£ vs € … io la vedo così.
Siamo entrati nella moneta unica con un valore di cambio esagerato che si è rivelato ampliamente penalizzante; a voler pensare bene, si può ritenere conseguenza di ciò una sorta di pegno pagato e voluto dai paesi più evoluti per essere accettati nella comunity economica, a voler pensare male, si può ipotizzare che chi ha guidato l’ingresso dell’Italia nella moneta unica abbia venduto gli interessi nazionali per ottenere un qualche tornaconto.
Ai posteri ardua sentenza.
Risultato di ciò è stato che con l’inevitabile esplosione dei prezzi allineati con la nuova moneta al valore ideale delle vecchie lire al netto dei 3 zeri, ergo 1 € = 1.000 £, si è consolidato nel giro di un decennio scarso l’abbattimento del potere di acquisto di buona parte dei cittadini italiani, anche di coloro che contribuirono direttamente a tale speculazione.
Il meccanismo fu molto semplice.
I redditi da lavoro dipendente o assimilati, furono oggetto iniziale di un cambio esatto lire -> euro, mentre i redditi da lavoro autonomo, o molti di questi, in particolare quelli derivanti da attività commerciali, furono oggetto di speculazioni più o meno selvagge che fecero lievitare i prezzi di molti settori merceologici nel giro di un quinquennio di quasi il 100%.
Un immobile da 100.000.000 lire venne, via, via, valutato e venduta per poco meno di 100.000 euro, anzichè un più coerente valore di circa 50.000 euro (100.000.000/1936,27=51.645).
Qualcuno afferma che ciò dipese dalla mancanza di controllo, ma chi afferma ciò, forse, non si rende conto di quale mole di controllo si sarebbe dovuto organizzare, migliaia di esercizi commerciali, milioni di cittadini da tenere sotto controllo … impossibile nella realtà!
Il problema sarebbe stato evitato con un cambio più consono al valore delle lire tipo 1 vs 500 e non 1 vs quasi 2.000!
Era scontata una qualche speculazione, ma con una lievitazione addirittura del 100% dei prezzi si è messa in ginocchio tutta l’economia commerciale, perché?
Se in una prima fase il commerciante ideale se ne avvantaggiò aumentando esponenzialmente i propri guadagni, con il tempo i redditi da lavoro salariato, vero polmone dell’economia consumistica, non riuscirono a tenere più botta all’escalation dei prezzi , gli acquisti, quindi, calarono e, conseguentemente, anche i redditi delle attività commerciali si ridussero.
Inoltre, l’unico immediato vantaggio dell’ingresso nell’euro fu la possibilità di avvalersi di finanziamenti facili e ad interessi bassi e stabili, in quanto legati ai coefficienti europei, ma ciò si rivelo dopo qualche anno un boomerang.
Infatti, tutti incominciarono ad indebitarsi, invogliati dai prestiti facili, appetitosi e anche per tenere botta alla levitazione dei prezzi, ma come noto, i debiti devono essere azzerati!
Dopo i primi anni, quindi, la sempre minore capacità di reddito di tutto il sistema paese, per i motivi di cui sopra, situazione aggravata anche dall’intercorrente crisi internazionale partita dal fallimento delle banche USA, rappresentò anche un problema per il rientro dalle singole posizioni debitorie e molte famiglie, nonché imprese, si trovarono nella condizione di essere insolventi.
Quale può ritenersi, ad oggi, il bilancio complessivo, tenuto anche conto dei tanti problemi di natura gestionale e di normazione che l’Italia sta incontrando con i paesi cugini?
Insomma … non saprei proprio dire. Certo, l’idea di tornare indietro presenta molti punti interrogativi, in particolare sul fronte dei diversi interessi che si dovrebbero pagare sui finanziamenti, ma avremmo anche una lira molto vantaggiosa nelle esportazioni, permettendo prezzi di acquisto molto interessanti per i paesi aventi euro o dollari.
Insomma, tema molto complesso, ma dire di poter fare i salti mortali dalla felicità … non saprei prorpio.
Orca, ma siamo OT