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Cio' che nessuno di noi si augurava...

da Libero (n.d.r.)


Dopo più di un mese dall'inizio delle violenze in Libia si è a un passo dal conflitto armato. Aerei francesi sono già in volo sopra il Paese, sui cieli di Bengasi. L'obiettivo è quello di ostacolare i movimenti delle truppe del Colonnello Muammar Gheddafi. Secondo quanto riferito da una fonte gli aerei Rafale sono al momento impegnati in una missione di ricognizione "sull'intero territorio libico". Il tipo di missione non è vincolante. I Rafale, della Dassault, sono caccia bombardieri armati di ultima generazione, ai quali basta il via libera del comando per passare all’azione e iniziare a sganciare le bombe. Inoltre sei F-16 danesi sono atterrati nella base siciliana di Sigonella: Copenhagen ha offerto la sua disponibilità a partecipare agli interventi militari contro le truppe di Gheddafi insieme al resto della coalizione internazionale. Alla prima tranche di attacchi dovrebbero prendere parte anche Regno Unito, Turchia e Norvegia, mentre il Canada, dopo l'iniziale disponibilità, ha chiesto una proroga di due giorni. Gli obiettivi individuati dalle forze Onu sarebbero 15. Le forzi federli a Gheddafi possono contare su circa 400 velivoli, prevalentemente Mig russi, ma solo 20-30 sono considerati operativi.


L' Italia ha messo a disposizione i propri Eurofighters ed i Tornado
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da [Devi essere iscritto e connesso per vedere questo link] (n.d.r.)

France announces action on Libya

Meeting in Paris follows UN resolution allowing no-fly zone and possible military action against Gaddafi's forces.
Paris has taken a leading role in co-ordinating the world's response to the situation in Libya [Reuters]
French fighter aircraft are policing a no-fly zone over Libya protecting the rebel stronghold of Benghazi, Nicolas Sarkozy, the French president, has said.
World leaders met in Paris on Saturday to discuss UN-sanctioned military intervention in Libya where forces loyal to Muammar Gaddafi, the country's long-time leader, are battling opposition forces.
Speaking after the talks, Sarkozy said that French aircraft were ready to strike at fighter aircraft and tanks belonging to Gaddafi's forces that might be used to attack civilians.
But he said that the fight in Libya belonged to the Libyan people.
"If we intervene on the side of Arab nations it is not to impose on the Libyan people, but because of a universal conscience hat cannot tolerate such crimes," he said.
"We do it to protect the civilian population from the madness of a regime that, but killing its own people, has lost any legitimacy."
Youcef Bouandel, a professor of international relations at Qatar University, said that Sarkozy's statement was "well measured".
"He chose his words very carefully to take the moral high ground, making reference to conscience, the rights of the Libyan people ... and most importantly getting the Arab nations on board," he told Al Jazeera.

Military intervention

Several Arab leaders attended the Paris meeting, along with an African Union representative and an array of European leaders including Angela Merkel, the German chancellor, although Germany is not expected to participate in any action.
Paris has taken a leading role in co-ordinating the world's response to the situation in Libya and the attempt to halt Gaddafi's attacks on the poorly armed rebel forces.
Sarkozy convened Saturday's talks just hours after the UN Security Council passed a resolution allowing possible military action and a no-fly zone over the Libya.
In an open letter earlier, Gaddafi warned: "You will regret it if you dare to intervene in our country."
In Libya, Gaddafi's forces moved on the rebels in Benghazi early on Saturday, despite calling a ceasefire in response to the UN Security Council resolution.
The move appeared to be an attempt to pre-empt Western military intervention.

Aircraft deployed

Colonel Brian Lees, a former British defence attaché to Saudi Arabia, said it would be important for intervention forces to act before the Libyan military was able to take cover among civilians in Benghazi.
"The important thing is to take out the military resources threating Benghazi, and that, I'm sure, is what they will focus on," he told Al Jazeera.
"To do that they may have to make sure that the Libyan air force is grounded and that the Libyan anti-aircraft capability is reduced."
Backing French aircraft, Demark has sent six F-16 fighter jets to NATO's air base on the Italian island of Sicily and the UK could also deploy Tornado jets and Typhoon fighters from the British Akrotiri air base in Cyprus.
Libyan state television said Libyans, including women and children, were holding a sit-in at the Tripoli international airport, apparently to deter bombers.
Footage showed hundreds of mostly young men on the runway carrying green flags and signs in support of the Libyan leader.

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dalle 17:45 alcuni punti startegici libici sono sotto attacco aereo da parte dell' aviazione francese
GdS (n.d.r.)

Libia sotto attacco. Attorno alle 17.45 è iniziata l'offensiva occidentale contro il regime di Gheddafi, colpevole di non aver rispettato il cessate il fuoco chiesto giovedì dall'Onu.
Il primo attacco è arrivato da un caccia francese, che ha colpito un veicolo militare libico. A confermare la notizia il ministro della difesa di Parigi. L'intervento francese è stato salutato da scene di festa nella città in mano ai ribelli libici

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da Il Messaggero (n.d.r.)


Missili sulla Libia

L'attacco contro la Libia, iniziato nel tardo pomeriggio con l'entrata in azione dei caccia francesi, è andato avanti nella serata su larga scala, quando le unità della marina americana hanno iniziato a bombardare con i missili Cruise le postazioni della contraerea libica, in un'operazione ribattezzata “Odissea dell'alba”. Secondo la tv di stato libica. sono stato colpiti invece obiettivi civili. Il via libera all'attacco, sulla base della risoluzione Onu che impone la no fly zone, era arrivato dal vertice tenuto a Parigi da Europa e Lega Araba. Alle operazioni, coordinate dalla base di Capodichino e momentaneamente sotto il comando americano, partecipano al momento Usa, Francia e Gran Bretagna. Italia e Canada, gli altri due membri della coalizione internazionale, non hanno ancora preso parte attivamente ai raid. Ma l'Italia sta fornendo un importante supporto logistico attraverso la messa a disposizione della coalizione di ben sette basi militari. In mattinata le truppe del raìs avevano attaccato Bengasi, dove si contano una quarantina di morti e migliaia di persone si sono date alla fuga. In serata le milizie di Gheddafi hanno ripreso a sparare su alcuni quartieri della città.

Il primo bombardamento è scattato alle 17.45 di oggi, in attuazione della risoluzione 1793 approvata giovedì sera dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. Un caccia francese ha colpito un carro armato nella zona di Bengasi. Circa venti aerei, tutti francesi, sono stati impiegati in una zona compresa entro un raggio di 100-150 chilometri da Bengasi. Sono i piloti a decidere di volta in volta, quando bombardare, perchè la risoluzione Onu non prevede solo l'attuazione di una no fly zone, ma anche di «tutte le misure necessarie» per aiutare la popolazione sotto assedio a Bengasi. Poco dopo il primo raid, il ministero della difesa francese rendeva nota la distruzione di «numerosi carri armati» agli ordini di Gheddafi.

In serata, prima delle nove, l'inizio dei raid americani, con i primi missili da crociera lanciati contro la contraerea libica intorno a Tripoli e Misurata da unità della marina americana. I missili lanciati sono al momento 110 e hanno colpito oltre 20 obiettivi strategici libici, in larga parte a ovest del Paese. Si tratta di sistemi di difesa aerea e altri snodi di comunicazione strategica, tutti situati sulla costa. Lo ha detto l'ammiraglio William Gortney, incontrando la stampa al Pentagono.

L'impiego militare americano coinvolge le unità navali già nel Mediterraneo, cinque, oltre a diversi sottomarini. Fra queste due cacciatorpediniere di classe Arleigh-Burke, con in dotazione missili cruise: la USS Stout e la USS Barry. Nella regione è anche presente la USS Ponce, una nave anfibia da sbarco e la USS Kearsarge, una nave anfibia d'assalto con a bordo 400 marines. A guidarle è la USS Mount Whitney, la nave di punta della sesta flotta della marina, dotata di sistemi di comando e controllo molto sofisticati. Il Washington Post aggiunge che dispiegata nel Mediterraneo vi è anche il sottomarino di classe Los Angeles USS Providence, con missili cruise Tomahawk. Inoltre, precisano le fonti, la Marina americana ha di recente dispiegato nella regione «alcuni altri» sottomarini.

Il primo ministro britannico David Cameron ha riferito che le forze britanniche sono in azione stasera in Libia. Il premier ha riferito che l'operazione militare nel paese nordafricano è «necessaria, legale e giusta». Sottomarini britannici della classe Trafalgar hanno lanciato missili Tomahawks contro obiettivi in Libia.

Tripoli: colpiti obiettivi civili. Le ambulanze sono al lavoro a Tripoli per portare soccorso ai «feriti», ha riferito una fonte delle forze armate, citata dall'agenzia Jana. «Obiettivi civili a Tripoli sono stati colpiti dagli attacchi dell'aviazione nemica dei crociati», ha detto la televisione libica, per la quale sono stati bombardati obiettivi civili anche a Bengasi e Zuwarah. Lo dice la tv di stato libica che aveva già parlato di attacchi a riserve di carburante a Misurata. Secondo la televisione libica è stato colpito anche l'ospedale di Bir Osta Miled, a 15 km a est di Tripoli.

A Bengasi testimoni parlano di decine di morti e di migliaia di civili terrorizzati in fuga con ogni mezzo verso il confine col l'Egitto. L'attacco è stato rabbioso: la città è stata martellata per ore con lanci di razzi e colpi di artiglieria pesante. I tank hanno poi sferrato un attacco da terra cercando di rompere le sacche di resistenza nella parte orientale. La superiorità delle forze messe in campo da Gheddafi era talmente schiacciante che il leader degli insorti, Mustafa Abdul Jalil, ha invocato l'immediato aiuto della comunità internazionale. «È in corso un bombardamento su tutti i distretti di Bengasi. Oggi ci sarà una catastrofe se la comunità internazionale non attuerà le risoluzione del Consiglio di sicurezza dell'Onu. Ci appelliamo alla comunità internazionale, a tutto il mondo libero affinchè fermi questo sterminio di civili. Sulla strada per uscire dalla città ad est c'è una colonna di 160 chilometri di auto con famiglie terrorizzate», ha detto Jalil, che ha anche chiarito il giallo dell'aereo abbattuto oggi a Bengasi: «Era uno dei nostri».

L'Italia ha schierato nei giorni scorsi le batterie anti aree Spada nel sud del Paese, come misura di prevenzione legata alla crisi libica. Alcune postazioni sarebbero state spostate dalla base di Rivolto (Udine) a quella di Trapani Birgi, dove sono attualmente schierati i Tornado e gli Eurofighter italiani.

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da Il Giornale.it (n.d.r.)


In serata sono cominciate le azioni delle forze britanniche e americane, queste ultime con lanci di oltre 110 missili Cruise da navi e sottomarini che incrociano al largo: obiettivo le postazioni di difesa antiaerea nei pressi di Tripoli e i depositi di carburante dell’esercito vicino a Misurata. L’operazione Usa, alla quale ha dato il via il presidente Obama da Brasilia dove si trova in visita, è stata denominata «Odissea all’alba».
Con queste decise azioni si spera di indurre Gheddafi a fermare l’avanzata su Bengasi, che rischia di concludersi in un bagno di sangue. Presto sopraggiungeranno gli aerei inviati da altri Paesi: Canada, Danimarca, Norvegia, Spagna e Qatar tra i primi. Per quanto riguarda l’Italia, il ministro della Difesa Ignazio La Russa ha detto ieri sera che i nostri aerei sono «pronti al decollo in 15 minuti». Sono inoltre 25 le unità navali di diversi Paesi, Italia compresa, che si sono portate nelle acque antistanti la Libia.
Resta da vedere se questo sfoggio di forza militare servirà a raggiungere l’obiettivo, che rimane almeno nominalmente, come ha ribadito ieri il segretario di Stato americano Hillary Clinton, il ritiro delle forze di Gheddafi a tutela dei civili libici e non l’abbattimento del suo regime: la porta della diplomazia si riaprirà quando finirà l’aggressione ai civili, ha detto Sarkozy a operazioni avviate.
Questo non ha impedito ieri sera al Consiglio nazionale dell’opposizione libica di emettere un trionfalistico comunicato in cui si afferma che «Muammar Gheddafi sta vivendo le sue ultime ore». Un Gheddafi che ha definito ieri Sarkozy «ebreo sionista» e la coalizione che lo attacca «crociata», nel tentativo di caratterizzarsi come difensore dell’islam. Proprio come fece Saddam Hussein poco prima di finire come ricordiamo.

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non mi piace per niente 'sta storia, non mi piace tutta questa intraprendenza francese, non mi piace il fatto che fino a ieri il nostro governo era "amico" di Gheddafi...

la mia unica speranza è che il tutto si risolva il più in fretta possibile, e nell'unico modo in cui può finire (ovvero che qualcuno riesca finalmente a far fuori il tiranno)...

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temo proprio non piaccia a nessuno...
tantomeno a noi italiani che siamo, almeno geograficamente, i piu' coinvolti (vedi sbarchi) e proprio per la nostra ubicazione i piu' soggetti a tutti i possibili generi di ritorsioni.
In quanto alla durata...non vedo una guerra lampo...ma una fotocopia dell' Iraq.

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aggiornamenti...


Da onli.it (n.d.r.)

Guerra in Libia. Nel video che segue, le immagini dei jet ed altri aerei statunitensi in partenza dalla base di Aviano, in Friuli, 50 km a ovest di Udine. Intanto quattro eurofighter hanno raggiunto la base dell'Aeronautica militare di Trapani Birgi provenienti dal IV stormo di Grosseto. Gli Eurofighter sono utilizzati per la difesa da eventuali attacchi nemici. L'Eurofighter è un velivolo multiruolo (Swing Role) di quarta generazione e mezza, bimotore a getto con ala a delta ed alette canard. È stato progettato e costruito da un consorzio di nazioni europee.





Libero.it
In caso di attacco aereo "la nostra risposta e' proporzionata alla minaccia". Lo ha detto il capitano Roberto Losengo, pilota di F16 del 18° gruppo Caccia di stanza alla base militare di Trapani Birgi. "Siamo in grado di alzarci in volo in pochi minuti per garantire la difesa dello spazio aereo -ha detto il topgun 35enne originario di Pisa- nel caso in cui ci sia un velivolo non identificato il nostro compito e' quello di decollare in tempi rapidi, avvicinarci nei pressi del velivolo senza essere visti, quindi attendere e identificare il velivolo. Poi aspettare gli ordini su come agire velocemente".
Il pilota d'aereo, nella sua divisa da topgun, e' da due anni alla base militare dell'Aeronautica a Trapani Birgi. Alla domanda se in questo periodo c'e' particolare tensione, dopo gli attacchi della Francia e della coalizione sulla Libia, il pilota dice: "non c'e' particolare tensione ma una serie di operazioni che sono sempre state fatte durante gli addestramenti. C'e' l'attivita' programmata di tutti i giorni". Poi, parlando ancora della base militare di Trapani Birgi, il pilota di F16 spiega: "in questa base noi operiamo per la difesa dello spazio aereo nazionale. La difesa aerea e' demandata ai comandi della Nato".


Reuters Italia (n.d.r.)

Un rimorchiatore italiano è bloccato a Tripoli da ieri, come riferiscono oggi fonti vicine alla vicenda.
"Non c'è una conferma ufficiale dalla Farnesina", dice un funzionario del ministero degli Esteri, aggiungendo che il Mae sta comunque "verificando e monitorando attentamente la situazione per le valutazioni del caso" e che a breve diffonderà un comunicato.
Il rimorchiatore, della Augusta Offshore Spa, è stato bloccato ieri pomeriggio nel porto di Tripoli. Dell'equipaggio farebbero parte anche italiani.


Virgilio notizie (n.d.r.)

Calma apparente questa mattina all'interno della stazione navale di Taranto. La base sullo Jonio ospita la linea operativa della flotta militare italiana. Dopo la partenza della portaerei Garibaldi, in porto è rimasta la più imponente Cavour. La nuova portaerei è giunta a Taranto solo due settimane fa, ufficialmente per svolgere attività di addestramento. In realtà, come spiegano anche fonti militari, le navi e gli equipaggi della Marina Militare mantengono un grado di "approntamento" elevato e sono in grado di salpare a seconda delle necessità nel giro di poche ore. A Taranto, pronte a partire, ci sono le fregate della classe Maestrale e i pattugliatori d'altura della classe Soldati. Ma, al momento, nessun ordine in tal senso è giunto alle autorità militari. In zona di operazioni, al largo delle coste libiche, ci sono attualmente 4 unità navali: la portaerei Garibaldi, il cacciatorpediniere Andrea Doria, il rifornitore di squadra Etna e la fregata Euro. Tutte le navi sono partite nei giorni scorsi dalla base militare di Taranto. A bordo sono impiegati oltre 1500 militari, la maggior parte dei quali è pugliese. La portaerei Garibaldi, che attualmente incrocia al largo delle coste siciliane in attesa di disposizioni, ha a bordo otto "AV-8 B plus", aerei a decollo verticale dislocati nella base

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errex2008 ha scritto:
temo proprio non piaccia a nessuno...
tantomeno a noi italiani che siamo, almeno geograficamente, i piu' coinvolti (vedi sbarchi) e proprio per la nostra ubicazione i piu' soggetti a tutti i possibili generi di ritorsioni.
In quanto alla durata...non vedo una guerra lampo...ma una fotocopia dell' Iraq.


perfettamente d'accordo, purtroppo... dovremo stare molto attenti a possibili attentati...

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ultim' ora

da CorSera (n.d.r.)

Otto aerei italiani in azione


Oltre alle sette basi, l'Italia ha messo anche otto aerei a disposizione della coalizione che sta intervenendo in Libia. Ospite di Lucia Annunziata su Raitre, Ignazio La Russa ha spiegato che i velivoli «si aggiungono agli altri assetti forniti dalle altre nazioni che partecipano e da oggi compiranno le loro azioni sotto un unico comando che è a Napoli». Il ministro ha sottolineato che il nostro Paese ha aderito alla coalizione, «trasferendo sotto il comando della coalizione stessa, otto aerei, ma se fra un minuto ci chiedessero altri tipi di aerei valuteremmo. Una cosa è certa: non è intenzione dell'Italia mettere caveat al proprio intervento». «Vogliamo partecipare alla pari a questa operazione - ha aggiunto - finalizzata alla salvaguardia della popolazione libica». E una precisazione sulla natura della partecipazione italiana è arrivata nel pomeriggio anche dal capo dello Stato, Giorgio Napolitano, a margine della sua visita a Milano: «Non siamo entrati in guerra. Siamo impegnati in un'azione autorizzata dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite». E ancora: «Tutti siamo preoccupati per quello che succede in Libia dove ci sono repressioni forsennate e violente rivolte contro la stessa popolazione libica da parte del governo e del suo leader Gheddafi».

Il ministro della Difesa ha spiegato nel dettaglio la nuova fase dell'operazione. «Ieri sera intorno alle ore 23 abbiamo avuto richiesta formale di assetti da parte di altri Paesi e dalle 23.59 abbiamo dato la disponibilità di 8 aerei: 4 caccia e 4 tornado in grado di neutralizzare radar» ha detto La Russa in tv, spiegando che gli aerei italiani potranno essere impiegati dal comando della coalizione «in ogni momento».

IMMIGRAZIONE - Quanto all'emergenza migranti, il ministro ha chiarito in tv che Roma chiederà alla comunità internazionale «di non lasciare sola l'Italia». Una volta «messa a tacere la contraerea libica, si dovrà attuare una no fly zone per tutelare le vite dei cittadini libici. E in questo - ha specificato La Russa - siamo partecipi alla pari con gli altri Paesi. Con la stessa forza chiederemo alla comunità internazionale di non lasciare sola l'Italia nella gestione dei flussi migratori». «La risoluzione Onu - ha aggiunto - non pone il problema di cosa accadrà a Gheddafi. Peraltro quello è un aspetto che non dipende direttamente da noi, ma anche da una situazione diplomatica».



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rassegna stampa / aggiornamento

La Stampa (n.d.r.)

Bombe in Libia, jet italiani in azione.Distrutta parte del bunker del raiss
Missione dei Tornado. I missili centrano i palazzi del Colonnello.
Gli Usa: "Colpiti tutti gli obiettivi"
La coalizione internazionale ha colpito e distrutto un edificio del bunker di Muammar Gheddafi a Tripoli. Secondo quanto riferito da un responsabile dell'alleanza, il compound ospitava un centro di "comando e controllo" delle forze libiche. Una missione portata a compimento nel giorno della prima operazione diretta di aerei italiani sul territorio libico. Sei Tornado sono decollati a partire dalle 20 dalla base di Trapani Birgi per sopprimere le difese aeree del colonnello. Il raid è stato completato con successo. Poco prima della missione italiana, alle 21, era scattato il cessate il fuoco annunciato dal regime. Ma la tregua è durata poco. A Bengasi, per tutta la notte, si sono sentiti spari ed esplosioni: gli uomini del rais hanno attaccato i ribelli, che hanno fatto della città nell'est della Libia il loro quartier generale. E la stessa coalizione internazionale, al momento, non sembra credere troppo alle promesse del colonnello. "Oggi Gheddafi ha dichiarato una tregua. La nostra opinione al momento è che si tratta di una menzogna e che la tregua è stata immediatamente violata", ha dichiarato il consigliere per la Sicurezza nazionale di Barack Obama, Tom Donilon. "Non è la prima volta che le autorità libiche dichiarano la loro intenzione di applicare un cessate il fuoco per mettere fine alle violenze contro la popolazione civile libica. Noi auspichiamo che questa volta alle dichiarazioni facciano seguito azioni concrete", ha detto il ministro degli Esteri Franco Frattini. "Un cessate il fuoco, immediato, effettivo, e rigorosamente rispettato sarebbe il modo migliore per attuare da subito le disposizioni della risoluzione dell'Onu 1973, che é stata da noi concepita per il solo obiettivo di proteggere la popolazione civile libica dalle violente repressioni del proprio regime e non di condurre una guerra in territorio libico", ha aggiunto il titolare della Farnesina. Nell'incertezza, la coalizione di volenterosi - sotto il comando americano - ha continuato a sganciare bombe su obiettivi sensibili.

E' stata colpita una parte del bunker di Gheddafi. L'edificio in questione è situato a una cinquantina di metri della tenda dove il colonnello riceveva normalmente i suoi ospiti. È stato completamente distrutto da un missile, ha indicato un portavoce del regime, Moussa Ibrahim, ai giornalisti stranieri che sono stati trasportati in autobus sul posto per verificare di persona. Mentre nella notte sono tornate in azione anche le forze britanniche. "Posso confermare che le forze armate britanniche hanno partecipato a un'altra incursione coordinata contro i sistemi libici di difesa antiaerea", ha dichiarato il generale John Lorimer, in un comunicato del ministero della difesa. "Per la seconda volta, il Regno Unito ha lanciato dal Mediterraneo missili (da crociera) Tomahawk da un sommergibile di classe Trafalgar nel quadro di un piano coordinato della coalizione per applicare la risoluzione" del Consiglio di sicurezza dell'Onu che autorizza il ricorso alla forza contro il regime del colonnello Muammar Gheddafi, ha spiegato il generale.

L'eliminazione fisica del rais, comunque, non è un obiettivo della coalizione. "Bisogna rispettare il mandato della risoluzione del Consiglio di Sciurezza dell'Onu", ha spiegato il capo del Pentagono, Robert Gates, secondo il quale il comando delle operazioni potrebbe passare presto in mano a francesi e britannici. Il segretario alla Difesa è atteso in Russia, dove proverà ad ammorbidire la posizione di Mosca, che ha espresso rammarico per raid aerei della coalizione "non selettivi". A sole 24 ore dall'avvio dell'operazione Odissey Dawn (Alba dell'Odiseea), tra l'altro, gli alelati devono fare i conti anche con l'opposizione ai raid aerei espressa da Lega Araba e Cina.


Diretta News (n.d.r.)

Gheddafi soffia sul fuoco della jihad e minaccia l’Italia: “Cadrete come Mussolini e Hitler”

GUERRA IN LIBIA – Sarà pure propaganda, un abile teatrino organizzato dal governo, ma l’impressione è che a forza di soffiare sul fuoco qualcosa di brutto, da qualche parte, accadrà. Domenica pomeriggio, cimitero dei martiri di Sciara el Sciat, la strada del lungomare. La tv libica ha dato appuntamento alla popolazione per seppellire 26 delle presunte vittime civili della prima notte di bombardamenti su Tripoli. Ma i cadaveri non si vedono, non si vedono feretri, quando arrivano i media internazionali le tombe sono chiuse senza segni apparenti di terra smossa. Però conta anche quello che c’è fuori. Il cimitero si chiama el-hani, che in arabo vuol dire tranquillità, ma all’esterno trovi migliaia di persone, uomini e donne armati di kalashnikov, che recitano a bassa voce le sure del Corano e poi levano un grido terrificante: «Jihad» . Guerra santa. Sarà pure propaganda, ma a Tripoli giorno dopo giorno sta nascendo un sentimento ostile verso di noi, verso l’Occidente. Forse questi ragazzi con le maschere verdi sul viso e i fucili a tracolla, queste donne vestite di nero con il capo velato e il kalashnikov in braccio fanno parte di un collaudato apparato propagandistico. La sensazione però è che le parole quotidiane del Leader, Muammar Gheddafi, stiano scavando le menti, indirizzandole verso un unico, fosco, tragico destino: quello di morire per la Libia. Lo ha detto ieri Gheddafi, rivolto all’Occidente: «Siamo pronti ad una guerra lunga e gloriosa. Combatteremo sulla nostra terra palmo a palmo. Voi non ne avete la capacità, dunque pensateci e non rallegratevi troppo presto. Anche se finiranno i nostri uomini, usciranno a combattere le nostre donne contro i cristiani. Perché tutto il popolo libico è in armi: un milione di persone ora ha fucili, missili, mitragliatrici, bombe. Tutto il mondo vede che è in corso una guerra crociata contro il mondo islamico e la Libia in particolare. Ma l’Islam vincerà e voi morirete. Siete dei barbari, dei terroristi, dei mostri, avete attaccato il civile popolo libico che non vi aveva fatto nulla. Ma Dio è con noi e il diavolo è con voi. E il diavolo perderà. Noi vinceremo contro il partito di Satana, con il permesso di Allah» . Il messaggio di Gheddafi conteneva anche dure accuse all’Italia: «Italia ci hai tradito, sei una traditrice, come la Francia, la Gran Bretagna e gli Stati Uniti. Ma voi cadrete come sono caduti Hitler e Mussolini. Cadrete dalle vostre poltrone. Abbiamo già sconfitto gli italiani e ora saranno i vostri governi, i vostri regimi, a cadere. E’questa l’epoca dei popoli e non delle guerre organizzate, La terra libica diventerà un inferno e vi combatteremo se continuerete ad attaccarci. I popoli sono in ribellione dappertutto, anche nel Golfo Persico. E noi, popolo della Jamahiriya, siamo alla testa della rivoluzione» . Da due giorni Gheddafi manda solo messaggi audio, forse davvero a dar retta alle voci che corrono si è ormai trasferito sui monti di Gharyan, a sud della capitale, in un altro bunker molto più sicuro di Bab al Aziziyah, già colpita dagli americani nel bombardamento dell’ 86 e ieri sera bersaglio di un nuovo attacco missilistico che ha distrutto un edificio del complesso, a una cinquantina di metri dalla tenda dove il colonnello è solito ricevere gli ospiti importanti. In quella zona due giorni fa si erano concentrati migliaia di «scudi umani» , uomini, donne e bambini devoti al raìs. Ieri sera sul posto c’erano 300 persone: il rischio di una carneficina è dietro l’angolo.
Saif al Islam, il secondogenito del Raìs, nell’ultima intervista concessa ieri a Christiane Amanpour della Abc, esprime concetti più moderati di suo padre: «Non attaccheremo voli civili sul Mediterraneo, il nostro unico obiettivo è quello di liberare il popolo libico dai terroristi, specie a Bengasi, dove i cittadini stanno vivendo un incubo» . E ancora: «Siamo rimasti molto sorpresi dai bombardamenti di Obama, noi pensavamo fosse una brava persona e un amico del mondo arabo» . Così, tra tombe intatte e cadaveri invisibili, si procede a tentoni.
Nel frattempo l’albergo che ospita i giornalisti stranieri è sempre più presidiato dalla polizia: negli ultimi giorni ci sono state incursioni, finora pacifiche, di manifestanti pro-Gheddafi. Ma già ieri mattina, dopo la prima notte di bombe, il clima era cambiato. Qualcuno aveva con sé stavolta anche il kalashnikov e alcune donne velate gridavano ai reporter: «Ve ne dovete andare dalla Libia, voi raccontate solo bugie» . Donne e uomini che seguono col satellite la tv italiana e dicono che ci stiamo sbagliando di grosso: «Davvero Berlusconi è convinto che le armi libiche siano in grado al massimo di arrivare fino a Siracusa?— mi ha chiesto uno, che parlava benissimo la nostra lingua — Beh, il vostro presidente si sbaglia: noi possiamo arrivare fino a Roma».

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aggiornamento

da Corsera (n.t.p.)

Terza notte di bombardamenti in Libia
Colpiti obiettivi a Tripoli e Sirte. L'ex numero due libico all'Onu: «Gheddafi vive come topo in tana, va rimosso»


Terza notte di bombardamenti sulla Libia. Nel mirino soprattutto obiettivi legati alla difesa aerea libica a Tripoli e Sirte. Si sono uditi colpi di contraerea seguiti da esplosioni vicino a Bab al-Aziziya, la zona in cui si trova anche il bunker di Gheddafi, colpita la notte prima da alcuni missili, che hanno distrutto un edificio che ospitava un centro di «comando e controllo» delle forze libiche. La televisione di Stato libica ha intanto accusato la Danimarca dell'attacco condotto domenica scorsa contro la residenza-bunker di Muammar Gheddafi a Tripoli, da cui gli Usa avevano preso le distanze spiegando di non avere tra gli obiettivi l'eliminazione del Colonnello (di cui si auspica tuttavia l'abbandono del potere, spontaneamente o sulla base delle spinte da parte della popolazione libica). «L'offensiva contro Bab al-Aziziya è stata comandata dalla Danimarca», ha riferito l'emittente, leggendo un comunicato in inglese, citato dalla Bbc. Proprio attorno all'area in cui risiede abitualmente il rais si stanno alternando alcuni sostenitori che si sono resi disponibili a fare da scudi umani per indurre gli aerei della coalizione a non sganciare bombe. E manifestazioni a sostegno di Gheddafi si susseguono quotidianamente nella capitale.
GLI ALTRI OBIETTIVI - I raid della coalizione internazionale hanno colpito anche una base navale situata 10 chilometri a est della capitale, dove sarebbe scoppiato un incendio, secondo quanto riferito da diversi testimoni. Le forze armate statunitensi hanno invece annunciato di avere lanciato 20 missili Tomahawk nelle ultime 12 ore. Complessivamente sono 159 i missili Tomahawks lanciati da Stati Uniti e Regno Unito nell'ambito dell'operazione militare avviata sabato scorso dalla coalizione internazionale.
«ROVESCIARE GHEDDAFI» - Sul fronte politico, intanto, arriva la netta presa di posizione di Ibrahim Dabashi, numero due della missione libica all'Onu e tra i primi a defezionare già all'inizio della rivolta, intervistato a New York da Giovanna Botteri del Tg3: secondo il diplomatico, la prima cosa da fare in Libia è «delegittimare il regime di Gheddafi e ottenere il riconoscimento del consiglio di transizione nazionale quale unico rappresentante del popolo libico». E rispetto all'intervento nel Paese cominciato lo scorso sabato, a differenza di quanto sostengono altre fonti, Dabashi rivela esserci un «coordinamento tra la coalizione e la gente a Bengasi, specialmente tra i comandi militari», ma anche a New York dove «siamo in contatto con i paesi coinvolti nel bombardamento». Dabashi, ora passato dall'altra parte, ha comunque fatto parte dell'establishment e il rais lo conosce bene: «Gheddafi vive come un topo che costruisce tane sotterranee. E sempre, anche quando sta a casa sua, la sua priorità è di avere a disposizione vie di fuga verso l'esterno da dove fuggire quando è in pericolo». Dabashi non dice dove si trova il colonnello, ma racconta che «a Tripoli ci sono tante tane sotterranee, penso ne abbia tre e con tre uscite. Ma non credo che ora sia in una di queste. Mi aspetto che vada da qualche parte nel sud. Ma alla fine non potrà scappare, finirà nelle nostre mani o verrà ucciso».
LA MISSIONE DEI TORNADO - Intanto l'Aeronautica italiana comunica che si sono concluse «positivamente» le «missioni di "accecamento"» dei siti radar libici condotte dai Tornado Ecr di stanza a Trapani. «Il positivo esito di una missione Sead (acronimo che sta per soppressione dei sistemi di difesa aerea, ndr) può essere di fatto conseguito anche in funzione di deterrenza, quando nell'ambito di un'operazione aerea complessa non viene rilevata la necessità di utilizzare l`armamento in dotazione al velivolo in quanto i sistemi radar presenti sul territorio ostile vengono appositamente spenti per non essere localizzati e successivamente colpiti, ha spiegato l'Aeronauitica italiana. «Ciò rende di fatto inoffensivi, come accaduto in queste prime missioni dei Tornado italiani, i sistemi di difesa aerea».

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da SkyTG24 (nd.r.)

La Germania continua ad andare controcorrente e annuncia una mossa destinata a far discutere. Mentre, dopo giorni di tensione, finalmente Usa, Francia e Gran Bretagna hanno trovato l’accordo sul ruolo della Nato al comando delle operazioni in Libia, il governo guidato da Angela Merkel fa un ulteriore passo indietro. La Germania infatti ha annunciato il ritiro dalle operazioni Nato nel Mediterraneo. In poche parole, i tedeschi non vogliono entrare in nessun modo nella “partita” che si sta giocando contro il regime di Gheddafi.

Già la settimana scorsa, in occasione del voto sulla risoluzione Onu sulla no-fly zone in Libia, aveva destato stupore la scelta della Germania di votare no, al contrario di tutto il blocco occidentale. Ora, dopo l’accordo tra Obama, Sarkozy e Cameron la scelta di ritirarsi anche dalla Nato.
A renderlo noto è stato il ministero della Difesa a Berlino precisando che due fregate ed altre due imbarcazioni a bordo delle quali si trovano in totale 550 unità sono state messe sotto comando tedesco. Non è stato precisato al momento se le imbarcazioni resteranno o meno nel Mediterraneo. Verranno ritirate anche le 60-70 unità che prendono parte alle operazioni di sorveglianza aerea della Nato nel Mediterraneo.
La Germania era coinvolta in tre operazioni Nato nel Mediterraneo, tra cui la missione antiterrorismo Active Endeavour.

L'accordo tra Usa, Francia e Gran Bretagna - Mentre continua l'offensiva in Libia, Obama nella serata di martedì 22 marzo ha chiamato Nicolas Sarkozy e David Cameron, decidendo che il comando della seconda fase dell'operazione in Libia diventi internazionale. Secondo la Casa Bianca, la Nato dovrà essere "parte di una struttura di comando internazionale una volta che gli Usa lasceranno" la guida, perché ci saranno paesi extra Nato, secondo quanto ha indicato il vice consigliere per la sicurezza nazionale della Casa Bianca Ben Rhodes. Una posizione che, dopo un lungo giorno di resistenza, ha trovato d'accordo anche l'Eliseo che, in una nota, fa sapere che Sarkozy e il presidente Usa si sono "accordati sulle modalità di utilizzo delle strutture di comando della Nato in sostegno alla coalizione" in Libia. Il presidente Usa aveva in precedenza parlato con il premier turco Redep Tayyip Erdogan e l'emiro del Qatar, oltreché con i responsabili della sicurezza nazionale della Casa Bianca e dell'Amministrazione Usa.

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La stampa (n.d.r.)

Colpi d'arma da fuoco della contraerea e potenti esplosioni sono stati uditi questa mattina a Tripoli, nel sesto giorno di offensiva della coalizione internazionale. La contraerea è entrata in azione alle 5.30; subito dopo hanno avuto luogo forti esplosioni, riecheggiate in tutta la capitale. La coalizione ha condotto ieri sera numerose incursioni aeree su Tripoli. Una potente esplosione, tra l'altro, si era verificata nei pressi di una base militare nella regione di Tajoura, a 32 chilometri a est della capitale. Alcuni testimoni avevano visto un incendio divampare nei pressi della base a seguito della deflagrazione.

L'agenzia ufficiale Jana ha riferito inoltre di raid aerei in un quartiere a est di Tripoli: secondo l'organo d'informazione ufficiale libico, sarebbe stato colpito «un quartiere residenziale», facendo un «numero importante di vittime». Secondo la stessa fonte, inoltre, numerosi bombardamenti hanno preso di mira obiettivi civili e militari nella città di Jafra, a circa 600 chilometri a sud di Tripoli. La tv satellitare Al Arabiya ha riferito poi che una delle caserme-bunker di Muammar Gheddafi è stata a lungo sotto attacco aereo.

«Possiamo essere fieri di quanto è già stato realizzato in Libia con l’operazione militare della coalizione internazionale», ha affermato la presidenza francese. Il vertice di Parigi «di sostegno al popolo libico» di sabato scorso è stato, afferma l’Eliseo, «organizzato in 48 ore, con urgenza perchè Bengasi era circondata dai carri armati di (Muammar) Gheddafi che minacciavano di aprire il fuoco». In seguito «si è riusciti a ridurre in modo considerevole il numero delle vittime civili causate dalle truppe di Gheddafi, a spezzare la morsa intorno a Bengasi e a ridurre notevolmente le capacità militari» del leader libico. Per il resto - afferma la presidenza francese - spetta al popolo libico, e a lui solo, di determinare il suo futuro e scegliere i suoi governanti».

Sul fronte diplomatico si continua intanto a discutere sui dettagli del passaggio di testimone alla Nato. Con la Francia che ribadisce che l’Alleanza non avrà comunque il comando politico, ma interverrà - secondo il ministro degli Esteri Alain Juppè - «come strumento di pianificazione e guida operativa» per garantire il rispetto della no-fly zone. A Juppè ha risposto il ministro Franco Frattini in un intervento al Senato. «Era necessario partire con una azione urgente per evitare danni gravissimi» ma ora «dobbiamo tornare alle regole con un unica catena di comando unificato alla Nato», ha detto Frattini. «Abbiamo sperato che Gheddafi andasse in esilio per evitare un massacro» avevamo lavorato e «volevamo una soluzione pacifica alla crisi. Non si tratta di fare la guerra, ma di impedire la guerra», ha aggiunto il ministro. La Nato ha intanto deciso di affidare all’Italia il comando militare della missione navale incaricata di fare rispettare l’embargo sulle armi imposto al regime di Gheddafi. Oggi, comunque, riprenderanno le discussioni alla Nato: qualora si finisse per dare luce verde al coinvolgimento dell'Alleanza, il coordinamento verrebbe effettuato dal comando Nato di Napoli, secondo quanto riferiscono fonti diplomatiche francesi.

Il Consiglio nazionale degli insorti - secondo la tv Al Jazeera - ha intanto incaricato Mahmud Jabril di formare un governo ad interim. «Il Consiglio nazionale è un organo legislativo ma abbiamo bisogno di un organo esecutivo per assumere il controllo e mettere in atto una forma di amministrazione», ha detto ad Al Jazira uno dei portavoce del Consiglio, Nisan Gouriani, precisando che «la posizione degli insorti è stata chiara sin dall’inizio: la Libia è indivisibile». «La nostra capitale è e sarà per sempre Tripoli. Stiamo lottando per liberare la parte ovest del paese e la capitale per mantenere il paese unito», ha aggiunto Jabril, noto a livello internazionale per il suo ruolo di inviato del Consiglio a Parigi e Bruxelles.

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IlSole24ore (n.d.r.)


Comando delle operazioni alla Nato. Jet libico abbattuto in no fly zone -

È stato raggiunto un compromesso tra gli alleati per affidare il pieno controllo delle operazioni in Libia alla Nato. Lo ha detto prima il ministro degli esteri turco, Akhmed Davotoglu, spiegando che il trasferimento del comando avverrà nel giro di uno o due giorni. Lo hanno confermato fonti diplomatiche della stessa Alleanza. L'accordo è stato raggiunto in una teleconferenza con Francia, Stati Uniti e Gran Bretagn al quinto giorno dell'offensiva degli alleati in Libia.
Grande «soddisfazione» alla Farnesina per l'accordo raggiunto sul comando alla Nato delle operazioni in Libia. «Era esattamente quello che l'Italia chiedeva e anche se si tratta di un'intesa politica preliminare il nostro giudizio è certamente positivo perchè - si osserva alla Farnesina - si tratta di un comando unico che evita una moltiplicazione di comandi».

Caccia francesi abbattono aereo libico in no fly zone
Sul fronte militare, i caccia francesi hanno abbattuto un aereo libico che violava la no fly zone. La situazione rimane sempre molto complicata a Misurata, unica città libica dell'ovest del Paese ancora nelle mani dei ribelli. Le notizie stentano ad arrivare perchè la città, che dista 200 chilometri dalla capitale, è isolata. Una fonte ha riferito che il regime controlla ora il porto, davanti al quale stazionano due navi da guerra e alcune imbarcazioni. Pare che, nella serata di mercoledì, gli attacchi aerei delle truppe occidentali abbiano distrutto i tank di Muammar Gheddafi alla periferia, ma i carri armati all'interno della città non sono ancora stati colpiti. E che le forze fedeli al Colonnello abbiano preso il controllo del porto, lasciando isolati migliaia di egiziani e di lavoratori subsahariani, che cercavano una fuga via mare.
Ieri a Misurata i fedelissimi al rais avevano bombardato l'ospedale della città e alcune case. Ma colpi d'arma da fuoco della contraerea e potenti esplosioni sono stati uditi questa mattina anche a Tripoli, nel sesto giorno dell'operazione Odissea all'alba. Secondo il regime sarebbe stata colpita Tajura, sobborgo residenziale di Tripoli: «I bombardamenti dell'aggressore colonialista hanno provocato un numero importante di morti fra i civili», secondo l'agenzia ufficiale Jana. Alcuni responsabili del regime hanno mostrato ai giornalisti 18 corpi carbonizzati, in un ospedale della capitale: si tratterebbe di militare e civili colpiti nella notte.
Parigi: intervento di terra. Londra: comando alla Nato. Berlino: nuove sanzioni
Intanto continua l'iperattivismo della Francia, paese che ha spinto nel Consiglio di sicurezza per la risoluzione Onu che autorizza l'attacco alla Libia. Il ministro degli Esteri francese, Alain Juppè, spiega che l'obiettivo sono i mezzi militari, e raid andranno avanti per il tempo necessario. A questa dichiarazione si è aggiunta quella del ministro francese della Difesa, Gerard Longuet secondo cui la risoluzione 1973 dell'Onu è «estremamente flessibile e permette un intervento di terra». Oggi ci sarà nuovo incontro del Consiglio atlantico dopo l'impasse sul ruolo della Nato e Parigi insisterà perchè la guida politica resti alla coalizione. Anche la cancelliera Angela Merkel è intervenuta sulla questione chiedendo un embargo petrolifero completo di Tripoli.
Intanto il ministro degli esteri britannico William Hague ha detto in una comunicazione alla camera dei Comuni che il passaggio del controllo sulle operazioni in Libia deve passare alla Nato appena possibile. L'Unione europea non potrà accontentarsi della fine delle violenze contro la popolazione civile libica se ciò valesse a mantenere al potere «il dittatore Muammar Gheddafi»: lo ha affermato il viceministro degli Esteri tedesco, Werner Hoyer, auspicando nuove sanzioni contro Tripoli oltre a quelle che entreranno in vigore oggi. «Per questo motivo è necessario continuare con le attività
militari ed è qui che ritengo che l'Ue possa entrare in gioco», ha dichiarato Hoyer, pur ammettendo che «l'effetto delle sanzioni si farà sentire solo più avanti»: «A medio termine, la questione dei flussi di denaro fresco nelle tasche di Gheddafi e del suo clan è un elemento decisivo per le sue possibilità di sopravvivere alla situazione», ha concluso il Viceministro tedesco.

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ultim' ora

da AffariItaliani (n.d.r.)


Svolta in Libia, il Raìs verso la resa


Secondo il britannico Telegraph le forze fedeli a Gheddafi stanno "cercando di arrendersi" ad Ajdabiya, la città a ovest di Bengasi dove sembra essersi assestata la linea del fronte.
Un negoziato sarebbe in corso e la cosa, nota il quotidiano, significherebbe una svolta importante nell'evoluzione del conflitto.
Un comandante dei ribelli, l'ex colonello dell'aviazione Ahmed Omar Bani, ha detto che la mediazione è stata affidata a dei mullah locali.
"Alcune delle milizie hanno chiesto di arrendersi ma vogliono avere la possibilità di essere lasciati tornare a casa"... Stiamo cercando di negoziare con loro perché siamo quasi sicuri che non abbiano più contatti col loro quartier generale".

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