Un infortunio al gomito e un’infezione al cordone ombelicale lo hanno costretto ad uno stop forzato di tre mesi. Precipitato al numero 116 Atp, il tennista americano è tornato in campo la scorsa settimana ed è pronto a scalare nuovamente il ranking.
Negli ultimi mesi qualcuno si sarà chiesto che fine avesse fatto Sam Querrey. L’ultima apparizione in un torneo Atp risale addirittura a giugno, quando l’american boy usciva negli ottavi di finale al Queen’s per mano del beniamino locale James Ward. Poi il buio. Ecco il perché.
Doppio stop. Dopo un ottimo 2010 che lo aveva visto aggiudicarsi ben quattro titoli (Memphis, Belgrado, Queen’s e Los Angeles) e irrompere prepotentemente nella top 20 (best ranking n.17), il ventiquattrenne di San Francisco ha vissuto un 2011 poco esaltante e privo di acuti. I quarti di finale a Memphis e gli ottavi a Indian Wells costituiscono sin qui i suoi migliori risultati stagionali. Poca cosa per un top twenty. Il suo annus horribilis è poi proseguito con l’infortunio al gomito sinistro patito al Queen’s per il quale ha dovuto sottoporsi ad un intervento chirurgico che lo ha costretto a saltare tutti i tornei estivi (Wimbledon e Us Open compresi). Operatosi con successo, i guai per Sam non sono finiti. Poco più di due settimane fa, infatti, l’americano si è beccato un’anomala infezione al cordone ombelicale che ne ha prolungato l’assenza dai campi.
Il rientro. Ora, però, il peggio è passato e Querrey sembra aver ritrovato la luce in fondo al tunnel. La scorsa settimana è tornato in campo dopo tre mesi di stop ed ha centrato la semifinale al Challenger di Tulsa, perdendo dal semisconosciuto Michael McClune (n.440 del mondo) dopo aver superato nell’ordine David Martin (n.705), Michael Shabaz (n.529) e Alez Bogdanovic (n.350). Insomma, un colpo duro da digerire per uno che solo l’anno prima giocava gli ottavi a Wimbledon e agli Us Open e che fino al maggio scorso era il numero 18 del mondo. Precipitato in 116ma posizione, lo statunitense si dice finalmente pronto a ricostruirsi un ranking che possa consentirgli di entrare direttamente in tabellone nei tornei Atp. Dopo aver tenuto a galla per mesi la bandiera a stelle e strisce assieme ai compatrioti Roddick, Fish e Isner, Sam occupa attualmente la decima posizione nello speciale ranking degli americani. Prima di lui, oltre ai tre già citati, compaiono nell’ordine Alex Bogomolov (n.40), Donald Young (n.55), Ryan Sweeting (n.65), James Blake (n.76), Ryan Harrison (n.82) e Michael Russell (n.97). Riuscirà il buon Sam a ripristinare le gerarchie?
Volontà e sacrificio non sembrano fargli difetto:
“Oggi sono un giocatore più affamato che mai. Quando non giochi e non ti alleni per molto tempo ti accorgi di quanto ti manchi lo sport, di quanto lo ami. Ho voglia di tornare presto ai livelli che mi competono“.
In bocca al lupo.
Fonte: T.it (n.d.r.)