L'infortunio di Djokovic a Belgrado ha reso palesi (se ce ne fosse stato ancora bisogno) le difficoltà dei top player a incastrare tutti i tornei nella stagione. Murray e altri fanno trapelare voci di un incontro tra i giocatori al prossimo Masters di Shanghai per discutere del calendario ed eventualmente proclamare uno sciopero. "Il calendario è ridicolo". Ma non mancano le opinioni contrarie
Dopo varie proteste più o meno velate susseguitesi nel corso degli anni, sembra che questa volta i tennisti vogliano fare sul serio. I recenti avvenimenti del weekend di Davis, con Djokovic infortunato, Federer che è dovuto volare in Australia, e anche Murray che, pur stanco, ha giocato a Glasgow per la Gran Bretagna in un incontro di spareggio minore, potrebbero rappresentare un punto di rottura.
L'anno prossimo in particolare si presenta molto difficile, visto che ci saranno anche la Olimpiadi a scompaginare un calendario già al limite. I tornei obbligatori per i top player, le pochissime settimane di vero intervallo per tutti e la Coppa Davis, coi suoi repentini cambi di superficie, luogo e fuso orario, mettono a dura prova il fisico e la salute dei giocatori, che dovrebbero essere il patrimonio più importante del circuito, e invece si ritrovano a dover subire spesso i voleri degli sponsor e degli organizzatori dei tornei.
Murray ha rilasciato dichiarazioni pesanti, dopo la vittoria della sua nazione per 5-0 sull'Ungheria, definendo il calendario 2012 "ridicolo". Il primo turno della Coppa Davis è solo 12 giorni dopo la finale degli Australian Open, mentre il secondo (per chi lo gioca) si va ad incastrare tra la fine di Miami e l'inizio della stagione sul rosso, periodo in cui lo scozzese e molti altri vogliono cercare di cominciare ad allenarsi sulla terra battuta il prima possibile.
Inoltre le recenti proteste allo US Open, soprattutto di Murray stesso e Nadal, per essere stati costretti a giocare al meglio dei cinque set in tre giorni di fila, avevano già fatto scattare un incontro tra giocatori per formare un gruppo compatto e far sentire le proprie esigenze, al limite anche con uno sciopero. "Ne ho già parlato con altri giocatori e non abbiamo paura di farlo", ha detto Andy alla BBC. Anche Nadal ha parlato in termini simili durante la semifinale vittoriosa contro la Francia. Ci sarà un altro incontro tra giocatori a questo proposito al prossimo Masters 1000 di Shanghai.
Anche Hewitt, che già l'anno scorso aveva parlato delle esigenze della Davis come di un incubo, reclama una maggiore apertura mentale da parte dei vertici del mondo tennistico, che dovrebbero lasciare più libertà ai giocatori di decidere dove e quando giocare o non giocare. L'australiano si rende comunque conto però che queste richieste circolano da quando lui ha iniziato a giocare nel tour, e poco è cambiato, perché non è facile decidere quanti e quali tornei tagliare, anche perché molti sono di proprietà degli organizzatori e dovrebbero essere comprati per poterli eliminare.
Murray vorrebbe riunire i giocatori per buttare giù una lista dei cambiamenti più richiesti, per parlarne con l'ATP e l'ITF, cercare di giungere a un compromesso o ricorrere a misure drastiche. "Vorremmo cambiare piccole cose, avere due o tre settimane di pausa durante l'anno, qualche torneo in meno, mi sembra una cosa ragionevole", dice lo scozzese.
Anche gli organizzatori però vogliono dire la loro. Il presidente dell'ITF Ricci Bitti sostiene che le proteste sulle date della Davis non hanno senso, visto che sono stati i giocatori stessi a deciderle, contro i desideri della Federazione Internazionale di Tennis, nel 2009. Anche l'ATP sostiene di aver già fatto molto, riducendo tutte le finali non Slam al meglio dei tre set, concedendo bye alle prime teste di serie in molti tornei e comunque aumentando i premi.
Prontamente sono anche arrivate le critiche alle parole di Murray: Michael Stich, vincitore di Wimbledon nel 1991, ricorda che in quel periodo i top player giocavano lo stesso numero di settimane, molto spesso anche il doppio e non si lamentavano, e come sempre si dice in proposito sono i giocatori stessi che dovrebbero gestirsi meglio, e ricordare che giocatori e tornei dovrebbero lavorare insieme.
Anche David Lloyd, ex capitano della squadra di Davis della Gran Bretagna, ritiene lo sciopero una proposta ridicola, da parte di persone che guadagnano palate di soldi. "Di solito si sciopera perché lo stipendio è troppo basso o l'ambiente di lavoro malsano, qui non ha senso. Una cosa è chiedere di trovarsi intorno a un tavolo per discutere i problemi, ma parlare di sciopero è scandaloso".
da UBITennis (n.d.r.)