da UBITennis (n.d.r.)
La Corte di Giustizia UE “libera” la diffusione dei decoder in tutta Europa, senza alcuna limitazione territoriale. Una sentenza choc, i cui effetti sono ancora imprevedibili. Di sicuro i privati cittadini potranno abbonarsi alla pay-tv che preferiscono. Il Masters 1000 di Shanghai va su Sky Sport (ma su un solo canale), mentre Linz andrà su Eurosport e ORF Sport Plus.
Gli appassionati di sport in TV hanno un nuovo luogo di pellegrinaggio. E’ un piccolo pub, si chiama “Red, White and Blue” e si trova a Southsea, cittadina sul mare nei pressi di Portsmouth, in Fawcett Road. E’ il luogo dove la coraggiosa proprietaria, una simpatica signora di nome Karen Murphy, nel 2005 decise che 8.000 sterline erano una cifra troppo elevata da versare nelle casse di BSkyB, la pay-tv britannica che trasmette i match della Premier League di calcio. Allora, come i feticisti del satellite, ha fatto un giro su internet e si è accorta che avrebbe potuto avere lo stesso prodotto abbonandosi a “Nova”, la pay-tv greca. Con un piccolo dettaglio: avrebbe pagato 10 volte di meno. Il 19 novembre di quell’anno, il “Red, White and Blue” riceveva una lettera del “Media Protection Service”, in cui veniva diffidato a usare decoder e card greca pr trasmettere la Premier League. Ma Karen è una tipa tosta. Così, non curante delle carte bollate, è andata avanti per la sua strada, convinta di non fare niente di illegale. Così è arrivata una prima multa di 5.000 sterline, diventate 8.000 dopo l’appello alla Corte Reale. Ancora una volta, Karen non si è data per vinta e ha sottoposto la questione alla Corte di Giustizia Europea. Ci sono voluti 6 anni, ma alla fine tanta caparbietà è stata premiata.
I giudici di Lussemburgo hanno stabilito 3 principi.
1) Vietare la diffusione di decoder e carte straniere è contrario alle norme sulla libertà di circolazione in ambito UE
2) I decoder stranieri sono ammessi per un utilizzo domestico.
3) Può essere esercitata un limitazione di questi decoder nel loro utilizzo pubblico (un pub, per esempio) solo se nella trasmissione ci sono elementi (loghi, sigle) che giustificano un copyright. Ma le partite di calcio in sé (più in generale, l’evento sportivo) non sono “opere d’ingegno” e dunque devono circolare liberamente nella comunità europea.
In altre parole, se Arsenal-Liverpool viene trasmessa da una TV greca (o di qualsiasi altro paese comunitario), anche a Londra hanno pieno diritto a usufruirne. Adesso l’Alta Corte di Londra dovrà adeguarsi, e a ruota dovranno fare altrettanto le legislature di tutti gli altri paesi UE, Italia compresa.
Ora cosa succederà?
E’ una sentenza-choc, destinata a fare storia, un po’ come accaduto una quindcina d’anni fa per la celeberrima “Sentenza Bosman”, che aprì le frontiere per tutti i calciatori professionisti della Comunità Europea. Anche per questo ha avuto notevole risonanza mediatica, con pagine intere sui giornali. E pensare che si trattava di una sentenza praticamente già scritta, poiché Juliane Kokott, avvocato generale della Corte UE aveva già dato il suo parere, favorevole alla Murphy. E la Corte, nel 98% dei casi, ratifica il parere della propria avvocatura. Adesso lo scenario cambia radicalmente: le leghe calcio e e le pay-tv a diffusione nazionale rischiano grosso, almeno sulla carta. Per quale ragione un privato cittadino dovrebbe abbonarsi a una pay-tv domestica se acquistando una card straniera riesce a spendere 3-4 volte in meno?
Ipotizzando uno scenario italiano, basterà la qualità dei commenti in italiano, i mastodontici prepartita e i numerosi approfondimenti a preservare Sky dalla nuova (e inattesa) concorrenza? Impossibile dirlo, anche perché per il 75-80% degli italiani il “satellite” è sinonimo di Sky, con tutte le sue offerte e le sue limitazioni. Non sono molti gli italiani a sapere che ci sono altre opportunità, e che la Lega Calcio incassa 80 milioni di euro dalla vendita dei diritti del campionato di Serie A per l’estero. Certo, sono noccioline rispetto ai 2 miliardi e mezzo che incasserà fino al 2015 da Sky e Mediaset per i diritti domestici, ma pur sempre una cifra importante.
La rivoluzione non sarà immediata, ma gli scenari sono molteplici. Proviamo ad ipotizzare i due estremi, da una parte e dall’altra. La più favorevole per gli utenti sarebbe uno sbarco delle pay-tv europee nei vari mercati nazionali.
Pensate: Digital+ spagnola, Canal+ francese, Sky tedesca e inglese e le varie pay dell’est europeo nello stesso piatto (e con un’offerta abbastanza simile). L’utente valuta offerte e prezzi e sceglie liberamente. Potenzialmente, potrebbe crearsi un’offerta al ribasso dei prezzi. Lo scenario opposto sarebbe quello della limitazione nella cessione dei diritti: Premier League solo alla pay inglese, Serie A solo a Sky, Liga solo alla TV spagnola e così via. Garantendo un’esclusiva assoluta, le leghe potrebbero mantenere elevati i prezzi e a loro volta le pay-tv potrebbero persino aumentare il costo degli abbonamenti. Ma l’offerta sarebbe decisamente più povera: pensate a Sky con il solo campionato italiano e senza la moltitudine di campionati stranieri (Premier League e Liga su tutti). Una soluzione del genere potrebbe avere un effetto benefico anche per gli appassionati di altri sport, tennis compreso: un palinsesto con meno calcio – sulla carta – dovrebbe incentivare l’investimento sulle altre discipline. Ma, lo ripetiamo, siamo nel campo delle ipotesi. Se non delle fantasie. Interpellato da “Repubblica”, un portavoce di Sky ha dichiarato: “La sentenza avrà implicazioni soprattutto sulle leghe, sulla vendita dei diritti, mentre il nostro impegno non cambia nel garantire ai nostri clienti sempre un’alta qualità”.
Una nuova “legalità”
L’unica certezza riguarda la possibilità, per ciascun utente, di abbonarsi alla pay-tv che preferisce. Fino ad oggi, sulla carta, non era così. Ma ci si muoveva nel grigio, era una specie di “illegalità tollerata”. Diversi negozi specializzati, infatti, mettono a disposizione gli abbonamenti di pay-tv straniere intestati a un “prestanome” residente nel paese della pay-tv. Ma sono piuttosto costosi. Adesso diventa tutto perfettamente legale. E chissà che i prezzi non si abbassino. Inoltre, fino ad oggi, l’utilizzo di decoder e tessere di Sky era consentito solo nel territorio italiano. Esempio: se un abbonato Sky andava in vacanza in Spagna e si portava appresso decoder e tessera, commetteva una “illegalità”. Adesso lo può fare tranquilamente, ma di fatto viene “normalizzata” una situazione pre-esistente. Sono tanti i pub inglesi, infatti, ad essersi abbonati a Sky Italia pur di non sottoscrivere la versione inglese (e pagare di più). Per questo, con il campionato 2011-2012, la Premier League ha chiesto alla nostra pay-tv di non trasmettere in diretta il match della domenica pomeriggio, il più seguito dell’intera giornata. Una delle tante conseguenze di una sentenza che era nell’aria.
Ma per il tennis cosa cambia? Difficile a dirsi. Va detto che l’arrivo di SuperTennis, che ha messo in chiaro i tornei 500 e la Coppa Davis, ha in un certo senso “eliminato” il problema.
Si vede tutto senza problemi, in tutta Europa.
E se Wimbledon è ricevibile in chiaro tramite la BBC (anche se andranno verificati gli sviluppi del nuovo footprint, che sarà incentrato soprattutto sulla Gran Bretagna e renderà molto più difficile la ricezione in altri paesi), l’unico contenuto tennistico davvero “esclusivo” di Sky sono i tornei Masters 1000. Oltre a tutto il tennis su Eurosport, che essendo un’emittente paneuropea potrebbe essere una delle beneficiarie della nuova sentenza. Ma è troppo presto per dirlo.
"Sentenza Bosman" per lo sport in TV
La Corte di Giustizia UE “libera” la diffusione dei decoder in tutta Europa, senza alcuna limitazione territoriale. Una sentenza choc, i cui effetti sono ancora imprevedibili. Di sicuro i privati cittadini potranno abbonarsi alla pay-tv che preferiscono. Il Masters 1000 di Shanghai va su Sky Sport (ma su un solo canale), mentre Linz andrà su Eurosport e ORF Sport Plus.
Gli appassionati di sport in TV hanno un nuovo luogo di pellegrinaggio. E’ un piccolo pub, si chiama “Red, White and Blue” e si trova a Southsea, cittadina sul mare nei pressi di Portsmouth, in Fawcett Road. E’ il luogo dove la coraggiosa proprietaria, una simpatica signora di nome Karen Murphy, nel 2005 decise che 8.000 sterline erano una cifra troppo elevata da versare nelle casse di BSkyB, la pay-tv britannica che trasmette i match della Premier League di calcio. Allora, come i feticisti del satellite, ha fatto un giro su internet e si è accorta che avrebbe potuto avere lo stesso prodotto abbonandosi a “Nova”, la pay-tv greca. Con un piccolo dettaglio: avrebbe pagato 10 volte di meno. Il 19 novembre di quell’anno, il “Red, White and Blue” riceveva una lettera del “Media Protection Service”, in cui veniva diffidato a usare decoder e card greca pr trasmettere la Premier League. Ma Karen è una tipa tosta. Così, non curante delle carte bollate, è andata avanti per la sua strada, convinta di non fare niente di illegale. Così è arrivata una prima multa di 5.000 sterline, diventate 8.000 dopo l’appello alla Corte Reale. Ancora una volta, Karen non si è data per vinta e ha sottoposto la questione alla Corte di Giustizia Europea. Ci sono voluti 6 anni, ma alla fine tanta caparbietà è stata premiata.
I giudici di Lussemburgo hanno stabilito 3 principi.
1) Vietare la diffusione di decoder e carte straniere è contrario alle norme sulla libertà di circolazione in ambito UE
2) I decoder stranieri sono ammessi per un utilizzo domestico.
3) Può essere esercitata un limitazione di questi decoder nel loro utilizzo pubblico (un pub, per esempio) solo se nella trasmissione ci sono elementi (loghi, sigle) che giustificano un copyright. Ma le partite di calcio in sé (più in generale, l’evento sportivo) non sono “opere d’ingegno” e dunque devono circolare liberamente nella comunità europea.
In altre parole, se Arsenal-Liverpool viene trasmessa da una TV greca (o di qualsiasi altro paese comunitario), anche a Londra hanno pieno diritto a usufruirne. Adesso l’Alta Corte di Londra dovrà adeguarsi, e a ruota dovranno fare altrettanto le legislature di tutti gli altri paesi UE, Italia compresa.
Ora cosa succederà?
E’ una sentenza-choc, destinata a fare storia, un po’ come accaduto una quindcina d’anni fa per la celeberrima “Sentenza Bosman”, che aprì le frontiere per tutti i calciatori professionisti della Comunità Europea. Anche per questo ha avuto notevole risonanza mediatica, con pagine intere sui giornali. E pensare che si trattava di una sentenza praticamente già scritta, poiché Juliane Kokott, avvocato generale della Corte UE aveva già dato il suo parere, favorevole alla Murphy. E la Corte, nel 98% dei casi, ratifica il parere della propria avvocatura. Adesso lo scenario cambia radicalmente: le leghe calcio e e le pay-tv a diffusione nazionale rischiano grosso, almeno sulla carta. Per quale ragione un privato cittadino dovrebbe abbonarsi a una pay-tv domestica se acquistando una card straniera riesce a spendere 3-4 volte in meno?
Ipotizzando uno scenario italiano, basterà la qualità dei commenti in italiano, i mastodontici prepartita e i numerosi approfondimenti a preservare Sky dalla nuova (e inattesa) concorrenza? Impossibile dirlo, anche perché per il 75-80% degli italiani il “satellite” è sinonimo di Sky, con tutte le sue offerte e le sue limitazioni. Non sono molti gli italiani a sapere che ci sono altre opportunità, e che la Lega Calcio incassa 80 milioni di euro dalla vendita dei diritti del campionato di Serie A per l’estero. Certo, sono noccioline rispetto ai 2 miliardi e mezzo che incasserà fino al 2015 da Sky e Mediaset per i diritti domestici, ma pur sempre una cifra importante.
La rivoluzione non sarà immediata, ma gli scenari sono molteplici. Proviamo ad ipotizzare i due estremi, da una parte e dall’altra. La più favorevole per gli utenti sarebbe uno sbarco delle pay-tv europee nei vari mercati nazionali.
Pensate: Digital+ spagnola, Canal+ francese, Sky tedesca e inglese e le varie pay dell’est europeo nello stesso piatto (e con un’offerta abbastanza simile). L’utente valuta offerte e prezzi e sceglie liberamente. Potenzialmente, potrebbe crearsi un’offerta al ribasso dei prezzi. Lo scenario opposto sarebbe quello della limitazione nella cessione dei diritti: Premier League solo alla pay inglese, Serie A solo a Sky, Liga solo alla TV spagnola e così via. Garantendo un’esclusiva assoluta, le leghe potrebbero mantenere elevati i prezzi e a loro volta le pay-tv potrebbero persino aumentare il costo degli abbonamenti. Ma l’offerta sarebbe decisamente più povera: pensate a Sky con il solo campionato italiano e senza la moltitudine di campionati stranieri (Premier League e Liga su tutti). Una soluzione del genere potrebbe avere un effetto benefico anche per gli appassionati di altri sport, tennis compreso: un palinsesto con meno calcio – sulla carta – dovrebbe incentivare l’investimento sulle altre discipline. Ma, lo ripetiamo, siamo nel campo delle ipotesi. Se non delle fantasie. Interpellato da “Repubblica”, un portavoce di Sky ha dichiarato: “La sentenza avrà implicazioni soprattutto sulle leghe, sulla vendita dei diritti, mentre il nostro impegno non cambia nel garantire ai nostri clienti sempre un’alta qualità”.
Una nuova “legalità”
L’unica certezza riguarda la possibilità, per ciascun utente, di abbonarsi alla pay-tv che preferisce. Fino ad oggi, sulla carta, non era così. Ma ci si muoveva nel grigio, era una specie di “illegalità tollerata”. Diversi negozi specializzati, infatti, mettono a disposizione gli abbonamenti di pay-tv straniere intestati a un “prestanome” residente nel paese della pay-tv. Ma sono piuttosto costosi. Adesso diventa tutto perfettamente legale. E chissà che i prezzi non si abbassino. Inoltre, fino ad oggi, l’utilizzo di decoder e tessere di Sky era consentito solo nel territorio italiano. Esempio: se un abbonato Sky andava in vacanza in Spagna e si portava appresso decoder e tessera, commetteva una “illegalità”. Adesso lo può fare tranquilamente, ma di fatto viene “normalizzata” una situazione pre-esistente. Sono tanti i pub inglesi, infatti, ad essersi abbonati a Sky Italia pur di non sottoscrivere la versione inglese (e pagare di più). Per questo, con il campionato 2011-2012, la Premier League ha chiesto alla nostra pay-tv di non trasmettere in diretta il match della domenica pomeriggio, il più seguito dell’intera giornata. Una delle tante conseguenze di una sentenza che era nell’aria.
Ma per il tennis cosa cambia? Difficile a dirsi. Va detto che l’arrivo di SuperTennis, che ha messo in chiaro i tornei 500 e la Coppa Davis, ha in un certo senso “eliminato” il problema.
Si vede tutto senza problemi, in tutta Europa.
E se Wimbledon è ricevibile in chiaro tramite la BBC (anche se andranno verificati gli sviluppi del nuovo footprint, che sarà incentrato soprattutto sulla Gran Bretagna e renderà molto più difficile la ricezione in altri paesi), l’unico contenuto tennistico davvero “esclusivo” di Sky sono i tornei Masters 1000. Oltre a tutto il tennis su Eurosport, che essendo un’emittente paneuropea potrebbe essere una delle beneficiarie della nuova sentenza. Ma è troppo presto per dirlo.