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FOOTWORK. What else?

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Riflettevo molto di recente sul fatto che si parla tanto di braccio e poco di footwork, perlomeno nei club o negli ambienti dei tornei di quarta categoria.
Ed infatti se anche a livelli così bassi non è raro vedere dei colpi eseguiti molto bene è invece decisamente raro vedere dei footwork correttamente eseguiti.
E' raro vedere giocatori che usino lo split step ad esempio, io stesso quando mi ci concentro per eseguirlo durante tutta la santa ora di allenamento faccio una fatica boia mentalmente parlando e non solo.
Conosco gente che al posto del dritto ha una vera e propria sassata (giuro, roba tipo smash come potenza e possibilità di chiudere lo scambio) che però cercano la palla sempre e solo con un brutto shuffle piuttosto che col crossover step, etc. Mi domando quanto sarebbe ancora più letale il loro colpo se padroneggiassero pure il corretto footwork.
Dirò una cosa banale ma anche e soprattutto vedendo i pro quello che lascia basìti è il footwork ancora prima dei loro colpi. Son sempre in movimento, hanno degli automatismi semplicemente eccezionali.
Tutto qua, ragazzi. Onore a chi di voi padroneggia un buon footwork. Io ci devo ancora lavorare parecchio su!
Ciao!

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Anche se puo' sembrare strano il tennis si gioca con i piedi......

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e si fa davvero fatica a concentrarsi su questo Evil or Very Mad

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E' la cosa su cui mi piace lavorare tutte le volte che mi alleno, però è difficile trovare qualcuno che se ne intende, tutte le volte che ho chiesto aiuto ad un maestro su questo aspetto del gioco non ho riscontrato nessun aiuto decisivo Sad Sad ;(

Però posso dire che sia la cosa più importante del gioco ( almeno per me ). E' la premessa per effettuare buoni colpi.
Qualcuno per caso a qualche dritta ?

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jekyll ha scritto:
e si fa davvero fatica a concentrarsi su questo Evil or Very Mad

E' un po come imparare a ballare,all inizio ti devi concentrare,poi con il tempo tutto viene naturale.

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eh si, bisogna sbatterci la testa finchè lo fai senza accorgertene Wink

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Dalla racolta di Satrapo.
FOOTWORK, OVVERO DOVE IL GIOCO SI FA "SERIO"

Se osserviamo i top-player in azione rimaniamo stupiti da quanto la palla viaggi veloce, dalla potenza dei colpi e dalla bassa percentuale di errori. Ma se lasciamo perdere braccio racchetta e palla e ci mettiamo ad osservare i piedi di questi atleti allora lo stupore si trasformerà in vero e proprio shock : il footwork di un giocatore di alto livello è sicuramente ciò che maggiormente lo distingue dai “tennisti umani”.

Se non siete in grado di coprire il campo ad una data velocità di palla non sarete in grado di giocarvi il punto a quel ritmo: potete avere anche il braccio di Federer ma se non arrivate a toccare la palla ci farete ben poco con tanto talento e sensibilità.

Per prima cosa sappiate da subito che sugli spostamenti si lavora tanto quanto sulla tecnica dei colpi, purtroppo però a livello non squisitamente agonistico questa parte della preparazione viene quasi sempre trascurata.

Il vostro maestro sicuramente vi avrà spiegato diffusamente quali impugnature usare e come portare i colpi e voi avrete speso ore per perfezionare il vostro swing, ma molto probabilmente non vi avrà parlato a fondo di step, split-step, gravity-step, crossover, lateral-step, baby step, gravity-turn etc. etc.

E la cosa è comprensibilissima e assolutamente in linea con le vostre esigenze perchè se non siete agonisti il problema principale di un maestro è quello di mettervi in grado di ributtare la palla dall'altra parte il più presto possibile, e le sue “cure” saranno rivolte principalmente alla tecnica dei colpi base. Ma quando il gioco si fa serio e arriva il momento di chiedere qualcosa in più al proprio tennis il “footwork” diventa uno dei punti chiave per l'evoluzione del gioco di un tennista.

Altro mito da sfatare riguarda il talento negli spostamenti: il corretto footwork non si improvvisa e non è un talento innato in nessun giocatore, gli spostamenti ci devono essere insegnati e ci richiederanno molto lavoro per essere perfezionati.

Correre veloci o avere uno scatto micidiale a tennis di per se non serve a nulla, la velocità pura non costituisce garanzia di riuscire a coprire il campo: un Carl Lewis al top messo su un campo da tennis non sarà in grado di intercettare ed arrivare sui colpi dell'avversario come fa il numero mille del mondo.

Agassi non possedeva di certo una grande velocità ma era un fenomeno nel cercare la palla, Davidenko avrà un decimo della potenza di Nadal eppure è uno dei tennisti che in assoluto meglio coprono il campo, ma di contro dietro alle mostruose gambe di Nadal si legge una tecnica a livello di spostamenti che rende il suo footwork raffinatissimo. Per non parlare del meraviglioso approccio a rete di Edberg: la sua inarrivabile “prima volè” era resa possibile da un incredibile e rigorosissimo gioco di gambe che per molti versi può essere paragonato alla perfetta mobilità di Federer.

Ma ancora una volta vi ripeto che a livello di footwork non si improvvisa nulla, ogni tennista ha dovuto imparare come ci si muove su un campo da tennis e lavorare duro per perfezionarsi.

E' come imparare a ballare, potete essere musicali e dotati quanto volete ma se non vi insegnano i passi giusti non diventerete mai abili ballerini, perciò tenete a mente che se a livello agonistico si lavora sugli spostamenti tanto quanto sui colpi, e spesso anche molto di più, questo aspetto non può essere totalmente lasciato al caso nemmeno quando ci si appresta a prendere parte ai primi tornei di quarta.

Quindi, vediamo quali sono i passi principali ed iniziamo a ballare!

Poiché l'argomento di per se è di una vastità oceanica, anche illustrando solo gli aspetti base un unico post risulterebbe a dir poco mostruosamente lungo, ma di contro ci sono alcuni elementi che per l'importanza che rivestono a livello tecnico (ma anche perchè no di “curiosità” per chi non ha ancora avuto l'occasione di affrontare simili problematiche in campo) mi piacerebbe, tempo permettendo, introdurre.

Mi riferisco a concetti base che non dovrebbero mancare nel bagaglio tecnico di ogni tennista che ami cimentarsi in torneo anche solo nelle categorie iniziali (NC – quarta..) come lo step (split step) e la classica ricerca della palla (baby step), per proseguire rivolgendomi a giocatori già più “smaliziati” parlando di tecniche tipo il crossover e della corretta posizione di guardia (“distanza di rispetto”) fino a dare una occhiata a concetti assolutamente avanzati e tecnicamente molto complessi quali il gravity-step, il gravity-turn e la teoria delle diagonali di avvicinamento. (..e qui se mi identificano finisce che faccio la figura del prestigiatore che svela i trucchi al pubblico e mi denunciano per divulgazione di segreti professionali )

Cominciamo dalle basi: STEP, ricerca della palla e BABY STEP

Iniziamo dicendo che, a tutti gli effetti, gli spostamenti sono una questione di ritmo: dovete essere "musicali" sul serio ed andare “a tempo”, ed il vostro metronomo è costituito dai colpi dell'avversario.

Quando l'avversario impatta, voi partite. Sempre. E il primo passo di questa danza infernale che dovrete imparare e stampare a fuoco nella vostra memoria muscolare è il famigerato STEP.

Lo step tecnicamente consiste in un banale “saltino” che si esegue con lo scopo di neutralizzare il proprio spostamento in atto. Un saltino a volte anche appena accennato ma sempre presente, mai più alto di qualche centimetro ma comunque apprezzabile ad occhio nudo.

E' chiaro che in uno scambio non sarete MAI fermi, ma proprio MAI: se non state cercando la palla, starete cercando il campo (ovvero starete rientrando in copertura per guadagnare la migliore posizione possibile per fronteggiare il colpo successivo, quale sia poi la migliore posizione di guardia è altro argomento di fondamentale importanza, per ora sappiate che non è necessariamente al centro del campo, e che dipende solo da dove avete indirizzato voi il colpo, le intenzioni dell'avversario non intervengono in quanto a noi non note) e se non state cercando il campo starete di nuovo cercando la palla e così via, quindi se anche solo per un attimo vi trovaste fermi durante un palleggio sareste già in ritardo e quindi vulnerabili.

In una sessione agonistica, specialmente ai livelli iniziali, ci sarà sempre un tecnico pronto a ripetervi incessantemente frasi tipo “balla coi piedi”, “cerca la palla”, “rientra rientra”, “step!”, “sotto sotto sottooo”, “rapido rapido” etc.. Poi dopo mesi (anche anni ) di questa “valanga di richiami” il tutto diventerà parte delle vostre dinamiche di gioco, ma a qualsiasi livello ci sarà sempre un tenero Satrapo “felice” di dirvi alla fine di uno scambio perso arrivando tardi su una palla: “sei fermo, così non va: così non vai da nessuna parte”. (La mia frase preferita è: “Si muove più mio nonno in una fotografia del 1930” che detta a giocatori che le gambe le fanno viaggiare davvero parecchio fa la sua bella figura )

Quindi eseguendo lo step ogni volta che l'avversario impatta noi saremo pronti a partire potenzialmente in ogni direzione semplicemente perchè avremo neutralizzato con un saltino verticale lo spostamento in atto. Questo meccanismo è di importanza VITALE nella dinamica degli spostamenti, è davvero la chiave e l'origine di tutto. Finchè non imparerete a steppare i vostri spostamenti saranno SEMPRE deficitari. L'utilità dello step è enorme in ogni circostanza, perchè vi consente proprio di arrivare prima e meglio sulla palla. Immaginate il tipico caso in cui state rientrando da una posizione esterna, magari perchè il vostro avversario vi ha sbattuto fuori dal campo con un bel cross. Voi state ancora correndo verso il centro quando lui colpirà nuovamente la palla e voi contestualmente eseguirete lo step: a questo punto avrete neutralizzato il vostro movimento verso il centro ma non sarete FERMI, quindi sarete in grado di invertire tornando “al l'esterno” se il vostro avversario decidesse di insistere sulla stessa diagonale, ma sarete pronti a riprendere il vostro movimento di rientro con rinnovato vigore qualora decidesse di aprire in lungolinea. Sarete in grado di cambiare direzione per tornare sull'incrociato, ma se c'è effettivamente da rientrare magari andando a coprire un bel lungolinea potrete continuare a farlo con rinnovata velocità. Il tutto grazie allo step avverrà sempre e comunque senza che i vostri piedi osservino nemmeno un solo istante di stop. Se foste inglesi vi urlerei: STEP DON'T STOP! (#100# ho avuto una allieva indiana, ho dovuto “urlare” anche in English e la frase mi piaceva proprio ho sempre provato gusto nel coniare frasi che comunichino anche con la forma e non solo con il contenuto, vabè sto divagando.. )

Quindi ogni volta che l'avversario tocca la palla io eseguo lo step, questo piccolo saltino è quello che davvero cambia il modo di cercare la palla. Vi rende più reattivi, più veloci, e aumenta mostruosamente il vostro raggio di copertura campo perchè steppando correttamente sarete in grado di partire potenzialmente in ogni direzione e a velocità considerevolmente maggiore.

La sequenza di una corretta ed efficace ricerca della palla è dunque questa:

-> STEP -> RICERCA DELLA PALLA -> COLPO -> RICERCA DEL CAMPO ->

Tutti i professionisti possono contare su un gioco di gambe “mostruoso”, anche quelli ai quali spesso vengono contestati difetti di mobilità in realtà possiedono comunque una capacità di coprire il campo a dir poco sbalorditiva. E' chiaro che alcuni si muovono meglio di altri, e Davydenko è sicuramente tra quei giocatori che si trovano ai vertici di questa particolare graduatoria.

Frugando in rete sono incappato in questo breve spezzone di una sua sessione di pratica: guardate come anche durante questo palleggio in scioltezza esegua il suo bel saltino con leggerezza e ritmo. Uno step corretto è sempre eseguito con leggerezza e senza eccessiva “elevazione”, è un vero e proprio “fraseggio” tra i piedi e la superficie del campo. Si tratta di rimanere in movimento agili ma pronti a scaricare potenza al suolo per scattare. Considerate che in questo breve filmato il giocatore è in totale decontrazione, palleggia in assoluta scioltezza eppure i piedi lavorano in maniera perfetta: lo step deve diventare talmente integrato nelle vostre dinamiche di gioco che non ve ne separerete più nemmeno nel più sciolto e decontratto dei palleggi di riscaldamento.

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Riassumento lo STEP è a conti fatti un “banale saltino” che si esegue quando.. ..già, ma esattamente quando bisogna steppare?

Il timing con il quale eseguite lo step è di importanza vitale per renderlo efficace, perchè steppare fuori tempo non solo non apporterebbe benefici alla nostra copertura di campo, ma paradossalmente sarebbe terribilmente controproducente.

Il perfetto step si esegue sul colpo avversario avendo cura di riprendere contatto col terreno in corrispondenza del momento esatto un cui la palla lascia le corde della sua racchetta.

In pratica quindi dovrete sincronizzarvi sui movimenti del vostro avversario in modo da eseguire lo step un istante prima del suo impatto-palla così che nel momento esatto in cui la palla del vostro avversario lascerà le corde della sua racchetta voi, appena tornati in contatto con il terreno, sarete in grado di mettervi in movimento per andare a colpirla.

Il problema è piuttosto complesso e richiede come prima cosa che il vostro sguardo sia ben piantato sulla palla, e dovrete anche prestare attenzione alle dinamiche dello swing avversario per riuscire a determinare con assuluta precizione l'istante in cui la sua racchetta colpirà la palla. Inoltre dovrete fare i conti anche con il vostro step perchè un saltino più alto ritarderà l'istante di contatto col terreno, quindi step “più rasoterra” vanno eseguiti più a ridosso del momento di impatto avversario, mentre step più “elevati” devono essere effettuati con un anticipo maggiore.

(Ovviamente uno step è sempre e comunque un “saltino” estremamente contenuto i termini di elevazione)

Ascoltando attentamente l'audio del filmato si può apprezzare come D. sia perfettamente “a tempo” con gli impatti del suo sparring: lo step viene eseguito con un leggero anticipo perfettamente calcolato in modo da portarlo a toccare il terreno in contemporanea con l'impatto del suo compagno di allenamento.

Notate come l'ampiezza dello step vari da colpo a colpo, normalmente quando il giocatore è in posizione centrale esegue uno step leggermente più accentuato mentre quando si trova più defilato lateralemente c'è la tendenza ad eseguire uno step più "soft" proprio per ridurre il momento di volo al minino per non sottrarre troppo tempo al movimento di rientro.

Comunque lo step è presente in ogni colpo, e quando (come in questo breve esempio) i piedi riprendono contatto praticamente in maniera simultanea con il terreno si definisce split-step, ma più generalmente anche solo "step". (Alcuni definiscono split-step uno step dove sia più evidente una leggera divaricazione dei piedi in fase di atterraggio, altri chiamano split-step lo step che interrompe l'avanzamento verso la rete quando si va a giocare una volè, ma in generale siamo di fronte sempre e comunque ad uno step o split-step)

Una volta eseguito correttamente lo step partiremo rapidi e veloci per compiere quella che tecnicamente viene definita ricerca della palla.

La palla va ricercata in maniera da permetterci di colpirla nella posizione ottimale e nella migliore situazione di equilibrio possibile. Ripetendo il concetto dobbiamo raggiungere velocemente e con precisione assoluta il punto di impatto ottimale ed arrivarci in perfetto equilibrio.

Per far questo l'ampiezza dei nostri passi di avvicinamento deve essere inversamente proporzionata alla distanza dalla palla. Banalmente, se sono molto distante inizierò a muovermi con passi ampi che diventeranno via via sempre più stretti man mano che mi avvicinerò al punto di impatto, fino a divenire, nelle immediate vicinanze della palla, dei veri e propri microaggiustamenti definiti appunto baby-step. Comune difetto dei “tennist in progress” è quello di muoversi con passi di ampiezza spesso esagerata, ma soprattutto senza ridurre l'ampiezza degli ultimi appoggi prima dell'impatto.

Se mi muovo costantemente con passi di 50 cm e il punto di impatto ottimale dista 2 metri e 40 da me, facendo 4 passi colpirò la palla da una distanza eccessiva (40 cm dal punto ideale) ma facendone uno in più supererò il punto ideale (finirò 10 cm oltre)

Eseguendo una bella falcata iniziale da 1 metro seguita da due passi da mezzo metro per finire poi con due baby-step da 20 cm, 5 passi mi porteranno esattamente nel punto di impatto ottimale.

Più mi avvicino all'impatto e più la ricerca della palla diventa un lavoro di precisione, e per portarlo a termine con successo devo abbandonare gli strumenti di potenza (le grandi falcate utili per coprire velocemente grandi distanze) ed impugnare quelli di precisione. (i piccoli e rapidi baby-step che mi consentono qui microaggiustamenti che possono fare la differenza tra un ottimo colpo e una palla incerta)

Ma le "meraviglie" del gioco di gambe che Davidenko ci mostra in questo breve spezzone non finiscono qui, anzi, il bello deve ancora venire

Ma la prima parte termina qui, a breve la seconda parte

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FOOTWORK, PARTE SECONDA

Vi ho lasciato intenti a steppare per tutte le feste, ed ora continuiamo a parlare di spostamenti.

Come abbiamo visto la sequenza di una corretta ed efficace copertura di campo è la seguente:

-> STEP -> RICERCA DELLA PALLA -> COLPO -> RICERCA DEL CAMPO ->
(..e da capo in sequenza senza interruzione per tutti i colpi dello scambio)

Abbiamo parlato dello step ed illustrato come sia importante muoversi correttamente verso la palla, diminuendo l'ampiezza dei passi tanto più ci si avvicina alla zona di impatto. (Baby Step)

Ma una volta portata a termine con successo la ricerca della palla, dopo aver eseguito il nostro colpo, siamo solamente a metà del lavoro in termini footwork: appena colpita la palla dobbiamo infatti subito impegnarci in quella che viene definita ricerca di campo, ovvero è essenziale che i nostri piedi non smettano di lavorare nemmeno per un istante ma si attivino immediatamente per portarci il più velocemente possibile nella migliore posizione di guardia per fronteggiare il prossimo colpo dell'avversario. Posso essere molto veloce ed abile nella ricerca attiva della palla ma se sono carente nel rientrare in copertura lascerò al mio avversario praterie di campo in cui affondare i suoi colpi. Se non focalizzate la vostra attenzione sul rientro tanto quanto sulla ricerca della palla i vostri spostamenti saranno sempre carenti e deficitari.

Vi basti pensare che a livello agonistico la cura posta sul perfezionamento dei movimenti e delle tecniche di rientro è spesso superiore a quella dedicata alla ricerca della palla perchè all'aumentare della qualità di gioco è proprio la copertura del campo a fare la differenza.

E' importante capire subito però che ricerca di palla e ricerca di campo sono due momenti solo apparentemente distinti di un unico gesto tecnico, ovvero un buon giocatore non farà intravedere nessuna apprezzabile discontinuità tra i due momenti tecnici, ma il suo spostarsi sul campo sarà una ritmica, veloce e precisa alternanza tra la ricerca della palla e del campo. E' una danza continua con i suoi passi ben precisi che dura per tutto lo scambio e non prevede nessun momento di stop: non si tratta di correre veloci di quà e di la', bisogna farlo con il giusto timing ed i giusti movimenti: il footwork è una parte del gioco importante quanto il corretto swing. Dovete imparare a "ballare" sul campo.

Elemento chiave per una veloce ed ottimale ricerca del campo è il CROSSOVER, o passo incrociato, o passo lungo di rientro etc. etc. Il vantaggio del CROSSOVER rispetto ai tradizionali passi laterali è enorme, in quanto consente quasi di dimezzare i tempi di rientro in copertura.

Mettiamo il caso di esserci spostati decisamente verso destra per colpire di dritto (semplificando ci consideriamo sempre tutti destri eh ) e di dover recuperare velocemente una posizione di guardia più centrale. A questo punto nel CROSSOVER il mio piede destro (il più lontano dalla posizione di campo che sto ricercando) inizierà il passo di rientro andando a incrociare dietro (o davanti) il sinistro e non fermandocisi a ridosso come accade nei comuni passi laterali. Il concetto è quello di massimizzare l'ampiezza del passo lungo di rientro (arrivando addirittura ad incrociare i piedi) ed il risultato è banalmente devastante: in alcune situazione i tempi di rientro sono quasi dimezzati rispetto a quelli ottenibili muovendosi per passi laterali.

E' molto importante chiarire che il CROSSOVER si attua solo in fase di rientro e MAI di ricerca palla, e comunque non sostituisce totalmente i passi laterali che continuano ad avere un ruolo portante nei movimenti di recupero od aggiustamento di posizione. Di solito il CROSSOVER interessa i primi 2 passi di rientro al massimo, e poi lascia il posto ad aggiustamenti con passi laterali più tradizionali.

Per comodità e continuità di esposizione torniamo ad esaminare lo stesso filmato di Davydenko in allenamento che avevamo utilizzato per gli step.

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Per prima cosa notate dove si metta Davidenko a palleggiare, ovvero ben oltre la riga di fondo.

Un grande errore commesso dai giocatori non ancora “smaliziati” è quello di giocare troppo a ridosso della linea di fondo, come se giocare dentro al campo fosse un vantaggio o una dimostrazione di forza.

Io la chiamo sindrome di Agassi , ma la "colpa" è anche della televisione: a sentire certi commentatori sembrerebbe che Agassi giocasse a tennis costantemente dentro al campo. Ora siamo d'accordo che Agassi fosse un fenomeno di anticipo e che questo gli consentisse una posizione mediamente più avanzata rispetto ad altri, ma la sua posizione di guardia era sempre coerente con lo scambio in corso, e non esitava ad arretrare ben oltre la riga di fondo quando necessario. E poi era Agassi, forse il più grande ribattitore della storia del tennis e sicuramente giocatore dotato di una reattività ed un anticipo che nessuno può imitare.

Nel campo ci si entra per attaccare e scendere a rete o quando si va a spingere-chiudere una palla o comunque solo quando particolari situazioni di gioco lo richiedono e lo consentano. (quando si è in fase di spinta ed in controllo totale dello scambio) Mettersi costantemente in guardia “sulla” linea di fondo (o peggio ancora nel campo) è un suicidio in termini di copertura campo. I principianti addirittura si trovano spesso in mezzo al campo senza sapere come e perchè ci siano arrivati avendo la tendenza ad avanzare senza motivi, ma anche i giocatori di club assumo spesso una posizione di guardia troppo avanzata. La nostra posizione deve essere normalmente OLTRE la riga di fondo, e la distanza dalla stessa proporzionale alla pesantezza e profondità media dei colpi dell'avversario che abbiamo davanti. Quella che si definisce “distanza di rispetto” è il margine che ci diamo nel caso l'avversario pizzichi la riga di fondo, poi è chiaro che se gioco con un principiante assoluto o con uno che con i colpi da fondo non supera mai la linea del servizio mi metterò a palleggiare dentro il campo, ma in casi “normali” coprire il campo “sulla linea di fondo” vuol dire essere in difetto di posizione. (Solo se sto comandando io lo scambio posso gradualmente avanzare ed entrare decisamente in campo per attaccare o chiudere il vincente)

Un giocatore deve avanzare nel campo per colpire come se avesse un elastico sulla schiena pronto a ritirarlo indietro dopo ogni colpo portato a ridosso o entro la riga di fondo, ed infatti in allenamento a volte ci si esercita proprio con un lungo elastico ancorato al telone di fondo di lunghezza tale da andare in tensione quando l'atleta si trovi a colpire dentro il campo, proprio per ricordargli di dover arretrare per ripristinare la giusta distanza dalla riga di fondo. Se ho fatto un passo in campo per colpire o decido di attaccare e seguire a rete, o colpisco e torno in guardia oltre la riga ma se mi muovo in palleggio sulla riga di fondo è come se giocassi a ping pong in piedi sul tavolo: decisamente sconveniente.

Detto questo ritroviamo D. che palleggia in totale decontrazione eseguendo sempre un ritmato step per andare a cercare la palla, partendo con timing perfetto e sempre da una posizione di guardia sufficientemente oltre la riga di fondo. Il ritmo di palleggio è decisamente comodo per un giocatore di questo livello, ed infatti ad esempio al secondo 8 D. si sposta decisamente in avanti per andare a colpire una palla molto morbida e poco profonda, ma come potete vedere subito dopo aver colpito il giocatore arretra “naturalmente” per tornare oltre la riga, ricostituendo quella “distanza di rispetto” che gli consentirebbe se necessario di fronteggiare senza troppi problemi colpi ben più potenti e profondi.

Nei primi secondi il palleggio si svolge in un fazzoletto di campo, gli spostamenti laterali sono molto contenuti ed il giocatore utilizza piccoli passetti laterali sia per trovare la giusta distanza dalla palla che rientrare al centro.

Ma dal secondo 15 lo scambio si apre un po' ed il giocatore si sposta più marcatamente facendo subito “affiorare” dei morbidissimi mini-CROSSOVER di rientro.

Guardate come D. incroci i piedi rientrando a volte passando dietro (se deve recuperare profondità di posizione) e a volte davanti. (se deve riguadagnare campo). Ogni qual volta esegue uno spostamento verso l'esterno ed è chiamato a rientrare lo fa in crossover, e il meccanismo è talmente radicato negli automatismi dell'atleta che alla fine del filmato a scambio terminato e palla non più in gioco il giocatore rientra verso il centro eseguendo comunque il primo passo in un elegante crossover Pensate quanto lavoro ci sia voluto per trasformare una tecnica comunque raffinata in un automatismo talmente radicato da diventare atteggiamento normale anche a palla ferma. Probabilmente D. fa il crossover anche per uscire dalla doccia

Ho scelto questo filmato di palleggio estremamente "easy" proprio per farvi capire quanto le tecniche di spostamento siano radicate negli automatismi di questi giocatori: un talento di questo calibro palleggerebbe a questa velocità di palla anche saltando dentro un sacco, eppure guardate come tutti i “passi” vengano eseguiti con eleganza e puntualità. Un topten anche quando palleggia in totale decontrazione lavora enormemente con le gambe sempre in maniera ordinatissima ed efficace. Un giocatore di club invece è fermo come un pianta anche durante uno scambio combattutissimo, e non voglio nemmeno descrivere il suo footwork durante un palleggio di riscaldamento o in scioltezza

Il punto da capire è che a livello di gambe dovete approcciare anche la più semplice e comoda della palle come se fosse la più micidiale delle bordate: il vostro footwork deve essere sempre, sempre, sempre, attivo ed efficace. Quello che sto cercando di dirvi è che a livello di gambe e di spostamenti dovete essere “umili come un topten” e lavorare sempre al 100% su ogni palla, perchè è la palla facile che vi fotte ragazzi, è la palla morbida e lenta quella su cui arrivate tardi, male, e sbilanciati.

Sulla cannonata si chiudono gli occhi e si mette la racchetta e a volte esce il colpo del secolo, ma è sul gocciolone in mezzo al campo che non arriva mai che si perdono le partite: dovete curare gli spostamenti con tanto lavoro e tanta pratica che non vi sembrerà più possibile nemmeno palleggiare con il più scarso dei principianti senza steppare -> cercare la palla correttamente -> rientrare fulminei in copertura utlizzando se necessario un impeccabile CROSSOVER.

Ma se quando palleggiate con l'amico camminate, se quando vi allenate pensate solo al braccio o al "passantone" sulla riga, se non provate sino alla noia gli spostamenti anche senza palla beh, non vi verranno mai naturali perchè non vengono naturali a nessuno. Dovete sudare sangue prima che i vostri piedi imparino a danzare da soli appena inizia lo scambio, e badate bene: appena inizia QUALSIASI scambio, dal più semplice riscaldamento alla più tirata delle partite. Dovete "ballare" bene e farlo sempre.

Come già detto il crossover è un movimento esclusivamente di rientro, ovvero di ricerca campo e non si esegue per andare a cercare la palla ma SOLO in alcuni passi di rientro in copertura (perchè comunque i passi paralleli saranno sempre presenti) .

E ora vediamo cosa accade quando si fa sul serio

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Guardate questo ragazzaccio come utilizzi un mix di classici passi paralleli per poi eseguire crossover da manuale quando l'urgenza di rientrare in copertura lo richieda. Dopo il servizio si trova evidentemente in comando di scambio tanto da decidere di spostarsi pesantemente per colpire di dritto, e dopo aver sbracciato si riporta al centro con “comodi” passi paralleli ma a questo punto l'avversario lo pizzica sul suo lato sinistro costringendolo ad una imprevista copertura sul rovescio e la necessità di recuperare campo rapidamente lo porta ad eseguire un doppio passo crossover di rientro assolutamente “sublime”, eseguito addirittura incrociando il piede di rientro alternativamente davanti e dietro. (E queste credetemi sono cose con le quali non si nasce, queste sono ore ed ore (ed ore) passate a provare simili meccaniche di movimento)

Nel footwork di Federer si può rintracciare un lavoro maniacale di perfezionamento: la facilità con la quale si sposta in campo non deve ingannare perchè Roger non è un giocatore naturalmente veloce, ma grazie ad una tecnica assurda perfezionata all'estremo è uno di quelli che copre meglio il campo in assoluto, secondo in questo forse solo a Nadal.

Di contro la potenza di Nadal non deve far passare in secondo piano le sue doti tecniche a livello di footwork perchè pur dotato di una eslposività non comune lo spagnolo dimostra di padroneggiare ed applicare con disinvoltura meccanismi estremamente complicati e lo vedremo nel dettaglio nella prossima "puntata": Nadal non è solo velocissimo, ha anche lavorato molto e bene per utilizzare al meglio questa sua caratteristica.

In conlcusione con il CROSSOVER siamo di fronte ad una tecnica efficacissima ma già raffinata e di non semplice esecuzione: quando lo avrete assimilato il crossover vi velocizzerà enormemente, ma se lo fate male vi penalizzerà. Ci si deve lavorare molto, ed è un lavoro considerato già avanzato, una di quella cose che difficilmente possono essere messe a punto senza la guida di un tecnico, ma vi invito comunque a provarci e vedere che effetto vi fa, anche solo per la curiosità di provare sulla propria pelle cosa voglia dire lavorare per coprire il campo in maniera efficace.

Ed è un inferno, ve lo garantisco!

Per il momento ci fermiamo qui, ora dovete girare per la città steppando ed incrociando i piedi, ma solo quando necessario

Nel prossimo ed ultimo “lenzuolo” dedicato al footwork proveremo a parlare di cose da tennisti proprio tanto “cattivi” e smaliziati, introducendo concetti come gravity-step, gravity-turn e ragionando un po' sulle famigerate diagonali di avvicinamento alla palla.

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FOOTWORK PARTE TERZA: L'UNIVERSITA' DEGLI SPOSTAMENTI

Ora che steppiamo su ogni colpo avversario, ora che rientriamo rapidamente in copertura con mirabolanti crossover, ora che i nostri piedi sono diventati agili e reattivi, costantemente alla ricerca della palla o del campo, diamo uno sguardo a cos'altro entra in gioco quando le cose si fanno davvero molto ma molto serie.

GRAVITY STEP, L'EVOLUZIONE DELLO STEP.

Ok ora cosa sia uno step lo sapete a memoria, ci vorrà tempo ed impegno per renderlo una componente del vostro gioco radicata a tal punto da diventare un vero e proprio atteggiamento che non vi abbandonerà nemmeno nel più “becero” e disinvolto palleggio di riscaldamento, ma sapete cosa vuol dire steppare.

Già, ma non è tutto: se volete diventare “cattivi” davvero c'è dell'altro che forse vi interesserebbe conoscere.

Abbiamo detto che lo step è un “saltino” verticale volto a neutralizzare lo spostamento in corso che si esegue in corrispondenza del colpo avversario, sincronizzando il nostro “ricadere a terra” con l'esatto momento in cui la palla lascia le corde della racchetta del nostro contendente.

Lo step all'interno dello scambio è lo spartiacque tra la ricerca di campo e la ricerca di palla, è come se noi in attesa di capire dove dovremo andare a cercare la prossima palla trasformassimo il nostro moto di rientro in copertura un saltino verticale, in modo da ripartire verso la palla appena ripreso contatto con il terreno. Siamo rimasti in movimento con i piedi e “ricadendo” verticalmente possiamo partire in ogni direzione.

La chiave dello step sta nel prendere il tempo al nostro avversario con precisione assoluta: dobbiamo sincronizzarci in modo che i nostri piedi riprendano contatto con il campo nel momento esatto in cui la palla lascia la sua racchetta. In realtà quindi lo step si “inizia” un istante prima del colpo avversario, e si conclude nel momento esatto in cui la palla parte verso di noi con l'”atterraggio”.

Però a livelli di gioco altissimi in questo istante che intercorre tra il nostro staccarci da terra steppando ed il colpo dell'avversario possono accadere tante cose. Può accadere infatti che mentre siamo in fase aerea ed il nostro avversario è impegnato nella fase iniziale del suo swing ci pervenga qualche informazione “attendibile” su dove ci verrà indirizzata la palla: immaginate di essere impegnati in un solido scambio sulla diagonale di dritto rientrando moderatamente al centro dopo ogni colpo, quasi certi di dover ripartire verso l'esterno per continuare lo scambio incrociato.
Si da il caso però che subito dopo aver steppato riusciate a percepire qualcosa di molto interessante, come ad esempio una posizione del compasso dell'avversario insolitamente chiusa rispetto ai colpi precedenti; praticamente un telegramma che recita. “in arrivo randellata di dritto lungolinea stop si salvi chi può”.

Ma se abbiamo eseguito correttamente lo step il “telegramma” arriverà mentre ci troviamo ancora in fase aerea, con i piedi che non avendo ancora ripreso contatto con il suolo non saranno in grado di farci partire velocemente per fronteggiare la mazzata in arrivo. Però è anche vero che il nostro avversario non ha ancora impattato la palla, quindi siamo comunque in vantaggio: abbiamo letto il colpo in arrivo, ma dobbiamo aspettare di “atterrare” per tradurre questa informazione in un reale beneficio. Siamo in anticipo ma non possiamo ancora muoverci, ed in situazioni simili l'arma segreta è il gravity step: invece di ricadere con tutti e due i piedi a terra contemporaneamente come accade in uno step “normale” si anticipa il contatto dell'appoggio più distante rispetto a dove andrò a colpire la palla, in modo da atterrare decisamente sbilanciato verso la direzione del mio scatto. Se il piede più “distante” tocca terra prima, la gravità sposterà il mio peso verso la direzione opposta, ovvero verrò proiettato nella direzione desiderata: sedendovi su una sedia che ha solo le gambe destre cadrete pesantemente verso sinistra, così come se dopo lo step toccherete terra prima col solo piede destro, riceverete una poderosa spinta per una fulminea partenza verso sinsitra.

In questo modo sarò riuscito a trarre vantaggio reale dall'aver letto in anticipo il colpo dell'avversario. Inutile dire che se è già complicato eseguire alla perfezione uno step verticale, riuscire ad eseguire un gravity step è cosa da professionisti, ma lo abbiamo anticipato: siamo all'università del footwork. L'importante è capire che il gravity step non è pratica comune: su 100 step, 95 saranno “normali”, perchè le condizioni che portano all'esecuzione di un gravity step sono particolarissime e legate ad una informazione che improvvisamente ci rende nota la direzione del colpo avversario, un istante prima che la palla venga effettivamente da lui colpita.

Il gravity step si esegue non solo anticipando il contatto di un piede rispetto all'altro ma anche ad esempio toccando terra contemporaneamente con i due piedi ma arretrando di molto il punto di contatto, ovvero sbilanciandosi pesantemente in avanti favorendo uno scatto in avanzamento. Situazione tipica di questa tipologia di gravity step si ha ad esempio quando durante la fase aerea si percepisce un repentino cambio di impugnatura del nostro avversario, che magari dopo aver preparato il dritto con la consueta western improvvisamente scatta su una continental: in questo caso il telegramma che ci invia recita: “smorzatona in arrivo stop sorridere per foto”. Se però me ne rendessi conto durante la fase aerea del mio step riuscendo ad arretrare sufficientemente il punto di contatto, nel momento del mio atterraggio risulterei sbilanciato in avanti ricevendo così una spinta consistente per partire a tutta velocità verso la rete, andando magari a chiudere la palla corta in fronte al mio avversario in modo da fargli magari anche passare la voglia di fare le “finte”. (Giocando con qualcuno un po' più forte del normale avete mai avuto la sensazione che si metta in moto verso dove state per tirare con un tempismo sconcertane, tanto rapidamente da darvi a volte addirittura il tempo di cambiare idea sulla direzione del vostro colpo con i disastri che ne conseguono? E specialmente sulle vostre palle corte scoprirlo già lì pronto a fare un bel buco in terra? Le palle corte sono rischiosissime e poco utlizzate ad alto livello proprio per questo: sono molto facili da intuire e se un giocatore è sufficientemente smaliziato da saper adottare le “contromisure” adatte arriverà sulla palla senza troppi problemi, e sappiamo tutti come ci siano ben poche situazioni tanto indifendibili quanto una palla corta sulla quale il nostro avversario arriva più o meno comodamente!)

Il gravity step è dunque uno step in cui per un motivo ben preciso il giocatore decide di sbilanciare il suo “atterraggio” per ottenere da questo sbilanciamento uno spinta poderosa nella direzione in cui desidera partire. Si utilizza la gravità tramite un consapevole sbilanciamento degli appoggi.

Incredibile a dirsi vero, sfruttare la gravità per ottenere maggiore velocità di spostamento! Eppure guardate questo meraviglioso esempio di gravity step che ho scovato su youtube:

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E' evidente come il giocatore inizi lo step con un atteggiamento che indica chiaramente l'aspettativa di dover tornare sulla sua sinistra per il colpo successivo, guardate come la linea delle spalle sia inclinata verso la sua sinistra per tutta la prima fase dello step, ma poi proprio un istante prima di atterrare qualcosa gli fa intuire chiaramente che sta per arrivare una bella pallata alla sua destra e lui istantaneamente anticipa il ritorno a terra dell'appoggio sinistro (ovviamente ottiene questo “anticipo” di ritorno in appoggio del sinistro ritraendo il destro) in modo da generare una poderosa accelerazione verso destra.


Mentre guardate questo filmato qui sotto: tutti gli step sono “neutri” e verticali tranne L'ULTIMO, quello in cui il giocatore si trova decisamente molto dietro, nettamente oltre la riga di fondo e che coincide anche con la fine dello scambio. In questo caso però siamo di fronte alla tipologia di gravity step che non prevede un anticipato-ritardato ritorno a terra di uno dei due appoggi rispetto all'altro, ma un deciso arretramento del punto di contatto rispetto al proprio asse, volto ad ottenere un deciso sbilanciamento in avanti.

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Il giocatore dopo essere finito durante lo scambio decisamente oltre la riga di fondo esegue questo gravity step toccando terra con i piedi contemporaneamente come in uno step normale, ma arretrando decisamente il punto di contatto, sbilanciandosi decisamente in avanti. In casi come questo il giocatore non ha bisogno di informazioni aggiuntive sul colpo in arrivo per eseguire questa tipologia particolare di gravity step perchè trovandosi così tanto fuori dal campo può essere certo (giustamente) che comunque il colpo successivo andrà giocato in posizione più avanzata rispetto a quella in cui attualmente si trova, tenendo anche nel dovuto conto la concreta possibilità che l'avversario vedendolo così arretrato possa giocare più corto, magari tentando proprio una palla corta.

In sostanza il giocatore che si trova ormai così indietro sa che sicuramente trarrà giovamento da una “spintarella” in avanzamento ed esegue un gravity step volto a garantirgliela.

P.s: Alcuni tecnici identificano come SPLIT STEP quello che qui abbiamo descritto come gravity step, enfatizzando il concetto di separazione (split) degli appoggi in fase di atterraggio. Altri invece preferiscono il termine GRAVITY STEP mettendo in risalto l'utilizzo consapevole dello sbilanciamento, in modo da comprendere in questa famiglia anche uno step con atterraggio simultaneo a livello di appoggio destro e sinistro ma punto di contatto arretrato, in modo da sfruttare lo stesso la forza di gravità tramite lo sbilanciamento in avanti. La sostanza è la stessa: sbilanciamento consapevole per sfruttare la forza di gravità ottenendo una spinta nella direzione desiderata.

Dopo aver visto come si possa sfruttare la gravità per ottenere vantaggi reali quando la situazione di gioco lo consenta, vediamo come far fronte alla più frequente necessità di reagire ad una improvvisa variazione di gioco del nostro avversario che non ci è stato possibile “prevedere”.

Non abbiamo letto in anticipo la palla corta, il lungolinea, la mazzata incrociata, non ci è pervenuto nessun “telegramma” ed ora dobbiamo partitre a tutta velocità per il più disperato dei recuperi.

GRAVITY TURN (o passo contrario di avvicinamento, passo pivot.. i nomi si sprecano ma anche qui la sostanza è la stessa!)

Il problema è il seguente: l'avversario mi ha appena tirato una bella pallata proprio lì dove non me l'aspettavo, la palla corre veloce e io sono lontano. Devo partire il più rapidamente possibile, su questo non c'è dubbio, ma come? Sempre nell'ottica di un destro mettiamo il caso di dover scattare a tutta velocità per tentare un recupero col nostro rovescio: siamo appena stati pizzicati da un bel drittone anomalo del nostro nostro avversario, una micidiale sventagliata che apre alla nostra sinistra, ma non abbiamo ancora voglia di cedere questo 15 perciò decidiamo di provarci e partiamo come delle furie, perchè un tennista si distingue da un raccattapalle non per il numero di palle che “recupera”, ma per la tendenza a farne sempre e comunque una questione personale tra lui e quella dannata , maledettissima palla gialla! .

Il punto da raggiungere è lontano sulla nostra sinistra, noi siamo appena “atterrati” dopo il nostro step senza aver potuto preparare nulla, e dobbiamo partire “a tutta”. Nel tennis ai fini di un recupero i primi passi sono determinanti perchè le distanze da coprire sono sempre relativamente troppo brevi per sviluppare velocità pura: quello che ci occorre è massimizzare l'accelerazione iniziale per bruciare il più rapidamente possibile quanta più distanza tra noi e la palla. La “migliore” accelerazione possibile si ottiene allontanando il piede più vicino alla palla da raggiungere per utilizzarlo come primo appoggio per la partenza del piede più lontano in direzione del punto da raggiungere.

Se devo scattare verso sinistra la mia prima mossa sarà quindi quella di avvicinare il piede sinistro al destro (riducendo il compasso degli appoggi ed allontanandolo “dalla palla in arrivo”) ruotandolo sull'avampiede in modo da allinearne la punta nella direzione dello scatto (pivot)

Anche in questo caso entra in gioco la gravità, oltre al principio delle leve (ampiezza di appoggi). In una classica situazione di appoggi di tipo tennistico i piedi si trovano paralleli tra di loro, separati da una distanza pari a circa 1 volta e mezzo la larghezza delle spalle. Avvicinare un piede all'altro (che viene tenuto fisso a terra) provoca un evidente sbilanciamento verso il piede spostato, ovvero in direzione contraria alla quale è stato mosso il piede. Ottenuta questa “spinta” il fatto di ritrovarsi con i piedi più vicini consente una accelerazione maggiore, perchè passi più piccoli permettono frequenze maggiori: è un po' come partire da fermi in prima anziché in quarta.

Questa tecnica decisamente raffinata viene utilizzata esclusivamente per far fronte a situazioni estreme, per le quali una normale dinamica di avvicinamento non consentirebbe di raggiungere in tempo la palla. La spinta iniziale che si ottiene è micidiale, viene però compromesso il generale equilibrio dell'atleta che avrà si maggiori probabilità di raggiungere palle altrimenti “intoccabili” ma pagherà questa possibilità di intercettare il colpo avversario con un equilibrio assolutamente precario in fase di impatto. In questa ottica si comprende ancora meglio il mostruoso dinamismo in campo di Nadal, poiché il ragazzo oltre ad avere una reattività ed una forza esplosiva disumana, padroneggia perfettamente queste raffinate tecniche di spostamento ed associa a eccellenti doti di mobilità una sensibilità di braccio non comune per la tipologia di giocatore a cui appartiene. (Perchè Nadal la palla la sente ragazzi, con lui lo stereotipo del “toppettaro” rema e corri non è applicabile, Nadal è uno che dopo aver raggiunto palle letteralmente impossibili arrivando “a cannone” e totalmente sbilanciato, colpisce da 3 metri fuori dal campo piazzando il passante sulla riga. Non sono un “Nadaliano” ma in fatto di tecnica bisogna essere obiettivi: il ragazzo ha gambe ma anche braccio, i miei unici dubbi riguardano la tenuta nel lungo periodo a livello di carriera perchè il suo gioco è davvero troppo dispendioso)

Togliete l'audio (che a me ha fatto innervosire ) e guardate ancora una volta Federer nel primo minuto di questo video che essendo al rallentatore consente di apprezzare in tutto e per tutto la situazione in cui viene eseguito un gravity turn.

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Dopo il servizio il giocatore si trova ben dentro il campo ed in controllo, tanto da colpire con sicurezza il dritto successivo e mostrare la chiara intenzione di attaccare ma viene letteralmente “sorpreso” dalla palla che l'avversario gli rispedisce nell'angolo alla sua sinistra.

Guardate come il giocatore dopo il dritto si proietti chiaramente avanti ma sia costretto ad arrestarsi bruscamente dopo aver constatato che l'avversario è riuscito a sorprenderlo sul suo lato sinistro con una mazzata non indifferente.

Stoppate il video al secondo 44, prendete fiato perchè il ragazzo ci sta per stupire: partito con il proposito di attaccare Federer è stato letteralmente “freddato” da una pallata angolata e violenta sul suo rovescio. In una simile situazione o rimani fermo e batti le mani al tuo avversario, oppure non ci stai e tenti il tutto per tutto partendo come un fulmine: gravity turn!

Il suo piede sinistro, il più vicino alla palla, viene allontanato dal punto da raggiungere e ruotato per portare la punta in linea con la direzione dello scatto (pivot).

L'atleta in questo modo ruota e si sbilancia ottenendo dalla forza di gravità una poderosa spinta (gravity turn) ed innesta una “marcia” più bassa riducendo l'ampiezza di passo per generare la maggiore accelerazione possibile.

Guardate come già al secondo 46 l'atleta sia marcatamente inclinato verso la palla da raggiungere ed immaginate quanta spinta si possa ricavare da un tale sbilanciamento.

Poi vabè, la palla non la prende lo stesso, ma non possiamo certo dire che non ci abbia provato come meglio non si poteva fare! (A volte nemmeno le cose fatte alla perfezione garantiscono il punto figuriamoci quando sono fatte approssimativamente! )

Se pensate che tra la percezione del colpo e la reazione che si traduce in un perfetto ed istantaneo gravity turn passa meno di un secondo capirete quale sia il grado di attenzione e concentrazione che un tennista moderno deve raggiungere per essere competitivo a questi livelli: semplicemente mostruoso.

Come mostruoso è il lavoro necessario per padroneggiare tecniche di spostamento così raffinate raggiungendo contemporaneamente questa immediatezza di reazione allo stimolo visivo.

Bisogna studiare e provare i “passi” come un ballerino, scattare come un centometrista ed arrivati sulla palla picchiare come un fabbro.

Perchè il miracolo del tennis moderno non è tirare così forte, per quello buona parte del merito va ai nuovi materiali: il miracolo è coprire il campo a queste velocità di palla impressionante, e per questo non ci sono materiali che possano aiutare più di tanto, ci vogliono solo ore ed ore di allenamento passate a limare dettagli apparentemente insignificanti che poi però in partita possono fare la differenza.

Ora è chiaro che non potete andare domani in campo e riuscire a fare gravity step e gravity turn perchè sono cose che richiedono anni di perfezionamento ad alti livelli. (Si cade che è una bellezza le prime volte! )

Ma conoscere questi “dettagli” che la maggior parte delle volte non superano i cancelli di una agonistica vi sarà utile per entrare nella giusta ottica che un tennista in fase di crescita deve avere, a qualsiasi livello.

Il tennis non è solo sbracciate, ace, passantoni, stop volley da urlo, mazzate sulle righe e soluzioni tecniche divine: il tennis è prima di questo gioco di gambe, reattività, tecniche di spostamento..

Pensavate che fosse difficile tirare un lungolinea a fil di nastro spazzolando la riga? No no, quello si può pure fare, anzi di tanto in tanto il “Vincentone di Capodanno” salta fuori anche dal cilindro del principiante, ma per giudicare un giocatore dovete guardare prima i piedi, perchè personalmente la cannonata sulla riga non mi impressiona più di tanto, ma la ricerca di palla di un top100, un gravity step ed un gravity turn come quelli di questi video invece mi mettono letteralmente paura: e come glielo fai il punto a gente che si muove così?

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oddio, appena posso lo leggo affraid

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finora ho letto le prime due parti e sono davvero interessanti, spiega in modo chiaro i movimenti di base che si danno per scontati senza invece attenzionarli come si dovrebbe. Domani la terza parte Smile

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Non ho resistito Laughing davvero un gran bell'articolo, grazie mille Wink

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Grazie Veterano Wink

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vet, so che ad un atleta non fanno bene, ma mi sono letto il post tutto d'un fiato e con i popcorn FOOTWORK. What else? 97171 (prometto che li brucerò splittando il doppio la prossima voltà)...peccato per alcuni video che non si vedano..comunque oltre ad aprirmi orizzonti nuovi, mi ha chiarito un dubbio che mi è venuto recentemente sul mio(seppur dozzinale,ma ci sto lavorando molto) footwork: spesso mi capita di capire dove manderà la palla il mio avversario,e inconsciamente parto con quello che effettivamente chiami gravity step! dato che per più di 20 anni ho giocato a calcio a livello semi-professionistico e professionistico come portiere, mi hanno insegnato probabilmente ad effettuare questo passo proprio per anticipare il tiro dell'attaccante!allora pensando di fare un errore, cercavo di eseguire un normale step,con la conseguenza di arrivare in ritardo,ma leggendo ho capito che non sto sbagliando!che poi non faccia per niente i baby step è un altro discorso, Embarassed, ma ci sto lavorando molto per cercare meglio la palla!
Grazie Vet, illuminante come sempre!te ne sono profondamente grato Smile

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Vet, con questi (magnifici) post hai risposto anche ad una altra mia domanda in un'altra post.
Li ho letti di fila e, praticamente, è un piccolo prontuario che molti maestri di tennis, penso, non insegnino a nessuno.
È già da un po' che mi sono accorto della necessità dei piedi, quasi più delle braccia, nel tennis.
Adesso che palleggio con la mia ragazza, che sta imparando, vedo che tra me e lei - giustamente - ci sono le differenze,soprattutto di piedi. E provando a spiegare queste cose, le differenze si vedono.

Peccato che sei in Spagna: se fossi a Bologna verrei a rompenti ogni secondo! Very Happy
Però è un bene per te: paella e sole tutto l'anno non devono essere male Smile

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FOOTWORK. What else? 953229....grazie Vet, semplicemente spettacolare

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Grande VETERANO... una "Lectio Magistralis" di grande spessore. FOOTWORK. What else? 953229

Al BASSISSIMO livello medio di tennis di questo Forum (a cui, purtroppo, appartengo) sarebbe già un ECCELLENTE risultato quello di:

Ricordarsi di fare SEMPRE un saltello quando l'avversrio colpisce la palla, e tenere SEMPRE i piedi in movimento. Cool

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Grazie ragazzi ma gli articoli non sono miei,sono di Satrapo lo scritto sul primo post,un vecchio utente del forum,e tecnico federale.Visto che sono fatti molto bene li ho riesumati,non credo che sarei riuscito a fare di meglio.

Comunque visto che si parla del livello dei maestri in italia,leggendo post del genere mi fa piacere che ci siano ancora dei maestri preparati e con molta passione.

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Innanzitutto grazie a Vet, poi non posso che condividere al 100% quello che ci ha ricordato Sonny qua sotto:

Sonny Liston ha scritto:

Ricordarsi di fare SEMPRE un saltello quando l'avversrio colpisce la palla, e tenere SEMPRE i piedi in movimento.

FOOTWORK. What else? 622327

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Bellisimo post! (posso chiedere da dove/cosa è stato preso veterano?)
Le prime parti poi mi fanno capire quello che per ora non c'è nel mio tennis!

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E' stato preso da dei vecchi post di un tecnico federale che frequentava questo forum.

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Veterano ha scritto:
E' stato preso da dei vecchi post di un tecnico federale che frequentava questo forum.


Trovati!sembrano interessantissimi!sono tutti lì in quel post? (Scusa se ti scoccio)

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ho trovato una "raccolta wik satrapo", ti riferisci a questa Veterano?

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Si esatto.

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ho scaricato il file pdf, forse però non ci sono i capitoli che hai postato sul footwork scratch
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