Una Partita Ignobile. Di quelle che capitano raramente, molto raramente sennò l'arrivo sarebbe una bocciofila. Non so se iniziare con le attenuanti..... si inizio con le attenuanti perchè una è patetica. La partita è fissata per le 14.30, ho chiesto al maestro di organizzarmi una rivincita con un tipo pallettaro che mi aveva battuto i primi di aprile con annesso infortunio alla fine del match. Non è un pallettaro forte, però è rognoso e per essere sicuro di batterlo devo giocare preciso ad un livello diciamo di almeno il mio 70%. Di questi tempi non è poco ma vengo da un set dove per i primi 7 game ho giocato al mio 90% contro un avversario forte. Quindi sono fiducioso anche se la partita buona era al coperto (commodore) qui siamo all'aperto. Devo stare attento all'alimentazione, ho disturbi dell'assimilazione, se mangio troppo poco vado in crisi ipoglicemica e mi scompaiono le forze (fino a tremare) se mangio troppo o giusto ma pesante, non digerisco bene e le gambe, già lente, si fermano del tutto. Lo so, quindi sto attento: piatto di pasta leggera e insalata due ore prima, tè e banana un'ora prima. Però a pranzo c'è mio figlio piccolo che è un chiodo, mangia pochissimo e bisogna sbattersi per non mandarlo in denutrizione. Io ho già mangiato, devo convincere il chiodo a nutrirsi un minimo. La pasta la sfiora appena, allora parto con il succulento secondo: un pollo saltato con cipolla, germogli di soia e salsa di soia in abbondante olio (di solito ne è ghiotto). Stavolta niente, dice che i germogli di soia sanno di metallo. Li assaggio e dico che sono squisiti (lo sono davvero), allora lui dice che il pollo è acido: assaggio pure quello anche se so che mente spudoratamente, gli dico che è fantastico e intanto mi viene una grande fame. Lui niente, lascia quasi tutto, mi dice che vuole solo il tocio con il pane nell'abbondante sughino denso di olio: gli allungo una bella lesca di pane intinta nel delizioso sugo e mi dice di assaggiarlo prima: ormai il mio pasto leggero e sciapito e nel dimenticatoio, sono le 13.30, la partita è pericolosamente vicina ma io addento metà lesca di pane unto godendo come un riccio per invogliare il chiodo: ci riesco, lui mangia il resto. Decido di saltare la banana, faccio però subito un tè caldo sperando di digerire la lesca di pane unto.Ci vorrebbe un paio di camionate di citrosodina, ma lascio perdere. Mancano 45 minuti e devo iniziare a prepararmi per il match. Non mi dilungo sui preparativi necessari sennò finiamo tardi. Arrivo al circolo un quarto d'ora prima e inizio una leggera corsa, qualche esercizio di riscaldamento. Poi arriva il mio avversario: si chiama allo stesso modo di quello che avevo chiesto, ci assomiglia un sacco ma non è lui. Un po' mi arrabbio, ma amen. Entriamo in campo: sole che batte duro e vento intermittente, il peggiore, lo odio. Vado in lieve affanno già da subito: il pollo non è digerito. L'avversario è sempre un pallettaro ma più debole di quello richiesto: mi basterebbe giocare al 50% per vincere tranquillo, se gioco al 30% potrei fare partita pari. Però le gambe si bloccano subito, il vento fa il resto e gioco al mio 30% solo per i primi 4 game. Poi, dopo il 3-2 per lui, calo al 15% e perdo 6-2, 6-3 fermo immobile (lui dice di essere stravolto dalla fatica!!!!). Effettivamente riesco a muoverlo con palle lente e telefonate, mi riescono una decina di palle corte (unico dato appena appena sufficiente) ma per il resto o tiro centrale addosso a lui o tiro fuori o sul nastro (meno). Purtroppo capisco la giornata subito, già dopo 5 game perdo del tutto la voglia di giocare e rimango in campo a vivacchiare solo per rispetto dell'avversario, il caldo è insopportabile, il vento arriva a sprazzi non a rinfrescare ma a scardinare le traiettorie delle palle lente. Sul 5-3 per lui nel secondo set faccio una cosa da vergognarsi e che non avevo mai fatto a memoria d'uomo: gioco per perdere subito e raggiungere gli spogliatoi 10 minuti prima della fine dell'ora e mezza prenotata (lui era molto stanco, ero sicuro che non mi avrebbe chiesto di continuare). Non ho mai mollato neppure con gente più forte di me, figuriamoci con quella più debole: se avessi avuto cuore in 10 minuti tiravo fuori gli attributi e lo battevo 7-5. Ma purtroppo se non hai voglia di giocare, gli attributi te li sei già persi nel vento. Questo è uno sport maledetto, la testa comanda in maniera smodata e se non cambi i meccanismi negativi, non hai scampo. Perdonate la lenzuolata, ma forse se sfogo e autodenuncio il vergognoso ultimo game, ho qualche chance di vaccinarmi e non farlo mai più. Dico sempre che il tennis non è uno sport ma una vicenda umana.