Torneo di doppio sociale; giochiamo contro una coppia ben considerata e testa di serie. Uno è uno scattante giovane che ti tira addosso tutte le palle (ma senza cattiveria) e l'altro è un non più giovane (ma che dico, ha la mia età ) pallettaro che da sempre pascola nei fondo campo con buoni risultati. la nostra è una coppia estemporanea, qualificata per la fase finale grazie ad un ritiro e nella quale io sono l'anello debole per la mia particolare dote di non tenere un palleggio e qualche errore di troppo a rete ( so già che vi chiederete: ma allora che sai fare!! beh mi diverto).Comunque se un'agenzia di scommesse ci avesse quotato penso proprio che ci avrebbe dato almeno a 5 .
Comunque per farla breve vinciamo in 3 set :cheers:e faccio un partitone a rete e più che discreto da fondo. A fine partita, spettatori che ci davano (giustamente) per spacciati e che ci spiegavano (rendetevi conto ) il perché avevamo vinto, fino ad arrivare ad affermare temerariamente" Eppure me l'immaginavo che potesse finire così" ... Spudorati mentitori incapaci di tenere la racchetta in mano.
Ma quanto è bello il gusto della vittoria in una partita che era persa sulla carta, specialmente se tutti ti davano perdente e magari godevano per questo. Magari ti davi perdente anche tu stesso ed entravi in campo disincantato e quasi rassegnato. Poi giocando, pian pianino ti accorgevi che c'era qualche speranza, che non era quel mostro che pensavi fosse, che valeva la pena provarci e crederci. Dite di quella partita senza speranza, quella che un attimo prima di entrare in campo avevate preso un appuntamento per un'ora dopo (compresa la doccia) e che poi si trasforma in una impresa tennistica da raccontare ai posteri anche perché potremmo assimilarla ad una lezione di vita del tipo "mai dire gatto se non ce l'hai nel sacco" oppure "finché c'è vita c'é speranza" o anche "il diavolo non é così brutto come sembra" ... Fate voi...
Comunque per farla breve vinciamo in 3 set :cheers:e faccio un partitone a rete e più che discreto da fondo. A fine partita, spettatori che ci davano (giustamente) per spacciati e che ci spiegavano (rendetevi conto ) il perché avevamo vinto, fino ad arrivare ad affermare temerariamente" Eppure me l'immaginavo che potesse finire così" ... Spudorati mentitori incapaci di tenere la racchetta in mano.
Ma quanto è bello il gusto della vittoria in una partita che era persa sulla carta, specialmente se tutti ti davano perdente e magari godevano per questo. Magari ti davi perdente anche tu stesso ed entravi in campo disincantato e quasi rassegnato. Poi giocando, pian pianino ti accorgevi che c'era qualche speranza, che non era quel mostro che pensavi fosse, che valeva la pena provarci e crederci. Dite di quella partita senza speranza, quella che un attimo prima di entrare in campo avevate preso un appuntamento per un'ora dopo (compresa la doccia) e che poi si trasforma in una impresa tennistica da raccontare ai posteri anche perché potremmo assimilarla ad una lezione di vita del tipo "mai dire gatto se non ce l'hai nel sacco" oppure "finché c'è vita c'é speranza" o anche "il diavolo non é così brutto come sembra" ... Fate voi...