli occhi, fai uno swing di dritto, concentrati sul movimento d'aria che senti dalla racchetta facendo finta di colpire davanti al corpo.
Ora fai la stessa cosa ma concentrandoti sul punto di impatto tra gli appoggi.
Risultato: davanti al corpo la racchetta va più lenta, molto più lenta, sta fermando la sua corsa. Meno velocità uguale meno spin, uguale palla sul telone.
Inoltre è più facile giocare in decontrazione colpendo tra gli appoggi, e così facendo la palla "sta più tempo" sulle corde. 
(altra cosa batte tantissimo sul fatto di tenere la racchetta con POCHISSIMA forza, stringerla il meno possibile, e quando pensi di avere la presa perfetta in realtà stai comunque stringendo troppo)
Per non parlare della stabilità che sono riuscito a trovare quando colpisco come dice lui.
Mi ha fatto fare degli swing come sapevo farli e mi chiedeva di fermarmi sul finale del movimento. 
Io bello come il sole con l'impatto davanti, la spalla che spinge, peso sul piede avanti. Il maestro veniva vicino a me, mi sfiorava, e perdevo l'equilibrio.
Sei stabile? Mica tanto...
Prova colpendo tra gli appoggi e fermati sul finale. Altra musica, diventi un armadio a 3 ante.
Ma alla prova dei fatti sta cosa funziona? 
Per me funziona. Io sono uno che la poca potenza delle racchette l'ha letta solo sui forum, vorrei tirare solo vincenti a 800 all'ora e sono sempre in spinta.
PER ME, per il mio gioco, questa cosa funziona, le palle stanno dentro, corrono, sono pesanti.
Prima rallentavano dopo il rimbalzo, adesso dopo il rimbalzo saltano e accelerano. Quando escono giuste buttano l'avversario sui teloni con tutta la racchetta e le scarpe.
In 2 anni, Ho giocato circa 200 partite perdendole tutte tranne forse 2 o 3. In 1 mese di lezione il risultato è che adesso me la gioco, se prima perdevo 2 set con matematica certezza, adesso 1 dei 2 lo vinco sempre, giocando con gli stessi avversari/amici di sempre.
Ovviamente appena ritornano gli automatismi vecchi (per stanchezza o tensione o comunque perchè in partita uno fa quello che ha automatizzato) la performance peggiora repentinamente ma è un nuovo modo di giocare, un modo che mi piace e secondo me ha grosse potenzialità. 
E se non avessi provato non ci avrei mai creduto.
Volevo solo condividere la mia esperienza con voi!
Ciao!

Ok vengo a trovarti e mi presenti il tuo maestro. Very Happy
Scherzi a parte si, anche il mio maestro mi fa lavorare molto sugli appoggi e sull'equilibrio. Sul quanto riguarda stringere poco la racchetta te ne accorgi perché la pallina non cammina tanto e finisce a metà campo. Personalmente non riesco a giocare frontale, preferisco semi Open. Se devo fare lungolinea in corsa credo di riuscire a farlo in close stance.
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