demetrio75 ha scritto: Mi discosto un attimo dalle precedenti problematiche macroeconomiche per tornare un po' con i piedi per terra (...possibilmente rossa!!) e alla carenza di spirito imprenditoriale nell'ambito sportivo.
Una premessa è d'obbligo. Siamo figli e nipoti di una generazione cresciuta sotto l'ala di uno stato assistenzialista e della sicurezza di un posto pubblico. Lo spirito d'impresa si è così smarrito....L'impresa, come dice la parola stessa, richiede sacrificio, coraggio ed iniziativa. Il concetto di impresa non può mai andare andare a braccetto con il principio del tutto e subito.
Fare impresa oggi è sicuramente molto complicato (tassazione smodata per sanare i debiti del malgoverno, burocrazia abnorme ed inutile per garantire il posto di lavoro ad una altrettanto inutile mole di pubblici impiegati...), ma non impossibile purchè si abbia la pazienza e la forza di tenere duro. Ma bisogna avere anche tanta iniziativa e voglia di fare e, soprattutto, applicare alcune elementari regole economiche: in particolare l'interazione tra domanda e offerta.
Concordo con chi afferma che molti imprenditori siano solo degli improvvisati. Improvvisati non solo nel senso di non aver mai avuto a che fare con il settore sportivo (cosa che di per sè non rappresenta necessariamente un limite), ma soprattutto perchè non hanno idea di cosa voglia dire fare impresa essendo animati esclusivamente dall'idea del tutto e subito e dall'ottenere il massimo col minimo sforzo.
Per capirci, se il mio campo resta vuoto per 5 giorni a settimana devo far di tutto per sollecitare la domanda...in primo luogo andrò a rivedere la tariffe. il tizio che considera eccessivo il costo (magari per la propria situazione economica) e che può permettersi una sola partita a settimana, a fronte di una riduzione delle tariffe ne farà tre a settimana. Stesso discorso vale per i maestri di tennis.
Bisogna anche saper stimolare i frequentatori. Una volta creata una piccola cerchia di affezionati, bisogna stuzziacarne lo spirito agonistico organizzando delle attività che lo fidelizzino ulteriormente (che ne so, dei minitornei, delle classifiche ladder...). in molte strutture ciò non avviene.
Il gestore si limita ad aprirti il cancello e ad incassare la tariffa (come dicevo, molto spesso eccessivamente onerosa) e dopo qualche tempo si ritroverà un campo fantasma.
Naturalmente il ragionamento è stato esposto in maniera molto succinta per non appesantire troppo la lettura....ma spero che il concetto sia passato.
analisi un po' accademica, mi sembra, nel senso che oggi come oggi, almeno a Milano, ma non mi risulta sia molto diverso nel resto del paese, tenuto anche conto del POST iniziale dedicato ai campi abbandonati, campi vuoti non c'è ne sono molti.
il punto è proprio questo, in assenza di una vera concorrenza, chi propone può proporre quello che vuole e il cliente può solo lucrare sul prezzo e neanche sempre, accontentandosi di quello che gli viene offerto.
poi, ancora con questa convinzione che l'imprenditore debba essere una sorta di superman, di persona al di sopra della media.
non avrebbe senso neanche se i guadagni fossero molto superiori a quelli da lavoro dipendente, figuriamoci oggi come oggi ...
l'imprenditore deve essere persona disposta a fare impresa, essere messo in condizione di avere un suo giusto tornaconto, tenuto conto dei rischi d'impresa e degli investimenti fatti, in infrastrutture ed in conoscenza. ovvio che debba avere delle capacità, spesso la leva è la passione verso qualche cosa, ma alla fine è una persona come un'altra e, in un paese sano, chiunque dovrebbe poter essere in grado di fare impresa.
invece, in Italia, si è sempre stati convinti che l'imprenditore dovesse essere una sorta di benefattore da un lato, prioritariamente dedito alla produzione di richezza dei propri collaboratori, intoccabili, comunque, e un mostro di competenze dall'altro, forse perchè obbligato a disbrigarsi nella giungla di norme, regole, impicci butrocratici di ogni e dove, tanto che del suo business non riesce neanche più ad occuparsi!
così non può funzionare, le persone sono costrette a mollare.
purtroppo si è voluto spostare la concorrenza solo sull'abbattimento dei prezzi, ma così facendo non si fa che alimentare l'abbassamento della qualità e delle competenze.
ti lamenti che molti imprenditori non hanno competenze.
bene, ma se l'unico aspetto che alimenta le nostre scelte di clienti è il prezzo più basso, inevitabilmente saranno agevolati coloro che hanno investito il minimo indispensabile in infrastrutture e conoscenze.
se un maestro di tennis ha fatto un corsettino basic, ed un altro ha investito anni ed anni per approfondimenti, trasferte non so dove, affiancamenti, master e quant'altro, chi dei due potrà, ragionevolmente, chiedere una tariffa più bassa?
questa non è concorrenza che premia l'eccellenza, il merito, la qualità, questo è un modo per abassare e svilire il livello generale delle proposte umane, un po' quello che è successo con le racchette da tennis negli ultimi 10/15 anni con i prodotti di manufattura dell'emisfero asiatico azzerando una capacità artigianale di molti imprenditori che nel fare racchette facevano dei veri e propri gioiellini.
il dio denaro ... brutta bestia