La demi volèe o mezza volata, è considerata da sempre un accento tennistico, un momento di enfasi, una ricamatura, per alcuni, un vezzo del quale se ne può fare a meno, anzi, tatticamente sconsigliabile e, se possibile, da evitare.
Per i meno attenti, rappresenta quel colpire la pallina subito dopo il rimbalzo dal terreno di gioco, con il piatto corde rasente il terreno.
Anche dalla linea di fondo campo ci si può trovare nella condizione di colpire la palla in queste condizioni, ma in questi casi, convenzionalmente, si parla di colpo in contro balzo.
Va da se, quindi, che la demi volèe appartenga alla famiglia di colpi, notoriamente, effettuati in prossimità della rete o, comunque, in procinto di approcciarla per colpire ben dentro il campo riducendo sensibilmente il tempo di ribattuta della palla e contestuale tempo dell’avversario per organizzare un’efficace ribattuta, insomma, mettergli pressione.
Uno dei considerati grandi esecutori di questo colpo, ricordo, essere il cecoslovacco Jan Kodes, ovviamente evito di citare Roger Federer, già sufficientemente inflazionato per ogni dove.
Il giocatore cecoslovacco faceva di questo colpo un’arma molto importante nel suo gioco di approccio alla rete. Non particolarmente alto, diciamo un metro e 2 barattoli, forse 3, era soggetto a possibili lob che l’avversario gli avrebbe facilmente proposto se si fosse proiettato velocemente il più possibile incollato alla rete, come la migliore tattica di attacco alla rete suggerirebbe. Rimaneva, quindi, sempre un po’ più indietro dei canoni più ortodossi, tentennava quell’attimo in più, avanzava con maggiore cautela per capire o stimolare l’avversario di turno a giocargli un passante ad altezze aggredibili o, comunque, poter impostare al meglio lo smash. Questa strategia presentava anche l’inconveniente, però, di potersi trovare un po’ fuori posizione, un po’ in ritardo nell’aggredire la palla ben sopra il net e, quindi, anziché rifugiarsi in una difficile volèe bassa, preferiva aggredire la pallina con una demi volèe altrettanto tesa e profonda al fine di ripristinare gli equilibri in campo, per la quale esecuzione, però, poteva contare su quell’attimo in più.
In questo modo, da un lato presidiava meglio l’area sopra la testa, per lui particolarmente critica, dall’altro gestiva al meglio quelle palle particolarmente ostiche che non riusciva ad aggredire al volo con efficacia, trasformando un virtuale errore di posizionamento in una precisa tattica di gioco.Anche per un giocatore amatore, quindi, allenare una buona esecuzione di questo colpo ed acquisirne una sufficiente consapevolezza tattica può risultare molto utile, pur non chiamandosi Roger …
Voi come vi comportate?