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Brianti, la veterana del gruppo
Alberta compie oggi trentadue anni: è la più “anziana” tra le giocatrici italiane di vertice. Tennista vecchio stampo dal gioco vario, merita un encomio perché ha saputo ottenere il massimo dalle sue potenzialità
Del suo lavoro ama la possibilità di viaggiare e scoprire sempre posti nuovi.
Ammira fortemente Roger Federer, di cui custodisce gelosamente una foto che li ritrae insieme. Adora leggere e apprezza il cinema americano. Va pazza per la pizza, ascolta Eros Ramazzotti e si diletta giocando a calcio. Sono solo alcuni degli hobbies di Alberta Brianti, modello positivo del nostro tennis in gonnella che festeggia oggi il suo 32° compleanno. Ripercorriamo le tappe principali della sua lunga carriera, dalle origini ai giorni nostri.
Esordi. Alberta nasce il 5 aprile 2012 a San Secondo Parmense, paesino di cinquemila anime situato in provincia di Parma. Unica figlia femmina di papà Attilio e mamma Rita, inizia a giocare a tennis all’età di sei anni presso un circolo locale. Ancora quindicenne debutta nel mondo “pro” a Nicolosi, rimediando una severa sconfitta dalla connazionale Cristina Salvi. L’anno successivo vince il suo primo match nel circuito superando la francese Jennifer Sans a Orbetello. Il primo scorcio di carriera si divide così senza squilli di tromba tra il mondo junior e qualche assaggio di professionismo. La svolta arriva nel 2000, anno in cui la Brianti guadagna oltre 300 posizioni nel ranking Wta (chiuderà la stagione al n.366) grazie ad alcuni risultati di rilevo tra cui una finale nel $10.000 di Istanbul e una semifinale nel $10.000 di Cuneo. Inoltre, sempre in quell’anno esordisce nel circuito Wta perdendo nel primo turno di quali a Palermo contro Laura Dell’Angelo.
2006: il cambio di marcia. L’anno successivo vince il suo primo Itf sul cemento di Guimaraes ($25.000) e accede per la prima volta nel main-draw di un torneo Wta a Tashkent, uscendo però all’esordio per mano della bielorussa Nadejda Ostrovskaya. L’estate 2002 è per lei magica: in un mese si aggiudica tre Itf sul veloce (Frinton su erba, Pontevedra e Vigo sul cemento). La sua ascesa si arresta però lì: per tre anni la giocatrice emiliana rimane impelagata attorno alla 300ma posizione. Ma nel 2006 cambia qualcosa e Alberta innesca la quinta. Tra febbraio e marzo conquista due $25.000 (St. Goerges de Beauce e San Pietroburgo) e due finali (Clearwater e Putignano) mentre a giugno gioca il primo Slam della sua carriera a Parigi, perdendo al primo turno da Aravane Rezai dopo aver superato le quali. I quarti raggiunti al Wta di Kolkata e la finale nel $50.000 di Deauville a fine stagione la proiettano per la prima volta nelle cento (n.95): è il novembre del 2006.
2007-2008: la frenata. Entrata nell’élite del tennis mondiale, Alberta incappa in una spirale di risultati negativi che la fanno presto sprofondare nuovamente negli abissi. Nel 2007, eccezion fatta per la finale nel $75.000 di Ortisei (perse da Caroline Wozniacki), Alberta inanella ben dodici sconfitte al primo turno e viene respinta per ben sei volte nelle quali dei tornei Wta. L’anno seguente le cose non vanno meglio perché l’azzurra subisce tre sconfitte al primo turno e viene stoppata in sette occasioni nelle quali Wta. A tenerla a galla sono gli ottimi piazzamenti nei tornei da $50.000: Alberta è finalista a Barnstaple e Saguenay e semifinalista a Bucarest. Di fatto, però, il ranking a fine anno è il peggiore degli ultimi anni (n.173).
2009-2011: una seconda giovinezza. Il primo mese del 2009 è foriero di buone notizie: l’azzurra supera le quali ad Auckland e a Melbourne, dove si toglie lo sfizio di ottenere la sua prima vittoria nel main-draw di uno Slam superando al primo turno Yanina Wickmayer. La Brianti accede al tabellone principale anche a Stoccarda, Roma e Wimbledon e in piena estate raggiunge addirittura la semifinale a Portoroz, dove si arrende al cospetto di Dinara Safina. Ma il meglio deve ancora arrivare: due mesi dopo, a Guangzhou, ottiene la sua prima finale Wta perdendo nell’ultimo atto da Shahar Peer. Questi risultati, sommati al cospicuo bottino racimolato negli Itf, le consentono di chiudere la stagione al numero 74. Nel 2010 conquista il suo miglior risultato di sempre in un Major, centrando il terzo turno agli Australian Open. Il resto della stagione è però disastroso (12 k.o. al primo turno), e se riesce a finire l’anno nelle cento è soprattutto merito del titolo conquistato nel $100.000 di Ningbo 2 a fine settembre. Nel 2011 arriva il primo titolo Wta: lo vince a Fes, sulla terra, lei che è specialista sulle superfici veloci. I quarti a Copenaghen e Washington sono gli altri piazzamenti di prestigio che le permettono di chiudere nella top 100 per il terzo anno consecutivo.
2012: il presente. Il resto è storia recente. La sua stagione non è stata sin qui esaltante: quattro sconfitte al primo turno (Auckland, Parigi, Indian Wells, Miami), due al secondo turno (Australian Open, Acapulco) e una qualificazione fallita (Hobart). Alcune battute d’arresto sono tra l’altro arrivate contro avversarie non irresistibili (vedi Czink, Soler-Espinosa, Krajicek e Rogowska). Nel mezzo, però, c’è da segnalare l’exploit di Memphis: qui Alberta si è issata sino alle semifinali dove poi ha ceduto a Sofia Arvidsson, futura vincitrice del torneo. Attualmente è numero 63 del mondo, vicina al best ranking ottenuto nel giugno 2011 (n.55). In questo mese avrà delle pesanti cambiali in scadenza: prima dovrà difendere i quarti di Barcellona, poi il titolo a Fes. Non sarà facile. E se anche non dovesse confermarsi poco importa, a trentadue anni suonati Alberta ha già dato tanto.
Avercene di tenniste come lei, che nonostante un fisico minuto (162 cm) ha saputo emergere in questo tennis di valchirie a suon di rovesci affettati e varietà di gioco. Uno stile d’altri tempi, come solo lei e pochissime altre sanno ancora proporre.
T.it (n.d.r.)
Buon compleanno Alberta !!