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Ben consapevole che andare a vedere questo concerto sarebbe stata una discreta maratona, mi sono lanciato nell'avventura insieme ad amici e morosa, prima ancora per lo scopo dell'iniziativa (ho sempre provato una forte empatia per questa regione, anche perchè vi abitano diversi amici e parenti) che per gli artisti che sarebbero saliti sul palco.
Arrivati a destinazione senza trovare eccessivo traffico e ben supportati dai disponibilissimi stewart disseminati lungo il tragitto, siamo riusciti a guadagnarci, non senza fatica, un posto nel secondo anello. Unico aspetto negativo, trattandosi di un evento benefico, la presenza dei soliti "bagarini" vicino agli ingressi.
Ammazzate le quasi 6 ore di attesa con laute provviste, carte da gioco, e chiacchiere coi "vicini", all'ora X ci siamo stabiliti nella postazione definitiva, non molto lontano dall'Altoparlante 1.3, in una posizione centrale rispetto al palco di sinistra. La martellante pubblicità delle radio partner dell'evento mettono a dura prova la nostra pazienza, ma, al calare della sera, siamo premiati: Claudio Maioli, organizzatore della serata, ringrazia i 150.000 (!) presenti e lascia il palco a Zucchero, primo artista ad esibirsi.
Tutti i cantanti erano in forma, ed ognuno, a suo modo, ha avuto parole di affetto e vicinanza ai terremotati. Quelle che più mi hanno toccato sono uscite dalla bocca di Renato Zero, che ha ricordato con aria quasi sognante il periodo trascorso a Modena in gioventù. Molto toccante anche l'omaggio di Fiorella Mannoia e Giuliano Sangiorgi (l'artista più presente della serata, insieme a Jovanotti) al grande assente (non me ne voglia Laura Pausini), Lucio Dalla.
Restando alla musica, quello che mi ha più colpito:
- la voce di Giorgia (Giuliano Sangiorgi è ingeneroso a definire Elisa la "miglior cantante italiana") nell'acuto finale in "Di sole e d'azzurro"
- l'effetto di Ligabue, capace di far vibrare l'intero pubblico, al suo ingresso - preannunciato - durante "Gli ostacoli del cuore". Molto corretto da parte del padrone di casa il non aver monopolizzato la serata (nonostante la platea esigesse un suo encore, intonando a gran voce il famigerato "Oooh oooh" di "Urlando contro il cielo")
- la carica di "Il mio nome è mai più" dal vivo
- l'espressività di Fiorella Mannoia (sarò scontato, ma "Quello che le donne non dicono" è un brano che, anche se sentito e risentito, non lascia mai indifferenti)
- di Renato Zero ho già detto, è stato il più umano e diretto anche nel suo cantare.
Mezzanotte è scoccata da poco, escono tutti quanti per l'ultima volta ed intonano "A muso duro" (non la conoscevo, ammetto la mia ignoranza! ), la sintesi perfetta dello spirito della serata: "un guerriero senza patria e senza spada, con un piede nel passato e lo sguardo dritto e aperto nel futuro".
Ora, stanco morto, con la voce roca e la maglietta ufficiale di Italia loves Emilia ancora addosso, lascio spazio a tutti quelli che, come recita la suddetta maglietta, "c'erano".
Arrivati a destinazione senza trovare eccessivo traffico e ben supportati dai disponibilissimi stewart disseminati lungo il tragitto, siamo riusciti a guadagnarci, non senza fatica, un posto nel secondo anello. Unico aspetto negativo, trattandosi di un evento benefico, la presenza dei soliti "bagarini" vicino agli ingressi.
Ammazzate le quasi 6 ore di attesa con laute provviste, carte da gioco, e chiacchiere coi "vicini", all'ora X ci siamo stabiliti nella postazione definitiva, non molto lontano dall'Altoparlante 1.3, in una posizione centrale rispetto al palco di sinistra. La martellante pubblicità delle radio partner dell'evento mettono a dura prova la nostra pazienza, ma, al calare della sera, siamo premiati: Claudio Maioli, organizzatore della serata, ringrazia i 150.000 (!) presenti e lascia il palco a Zucchero, primo artista ad esibirsi.
Tutti i cantanti erano in forma, ed ognuno, a suo modo, ha avuto parole di affetto e vicinanza ai terremotati. Quelle che più mi hanno toccato sono uscite dalla bocca di Renato Zero, che ha ricordato con aria quasi sognante il periodo trascorso a Modena in gioventù. Molto toccante anche l'omaggio di Fiorella Mannoia e Giuliano Sangiorgi (l'artista più presente della serata, insieme a Jovanotti) al grande assente (non me ne voglia Laura Pausini), Lucio Dalla.
Restando alla musica, quello che mi ha più colpito:
- la voce di Giorgia (Giuliano Sangiorgi è ingeneroso a definire Elisa la "miglior cantante italiana") nell'acuto finale in "Di sole e d'azzurro"
- l'effetto di Ligabue, capace di far vibrare l'intero pubblico, al suo ingresso - preannunciato - durante "Gli ostacoli del cuore". Molto corretto da parte del padrone di casa il non aver monopolizzato la serata (nonostante la platea esigesse un suo encore, intonando a gran voce il famigerato "Oooh oooh" di "Urlando contro il cielo")
- la carica di "Il mio nome è mai più" dal vivo
- l'espressività di Fiorella Mannoia (sarò scontato, ma "Quello che le donne non dicono" è un brano che, anche se sentito e risentito, non lascia mai indifferenti)
- di Renato Zero ho già detto, è stato il più umano e diretto anche nel suo cantare.
Mezzanotte è scoccata da poco, escono tutti quanti per l'ultima volta ed intonano "A muso duro" (non la conoscevo, ammetto la mia ignoranza! ), la sintesi perfetta dello spirito della serata: "un guerriero senza patria e senza spada, con un piede nel passato e lo sguardo dritto e aperto nel futuro".
Ora, stanco morto, con la voce roca e la maglietta ufficiale di Italia loves Emilia ancora addosso, lascio spazio a tutti quelli che, come recita la suddetta maglietta, "c'erano".