I migliori 10 match del 2011TENNIS - Dopo le fortunate edizioni 2009 e 2010 ecco di nuovo l'appuntamento dicembrino coi migliori dieci match dell'anno versante Atp. Su tutti, la meravigliosa e indimenticabile semifinale di Parigi tra Federer e Djokovic. E poi, ancora il serbo e lo svizzero a New York, un po' di estro e follia con Tsonga e Petzscnher, Nadal e Del Potro e ancora e ancora. C'è anche un pezzetto di Italia, con la strepitosa impresa di Fognini su una gamba sola al Roland Garros in ottavi.
FEDERER - DJOKOVIC semifinale Roland Garros 7-6 6-3 3-6 7-6
https://www.youtube.com/watch?v=Yil9PpIr1DAGianluca: non vorrei ripetermi e non so neanche se è giusto tentare di razionalizzare le parole che scrissi a caldo, subito dopo il match, ma questa è stata, a mio avviso, semplicemente, la PARTITA. Due giocatori che si giocano molto e che decidono di farlo a viso aperto. La terra battuta non è la loro superficie preferita, ma loro giocano talmente bene che portano la partita nel luogo ideale. E il pubblico va con loro: amore puro per questo sport e i francesi credono che questo sport sia Roger Federer. Punto. Luoghi da cui ho avuto la fortuna di vedere la partita: la tribuna stampa laterale del Philippe Chatrier. La sala stampa. La tribuna stampa dietro ai giocatori, vicinissima agli stessi (grazie Davide Zirone, che mi hai convinto ad andare fin là). In ognuno di questi tre luoghi sentivo espressioni stupefatte, Quel rovescio di Federer giocato con la palla dietro al corpo, ad UNA mano, che continua a non avere senso anche a mesi di distanza. Lo YES! urlato al mondo a fine partita da Roger. La consapevolezza, uscendo dal campo, di poter dire: “Ora chi se ne frega: posso anche non vedere mai più un solo quindici di tennis dal vivo. Meglio di così non si può”.
Nicola: buon per voi che avete goduto e sofferto dal vivo uno dei migliori match (credo di non esagerare) di sempre nella storia del tennis. Tre ore e trentanove minuti col piede pigiato sull’acceleratore, senza mai scalare di una marcia. Un tennis da strapparsi i vestiti e guardarsi la partita nudi per le emozioni e il pathos regalati. E quel punto di rovescio (fai bene a ricordarlo), quel quarto set con Nole che serve per il parziale e Roger che gli fa quattro vincenti in faccia…..aaaahhhh, che pomeriggio.
DJOKOVIC - FEDERER semifinale Us Open 6-7 4-6 6-3 6-2 7-5
https://www.youtube.com/watch?v=EXNc_iMkSIYGianluca: i tifosi dello svizzero, nel ripensare a questa partita anche negli anni a venire, prendano per favore un disco di Tiziano Ferro. Uno di quelli pre-outing. Prendano quello con “Sere Nere” e urlino insieme a Ferro nel ritornello “Perché fa male, male, male da morire”. Perché è questo quello che ha fatto a Roger e a milioni di suoi tifosi quel dritto in risposta tirato “ad cazzum” dal serbo, chiudendo gli occhi. Nole li aveva già punzecchiati, i tifosi di Roger quando aveva mostrato al mondo che un dritto vincente dello svizzero era figlio di una stecca. Ma con quel dritto senza senso dichiara la guerra e la vince, almeno per quel giorno. Una partita che esce dai normali codici matematici: Federer gioca bene due set e tre quarti, Djokovic due set e un quarto solamente. Ma vince il serbo.
Nicola: su questo match mi ero già espresso su questi lidi, beccandomi anche parecchie critiche. Per due set sembra di rivedere il proseguo della partita di pochi mesi prima a Parigi: il serbo che spinge spinge spinge e spinge e l’altro che tra un’aggiustata al ciuffo e l’altra gli ributta tutto a velocità doppia di contro balzo. Risultato? Due set a zero e match che sembra in ghiaccio. Poi arrivano i voli sulle nuvole, le stecche, gli sfarfallii e di colpo siamo al quinto. Rimarrà agli annali il commento di Ocleppo, che sul 5-3 40-15 Federer afferma che la partita è ormai finita. Non so se altri sostenitori dello svizzero abbiano fatto lo stesso, io ricordo solo che mio padre, seduto accanto a me, si dette una vistosa “toccata” ai gioielli di famiglia. Rivelatasi vana.
DJOKOVIC - MURRAY semifinale Foro Italico 6-1 3-6 7-6
https://www.youtube.com/watch?v=VQ37c1m7ByAGianluca: per quei pochi o molti di voi che non sono mai stati al Foro Italico, c’è da spiegare che con il calare delle tenebre diventa un posto veramente fetido in cui giocare a tennis. Da Monte Mario scende umidità con la stessa cattiveria degli elicotteri al napalm di Apocalypse Now. Insomma, non ti vien voglia di giocare bene a tennis. E invece Nole e Andy, solo pochi mesi prima protagonisti di una delle più brutte finali degli Australian Open, ci regalano un match da ricordare. Un match in cui Murray torna un giocatore vero, dopo mesi di balbettii. Ma alla fine perde. Guardando i km percorsi a fine partita tutti dicono che Djokovic stavolta non ce la può fare, in finale contro Rafa. Ma questo è Robo-Nole.
Nicola: un match che spiega due cose: come mai Djokovic quest’anno sia stato pressoché imbattibile fino a settembre e come mai Murray sia ancora un mezzo campione. NON PUOI servire per il match dopo avere rimesso in piedi una partita che sembrava persa (prima un set sotto, poi un break di svantaggio nel terzo), andare 30-15 e commettere poi nei punti successivi due pavidi e grondanti braccinismo doppi falli. Semplicemente non puoi. In mezzo c’è una lotta furibonda, feroce, maschia, tra i due migliori rovesci a due mani del circuito, visto che, per una volta, lo scozzese decide di mostrarci che anche lui, da quel lato, sa fare cose egregie e non solo tirare mozzarelle. Ps (notare l’agilità e la gaiezza con la quale Angelino Alfano al minuto 2.10 restituisce la pallina dalla tribuna).
DJOKOVIC - NADAL finale Miami 4-6 6-3 7-6
https://www.youtube.com/watch?v=FFlfxOcyALg Gianluca: allora, arrivati a questa partita la situazione era la seguente: Nole aveva vinto Australian Open, Dubai e Indian Wells rispettivamente su Murray (oltre a Federer in semi), Federer e Nadal. Doveva ancora perdere una partita. Nadal doveva ancora vincere un torneo, ma aveva appena battuto Federer in semifinale in una partita a senso unico. Conterà più il precedente di Indian Wells o l’entusiasmo di Rafa per la schiacciante vittoria su Roger, ci si chiedeva.
Nicola: domanda più che legittima, allora. Anche se qualche mese e sei finali dopo appare quasi una battuta. A Miami Nadal scopre di avere trovato un avversario che fa tutto meglio di lui: col dritto, col rovescio, nella lotta, nella resistenza, con la testa. Tre ore e passa di mazzate, scambi estenuanti, urla, scivolate (nonostante si giochi sul cemento), spaccate. E’ power tennis allo stato puro. Non piace ai puristi. Non piace neanche a Rafa, contro un Nole così.
FOGNINI - MONTANES ottavi Roland Garros 4-6 6-4 3-6 6-3 11-9
https://www.youtube.com/watch?v=42S88fch20AGianluca: la partita che, insieme al ritorno in A di Davis, ha dato un senso alla stagione dell’italracchetta (sì, ok, finalmente abbiamo anche vinto un torneo con Seppi). E siccome noi italiani le cose, sia nel bene che nel male, riusciamo a farle solo sbracando di brutto ecco che “Fogna” si inventa una partita infinita, condita di tutti i crampi di questo mondo. E da nove, dicasi NOVE, falli di piede nella stretta finale del match. Nonostante questo, non raccontiamo l’ennesima sconfitta all’italiana ma una vittoria che porta Fabio per la prima volta ai quarti di finale. Che non disputerà mai, consunto da questa partita, incorrendo nel furore statistico di Scanagatta.
Nicola: a rivedere il video sembra impossibile che Fognini sia riuscito a vincere questa partita. Senza servizio, con l’incubo del fallo di piede o del doppio fallo, senza una gamba, solo con la testa e col braccio. E che braccio. Da fermo, vincenti a destra e sinistra, pure staffilate di talento, di classe, di quella facilità di gioco mai davvero espressa ma da tutti sempre percepita. Croce e delizia, questo è sempre stato il ligure. Croce e delizia anche in questo epilogo drammatico. Alla gioia per i quarti di finale si contrapporrà infatti poche ore dopo la consapevolezza di non poterseli manco disputare dato l’infortunio. Grazie lo stesso.
NADAL - DEL POTRO ottavi Wimbledon 7-6 3-6 7-6 6-4
https://www.youtube.com/watch?v=-o7CgXrspOcGianluca: Nicola, ti lascio il dettaglio tecnico-narrativo del match molto volentieri. Perché la cosa che più mi ricordo del match è Nadal che estende il regolamento ai limiti e si prende un Medical Time Out molto propizio prima del tie-break del primo set (stessa spiaggia stesso mare, verrebbe da dire, visto il precedente targato 2010 contro Petzschner).
Nicola: se non sbaglio Picasso voleva anche aspettare Nadal dopo la conferenza stampa per dirgliene (o dargliene?) quattro. Qua l’omone di Tandil invece non si scompone, ma, mentre Nadal deve ancora capire se la sua carriera sia o meno finita nei primi punti del tie break (le smorfie lasciavano presagire ciò), invece di approfittarne e portarsi a casa il set si impappina, si blocca e consente a Lazzaro di rialzarsi, di camminare (pure di correre) e di vincere il parziale probabilmente decisivo. Perché i set successivi saranno equilibratissimi (e altamente spettacolari), ma un conto è giocarseli in vantaggio, un altro è dover rincorrere.
TSONGA - FEDERER quarti Wimbledon 3-6 6-7 6-4 6-4 6-4
https://www.youtube.com/watch?v=ZR-vUu27MbsGianluca: la partita che ha fatto dubitare anche a molti Federeriani che fosse veramente finita. In realtà Mr Slam già al lunedì contro Youzhny aveva cazzeggiato oltre il livello di guardia, pur giocando bene. I carri armati francesi partono lenti in questo match e permettono allo svizzero di sgraffignarsi di esperienza i primi due set, ma poi quando si mettono in marcia fanno subire a Roger la prima sconfitta Slam della carriera da un vantaggio di due set a zero. Tsonga diventa semplicemente “Unbreakable”, altro che Bruce Willis…
Nicola: se Jo usa i carri armati Federer al massimo è capace di rispondere a colpi di cerbottana e con l’acume tattico-militare di Sturmtruppen. Già, perché Roggy, una volta incamerati con discreto agio i primi due parziali, decide che la semifinale gliela debba concedere il suo avversario senza che lui debba sforzarsi di prendersela. Con l’aria da dandy annoiato che ogni tanto pervade i suoi match, lo sfizzero pensa più ad aggiustarsi il ciuffo che a combattere. Non un urlo, non una reazione, non un gesto “bellico” mentre l’altro sfonda a colpi di mortaio la sua linea Maginot e conquista la vittoria più bella della sua carriera con pieno merito.
TSONGA - PETZSCHNER primo turno Australian Open 4-6 2-6 6-2 6-3 6-4
https://www.youtube.com/watch?v=FE4QfPj5qyUGianluca: gioia, paura e delirio a Melbourne. La partita che fa felice Andrea Scanzi. Te l’ha consigliata lui, Nicola?
Nicola: credo che in realtà il nostro conterraneo toscano avrebbe volentieri patrocinato la causa del match di cui sopra, sempre con Jo, ma con avversario il suo amato Schumacher del tennis (cit.) rimontato e irriso. Qua invece c’è Neuro Pecce (che ha una foto sulla sua pagina Atp che neanche Jack Torrance all’Overlook Hotel) che per due set scherza il francese. Lo devasta col servizio, ne fiacca le possenti gambe col suo back bassissimo, lo attacca all’improvviso. Insomma, per il francese (come dicono a Firenze) “l’è maiala”. Ma Pecce sa anche essere generoso e buono, a dispetto della barba da bruto e della sua allergia al sorriso. E così, tra un frizzo e un lazzo, va a perdere in cinque.
MURRAY - TROICKI quarti Roland Garros 4-6 4-6 6-3 6-2 7-5
https://www.youtube.com/watch?v=e5JvslJ9uE8&feature=relatedGianluca: questa la potremmo passare sotto il titolo “Il momento in cui il raccattapalle impazzì”. Povero ragazzo, faceva tenerezza. Anche del gran tennis, prima e dopo, però.
Nicola: Troicki ha quella faccia un po’ così, con quell’espressione un po’ così. Non trasmette molte sensazioni, ha la bocca perennemente aperta, gli occhi spesso sbarrati, una collanina che penzola fuori dalla maglietta. Insomma, sembra un po’ fesso, anche se forse non lo è. In questi due giorni sui quali si sviluppa questo stranissimo match, recita benissimo la parte, però. Va avanti di due set e un break (Murray sembra doversi ritirare, si tocca ovunque, boccheggia, pare reduce da una marcia Perugia-Assisi sotto il sole cocente, tanto mostra di essere provato). Poi si spegne. Puff. In un baleno, prima che il buio avvolga il Lenglen, lo scozzese ha pareggiato il conto. Il giorno dopo si gioca al meglio di un set. E ancora, Viktor (dopo aver smoccolato in serbo per via del raccattapalle che di fatto lo priva di un punto) sale 5-2. Sembra fatta. Sembra. Poi si ricorda chi è. E cede 5 giochi di fila.
FERRER - DEL POTRO finale Coppa Davis 6-2 6-7 3-6 6-4 6-3
https://www.youtube.com/watch?v=VeeowXvp7PsGianluca: è difficile, credo, far piangere un omone come Del Potro, ma la sconfitta in questa partita, più che quella contro Nadal, secondo me, lo ha portato a tanto. Il match base della sfida: con Del Potro sopra due set a uno, l’Argentina già assaporava il pareggio nella prima giornata. Ciò avrebbe significato probabilmente il vantaggio dopo il match di doppio (regolarmente vinto in maniera abbastanza agevole). E poi, il terzo giorno, sul vantaggio di due a uno, avrebbero potuto caricare il destino della nazionale sulle spalle caricate a pallettoni di Juan Martin o su quelle artistiche di Nalbandian, che ormai vive per farsi trovar pronto all’appuntamento con il destino tennistico dell’Argentina. La Nalba assaporava questa possibilità. L’Argentina tutta la assaporava. Ma nel quarto set le cose cominciano a mettersi male…
Nicola: già, nel quarto set l’omino gobbo di Valencia è ancora lì che sgambetta e sbuffa, mentre la spia dell’omone di Tandil comincia a lampeggiare. Juan Martin avrebbe anche le chance per chiuderla in quattro, ma le gambe (e forse pure un pizzico di desuetudine a match del genere) non lo assistono più. Nel quinto è ormai vittima designata e la Spagna, come dici tu, più che col punto di Rafa, è qua che capisce davvero di aver vinto la Davis.
Nicola Gennai, Gianluca Comuniello
(Ubitennis.com)