buongiorno a tutti, ritorno a scrivere dopo un po di tempo con una riflessione ad alta voce sull'importanza della psicologia nel tennis, o meglio, su quanti realmente siano convinti che anche questo aspetto vada e debba essere approfondito. Questa riflessione è nata perchè qui a roma sto iniziando a girare un po circoli ed a proporre un progetto di consulenza ed intervento proprio in questo ambito. Per ora tutti i maestri che ho incontrato credono fortemente nell'aspetto mentale e nel suo allenamento, e quindi mi sorge spontanea una domanda: ma perchè alla fine non si allena mai ? apparte l'acclarato problema economico (che se poi lo andiamo ad analizzare nel tennis non è così presente), non è che niente niente questo freno risiede negli atleti e nei genitori? oppure è un insieme di cose ? lancio questo sasso perchè tra i vari commenti, anche qui sul forum, alla fine si parla del mentale, ma per molti non conta quasi niente, e alcune volte non viene neanche citato tra le possibli cause o aspetti di miglioramento, quindi, beccatevi questa riflessione, e magari poi discutiamone va..
Il tennis è il tipico sport individuale per il quale si richiedono delle abilità psicologiche particolarmente sviluppate. La strada per la crescita del giovane tennista non passa attraverso il solo processo d’insegnamento/apprendimento di abilità tattiche, tecniche e fisiche tradizionalmente affidato a maestro e preparatore atletico, ma anche tramite quella mentale. Se infatti suddividessimo in parti uguali il lavoro da svolgere, ogni dimensione meriterebbe il 25% di spazio durante l’allenamento, tuttavia, la parte mentale non prevede uno specialistica che si occupi di questo campo, ma soprattutto non viene, se non i casi eccezionali, approfondita ed integrata. Inoltre, se pensassimo che per creare un giocatore agonista ad alti livelli si richiederebbero almeno 10000 ore di allenamento intensivo, quanti dedicano 4000 ore della loro pratica al mentale?
Molti penseranno che basti disputare partite ed acquisire esperienza per allenarsi mentalmente; è evidente che esperienza ed esposizione a situazioni agonistiche aiutino a migliorare la prestazione mentale ma certamente da sole non bastano e comunque non sono le situazioni ottimali. Anche palleggiare contro un muro serve per imparare la tecnica, ma allora perché affidarsi all’allenamento specifico di un maestro?
Lo psicologo dello sport non è un tecnico, quindi non eroga servizi concernenti consigli o strategie tecniche e tattiche, ma riveste un ruolo ben definito, quello di esperto di tematiche psicologiche e psico-pedagogiche nei confronti di tutti i membri della Società sportiva. Lo psicologo sportivo non ha il compito di curare gli atleti che hanno problemi psicologici, così come non è un mago che trasforma un principiante in un campione, ma il suo compito è quello di orientarsi verso la crescita dell’individuo sano attraverso l’ottimizzazione delle sue risorse emotivo-cognitive. Quindi perchè tutta questa paura ?!
Il giocatore moderno deve essere in possesso di una tecnica raffinata, di brillanti capacità tattico-strategiche, nonché di una eccelsa preparazione atletica, ma queste caratteristiche non saranno sufficienti a portarlo alla vittoria se non saranno correlate ad altre qualità psicologiche.
Infatti se condividiamo che il tennis è…:
• un’attività Open Skills: il giocatore affronta situazioni sempre diverse alle quali deve rispondere rapidamente;
• uno sport individuale: il giocatore è l’unico protagonista e l’unico responsabile del risultato;
• uno sport che non prevede, durante lo svolgimento del match, nè coaching, né time out: il giocatore è da solo sia nell’elaborare la tattica di gioco che nel gestire momenti di sconforto e di difficoltà;
• uno sport in cui non esiste la possibilità di pareggio: da un match si può uscire solo vincitori o vinti;
• uno sport in cui non esistono limiti di tempo: non è possibile prevedere quale sarà la durata di un incontro;
• uno sport che non ha valori assoluti di confronto;
• uno sport in cui la vittoria non è mai assicurata: il risultato può essere rimesso in discussione in qualunque momento del match.
…e che l’attività del tennista può essere suddivisa in 5 fasi, ciascuna delle quali presenta delle caratteristiche specifiche, e su cui si deve andare a lavorare: A – Allenamento; B - Avvicinamento alla partita; C – Prepartita; D – Partita; E – Scarico ...
...come facciamo ancora a dire che l'aspetto mentale non incida sulla prestazione del giocatore e sul suo modo di vedere, vivere, giocare il tennis ?! Cosa vi spaventa realmente ?!
Il tennis è il tipico sport individuale per il quale si richiedono delle abilità psicologiche particolarmente sviluppate. La strada per la crescita del giovane tennista non passa attraverso il solo processo d’insegnamento/apprendimento di abilità tattiche, tecniche e fisiche tradizionalmente affidato a maestro e preparatore atletico, ma anche tramite quella mentale. Se infatti suddividessimo in parti uguali il lavoro da svolgere, ogni dimensione meriterebbe il 25% di spazio durante l’allenamento, tuttavia, la parte mentale non prevede uno specialistica che si occupi di questo campo, ma soprattutto non viene, se non i casi eccezionali, approfondita ed integrata. Inoltre, se pensassimo che per creare un giocatore agonista ad alti livelli si richiederebbero almeno 10000 ore di allenamento intensivo, quanti dedicano 4000 ore della loro pratica al mentale?
Molti penseranno che basti disputare partite ed acquisire esperienza per allenarsi mentalmente; è evidente che esperienza ed esposizione a situazioni agonistiche aiutino a migliorare la prestazione mentale ma certamente da sole non bastano e comunque non sono le situazioni ottimali. Anche palleggiare contro un muro serve per imparare la tecnica, ma allora perché affidarsi all’allenamento specifico di un maestro?
Lo psicologo dello sport non è un tecnico, quindi non eroga servizi concernenti consigli o strategie tecniche e tattiche, ma riveste un ruolo ben definito, quello di esperto di tematiche psicologiche e psico-pedagogiche nei confronti di tutti i membri della Società sportiva. Lo psicologo sportivo non ha il compito di curare gli atleti che hanno problemi psicologici, così come non è un mago che trasforma un principiante in un campione, ma il suo compito è quello di orientarsi verso la crescita dell’individuo sano attraverso l’ottimizzazione delle sue risorse emotivo-cognitive. Quindi perchè tutta questa paura ?!
Il giocatore moderno deve essere in possesso di una tecnica raffinata, di brillanti capacità tattico-strategiche, nonché di una eccelsa preparazione atletica, ma queste caratteristiche non saranno sufficienti a portarlo alla vittoria se non saranno correlate ad altre qualità psicologiche.
Infatti se condividiamo che il tennis è…:
• un’attività Open Skills: il giocatore affronta situazioni sempre diverse alle quali deve rispondere rapidamente;
• uno sport individuale: il giocatore è l’unico protagonista e l’unico responsabile del risultato;
• uno sport che non prevede, durante lo svolgimento del match, nè coaching, né time out: il giocatore è da solo sia nell’elaborare la tattica di gioco che nel gestire momenti di sconforto e di difficoltà;
• uno sport in cui non esiste la possibilità di pareggio: da un match si può uscire solo vincitori o vinti;
• uno sport in cui non esistono limiti di tempo: non è possibile prevedere quale sarà la durata di un incontro;
• uno sport che non ha valori assoluti di confronto;
• uno sport in cui la vittoria non è mai assicurata: il risultato può essere rimesso in discussione in qualunque momento del match.
…e che l’attività del tennista può essere suddivisa in 5 fasi, ciascuna delle quali presenta delle caratteristiche specifiche, e su cui si deve andare a lavorare: A – Allenamento; B - Avvicinamento alla partita; C – Prepartita; D – Partita; E – Scarico ...
...come facciamo ancora a dire che l'aspetto mentale non incida sulla prestazione del giocatore e sul suo modo di vedere, vivere, giocare il tennis ?! Cosa vi spaventa realmente ?!