Articolo integrale apparso su UBI Tennis,a firma del Maestro Ubaldo Scanagatta
Flavia, battuta in tre set ma seccamente dalla Brianti a Carlsbad dove un anno fa era stata semifinalista, ha cambiali pesanti in scadenza nel corso dell’estate americana: 830 punti. Salvo che in un paio di Slam i suoi risultati quest’anno sono stati piuttosto scadenti. Il rischio di un tonfo in classifica, dopo che è già stata sorpassata da Roby Vinci, c’è tutto. Riuscirà a reagire nonostante l’età non più verdissima? Il momento decisivo della stagione per lei è questo. Ubaldo Scanagatta
Ma che cosa sta succedendo a Flavia Pennetta? E’ vera crisi o soltanto un prolungato momento di difficoltà? E’ vero che era reduce da una scappata in Argentina per far da testimone al matrimonio di Gisela Dulko con il calciatore del Real Gago, e quindi non aveva forse assorbito troppo bene il fuso, ma _ già scavalcata in classifica mondiale da Roberta Vinci _ vederla sconfitta e anche piuttosto nettamente nel finale a Carlsbad da Alberta Brianti, pur in ottima forma ma pur sempre due anni più anziana di lei e francamente meno dotata tennisticamente, mi ha fatto un certo effetto.
Soprattutto perché anche questo risultato negativo arriva sì dopo un infortunio ad una spalla che ne ha condizionato buona parte della stagione, ma arriva di fatto dopo un anno nel quale _ fatta importante, importantissima eccezione per i due Slam, Australian Open e Wimbledon con lo straordinario e sfortunato match perduto con Marion Bartoli 9-7 al terzo _ le sue prestazioni sono state assai deludenti.
Due anni fa l’Italia del tennis si entusiasmò per gli exploit di Flavia Pennetta, vittoriosa nel grande torneo di Los Angeles (più Palermo), prima italiana a “sfondare” il muro delle top-ten il 17 agosto 2009, dopo che Silvia Farina e Francesca Schiavone erano state beffardamente stoppate dal destino sul gradino della n.11 Wta, dopo che Raffaella Reggi si era fermata a n.13 e Sandra Cecchini a n.15 negli anni Ottanta. Il raggiungimento dei quarti di finale per il secondo anno consecutivo all’US Open fu degno corollario di un’estate magnifica, coronata più tardi dalla conquista della seconda Fed Cup azzurra quando a Reggio Calabria fu lei a portare il punto decisivo. Flavia si è poi ripetuta lo scorso anno a San Diego, quando ha dato il punto del 3-1 dopo l'inopinata sconfitta della Schiavone contro la Oudin.
L’esposizione mediatica di Flavia, aiutata anche dalla sua indiscutibile avvenenza _ e aggiungerei anche dall’innata simpatia _ fu straordinaria. Passerelle televisive, mega-interviste sui quotidiani più importanti, non solo sportivi. Ci fu anche chi la ritenne eccessiva tuttta quella attenzione, perché in fondo Schiavone e Farina erano state ad un passo da quel traguardo ed onestamente essere n.10 o n.11 non avrebbe dovuto fare grande differenza. Certo non sul piano tecnico. Ma si sa come è il giornalismo d’oggi. L’aspetto tecnico è l’ultimo che conta. Guardate un po’ cosa è successo a quel fenomeno di Federica Pellegrini: è la prima al mondo a conquistare i 200 stile libero in due mondiali consecutivi, e poi aveva vinto pure i 400, ma tutti i giornali si occupano soltanto del suo “divorzio” da Luca Marin, della sua presunta “simpatia” con Filippo Magnini e dei suoi record non ne parla più nessuno.
Anche per Flavia, già stata al centro dell’attenzione mediatica quando era stata “tradita” da Carlos Moya alla vigilia (o quasi) di un matrimonio che i più davano per scontato, andò così. Anche le riviste extratennistiche, quelle più glamour e meno glamour, gossippare e non, le dedicarono servizi e copertine, lunghe interviste in cui Flavia _ talvolta fotografata in pose ed abiti un tantino osée _ riuscì a far risaltare anche tutta la sua femminilità. Francesca Schiavone fece buon viso a cattiva sorte, ma nemmeno sempre buon viso, se qualcuno ricorda come reagì stizzita all’US Open al sottoscritto che le domandava se lo scalpore mediatico suscitato da Flavia non l’avesse un tantino infastidita proprio per il fatto che in fondo lei era stata mille volte vicinissima a entrare fra le top-10.
Ad ogni modo per Flavia l’anno successivo, il 2010, è stato certanente meno brillante in singolare _lo ha chiuso a n.24, stessa posizione che occupa oggi _ anche se un Roland Garros più che dignitoso le aveva consentito di rifare capolino fra le top-ten. Solo che quella ragguardevole conferma era passata un po’ nel dimenticatoio, oscurata dal grandissimo exploit di Francesca Schiavone capace di conquistare il primo Slam della storia del tennis femminile italiano, di sorpassarla nel ranking Wta, fino a raggiungere quella quarta posizione che nel tennis maschile era stata accarezzata soltanto da Adriano Panatta e soltanto per una fuggevole estate.
Francesca, più d’un anno dopo e grazie alla seconda finale consecutiva al Roland Garros, ma non solo a quella, è ancora oggi una top-ten e quindi quanto a permanenza fra le migliori dieci del mondo ha già battuto sia Panatta sia Barazzutti, i soli due top-ten ufficiali della nostra storia tennistica. Nicola Pietrangeli è stato considerato n.2 o n.3 a cavallo degli Anni Sessanta da Lance Tingay che compilava le classifiche mondiali in tempi ante-computer e anche in modo inevitabilmente soggettivo, però Tingay ignorava in quegli anni tutti i professionisti ingaggiati da Jack Kramer: fra quelli c’erano campionissimi come i grandi australiani, Rosewall, Hoad, Sedgman, più Gonzales e un po’ di americani che sarebbero stati davanti a Pietrangeli al quale peraltro_ al contempo _ va dato atto di essere rimasto ipercompetitivo molto più a lungo sia di Panatta sia di Barazzutti.
Lo scorso anno, insomma, Flavia si consolò con il doppio, cogliendo in quella specialità quelle soddisfazioni che le sono mancate in singolare. Da sola vinse solo il torneo di Marbella, ma in coppia con la Dulko i successi furono ben sette, e fra quelli alcuni di grande prestigio e soddisfazione, Miami, Roma, Montreal, Mosca, il Masters femminile a Doha. N.2 del mondo di doppio a fine anno, e addirittura n.1 a gennaio, vincendo anche l’Open d’Australia, il suo primo Slam. Mai nessun tennista italiano era stato n.1 del mondo. E va anche detto che se il doppio è una specialità moribonda nel tennis maschile, così non è in quello femminile.
Dopo il buon Australian Open Flavia ha incontrato un periodo difficile, il dolore già accennato alla spalla, 4 sconfitte consecutive al primo turno, un deludente Roland Garros, il parziale riscatto a Wimbledon…
Oggi ritroviamo però Flavia di nuovo a n.24 del mondo con pesanti cambiali da fronteggiare. Con una situazione peggiorata notevolmente dopo la sconfitta con la Brianti, con il morale probabilmente sotto i piedi. I punti da difendere dalla Pennetta sono 830, così ripartiti: 200 a San Diego (Carlsbad) dove difendeva semifinale, 225 a Cincinnati (quarti), 125 al Canadian Open (ottavi), 120 a New Haven (quarti) e 160 allo Us Open (terzo turno). 830 punti non sono pochi, fra averli tutti e non averne nessuno c’è come confermarsi n.24 oppure scendere a n.45! Anche se Flavia ne mantenesse la metà (400) il rischio di un brutto tonfo intorno alla trentesima posizione c’è tutto. Papà Oronzo (Pennetta) che è un vero ragioniere dei punti Wta sa tutto e ne è consapevole, anche se da buon papà nutre sempre fiducia nelle qualità agonistiche e tecniche della figlia (che ha comunque avuto una carriera straordinaria, al di là dei quasi 6 milioni di dollari “ufficiali” guadagnati).
Semmai è lei che talvolta sembra non avere più troppa fiducia in se stessa, nelle proprie possibilità. Ha 29 anni e mezzo, non è quindi più giovanissima, e ha invece una carriera abbastanza pesante, logorante, alle spalle. In più un tipo di gioco, basato sul ritmo, la regolarità degli schemi più che le variazioni, che la obbliga ad essere sempre a punto con la condizione psicofisica. Atletica certo, ma anche mentale. Se questa seconda parte manca, dopo qualche scambio si molla di concentrazione e si sbaglia. Insomma, nei prossimi tornei dell’estate americana _ laddove di solito Flavia ha sempre giocato bene _ facciamo insieme il tifo per lei. Sapendo che alla sua età (e scusate se lo sottolineo, non voglio dire che sia vecchia…ma in classifica Wta salvo la Schiavone mi pare che tutte le altre che oggi la precedono siano più giovani) è molto difficile risalire la corrente se si scende giù. C’è pure Saretta Errani, n.35 Wta, che non si tirerebbe indietro se potesse superarla così come ha fatto Robertina Vinci. Non che faccia la gara su di lei, ci mancherebbe, però… Comunque vada l’estate americana di Flavia il tennis italiano dovrà sempre esserle molto grato e riconoscente. Come del resto, sia chiaro e a scanso di maligni equivoci, ovviamente anche nei confronti di Francesca Schiavone e Roberta Vinci.