Tutto sommato, il fatto della perdita di tensione, considerate le tecnologie del tempo, poteva essere ritenuto marginale rispetto ad altri fattori...
Al tempo ad avere macchine incordatrici elettroniche in Italia eravamo una dozzina, qualcuno aveva macchine elettriche (imprecise ed incostanti, ma perlomeno veloci), i più avevano macchine manuali e pure usate alla bell'e meglio.
Già in partenza questo voleva dire che nella quasi totalità dei casi i telai uscivano con le corde a tensioni sconosciute e non essendo le corde un unico spezzone non si potevano diciamo così "amalgamare" e ciò forniva spesso risposte del piatto del tutto "unpredictable"
C'era poi il risvolto "pratico" della cosa: le corde dovevano essere inserite con il loro morsettino singolo da un lato, trazionate, si inseriva un morsetto identico dal lato opposto, si rilasciava, si tagliava la corda fino al bordo del morsetto, si staccavano i pedicelli del morsetto stesso, si rifiniva la corda a raso. Si ricominciava e si ripeteva per altre 33/34/35/37 volte (secondo il pattern). E già lì se ne vedevano di tutti colori: gente che tagliava la corda troppo lunga e doveva fare "le patch" con altre corde perché non bastava l'armeggio, gente che spezzava il morsetto più volte nel trazionare e non ne aveva a sufficienza per finire il lavoro (i ricambi erano venduti inizialmente solo in sacchetti sufficienti a completare al massimo un 18x20 più una decina di morsetti -in alluminio morbidissimo- extra) oppure che sbagliava i passaggi delle corde e si trovava nel dubbio se lasciare così com'era (al tempo ho visto persino dei 20x16...Spineffect ante litteram...
) o rifare..e rischiare di trovarsi senza morsetti
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In teoria, il sistema permetteva ogni tipo di sperimentazione: corde di calibro/colore/materiale diverso all'interno dello stesso pattern, possibilità di riparare il telaio sul campo senza interrompere il gioco (bastava avere una pinza, un tronchesino, qualche morsetto extra, uno spezzone di corda).
In teoria...