Forse riguarda anche altre corde come il budello sintetico e il budello naturale, ma io uso solo multifili…
Portandomi appresso una racchetta di riserva, non taglio mai la corda quando al centro è tanto sfilacciata che sta per rompersi, ma lascio che si rompa da sé. Avrete visto che gli incroci al centro, in cui la corda orizzontale si assottiglia tanto da diventare 1/5—1/10 del suo calibro, sono solitamente due o tre, poi dopo un giorno o due si rompe.
Bene, è proprio in quelle poche ore che la corda dà il meglio del meglio, la battuta entra una meraviglia, i colpi a rimbalzo sono efficacissimi, precisissimi e non ne esce uno fuori, e così vanno i tiri di tocco, come le demivolé, o di semplice opposizione direzionando il polso, tutti escono alla grande.
Addirittura una volta, avendo rotto tutte e due le racchette, dovetti continuare a giocare facendo due nodi ai due capi della corda centrale rotta, e giocai ancora più che passabilmente.
A questo proposito ho scoperto nel regolamente un articolo che forse può aiutare a capire qualcosa. Nelle REGOLE DI TENNIS approvate dalla Federazione Internazionale Tennis, a pagina 17, nella appendice II dove parla della racchetta c’è scritto:
« La superficie di battuta della racchetta, definita come l'area principale del piatto delle corde individuato dai punti in cui le corde entrano nel telaio o entrano in contatto col telaio, prendendo quella più piccola delle due, deve essere piatta e formata da corde incrociate e fissate ad un telaio e, alternativamente, intrecciate o legate dove si incrociano; la cordatura deve essere generalmente uniforme e, in particolare, la densità al centro non deve essere inferiore a quella della rimanente superficie… »
Abbastanza indicativo, direi; quindi è vietato incordare togliendo una corda del centro, come, vista la buona prestazione, avevo pensato di fare.
E il fenomeno di cui sopra si può spiegare col fatto che le corde di calibro più piccolo al centro, quando si stanno per rompere, sono equivalenti a una densità al centro inferiore a quella della rimanente superficie.
Portandomi appresso una racchetta di riserva, non taglio mai la corda quando al centro è tanto sfilacciata che sta per rompersi, ma lascio che si rompa da sé. Avrete visto che gli incroci al centro, in cui la corda orizzontale si assottiglia tanto da diventare 1/5—1/10 del suo calibro, sono solitamente due o tre, poi dopo un giorno o due si rompe.
Bene, è proprio in quelle poche ore che la corda dà il meglio del meglio, la battuta entra una meraviglia, i colpi a rimbalzo sono efficacissimi, precisissimi e non ne esce uno fuori, e così vanno i tiri di tocco, come le demivolé, o di semplice opposizione direzionando il polso, tutti escono alla grande.
Addirittura una volta, avendo rotto tutte e due le racchette, dovetti continuare a giocare facendo due nodi ai due capi della corda centrale rotta, e giocai ancora più che passabilmente.
A questo proposito ho scoperto nel regolamente un articolo che forse può aiutare a capire qualcosa. Nelle REGOLE DI TENNIS approvate dalla Federazione Internazionale Tennis, a pagina 17, nella appendice II dove parla della racchetta c’è scritto:
« La superficie di battuta della racchetta, definita come l'area principale del piatto delle corde individuato dai punti in cui le corde entrano nel telaio o entrano in contatto col telaio, prendendo quella più piccola delle due, deve essere piatta e formata da corde incrociate e fissate ad un telaio e, alternativamente, intrecciate o legate dove si incrociano; la cordatura deve essere generalmente uniforme e, in particolare, la densità al centro non deve essere inferiore a quella della rimanente superficie… »
Abbastanza indicativo, direi; quindi è vietato incordare togliendo una corda del centro, come, vista la buona prestazione, avevo pensato di fare.
E il fenomeno di cui sopra si può spiegare col fatto che le corde di calibro più piccolo al centro, quando si stanno per rompere, sono equivalenti a una densità al centro inferiore a quella della rimanente superficie.