l'Ernestino ultimamente è stato intervistato da Vanity Fair, non ha detto cose molto diverse da quelle che dice abitualmente, almeno stando agli stralci riportati da tennisbest.com
In merito alla vittoria contro Berdych: “Ho provato a me stesso, ancora una volta, che
se gioco bene posso battere chiunque ed è chiaro per tutti i giocatori. Quando Ernests Gulbis gioca bene, loro vanno in difficoltà”.
Il bello di Gulbis è che non nutre troppa stima per diversi colleghi. Si
trova bene con Novak Djokovic, conosciuto tanti anni fa presso
l’Accademia di Nikki Pilic, però dice: “I tennisti si preoccupano
per la confusione di New York? Alcuni tennisti sono principesse. A me
piace molto New York, meglio di Cincinnati dove a parte due hotel e un
Applebee’s non c’è nulla. Ti viene la depressione”.
Quando gli si chiede della sua reputazione, riflette prima di
rispondere: “Sto cercando di bilanciare, con l’età si diventa più
professionale. Avrò ancora i miei scatti comportamentali, ma cercherò di
controllarli”
Dopo lo Us Open si farà tutta la stagione asiatica. “Preferisco giocare
le qualificazioni dei grandi tornei. So che se gioco bene posso arrivare
tranquillamente nei quarti o in semifinale. La classifica? E’ chiaro che io posso stare tra i primi 50, niente di meno”.
Secondo lui, dovrebbe essere premiata soprattutto la qualità delle
vittorie piuttosto che la quantità (allusione ai bonus point?). “Alcuni
giocatori giocano un sacco di challenger e stanno tranquillamente tra i
primi 100. Negli ultimi 4-5 anni avrò giocato un paio di challenger.
Vado sempre ai grandi tornei, senza alcun problema. Potrei giocare un
challenger perché ho bisogno di partite, mai per i punti in palio. So
che ogni settimana posso ottenere un risultato importante. Ho bisogno di
due settimane buone o qualcosa di più e so che tornerò tra i primi 50”