Potito, che sta succedendo?
Il 2012 di Starace stenta a decollare, e sin qui è stato decisamente deludente. Mai un quarto di finale a livello Atp, nessuna vittoria contropronostico, e quasi 20 posizioni perse nel ranking. Si riprenderà?
La stagione dei tennisti italiani che frequentano i piani alti della classifica mondiale non è certo iniziata nel migliore dei modi, ma qualcosa di buono lo si è visto comunque da parte di quasi tutti. L’unico che sin qui ha completamente deluso nei risultati è Potito Starace, capace di raccogliere veramente poco e apparentemente privo di attenuanti. Il campano non sta giocando il proprio miglior tennis, e il suo bilancio stagionale nel circuito maggiore parla sin qui di dodici sconfitte e solo sei vittorie, tre delle quali ottenute contro giocatori fuori dai primi 100, e un’altra per ritiro. Una miseria per uno come lui, che si è sempre distinto per la grande costanza di rendimento, diventando una vera e propria garanzia nei tornei sulla terra battuta. Ma quest’anno non è così, e pare quasi che la voglia di mettersi in gioco ogni settimana stia pian piano venendo meno. A 30 anni compiuti, e dopo undici lunghe stagioni nel circuito (otto delle quali fra i top 100), ci può stare di perdere un po’ di motivazioni, ma viene difficile pensare sia il caso di Potito, uno che – almeno sul rosso – ha sempre lottato fino all’ultimo quindici.
Ma negli ultimi mesi il suo atteggiamento è parso diverso, e i risultati ne hanno risentito. Dopo i primi quattro tornei dell’anno, tutti sul veloce e con un solo match vinto, ‘Poto’ è volato in Sudamerica in cerca di riscatto sull’amata terra, ma è tornato a testa bassa anche da lì. In tre tornei ha raccolto un primo e due secondi turni, arrendendosi in entrambi i casi all’argentino Carlos Berlocq, uno al quale ha davvero poco da invidiare. Poi, dopo un’altra parentesi (di tre sconfitte) sul cemento, è finalmente arrivata la terra europea, e sembrava giunta l’ora della svolta. Il campano ha dato qualche segnale di ripresa raggiungendo la finale al challenger di Barletta, dove ha vinto due buone partite con Filippo Volandri e Victor Hanescu prima di arrendersi nettamente allo sloveno Aljaz Bedene, ma non è riuscito a cambiare marcia. Tra Casablanca, Montecarlo e Bucarest ha collezionato altre tre eliminazioni al secondo ostacolo, e mercoledì, in Romania, non ha sfruttato una ghiotta occasione per raggiungere il primo quarto di finale dell’anno, cedendo in due facili set all’ungherese Attila Balazs, numero 450 del mondo. Uno che vale sicuramente di più di quanto dica la sua classifica (non a caso è stato 153 due anni fa), ma che sul rosso dovrebbe comunque fargli il solletico.
Qualche tempo fa aveva dichiarato che i due obiettivi per la propria carriera erano riportare l’Italia nel Gruppo Mondiale della Coppa Davis e vincere un torneo Atp. Il primo desiderio l’ha portato a termine nel 2011, mentre il secondo (sfuggitogli per un soffio in quattro occasioni) appare ormai sempre più lontano. È chiaro a tutti che l’azzurro sta attraversando un periodo nero in cui si trova in totale carenza di fiducia, ma l’ennesimo tentativo di cambiare racchetta dimostra come abbia ancora voglia di provarci. A Bucarest l’abbiamo visto impugnare una Babolat Pure Drive, la stessa che provò (senza successo) sul finire del 2008. Evidentemente non è ancora soddisfatto della propria Pacific (già nel 2011 cambiò modello, regalando in tribuna tutte le racchette al termine del match perso con Pere Riba a Montecarlo) e pare non aver mai digerito il cambio obbligato impostogli all’inizio del 2011, dopochè l’azienda tedesca ha acquistato la Fischer, che produceva i telai con i quali ‘Poto’ è cresciuto e si è fatto strada fra i professionisti.
Le ragioni vere e proprie della crisi, quindi, non sono date a sapersi, e l’unico dato di fatto è che da gennaio a oggi il tennista di Cervinara ha perso già 18 posizioni in classifica, scivolando alla 76esima piazza (e indietreggierà ancora il prossimo lunedì). Un’involuzione che potrebbe diventare decisiva in vista delle Olimpiadi di Londra, alle quali (pur non amando affatto l’erba) siamo certi che Potito desideri partecipare, per difendere nuovamente i colori dell’Italia ai Giochi dopo Pechino 2008, dove al primo turno impegnò per tre set il futuro vincitore Rafael Nadal. Se la lista chiudesse ora l’azzurro sarebbe molto lontano da un posto qualificazione, ma da qui all’11 di giugno (data fissata per il cut-off) c’è ancora tutto il tempo necessario per recuperare terreno. Magari tornando a far bene già dalla prossima settimana in Baviera, oppure dal Masters 1000 di Madrid o da quello di Roma, dove Starace (che quasi sicuramente beneficierà di una wild card) ha da confermare il terzo turno raggiunto nel 2011, quando battè i top 20 Alexandr Dolgopolov e Viktor Troicki prima di arrendersi ad Andy Murray.
Tuttavia l’occasione più importante arriverà in extremis, al Roland Garros, dove l’azzurro non deve difendere nulla, e potrà quindi raccogliere punti pesanti.
Ma per farlo avrà bisogno di una svolta radicale nel rendimento. Arriverà?
Immagine e articolo da T.it (n.d.r.)
Il 2012 di Starace stenta a decollare, e sin qui è stato decisamente deludente. Mai un quarto di finale a livello Atp, nessuna vittoria contropronostico, e quasi 20 posizioni perse nel ranking. Si riprenderà?
La stagione dei tennisti italiani che frequentano i piani alti della classifica mondiale non è certo iniziata nel migliore dei modi, ma qualcosa di buono lo si è visto comunque da parte di quasi tutti. L’unico che sin qui ha completamente deluso nei risultati è Potito Starace, capace di raccogliere veramente poco e apparentemente privo di attenuanti. Il campano non sta giocando il proprio miglior tennis, e il suo bilancio stagionale nel circuito maggiore parla sin qui di dodici sconfitte e solo sei vittorie, tre delle quali ottenute contro giocatori fuori dai primi 100, e un’altra per ritiro. Una miseria per uno come lui, che si è sempre distinto per la grande costanza di rendimento, diventando una vera e propria garanzia nei tornei sulla terra battuta. Ma quest’anno non è così, e pare quasi che la voglia di mettersi in gioco ogni settimana stia pian piano venendo meno. A 30 anni compiuti, e dopo undici lunghe stagioni nel circuito (otto delle quali fra i top 100), ci può stare di perdere un po’ di motivazioni, ma viene difficile pensare sia il caso di Potito, uno che – almeno sul rosso – ha sempre lottato fino all’ultimo quindici.
Ma negli ultimi mesi il suo atteggiamento è parso diverso, e i risultati ne hanno risentito. Dopo i primi quattro tornei dell’anno, tutti sul veloce e con un solo match vinto, ‘Poto’ è volato in Sudamerica in cerca di riscatto sull’amata terra, ma è tornato a testa bassa anche da lì. In tre tornei ha raccolto un primo e due secondi turni, arrendendosi in entrambi i casi all’argentino Carlos Berlocq, uno al quale ha davvero poco da invidiare. Poi, dopo un’altra parentesi (di tre sconfitte) sul cemento, è finalmente arrivata la terra europea, e sembrava giunta l’ora della svolta. Il campano ha dato qualche segnale di ripresa raggiungendo la finale al challenger di Barletta, dove ha vinto due buone partite con Filippo Volandri e Victor Hanescu prima di arrendersi nettamente allo sloveno Aljaz Bedene, ma non è riuscito a cambiare marcia. Tra Casablanca, Montecarlo e Bucarest ha collezionato altre tre eliminazioni al secondo ostacolo, e mercoledì, in Romania, non ha sfruttato una ghiotta occasione per raggiungere il primo quarto di finale dell’anno, cedendo in due facili set all’ungherese Attila Balazs, numero 450 del mondo. Uno che vale sicuramente di più di quanto dica la sua classifica (non a caso è stato 153 due anni fa), ma che sul rosso dovrebbe comunque fargli il solletico.
Qualche tempo fa aveva dichiarato che i due obiettivi per la propria carriera erano riportare l’Italia nel Gruppo Mondiale della Coppa Davis e vincere un torneo Atp. Il primo desiderio l’ha portato a termine nel 2011, mentre il secondo (sfuggitogli per un soffio in quattro occasioni) appare ormai sempre più lontano. È chiaro a tutti che l’azzurro sta attraversando un periodo nero in cui si trova in totale carenza di fiducia, ma l’ennesimo tentativo di cambiare racchetta dimostra come abbia ancora voglia di provarci. A Bucarest l’abbiamo visto impugnare una Babolat Pure Drive, la stessa che provò (senza successo) sul finire del 2008. Evidentemente non è ancora soddisfatto della propria Pacific (già nel 2011 cambiò modello, regalando in tribuna tutte le racchette al termine del match perso con Pere Riba a Montecarlo) e pare non aver mai digerito il cambio obbligato impostogli all’inizio del 2011, dopochè l’azienda tedesca ha acquistato la Fischer, che produceva i telai con i quali ‘Poto’ è cresciuto e si è fatto strada fra i professionisti.
Le ragioni vere e proprie della crisi, quindi, non sono date a sapersi, e l’unico dato di fatto è che da gennaio a oggi il tennista di Cervinara ha perso già 18 posizioni in classifica, scivolando alla 76esima piazza (e indietreggierà ancora il prossimo lunedì). Un’involuzione che potrebbe diventare decisiva in vista delle Olimpiadi di Londra, alle quali (pur non amando affatto l’erba) siamo certi che Potito desideri partecipare, per difendere nuovamente i colori dell’Italia ai Giochi dopo Pechino 2008, dove al primo turno impegnò per tre set il futuro vincitore Rafael Nadal. Se la lista chiudesse ora l’azzurro sarebbe molto lontano da un posto qualificazione, ma da qui all’11 di giugno (data fissata per il cut-off) c’è ancora tutto il tempo necessario per recuperare terreno. Magari tornando a far bene già dalla prossima settimana in Baviera, oppure dal Masters 1000 di Madrid o da quello di Roma, dove Starace (che quasi sicuramente beneficierà di una wild card) ha da confermare il terzo turno raggiunto nel 2011, quando battè i top 20 Alexandr Dolgopolov e Viktor Troicki prima di arrendersi ad Andy Murray.
Tuttavia l’occasione più importante arriverà in extremis, al Roland Garros, dove l’azzurro non deve difendere nulla, e potrà quindi raccogliere punti pesanti.
Ma per farlo avrà bisogno di una svolta radicale nel rendimento. Arriverà?
Immagine e articolo da T.it (n.d.r.)