"Il tennis come istigazione a raccontare. Prima che il ragazzone in copertina, Jack Kramer, lo chiudesse per sempre nella camicia di forza del professionismo, il tennis era un mondo libero e per molti versi alieno, dove ognuno sembrava dare, del gioco, un’interpretazione quantomeno personale: Torben Ulrich tentava di cogliere, in stadi e palazzetti, il suono perfetto della palla sulle corde; « Teach » Tennant, che aveva insegnato a Carole Lombard e Joan Crawford, cercava di trasformare le sue giocatrici in « statue di tennis »; e Art Larsen – oh, Art seguiva sempre e solo i consigli del suo coach immaginario, l’aquila reale appollaiata, durante i match, sulla sua spalla. Quel mondo rivive in questi quindici racconti, che sono quindici lunghe didascalie di altrettante foto d’agenzia degli anni Cinquanta, trovate per caso nella valigia di un collezionista. E la scoperta è come dietro a volti e nomi ormai esotici – Gottfried von Cramm, Beppe Merlo, Pancho Gonzales – si nasconda qualcosa di cui il tennis arcaico era intessuto, e di cui quello superlativo di oggi sembra invece avere smarrito anche solo il profumo: un meraviglioso intrico di storie." cit 
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Girovagando per il web mi sono imbattuto nella  prefazione di un libro, un ponte tra tennis e letteratura, io magari direi tra tennis e poesia, la poesia del tennis, quello di una volta.
Mi alzavo anche alle 6 di mattina d'estate per andare a giocare, dopo faceva decisamente caldo, il ricordo dell'odore delle palline appena aperte, della terra battuta appena bagnata, della racchetta appena incordata.
Una volta non mi preoccupavo di sapere quanto pesava, quanto era bilanciata, che corde mi montavano ed a quale tensione, mi fidavo. Contava solo allenarsi ed ubbidire ai maestri e preparatori atletici.
Forse era più bella la preparazione e l'attesa di una sfida (all'epoca si chiamava coppa Italia). 
In allenamento si faceva a gara a chi faceva il colpo migliore ed il premio era 10 minuti di palleggio con il maestro o con uno dei B1 del Circolo nel campo centrale. 
Una volta si giocava e basta e se perdevi non davi la colpa al telaio, alle corde, al vento troppo forte o agli alieni che sono passati con l'astronave mentre servivi.
Una volta tennis era sinonimo di nuove amicizie, di occasioni per viaggiare e conoscere nuove realtà, era confrontarsi e crescere.
Si andava al campo per vedere un incontro ed andava a finire sempre allo stesso modo: se uno dei campi era libero, si chiedeva all'amico la racchetta in più nel borsone per fare due palleggi (magari scalzo! Beata gioventù!) con chi dovendo giocare aveva il compagno ritardatario.
Oppure una scena memorabile in una semifinale, uno dei due rompe le corde ed ha una sola racchetta (non tutti potevano permettersene più di una), l'avversario (non nemico) lo invita a prendere una delle sue per concludere la partita, il bello è che poi ha vinto Very Happy . Mi ricordo ancora di entrambi, due veri signori del tennis. 
Questo è il tennis con cui sono cresciuto  e adesso è tutto cambiato, mi sembra tutto un altro sport.
Prima c'era più cattiveria agonistica in campo ma molto più rispetto, non sarebbe mai accaduto che un ragazzino di 15 anni si mettesse a chiamare tutte le palle vicino alla riga fuori  Shocked!
Fessi no ma neanche ladri  
Oggi è una corsa frenetica all'attrezzo più tecnologico, alla corda più performante o alla pallina più rotante (a volte però non serve il tennis per farle girare  Very Happy) . Poi ci si fa male perché si pensa a tutto tranne che alla preparazione atletica.
"Carneade, chi era costui?" cit
Credo che manchi quel tennis ma anche quell'idea di tennis. 
Nel nostro piccolo qui dove vivo adesso appena finiamo di giocare tutti alla grigliata in pineta d'estate o in agriturismo d'inverno, sia che siamo padroni di casa che ospiti. 
Si litiga ma non si offende. Ci si manda a quel paese ma dopo più amici di prima. Poi ci sono anche le eccezioni.
Del mio tennis mi manca le mie prime racchette, Kneissl blu star pro, Fischer team, dunlop maxply Fort e dopo la McEnroe, poi escalation: Lacoste Top Master, Spalding FC20, POG, quello (ho rinunciato a non so quante cose per 3 anni  affraid) poi max 200 G, etc etc etc.
Oggi ho comprato e rivenduto un sacco di telai alla ricerca di quelle sensazioni, ma inutilmente, non dipende dalla racchetta, è cambiato tutto, è tutto diverso, allora ho smesso di cercare ed ho pensato piuttosto a giocare, divertirmi e seguire i consigli di uno che sta qua dentro, che però poteva darmi anche altre dritte ed altri consigli. 
Tusaichestoparlandodite.
Ho detto... Ed è tutto.